Enrico IV
Ho visto Una Storia di Tokyo, di Yasujiro Ozu.
Dramma decisamente solido quanto lento e controllato, che parla dell'abbandono dei genitori da parte dei figli e quindi, in ultima analisi, della solitudine. E' il primo film di Ozu che vedo e devo dire che il suo modo di dirigere non mi ha convinto particolarmente. Va benissimo la mdp statica, del resto non c'era alcun bisogno di muoverla visto che il film si sviluppa quasi unicamente nei piccoli interni tipici delle case giapponesi, però proprio non mi è piaciuto il modo di riprendere gli attori durante i dialoghi, quasi solamente con primi piani perfettamente coincidenti con le battute (quindi sì, nemmeno il montaggio m'è piaciuto). Se questo giova all'espressività, dall'altra parte rende però il tutto un tantino troppo schematico. Ad ogni modo tutto il resto funziona, se si entra nel clima di pacatezza e interiorità che Ozu vuole trasmettere. E' un film molto triste, specie nei momenti in cui i due genitori non si rendono conto, o meglio fanno finta di non rendersi conto, di essere quasi un peso per i loro figli, che sono di un'ipocrisia davvero notevole. Ma del resto la vita è così, che ci vogliamo fare? Uno degli ultimi dialoghi, tra due delle protagoniste femminili, ci vuole dire proprio questo, ed è anche il dialogo in cui la tecnica di Ozu funziona al meglio.
"Non è deprimente, la vita?"
"Sì"
Il tutto detto sorridendo. Sembra stupido ma dovreste vederlo, il dialogo, per rendervi conto di quanto funzioni bene.