Daily Memorabilia Storie (10/2/2010) - Pag 21
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Discussione: Daily Memorabilia Storie (10/2/2010)

Cambio titolo
  1. #301
    Villano L'avatar di Jurambalco
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    Capitolo 11 (Senza sottotitolo)



    Ancora non ero in grado di capire chi fosse il tizio… o la tizia… in quanto addosso aveva una buffa e assurda maschera, con degli abnormi occhiali da fabbro… quasi sicuramente per proteggersi i polmoni da quel fumo [11.1].



    E altrettanto strano era il vestito: una lunga giacca color cuoio, con dei lustrini e medaglie simili a dei tappi di succhi di frutta yoga… perché c’era scritto proprio yoga. Aveva degli stivali da calcinculo, e un paio di guanti di capra… anzi ora che ci penso aveva per guanti proprio delle capre!



    Lo vedevo scendere dal bizzarro mezzo, accompagnandosi con un bastone, il cui pomello d’oro non tanto massiccio raffigurava la testa di un Jolly.
    E ovviamente non dimentichiamoci il già citato cappello a cilindro sfondato, non dall’esterno verso l’interno bensì il contrario.


    “Coff coff! Sbof sbof!” diceva rivolgendosi alla locomotiva
    “Pertoffen! Lo sapefo che a kdesto mezzenstaufen dofefo montaure l’impiantken a metanen!”
    Pensavo fosse un tedesco, o austriaco… al massimo polacco, ma poi disse:
    “Tein! Obbrobbrien Oppsynsmann! Coza cazzo fai in kdesten spiaggien demmerda? Ba soprattutten, kommen non fare a riconoscer mein? Zono Ai! Jurambalco!”
    “Jurambalco! Ma perché parli questa lingua nordica?”
    “Tu ezzere skrittoren di kdesta buffonaten! Coff coff! Mein Gott! Ze non sapere tu…!”
    Cominciava a guardarsi attorno, con aria curiosa e schifata, batteva un piede a terra aspettando chissacosa, poi gli chiesi:
    “Cosa ci fai da queste parti?”
    “Ma ke dommanden fare tu a me? Ai viaggiaren konn mein lokkomotiven!”
    Ancora silenzio, per tre lunghi minuti, poi si rivolge a me con modo di fare complice e quasi sottovoce:
    “Lo sai?”
    Io: “Cosa?”
    Lui, alzando le spalle con aria modesta e scocciata: “Niente, chi ha parlaten?”
    Capii che l’eccessivo fumo della locomotiva l’aveva un po’ rintontito, un conto è parlare in pseudo-tedesco, ma poi prendermi per i fornelli… questa da parte sua è proprio inaspettata.
    Poi disse qualcosa che mi tranquillizzò:
    “Kommen minkien fare tu a cercare DadaStronzene in Florida? Tu ora fenire kon me, io riportare te in monden civilizzaten! Coff coff! Mein Gott!”
    “Ah! Questa è la tipica disponibilità del Jurambalco che conosco!”
    “E ai riconoscere te due folte! Ein zotto le nomen di Oppsynsmann, la zekonda….”
    In quel momento un gabbiano si poggiò sul suo cappello pensando che avesse una base solida, ma sprofondò urlando dentro il vuoto cilindro, senza più riuscire.
    “Fottuten gabbianen, per fortuna ke ai afere in mia testa un cielo di cartestauufenpesten!”
    Non capii molto bene che cosa intendesse dire, mentre che rimuginavo lui mi prese sottobraccio e mi portò dentro il suo assurdo mezzo di trasporto.
    Io gli chiesi: “Ma non hai una maschera per proteggermi da queste esalazioni cancerogene?”
    “Tu tenere kdesta, idiotten!”

    E mi diede una maschera di pulcinella, quindi accese lo strano macchinario inserendo un gettone per le cabine telefoniche, premette il pulsante di spegnimento e ci avviammo in volo, svanendo in un cielo di cartapesta.
    Pensavo che in questo capitolo potessi apprendere qualcosa di nuovo sul mondo dei DadaStronzi, ma sinceramente mai in vita mia avevo le idee più confuse e mischiate.[11.2]

    [11.1] Cosa alquanto contraddittoria, non trovate? Allora cercate meglio.
    [11.2] Quando ho scritto questo capitolo ero stanco morto: il sonno della ragione produce mostri, in questo caso il personaggio di Jurambalco.
    Inoltre ascoltavo i fottuti HIM: come possono aver influito? Occorrono maggiori approfondimenti e ricerche in merito.
    *

  2. #302
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    Capitolo 12 (Arrivo nel "deserto di Sara")

    Potevo vedere la nostra carlinga di rame volare in uno sfondo irreale, più o meno come quelli del cinema dell’epoca d’oro, dove i fondali altro non erano dei teli sui quali si proiettavano immagini di nuvole, città e mondi fantastici. Il vento amico ci accompagnava, non sapevo verso quale luogo, ma mi auguravo che almeno lo sapesse il mio timoniere: per tutto il tempo altro non faceva che regolare manopole della pressione e mettere del carbone nella fornace.
    Poi lo vedevo aggiungere acqua dentro chissà-quale apertura, e in un’altra ancora della misteriosa e fragrante polvere marrone.
    Dopo circa due ore sentii il fischio e vidi Jurambalco affrettarsi a recuperare da un baule due tazze.
    Chiesi quindi:

    “Ma quale energia sfrutta questa macchina straordinaria?”
    “La rizpozta ezzere zemplice: io uzare Dinamo Kiev!”
    “Dinamo Kiev? E allora tutto quell'andirivieni di carbone e acqua?”
    “Kuello non zervire per mia macchina! Tu ora aspetta e vedrai!”

    Da uno sportello tirò fuori un beccuccio lo mise sopra una delle due tazze dal quale cominciò ad uscire un liquido bollente e scuro; oh quale a ambrosia degli Dei poteva mai essere paragonato quell’aroma? Quale è forse la bevanda seconda solo al nordico idromele? Nient’altro se non un buon caffè da gustare in compagnia! Possa Odino benedire le selvagge genti dello Yemen per aver scoperto tale dono!


    Non facemmo altro che sorseggiare e discutere per tutto il tempo delle stesse cose di cui Pundita scriveva per gioco a bordo della mongolfiera Skylark, sotto di noi la vastità dell’Atlantico, con qualche enorme barca che lo solcava, disturbandone la pacatezza.


    Poi vedemmo innanzi a noi un enorme continente stagliarsi: no, non era l’Europa, era troppo nero per essere l’Europa: è impossibile che nel Vecchio Continente esistano spiagge che si sviluppino per centinaia di chilometri verso l’interno.
    “Tu federe? Quello ezzere dezerto di Sara!”
    “Deserto del Sahara, semmai”
    “E io ke afere detto? Sara!”
    Cominciammo a discendere, avvicinandoci a un campo di beduini: ci fermammo lì, in mezzo al deserto.
    Jurambalco si rivolse così al sottoscritto:

    “Ekko, io adezzo afer portato te da uno che te aiuterà. Ezzere ztato abnorme piacere condifidere kdezto viaggio kon te!”
    “E altrettanto piacere è stato intrattenermi tra una tazza di buon caffè e argomenti del più svariato tema con una persona tanto disponibile e amichevole”
    “Pene, io adezzo ritornare a kazzeggiarem in caeli più ke in terram konn mein lokomottifen!”
    “A presto Jurambalco”
    “Hail and Kill, Panzerdivision Ratzinger!”
    Vidi così quel buffo e amichevole personaggio tornare nelle nuvole a bordo del suo mezzo.[12.1]
    Ormai la notte era prossima, e il freddo del deserto è penetrante, quindi mi avviai verso quel campo di budini.

    [12.1] non immaginate il sollievo di smettere di scrivere in pseudo-tedesco
    *

  3. #303
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    Capitolo 13 (Lo sceicco)
    Spoiler:
    Questo capitolo potrebbe essere troppo lungo da leggere, prego rifornirsi di scatolette di carne e litri di birra: pernottate anche un albergo.


    Non sapevo chi cercare in quel campo di nomadi del deserto, ben superiori di intelletto ed animo di quelli delle città, così appena ne vidi uno disposto a discutere gli chiesi:
    “Mi scusi, ma chi sto cercando?”
    Il nomade mi diede un’occhiata un po’ sospettosa, poi si avviò lentamente verso il deserto guardando con attenzione che io non lo seguissi: non fu mai più visto, mai più.
    Capii che di aver posto la domanda in maniera poco chiara, quindi mi addentrai più dentro al campo, dove vidi un altro nomade al quale chiesi:
    “Chi è il vostro Boss?”
    “Boss? Khel che cacciò la mia famiglia dalla penisola italica?”
    “No il vostro capo!”
    “Aaaah khel! Prego seguimi!”
    Vidi così l’uomo del deserto inginocchiarsi con le mani giunte a pregare chissacchì e avanzare camminando con le ginocchia.



    Arrivammo così innanzi a una sfarzosa tenda, di pura e rosa seta porporosa.
    “Aspetta qua e spera che egli accetti la tua visita”

    Stetti così, con il tramonto incombente ad aspettare una risposta: dopo 3 minuti circa riuscì a braccia aperte dicendo:
    “Gioisci o ignoto errante, in quanto il mio padrone ha accettato la tua visita, prego entra nella tenda e fa’ come se fossi a casa mia!”
    “Ma ancora non so il nome del tuo padrone!”
    “La tua ignoranza è perdonata ed estinta, prego porta pure gli omaggi a Sheik Fiffo Yerbouti”

    Entrai così nella sfarzosa tenda, all’interno vi erano appesi un indescrivibile numero di piccoli gingilli colorati e fosforescenti, rappresentanti chissà quale tipo di mostri mitologici e antichi, e tutti con una catenella terminante con un grosso anello. E al centro della stanza sopra un trono di ceramica a forma di imbuto ecco sedere Sheik Fiffo Yerbouti.


    La cosa che mi saltò subiro l’occhio fu il suo sguardo penetrante, soprattutto nei confronti del suo piccolo harem che lo assisteva giorno e notte: poi la sua tunica bianca con annesso copricapo, tenuto sulla testa da un cerchietto molto simile alle tubature di plastica nere attraverso le quali si fanno passare i cavi della corrente elettrica. Apparentemente le uniche parti del corpo scoperte erano le mani, piene di strani e buffi anelli, giammai recuperabili in banali sacchetti delle patatine, e il suo volto baffuto e ben curato.


    Cosa ancora più accattivante di quella stanza era la grande cappa di profumo che l’avvolgeva: un misto di incenso, oli persiani e Mastro Lindo Piatti.
    Sheik Fiffo Yerbouti torceva gli occhi, muoveva e contorceva la testa al fine di capire dal suo trono la mia identità, infatti l’entrata era sicuramente il punto più scuro della stanza: dopo qualche strizzatina d’occhio si arrese a indovinare chi fossi, così mi chiese gentilmente che io mi facessi più avanti e più a vista con le seguenti parole:
    “Ehi, brutto stronzo, levati immediatamente di la’ e fatti avanti! Non mi costringere a chiamare Kiribù e la strega Karabà”
    Così, senza rispondere mi avvicinai più a lui, a quasi dieci passi.
    “Aah, così va molto meglio: forestiero, anche se dubito che tu sia della forestale in questo deserto, enuncia il tuo nome!”
    “Domenico”
    “Copernico?”
    “No Domenico!”
    Si accostò a me il nomade cicerone e mi sussurrò:

    “Sua misoginità ha le orecchie un po’ otturate dal copricapo, ti consiglio di alzare di più la voce!”


    “DOMENICO!”
    “Domenico, vieni! C’è qualcuno che ti cerca!”
    “SONO IO DOMENICO”
    “Bene, vedo che ha risposto alla mia chiamata; quindi Copernico, perché mai sei venuto a trovarmi?”
    “MI CHIAMO DOM…. umpf lasciamo perdere… JURAMBALCO MI HA CONSIGLIATO DI RIVOLGERMI A LEI PER SAPERE IL POSTO PRECISO ONDE TROVARE I DADASTRONZI”
    “I papa sono stronzi? Non vedo nulla di nuovo in tutto ciò…”
    “DADASTRONZI! DADASTRONZI! DADASTRONZI!”
    “Si, si ho capito, non sono mica sordo! Quindi tu hai intenzione di accedere alla somma conoscenza dei Dadastronzi. Non è cosa da poco, anch’io ho avuto modo di intraprendere questa avventura e ne sono uscito vincitore.”
    “Bene, allora immagino che saprai dove posso trovarli…”
    “Cosa?"
    “HO DETTO CHE DOVRESTI SAPERE DOVE POSSO TROVARLI!!!”
    “Dove? Bwahahahah! Questa è proprio bella! Pensi che loro stiano sempre nello stesso luogo? Non sai forse che essi si comportano perfettamente come dei pagliacci erranti? Dubito essi passino per due volte lo stesso luogo”
    “CHE COSA MI CONSIGLI DI FARE DUNQUE?”
    “Se tu fossi un pagliaccio errante, dove passeresti le notti, se non in una di quelle vecchie e ammuffite taverne poste ai margini dei borghi? Lo so è un arduo compito, ma i sommi benefici non si acquisiscono se non attraverso la tribolazione, lo stress e i rompimento di coglioni.”
    “MI METTERÒ SUBITO IN VIAGGIO”
    “Stai dimenticando il freddo del deserto! Puoi concedermi di offrirti un caldo riparo per la notte? Sai raramente incontro viandanti che non vanno alla ricerca di merci preziose, denaro… e figa. Non vi è cosa più gratificante del ricercare la conoscenza, giusta o sbagliata che sia, in quanto essa rimane comunque conoscenza, sofia, saggezza.”

    Passai così l’ennesima notte fuori casa, il giorno successivo dopo una tazza di latte di cammello e qualche cialda, mi avviai verso il centro abitato più vicino: passai 3 giorni e 3 notti ad attraversare quel deserto finchè non giunsi alla costa e lì vidi la città di Alessandria, l’inizio ufficiale delle mie indagini.[13.1]


    [13.1] d’Egitto.
    *

  4. #304
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    Capitolo 14 (Una divagazione misantropica e "all'erta")


    A voi lettori e soprattutto amici posso confessare con una certa franchezza il mio rammarico per questo continuo scarica barile[14.1], che sono io, da una persona a un'altra, da un qui a là, dalla Florida alla città di Alessandria. Ma d’altronde se lo sceicco disse che tale ricerca è senza dubbio distorta, ciò porta a tenere in considerazione il fatto che le fonti possono di conseguenza contraddirsi tra loro: dovevo essere aperto alle nuove teorie e cambi di rotta, altrimenti potevo starmene nella mia vecchia e ammuffita casa a metter su famiglia, la cosa più deplorevole che possa fare un essere umano, oggi come oggi.


    Perché molti di voi contorcono il naso di fronte a tale affermazione?

    Si è così: non c’è cosa più stupida che fare un figlio… oggi come oggi. Saggio era nella preistoria, dove i pargoli erano garanzia per la sopravvivenza della razza, ma ora? Ora che vantaggio c’è? Offrire forza lavoro a uno stato poco riconoscente, anzi offrire disoccupazione, ignoranza, massa?

    Offrire al nostro pianeta altri esseri del quale non faranno altro che sfruttarlo e sfruttarlo ancora fino a ridurlo a un morto deserto?



    Cari miei, prima o poi se una zecca comincia a dar fastidio al suo organismo ospitante, questi comincerà a grattare finchè il parassita non sarà morto o cacciato via. E credo, e soprattutto spero, che prima o poi questo meraviglioso essere… la Terra, si possa stufare di questa massa di schifosi batteri parassiti.
    Bene potrei anche aiutare il mondo (e aiutare di conseguenza me stesso) buttandomi dalla finestra… ed eliminare così una bocca della verità?

    E lasciare che questo mondo vada a rotoli di carta igienica sporca di merda e pus? No, non lo farò: non sono io a dover estinguermi, non io che non vedo la bellezza in paesaggi virtuali, non in succinte donne e nemmeno in mezzi da trasporto avveniristici, ma nella pura e sempre più minacciata terra vergine e incontaminata: l’apoteosi della perfezione[14.2].



    Una perfezione che preferisco ammirare e non appropriarmene, che preferisco dissolvermi in essa, come la carogna di un animale, e non costruire una banale e temporanea casa.
    La ricerca della purezza e verginità: è ciò per cui vale la pena vivere. Che non siano però delle essenze cui vanno strutte dall’imposizione del proprio Io, un vano tentativo di ricercare la sicurezza interiore, tenendo il controllo sul mondo e su ciò che può essere controllato. Un tentativo che si traduce in un enorme significato di immaturità e scarsa forza interiore.
    È più coraggioso e difficile il modificare se stessi o l’indifeso mondo? Chi ha intelletto intenda.

    Tornando a noi, ma soprattutto tornando alla mia storiella, stavo pensando alla necessità di trovare una taverna, anche se ormai il mezzogiorno era prossimo: chiesi dunque alla persona più raccomandabile maggiori informazioni in merito.


    C’era un ragazzo seduto innanzi alle scale di un tempio, che non faceva altro che premersi le tempie con un movimento rotatorio. Era vestito di nero, molto sobrio: insomma uno stile tipico di Odino8555, un grande nome per un grande uomo.
    Per rompere il ghiaccio gli chiesi:
    “Perché ti premi le tempie di fronte a un tempio?”
    “Perché ho molto tempo da perdere”
    “Non avendo nulla da fare potresti gentilmente consigliarmi una taverna onde poter soggiornare, preferibilmente la meno cara e la più povera possibile?”
    “Taverna? Ommiozio sta all’erta!”
    “Perché mai?”
    “Perché è così”
    “C’è qualche motivo perché dovrei stare all’erta?”
    “Ecchecaspita ne so io, l’ha voluto il piano regolatore”
    “Allora è coinvolto il sindaco!”
    “Ecchenneposso sapere io? Va all’erta! All’erta!”


    Mi allontanai così da quell’uomo, a dir poco preoccupato: c’era forse una congiura verso gli erranti viaggiatori? Dovevo acquistare un’arma?


    Richiesi così a un altro cittadino la locazione della locanda più vicinaa e lui mi disse:
    “Guarda, Sali lungo questo viale e appena giungi nella grande piazza troverai di fronte a una grande palma il posto che fa per te”

    Salii così lungo quella via, finchè non giunsi nella piazza indicatami: vidi la bettola e accanto ad essa un segnale che indicava il nome della piazza: “Piazza Erta”.



    [14.1] E quel barile sono io

    [14.2] E i DadaStronzi sono perfezione, con le loro bocche e le loro mani sincere e pure! Che non badano a vedere il no-sense come un mezzo per essere conosciuti e apprezzati, ma vedono nei no-sense proprio il loro fine: scrivere, riflettere, divertirsi. Costruire è il loro mezzo, non distruggere.
    E l’apprezzamento, in questo caso il mio, viene naturale, come il giorno dopo la notte e come l’odore di terra dopo la pioggia.
    *

  5. #305
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    Capitolo 15 (La locanda)


    Entrai così nella scura locanda, povero di fatica e carico di speranza; mi guardai attorno, non pensavo che vi fosse così tanta gente di diversa estradizione sociale: donne sagge che istruivano giovani e vecchi sulla poetica di Saffo, marinai anziani che discutevano sulla notturna battuta di pesca[15.1], donzelli colloquiare con donzelle e cani di tutte le razze a giocare a sette e mezzo con il morto, che accasciato sul tavolo consentiva ai passanti di fare le mosse per conto suo.



    Mi avvicinai così all’inserviente che era intento, così come tutti i buoni baristi a pulire con uno straccio un boccale di vetro attraverso un movimento rotatorio antiorario, fischiettando contemporaneamente un allegro motivetto. Vedendo me avvicinarmi al banco, si cacciò dalle mani l’oggetto che era intento a mondare pensando che il sottoscritto dovesse richiedergli qualcosa da bere, immaginate una sfuggita di seccatura quando gli domandai:


    “Mi scusi buon omo, lei che ha l’aspetto così intelligente, sarebbe in grado di dirmi se qualche DadaStronzo in questi ultimi tempi è passato dalla sua locanda?”
    “DadaStronzo? Umpf, dovrebbe aiutarmi a ricordare” disse porgendo la mano e facendo l’occhiolino al fine che io sganciassi qualche penny.

    Ma io saggiamente replicai:
    “Cosa pretende? Che io sprema più il mio portafoglio che lei le sue meningi?”
    Così gli voltai le spalle: mai e dico mai affidarsi a gente che ti offre informazioni solo in cambio di denaro, perché sono capaci anche di dirti che sei la persona più saggia e bella del mondo in cambio di qualche stupida moneta, in quanto possono essere capace di mentirti e simulare cose che non sanno.


    Feci per aprire la porta e tornare in strada quando qualcuno mi chiamò:
    “DadaStronzi, da quanto tempo non sento parlare di loro!”
    Vidi una figura seduta nell’angolo del locale, era avvolta da una tunica nera e teneva in mano un boccale di birra nera, ormai quasi finita.
    “Prego, siediti accanto a me”
    Mi avvicinai così al tizio misterioso, fregai la sedia a uno stupido bimbominkia e mi sedetti di fronte a lui.
    “Tu conosci i DadaStronzi(?)”
    Abbassò lo sguardo facendo roteare un po’ la birra contenuta nel bicchiere, portò la coppa vicino al naso e ne sentì l’aroma, ne deglutì così quel poco ne era rimasta dopo averla tastata con la bocca: un leggero brivido l’avvolse, dopodichè si schiarì la gola e si tolse il cappuccio, mostrando la sua nera chioma, fece un cenno poco percettibile con la testa e iniziò a parlare:
    “Vesti in modo alquanto povero e umile, inoltre i tuoi lunghi capelli sono unti della sabbia del deserto, senza dubbio sei un pellegrino errante, privo di una anche misera scorta: sia essa una guardia, sia un’arma. A quanto pare stai cercando qualcosa, e ciò è più importante della tua stessa incolumità. Si conosco i DadaStronzi, e li conosco molto bene. In questi ultimi anni la vita di questa trafficata, torrida, ma allo stesso tempo fredda città sembra non offrirmi nulla di gioviale per la mia anima e per il mio corpo. Sembrerà una richiesta assurda, ma il tuo viaggio può essere un’opportunità oltre che per te, anche per me stesso: l’abitudine e la monotonia sono la morte dell’anima, sarebbe per me grande onore accompagnarti in questo viaggio, fino all’ultimo passo.”

    “Splendido! Finalmente una saggia guida alla quale affidarmi! Per piacere, saresti così gentile da dirmi il tuo nome?”
    “Chiamami GFSan”[15.2]
    “Dobbiamo siglare questo prospero patto, quale inchiostro migliore se non l’alcool?”
    “Helnorsk svartfatøl!”
    Non so quante e quali bionde, brune e rosse ci tracannammo: ricordo solo noi due girare per le vie di Alessandria appoggiandoci l’uno a l’altro e parlare, parlare e nient’altro che parlare, del mio viaggio, della sua vita, di sana musica norvegese e per nulla commerciale: se ci capitava a tiro qualche tempio corrotto lo purificavamo con il sacro fuoco, trasformandolo in pacifico carbone e bianca cenere. E finalmente una notte passò in maniera spensierata.



    [15.1]“Qual’è il pesce più brutto? Lo scorfano”
    [15.2] Il cambiamento di colore è ben voluto al fine di non destare anticipazioni sulla sua identità sin dalle prime frasi del discorso.
    *

  6. #306
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    Capitolo 16 (Strani e piccoli esseri cattivi)


    La città splendeva di una mistica aura di luce nella notte, finalmente avevo una reale speranza di poter riuscire nella mia ricerca. Era uno delle poche metropoli che avessi mai visitato[16.1] in cui la notte non era silenziosa di sonno e ignoranza, ma era sicuramente l’apice della più produttiva attività dell’essere umano saggio[16.2].
    Mi riferisco alle numerose attività di colloquio, dibattito e creatività: parole che non erano destinate a essere impresse su carta, proprio per il fatto che lo scrivere è talvolta una sorta di catena che non consente di allontanarsi più di tanto dal mondo reale, che scema il pulsare di quello spirito fugace che è l’immaginazione.


    E proprio per la produzione di pensieri Alessandria era così conosciuta e acclamata in tutto il mondo conosciuto, non un’acclamazione consumistica, propria di testi e musiche che vengono commercializzate fondamentalmente attraverso un’intensa attività di tartassamento delle menti degli esseri più stupidi e ignoranti della massa, ma un inneggiamento malinconico e quasi invidioso.
    Peccato che il piacevole odore della conoscenza attirava molta gente da tutti gli angoli di un mondo sferico le quali vedevano tale cultura come una possibilità di guadagno e fama dalla sopra-citata massa di pecore puzzolenti di egoismo e opulentosità bramosa.


    Potete quindi immaginare cari signori[16.3] come nonostante tale città fosse un connubio di conoscenze, io mi sentissi nonostante ciò un po’ a disagio: è vero non si sarà mai soddisfatti perfettamente di ciò che la fatidica vita ci offre, ma non è forse la ricerca di una sempre più prossima perfezione che muove il nostro agire di esseri insoddisfatti?
    Non so se ciò che vedemmo fu frutto della nostra mente tirata a lucido dall’idromele: un gruppo di piccoli gnomi colorati stavano dando fuoco biblioteca per ristorarsi del caldo proveniente dal deserto e inneggiavano a strani e misteriosi dei; “Fibrato”, “Seth Cohem”[16.4] “Eminenz”, “Grande Puffo”. Il timore lasciò il passo all’antipatia e all’ira, soprattutto alla mia guida quando vide stracciare un testo scritto in runico. Egli prese una grondaia, la accartocciò rendendola in un bastone deforme e si diresse a picchiare selvaggemente in testa gli strani e buffi esseri: a vedere il sangue e le frattaglie volare in aria non potei fare a meno di prendere parte alla zuffa.


    Presi così la prima cosa a portata di mano: il tanto acclamato, osannato (e purtroppo vuoto), fiasco di birra dell’Orso.
    Spoiler:


    Mi scagliai come un invasato… pur facendo attenzione a non danneggiare il sacro boccale (è un pezzo da collezione cribbio!). Ricordo piccoli e squallidi crani aprirsi il cui contenuto, come sospettavo, era misero. Iniziò come una rappresaglia ma continuò come un sano e costruttivo svago, uno svago al quale collaborò anche un passante, Spongebob Squarepants, armato della sua fida ascia quadripenne.


    Alla fine della lotta[16.5] la via era tutta di un pulsante rosso, e nell’aria l’inconfondibile odore di emoglobina con graduazioni di ferro. Vidi il mio elefante: era pieno, peccato di ciò per cui non vale la pena spendere 3,50 €.
    Ci allontanammo non con poi tanta fretta da quella strada, semplicemente per il fatto che sapevamo di aver fatto la cosa giusta.
    *

  7. #307
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    Capitolo 17 (L'uomo che sapeva troppo)

    Ormai il mattino era prossimo e nonostante ciò non avevamo la necessità di doverci ristorare con un pacifico sonno: eppure una strana sensazione mi pervase, l’aurora indicava l’inizio di un nuovo giorno e sembrava quasi rimproverarmi del fatto di non aver dormito. Feci finta di non vederla anche se essa stessa illuminava i miei passi.
    Tutti i cittadini dormivano, o almeno quasi tutti, infatti vedevo i primi lattieri distribuire fiaschi di latte di capra alle varie porte, dopo due minuti ecco prontamente dei barboni fregarli e colarseli tutto ad un fiato come se fosse un whiskey d’annata, ma la cosa più assurda era vedere tali bifolchi barcollare proprio come degli ubriachi alle prime armi, nonostante avessero bevuto del comune latte di capra.
    “Principianti” disse il mio compagno: e come contraddirlo?


    “Venite gente venite!”

    Udii una voce urlare in lontananza: quale uomo sano di mente avrebbe la così stupida idea di mettersi a urlare come un matto così presto? Decidemmo di scoprirlo.
    Svoltata la via vedemmo il reo: era un vecchietto, con occhiali stroboscopici, vestito con una camicia colorata, un paio di sandali infradito[17.1] e un cappello di paglia[17.2]. aveva in mano qualcosa, ma non sapevo distinguerla a quella distanza, decisi così di avvicinarmi meglio, lasciando la mia guida ad aspettare all’incrocio.



    “Venite gente venite!” diceva il vecchietto mostrando a un non meglio specificato spettatore calendari di madame e madami in pose succinte. Adesso era tutto chiaro, nonostante il mattino tardasse ad arrivare.


    “Vostra grazia! Perché mai abbandonarsi a tali spettacoli proprio nel momento della giornata in cui le vie sono così poco trafficate?”
    “Perché il mio messaggio è rivolto a pochi”
    “E qual è il suo messaggio?”
    “…”
    “?”
    “La mia povera memoria… proprio quando la prima persona risponde alla mia chiamata ecco che io dimentico che cosa ho da dire, ormai sono un vecchio catorcio”
    “Vecchio catorcio? Ma se ha la forza di svegliarsi così presto per mettersi a predicare! Le sembra un comportamento da vecchio catorcio?”
    “Tu non credi?”
    “No non credo”
    “Urge una confessione di Fede”
    “Ma ho detto che non credo!”
    “Se non credi che ve ne sia bisogno, buon per te. Tanto ho dimenticato anche la professione di Fede”
    “Fa il giornalista se non erro”
    “Eh come passano i tempi”
    “Suvvia, mi consenta di conoscere almeno il suo nome”
    “Mi chiamano L’uomo che sapeva troppo
    “E ora quanto sai?”
    “Il giusto”
    “Ossia?”
    “Saper ragionare”
    “Una risposta senza dubbio saggia e ben ragionata”
    “Ovviamente…. Piuttosto giovanotto, cosa ti porta ad essere sveglio a quest’ora? I tuoi coetanei a quest’ora dormono nelle loro amache fantasticando sulle notti di sesso sfrenato, droga e fenicotteri azzurri[17.3]
    “Mi aggiravo con il mio conoscente-presto-amico nel tentativo di fare qualcosa… anzi no! I DadaStronzi cribbio! Si adesso rimembro[17.4]”.
    “No, non ci posso e non voglio credere”
    “Perché mai?”
    “Perché è assurdo, senza senso decidere di punto in bianco di addentrarsi in ricerche così azzardate e non necessariamente appaganti”
    “E cosa è mai l’assurdo e il senza senso? In che figura è subliminabile?”
    I DadaStronzi…..
    “Dalle tue parole apprendo che tu sai qualcosa di tal persone, per piacere se non sai o non vuoi dirmi dove si trovano dimmi almeno una persona, un luogo, un posto onde possa trovare la soluzione a tale arcano!”
    “E sia! Rivolgiti al folle indovino che vive nella alta e fallica torre d’avorio!”
    “Quella della Storia Infinita?”
    “Chi? Dove? Atrelio! Fantàsia! Il Nulla!”

    Il vecchietto si allontanò così urlando e saltellando: ai piedi non aveva più li tappini, ma dei sandali non comuni… i sandali di Paperon de Paperoni[17.5(17.6)].




    [17.1] Dalle mie parti meglio conosciuti come “li tappini”
    [17.2] comune paglia appoggiata sulla sua testa
    [17.3] Sono correlati a un tal mafioso
    [17.4] Canzone dei Cabbal Cannibal Corpse – Album “Il re cigno è morto” anno 1995
    [17.5] Noto industriale veneto.
    (17.6) Dove li abbiamo già incontrati? E addosso a chi?
    *

  8. #308
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    Capitolo 18 (La torre d'avorio)



    La torre d’avorio: un luogo reale oppure una metafora archetipica di un vecchio delirante ma non necessariamente folle? Era questo il dubbio che gironzolava attorno alla mia testa e non vi era paletta che lo levasse.
    “GFSan, tu credi che da qualche parte in questa città esista qualche specie di torre d’avorio?”
    “Vi sono molte torri, ma non so se ve ne sia almeno una di tale pregiato materiale”
    “Dovremmo chiederci se qualcuno ha visto qualche bottiglia piangere in onore e disperazione per un proprio parente caduto e che ora le sue zanne fanno parte di questo misterioso edificio”.
    “Hai mai udito una bottiglia piangere?”
    “Certo, e altro non faceva che tracannarsi un elefante di vino rosso… per dimenticare, ma si sa, raramente le bottiglie dimenticano”.
    “Quindi dovremmo senza alcun dubbio trovare elefanti[18.1] vuoti e odoranti di buon vino”
    “Ma non lasciamoci deviare da tali spiriti, ora che il nodo di Gordio sta per essere sciolto da colui che fondò tale città”
    “Per cosa è conosciuta tale città?”
    “La biblioteca, distrutta da un incendio… scommetto per colpa di quei colorati gnomi”
    “Dimentichi la più grande meraviglia di Alessandria!”
    “Presto dirigiamoci verso il mare! Adesso so’ dov’è la torre d’avorio, della città della sapienza e del più grande conquistatore: la torre indirizza i marinai e i mercanti verso acque sicure, e noi verso la meta del nostro pellegrinaggio!”[18.2] [18.3] [18.4]

    Giungemmo così alla grande torre verso il tardo pomeriggio, dopo esserci fatti strada tra la folla del mercato: salimmo le scale come due matti usciti dal mattatoio e uscimmo nel largo terrazzo, dove vi era il grande braciere ove ardeva la grande fiamma, sempre in quel ripiano c’erano un gruppo di vecchietti e vecchiette si riscaldavano e facevano lavoretti a punto croce; attorno a noi una vista spettacolare, a Nord la vastità del Mediterraneo, a sud la metropoli [18.5].

    Vi era un vecchio, tra tutti quei vecchi, che aveva attirato la mia attenzione: a quanto pare era intento a scolpire un gigante di legno, era molto indaffarato in quanto era agli inizi del suo lavoro e il gigante era delineato in maniera rozza, a terra vi erano molte scaglie di legno. Non lavorava da solo, ma era affiancato dai Cugini di Campagna di cui allego una foto che davano dei consigli per meglio migliorare la forma e le proporzioni.


    Il vecchio era PsicoEroe, la sua pelle era impastata alla segatura di cui quella zona del gran terrazzo era piena.
    Tuttavia ben si curava: il mento era rasato, gli occhiali a fondo di bottiglia splendenti come il diamante; era chiaramente competente a scolpire giganti, nell’orecchio aveva una squadra, dentro il naso una matita, un martello nel taschino della camicia e in mezzo alle gambe una sega, che cosa servisse non lo so.
    Nelle mani stringeva un picchetto e una mazzetta da 50€ con la quale percuoteva l’arnese al fine di incidere il gigante.
    “Pierpazzo?”
    “Si, si, si adesso adesso vengo!”
    “Guardi che sono già qui”
    Mi guardò un po’ sorpreso, ma allo stesso tempo inumidito.
    “Cosa vuoi da un povero vecchio intento a incidere un gigante?”
    “Giusto un’informazione circoncisa
    “Forse un’informazione della Cabbala?”
    “Non so se può centrare qualcosa quella dannata Cabbala, ma bramo a conoscere il luogo dove io, cencioso essere mortale, possa rinvenire gli Arcani DadaStronzi. Lei lo sa dove sono, quindi soddisfi la mia domanda in maniera esaustiva”
    “Ti stavo aspettando”
    “Davvero?”
    “Si, ti ho visto dall’alto salire le scale”
    “Ooooh, capisco!” [Con aria di chi sente le divagazioni di un folle]
    “Bene, credo che tu possa finalmente sapere dove poter trovare i DadaStronzi”
    “Eccellente! Allora dimmi pure”
    “Seguimi” disse gettando a terra gli attrezzi.
    Ci avviammo così verso un capanno costruito sulla sommità di siffatta struttura, PsicoEroe possedeva una chiave con la quale aprì celermente la porta, che altro non era che una semplice tenda.
    Dentro c’era un tizio seduto su una sedia, alla cui testa vi erano collegati molte corde e fili: il soggetto, che era identico a tutto e per tutto a Seamus McFly , muoveva la testa in senso antiorario cantando una antica canzone in rima

    “Riprenditi SSj4paolo, il giovanotto ha bisogno di sapere!”
    “Ah si si si si si si si!” disse lo strano individuo.
    Il vecchio PsicoEroe si avvicinò a un pannello nel quale premette un pulsante : Ssj4paolo cominciò a dimenarsi dopodichè iniziò a parlare. [18.6]
    “Eccomi eccomi! Ovunque io vedo!”
    “Bene, ora possiamo sapere tutto di tutti!”
    “Allora dimmi dove stanno i Dada…”
    “Aspetta un secondo bello, prima vengono le informazioni importanti…. Ssj4paolo, sapresti dirmi a che ora aprono le poste?”
    “Quella in piazza spiazzata alle 16, quella di via vai alle 17:30, quella di vicolo stretto alle 34…”
    “Occhei, allora passerò alle 16…”
    “Piuttosto dimmi dove stanno di DadaStronzi”

    “I DadaStronzi! I DadaStronzi, posso vederli, posso toccarli, posso leccarli! Essi vivono, pensano e cagano lassù così a Nord del vecchio continente che Milano è del Meridione!”
    “DOVE????”
    “Nordkapp!”
    “Capo Nord, in Norvegia, perfetto mi avvio subito…”
    “Fai in fretta però, essi tra 3 giorni cambieranno posto!”
    Detto questo spirò [fedeli in ginocchio] e si fece buio su tutta la terra.[18.7]

    “Mannaggia al protettore dei pollai! Me l’hai rotto! Lo sai quanto mi costa trovare un altro indovino?”
    Nel frattempo vedevo ogni tre secondi Ssj4paolo aprire un occhio, guardarsi attorno e poi richiuderlo.
    “Ma non vedi che fa finta sto pagliaccio!”
    “Finta? Macchedici?”
    Mi avvicinai così a ssj4paolo e cominciai a sentire se respirava, prima lo vidi bloccarsi il petto, e per tutto il tempo che gli stavo vicino diventava sempre più viola, quando mi allontanai un po’ sentii come se buttasse fuori l’aria.
    “Hai sentito che ha respirato?”
    “Ma quello era il suo spiritello che andava in Paradiso!”
    Voltandomi verso il finto morto:
    “SSJ4PAOLO SVEGLIA BUFFONE!”
    E cominciò a diventare rosso, mordendosi le guance dall’interno per non ridere.
    Così si avvicinò GFSan che cominciò a dire:
    “Ragazzi, ora che è morto possiamo aprirgli la pancia per donare i suoi organi ai bambini poveri dell’Africa”
    Detto ciò Ssj4paolo iniziò a diventare pallido e a stringere le gambe.
    “E mi spieghi come suonerò la domenica a messa?”
    “Suona la tromba assieme alle suore”
    Rivoltandomi verso Ssj4paolo notai che cambiò posizione, quindi feci finta di guardare altrove e vidi lui strofinarsi il naso, appena lo toccò urlai:
    “ECCOLO TI HO SGAMATO”
    E puntualmente iniziò a sudare e diventare rosso.
    “Ma i morti non sudano, né diventano rossi”
    “Si sta solo putrefacendo, e poi con sto caldo anche i morti sudano”
    Infine mi ruppi le scatole, mi avventai su Ssj4paolo e cominciai a fargli il solletico in tutti i punti e lui iniziò a muoversi e a ridere.
    GFSan: “Hai visto che si muove? E’ vivo!”
    “Macchè sono solo i nervi!”
    “NERVI UN CAZZO!”[18.8]
    Allora spinsi a terra Ssj4paolo facendolo sbattere con la testa e iniziò a piangere.
    “Ora non dirmi che i morti piangono!”
    “Certo, per i suoi peccati”[18.9]
    “Domenico, andiamo via di qua che questa situazione si può concludere o in commedia o in tragedia, andiamo a Nordkapp!”
    “Si che è meglio”
    E iniziammo così a scendere le scale, PsicoEroe neanche ci seguiva per farci pagare, in quanto sapeva di aver fatto una figura di merda, infatti lo sentivo da lontano sgridare il povero Ssj4paolo.
    “Bastava solo chiederci del denaro per l’informazione data, non per una stupida messincena”
    “Che ci possiamo fare? Pensiamo piuttosto a cercare un mezzo da trasporto adeguato per raggiungere i DadaStronzi il più celermente possibile”.




    [18.1] Il motivo di siffatta inversione ha una lunga storia di follia congiunta con mio fratello.
    [18.2] A cosa mi riferisco?
    [18.3] Cioè ma porco Stalin, queste note minuscole le leggete si o no?!
    [18.4] A quanto pare no[18.10]
    [18.5] Nota di riserva, non si sa mai
    [18.6] L’idea dell’indovino con i cavi impiantati nel cervello trae spunto da uno dei miei tanti folli sogni: in esso la mia prof di italiano teneva nelle stesse condizioni di ssj4paolo l’assistente di storia dell’arte e lo usava per vedere se gli alunni assenti risultassero marinanti o ammalati.
    [18.7] Erano le tre del pomeriggio, anzi no era tardo pomeriggio! Comunque per farvi felici vi dirò che il telo del tempio, che serviva da porta per la toilette, si squarciò in due mostrando a tutti i presenti il gran sacerdote nell’atto di evacuare il suo edificio.
    [18.8] Un’espressione più che giustificata, da accompagnarsi con un sonoro applauso.
    [18.9] Notate l’insistenza nervosa di salvarsi la faccia nonostante l’evidenza dei fatti
    [18.10] Tal nota la scrissi giorni addietro, anche se poi l'utenza ha dimostrato interesse anche verso suddette note.


    *

  9. #309
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    Capitolo 19 (La fattucchiera e il ladro)



    Le urla di quei strozzini si alzavano nel cielo della notte, e io e la mia guida correvamo giù lungo le scale come se giungere al pian terreno fosse più che necessario per non perdere un giorno di tempo. [19.1]


    ...Celerità, un bambino ipercinetico la celerità, una Macerati a 300 all’ora la celerità e un asino legato a un razzo la celerità...

    Dovevamo affrettarci, infatti entro neanche 3 giorni i DadaStronzi avrebbero lasciato quel luogo così distante, ma come potevamo percorrere così tanti chilometri in così poco tempo?
    Era questo l’assillo che mi tormentava, lo stesso assillo presente in molti di quei ogni ove si vive l’esperienza di perdere un treno o un pullman, accompagnata da un nero senso di malinconia.
    Desideravo tanto che Jurambalco sopraggiungesse dall’alto con la sua buffa locomotiva per portarci tra una tazza di caffè e l’altra, ma egli aveva fatto la sua parte e non poteva fare il salvatore ogni volta che necessitavo di un passaggio.


    “Conosco una certa fattucchiera che potrebbe fare al caso nostro” Disse GFSan
    “Fattucchiera? Intendi forse una zingara imbrogliona?”
    “Ma quale zingara imbrogliona! Quella è una donna saggia e colta, che se ne intende di viaggi astrali e ferroviari. Inoltre è laureata in Scienze della Terra”.
    “Dove possiamo trovarla?”
    “Nel suo studio ovvio, poco lontano da qui”

    Ritornammo così nel centro della città, nei quartieri malaffamati e ombrosi, pieni di furfanti, mercanti e badanti. Tra un Bazar e l’altro GFSan indicò una porta di legno, con sopra l’insegna “La Pustola d’Argento”.
    “Ecco, siamo arrivati!”
    “Non ci resta che bussare”

    Prendemmo un piccolo bimbominkia che passava di là e lo usammo a mo’ di ariete per essere sicuri che la donna dall’altro lato della porta sentisse il bussìo. A quanto pare funzionò infatti i cardini arrugginiti iniziarono a girare scricchiolando e la porta ad aprirsi lentamente.
    Uscì una donna, sulla 30-40ina vestita di una lunga tunica e un fazzoletto sporco legato alla testa: stava fumando una pipa di pannocchia.


    Rivolse una sospettosa occhiata, tirò su una sbuffata di granoturco ed espirò il malevolo fumo su di noi.
    “Lo sapevo, forestali!”
    “Forestieri semmai!”
    “Quel che è… prego accomodatevi”
    Entrammo così nella casa, piena di candele profumate e bracieri ardenti. Appese al soffito teste di scimmie, di coccodrilli e di poser. In un angolo c’era un narghilé, e sul tavolo al centro della stanza diversi tomi polverosi, oltre che alcune foto incorniciate di lucertole antropomorfe vestite molto elegantemente.

    Il soffitto era dipinto di blu con molte stelle gialle e grezze, mentre che il pavimento era molto sudicio, pieno di orme che si dirigevano verso l’uscita.

    “A cosa devo questa rottura di scatole? Siete forse della Finanza?”
    “Io son Torinese, e lui Vibonese”
    “Bene allora siete proprio persone poco affidabili”
    ALad[d]In-sane smettila di fare la smorfiosa, e cerca di esserci d’aiuto. Il mio compagno desidera essere iniziato al pensiero dei DadaStronzi, ma deve essere al Capo Nord entro neanche tre giorni. Come può raggiungerlo in così breve tempo?”
    “Ah i DadaStronzi! I misteriosi DadaStronzi! Tale ricerca merita senza dubbio del massimo aiuto possibile, e io ho la soluzione che fa a caso suo, vostro. Tuttavia…”
    “Tuttavia cosa?”
    “Tuttavia dovrete farmi un piccolo favore, un certo Pierpazzo mi ha rubato la notte scorsa il mio tappeto persiano preferito, se me lo riporterete indietro vi trasporterò a Capo Nord senza alcun indugio”
    “E sia! Dove possiamo trovare questo Pierpazzo?”
    “Seguite le sue orme, scappando ha fatto cadere la tintura di salice piangente, mi ha zozzato tutto il pavimento, ma per sua sfortuna vi indicherà anche il percorso per casa sua. Ah un ultima cosa, dato che agirete stanotte, presumibilmente egli dormirà come un bradipo, quindi spolverategli nel naso questa polvere magica, in modo da punirlo per la sua malefatta”.

    Prendemmo così la polvere, contenuta in un sacchetto di cuoio, e cominciammo a seguire le orme, che ci portarono a una strana e deforme casa.

    Entrammo usando un bimbominkia imbottito (per evitare di fare troppo rumore) e di soppiatto iniziammo a cercare tra le sue cose il tappeto in questione. Giungemmo nella sua stanza e scoprimmo con rammarico che usava il tappeto come lenzuolo e c’era il rischio di svegliarlo nell’atto di sottraglierlo.


    Il suo viso presentava un sorriso molto tirato, il che stava a significare che stava sognando qualcosa di particolare, quindi molto lentamente sostituimmo il tappeto con la tovaglia della sua sala da pranzo.
    Prima di andarcene GFSan cominciò a spolverargli la polvere negli occhi… negli occhi? Ma non doveva farlo nel naso?
    “GFSan! Mannaggia a Dany Filth sul naso non sugli occhi!!!!”
    Pierpazzo si svegliò e vedemmo che cominciò a trasformarsi nello zio di Harry Fotter vestito da aragosta.
    Foto allegata del soggetto:
    [Non aprire se non avete letto fin qua!]



    Spoiler:
    *



    Io iniziai a urlare dalle risate e dallo spavento mentre che GFSan stentava a trattenersi dicendo: “Dome, scappiamo che sennò mi vedrai per la prima volta ridere di pancia.”

    Nel frattempo Pierpazzo-zio-di-Harry-Fotter-vestito-da-aragosta cominciava a correre attorno al letto facendo clac-clac con le chele di plastica imbottita di gommapiuma e facendo strani versi tipo:
    “Gne gne gne gne!”[19.2]
    “Prendi il tappeto e filiamo!”
    Mentre che correvamo via dalla casa notammo che Pierpazzo-zio-di-Harry-Fotter-vestito-da-aragosta ci seguiva facendo sempre quei brutti versi, l’ilarità cominciava a cedere il passo alla paura, infatti io e il mio compagno urlavamo terrorizzati di fronte a tale abominio che ci seguiva.


    Svoltata la via incontrammo sempre il solito Spongebob Squarepants; speravo che con la sua ascia quadripenne si mettesse a percuotere tale abominio, ma si mise a correre assieme a noi, terrorizzato e un po’ divertito.
    Alla fine giungemmo nella grande piazza accanto alla taverna, dalla quale uscì il barista scostumato [19.3] andando incontro a Pierpazzo-zio-di-Harry-Fotter-vestito-da-aragosta.
    “Ma lei è proprio propagandistico! Io, te e Buba potremmo aprire un negozio di gamberi e aragoste! Che cosa dice? Ci sta?”
    “Gne gne”
    “Perfetto, allora da domani alle 6 si faccia vedere qua per firmare il contratto”.
    Non ci rendemmo istantaneamente conto che Pierpazzo-zio-di-Harry-Fotter-vestito-da-aragosta aveva smesso di seguirci, in quanto ciò avvenne quando ci ritrovammo innanzi alla “Pustola d’Argento”.
    Sollevati, iniziammo a ridere dell’accaduto ed entrammo per consegnare il tappeto ad ALad[d]In-sane.




    [19.1] Perdonate la mia carenza nello scrivere in maniera sintetica, ma gli OGM fanno male.
    [19.2] Questo particolare trae spunto da uno dei miei tanti sogni dove tutti i miei familiari, per salvarmi da un assassino, si trasformano in Zio-di-Harry-Fotter-vestito-da-aragosta (di diverse dimensioni, a seconda delle proporzioni dei miei familiari, ad esempio quello di mio fratello era più alto di quello di mia sorella e così via) e iniziano a seguire il mio inseguitore, salvandomi.
    [19.3] Già incontrato nel capitolo 15
    * Niente di personale, ho inserito quei due personaggi in quanto a loro ho lasciato ingiustamente poco spazio nella storia.
    *

  10. #310
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    Capitolo 20 (Transizione)

    “Ecco a te il tappeto tanto richiesto!”
    “Non gioirò più di voi, in quanto sarà proprio il tappeto a condurvi alla vostra meta”
    “E come è possibile ciò?”
    “Che domanda stupida! È un tappeto volante! Logico no?”
    “Speriamo sia almeno abbastanza veloce!”
    “Veloce? Questo tappeto batte per velocità il vento delle tempeste di sabbia, un grave in caduta libera e un armadillo rotolante messi assieme! Giungerete in Norvegia in un batter baleno![20.1]

    ALad[d]In-sane distese il tappeto a terra, ora sotto la luce delle lampade potevo meglio distinguere il motivo ricamato sul tappeto: un motivo immotivato, disordinato, stroboscopico, di cui non parlerò più di tanto in questo racconto.
    La fattucchiera si sedette sopra di esso e invitò me e GFSan a fare la stessa cosa.
    “Fido! Vieni!”
    Dalle ceste si avvicinò un coniglio che andò tra le braccia della signora, questa cominciò ad accarezzarlo per un minuto dopodichè disse
    “Soriano! Vieni!”
    E dai libri uscì un pollo che andò anch’esso tra le braccia di Alladin Insane che prontamente iniziò ad accarezzarlo.

    “Starà salutando i suoi amici”

    “Zitto, non distrarla”

    ALad[d]In-sane
    prese il pollo gli tirò il collo dopodichè gli strappò la gola con un morso spargendo il sangue sopra il coniglio, raggomitolato dalla paura.

    Poi prese il coniglio dalle orecchie, impugnandolo a mo’ di manubrio di bicicletta e producendo con la bocca strani versi Aramaici:
    “Clic, brummmm brummmm! Cic cic cic cic cic cic cic cic cic cicicicicic VROMMMM!!!!”
    Poi girò l’orecchio destro del coniglio come si fa per l’accelleratore di una moto[20.2] e il tappeto iniziò a sollevarsi uscendo dalla finestra.
    “Incredibile stiamo volando!”
    “Reggetevi forte, si parte!”

    E il tappeto iniziò ad accelerare in maniera mostruosa: vedevo le case e gli edifici di Alessandria passare velocemente sotto il tappeto, poi sfiorammo la torre d’Avorio e sorvolammo il Mediterraneo.
    Caspita, ricordo ancora quella velocità, il modo in cui spezzavamo le nuvole, la luna altra sopra il cielo, quel gabbiano finito in bocca a GFSan, il quale per tutto il viaggio non fece che sputarne le piume!

    Passammo sopra la Sicilia, sopra tutta la penisola italica, poi tra i boschi di Teutoburgo, nelle vallate germaniche e poi cominciammo a sorvolare la catena montuosa scandinava, fino a giungere nella punta più a nord: il Nordkapp appunto.




    La visuale dall'alto di Nordkapp:


    Facemmo un paio di giri per delineare meglio la zona, ALad[d]In-sane individuò un punto dove poter atterrare, innanzi a una struttura in legno provvisoria, molto simile al grande e perduto tempio di Uppsalla.
    “Eccoci arrivati”
    Io e GFSan scendemmo dal tappeto e ringraziammo la ragazza per il propizio e rapido passaggio ma lei rispose:
    “Grazie a voi per avermi riportato questo tappeto e aver cosparso della polvere magica sul naso di Pierpazzo”
    GFSan si schiarì un po’ la gola, mostrando un certo disagio:
    “E’ stato…. È stato facile”
    “Bene, i miei impegni mi chiamano, buona fortuna a voi!”
    Altrettanta a te, simpatica ALad[d]In-sane!

    E la ragazza si allontanò in volo nel cielo arancione del sole di mezzanotte, continuando a ripetere quei versi aramaici: “Vromm! Vromm!”[20.3]


    [20.1] No, non è un errore
    [20.2] Mezzo da trasporto ancora non presente in questo secolo
    [20.3] La perdità d'intensita di tale capitolo è finalizzata a creare una sorta di preparazione per i capitoli a venire, dove la storia giungerà al suo culmine.
    *

  11. #311
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    Capitolo 21 (La diligenza e le sorelle)



    Eravamo un po’ disadattati: cambiare clima e meridiano è sempre un po’ traumatico.
    Faceva decisamente freddo, non che mi dispiacesse, assolutamente, ma il corpo che possiedo non è stato testato a fondo per un ambiente frigido. E ancora più strano era vedere il sole alle 00:44, almeno non avevamo bisogno di torce e strumenti vari.
    Deducemmo che il posto onde poter trovare i DadaStronzi era quello strano edificio a forma di cerchio di pietra, come Stonehenge, ma molto ben curato, che dall’alto mi ricordava il perduto tempio di Uppsalla, distrutto dalla menzognera follia cristiana, dalla cui sommità usciva una colonna di fumo, provenente certamente da un gran falò al centro della struttura.


    Mi stavo per avviare verso l’entrata quando da essa uscì una certo qual uomo vestito da re, Assurbanipal:
    “Voi quattro!”
    Guardai dietro di me, ma non c’era nessun altro a parte GFSan e il mio sedere.
    “Sboff! Sgrunt!”
    E il soggetto si mise un paio di occhiali
    “Voi due! Chi vi ha portato qua?”
    “Una fattucchiera e un tappeto volante”
    “E cosa desiderate?”
    “Incontrare i DadaStronzi”
    “Ah ah, questa è bella: due sfollati che pretendono di incontrare i DadaStronzi senza alcun compromesso!”
    “Quindi lei è forse il cancelliere di questo posto?”
    “Già e sono anche il cancellino...” Disse mostrando il suo soffice mantello sporco di gesso, e un brivido di freddo mi percosse la schiena “...se proprio volete prendere conferenza con loro dovete avere la benedizione delle streghe del monte Montone!”
    “E dove si trova?”
    “Ma guardatevi attorno, è forse quella montagna che sembra un Montone addormentato?”
    “Vedo solo una mera montagna” disse GFSan
    “Hai mai visto un montone addormentato?”
    “No”
    “E allora come fai a sapere che non ha la forma di un montone addormentato? Suvvia, affrettatevi perché il giorno vien meno”
    “Guardi che questo è il sole di mezzanotte”
    Assurbanipal diede un’occhiata al suo orologio, una meridiana, e disse:

    “Ah già…. Allora affrettatevi e basta!”
    Ci avviamo così verso il nostro ultimo pellegrinaggio, sul fantomatico monte Montone: ben presto la fatica ci pervase, e ci sedemmo sul ciglio del sentiero che conduceva alla vetta per ristorarci.


    Dopo due minuti udimmo una diligenza avvicinarsi dal sentiero: stava salendo verso il monte. Il cocchiere, vedendoci, si fermò, serrò i cavalli e aprì la porta della carrozza, mettendosi successivamente a terra a mo’ di tappeto.
    Uscirono due personaggi: Frank Drummer, un batterista, e Meteor1, venditore porta a porta di spazzole per il gabinetto.


    “Ecco un paio di pedoni, per dimostrarmi superiore vi obbligo a farvi accompagnare sulla cima di siffatto monte. Non so i vostri interessi, ma vi dirò soltanto che necessito della benedizione delle streghe per favorire una buona stagione acquisti al meglio noto signor Moratti” disse Meteor1

    Meteor era vestito solo di un paio di pantaloni e di un chiodo, che gli faceva uscire non poco sangue.
    “Ma Meteor1, che ti costa cacciare quel maledetto chiodo?” disse Frank

    “Maledetto chiodo? Questo è il chiodo di Cristo!”
    “L’ho sempre detto che Cristo è per il metallo” Replicò il mio compagno di viaggio.

    “Zitto tu!” disse Frank Drummer, il quale era vestito in maniera sobria: di una camicia fatta di bottoni, che si staccavano sempre, per questo era di conseguenza sempre propenso ad attaccar bottone. Nonostante fosse un batterista, teneva, tramite una cinghia quel modernissimo e supertecnologico strumento musicale meglio noto con l’appellativo di Du' botte.
    Spoiler:






    “Salite subito, dimostrando la mia benevolenza e superiorità”
    Vabbò dicemmo salendo tranquillamente nella carrozza, badando poco alla loro eloquenza, ma molto al fatto che tale gesto di altruismo ci avrebbe portato sul monte Montone con grande velocità.



    Era questo il motivetto che iniziammo a intonare mentre che percorravamo la salita, fino al momento in cui un colpo percosse tutta la struttura.


    Scendemmo tutti dalla carrozza e notammo il cadavere schiacciato del conducente, una poltiglia di carne sanguinante, stracci di pelle, vestiti lacerati e un beffardo volto senza testa appoggiato all’altezza dello sterno: a terra un ippopotamo, morto sul colpo. In mezzo al prato adiacente c’era un Ornitorinco che portava a spasso nella carrozzella i suoi cuccioli, aveva una faccia shockata e il becco aperto.


    Meteor si mise le mani sui fianchi, facendo un cenno di diniego con la testa e disse:
    “Ragazzi, nella mia vita ne ho visti di ippopotami: gustosi, fragranti, magri... non ce la faccio a stare senza... li ho incontrati tutti: grassi, ruvidi, lisci, africani, americani, tedeschi, olandesi, asiatici,grandi e piccoli, Lancia Y, milanisti, juventini, interisti come me, elettrauti, emo, idraulici, meccanici. Con la sopresa. Padri, madri di famiglia, zii, professori, assassini, ladri, stupratori, truzzi, cristiani, musulmani, animisti, animali, liquidi, gassosi, informatici e poser. li incontravo così, senza tanti complimenti, anche tre per volta. Ma nessuno è come questo: questo è un ippopotamo speciale, questo era un ippopotamo; è un ippopotamo morto. Fidatevi di uno che li ha visti tutti.

    No ragazzi, non sarò più un folle interista, da domani cambierò vita: mi farò frate”.
    “Da domani…”
    “Da domani”.

    Così Frank tolse il cadavere del conducente abbandonandolo per la strada e continuammo il viaggio fino ad arrivare sulla vetta del monte, che altro non era che un altopiano, nel quale c’era una buffa casetta di marzapane, in parte rosicchiata.


    Fortunatamente la donna che rispose al bussìo non era di marzapane, anche se era molto buona, era infatti Hazard che disse subito:

    “Spero non siate venditori ambulanti di spazzole per il cesso!”


    Meteor1 stava prendendo alcune spazzole dalla carrozza quando sentì quella frase, ma per evitare di fare brutta figura fece finta di rimanere incastrato con la testa nella porta, e ben ci riuscì considerando che dovemmo toglierlo con la forza in quanto non riusciva a respirare [21.1].


    Hazard ci fece entrare nella casa di marzapane dove ad aspettarci c’erano le due quattro sorelle: Zoi, Lynn, Shiva9999 ed Elisabetta.lelli.
    “A cosa dobbiamo la vostra venuta?”
    “Alla vostra sensualità” rispose Frank, che ricevette un baffo sul cozzetto da parte di GFSan.


    E le sorelle fecero una faccia da nobile con la puzza sotto il naso.
    “Lo sapete? Io voglio farmi frate!” disse Meteor1.
    E le sorelle fecero una faccia pseudointeressata, la solita che una madre fa di fronte ai sogni assurdi raccontati dal proprio figlio, pur di farseli spiegare in fretta e di tornare subito al sonno interrotto dalle urla disperate dell’incubo del bambino.


    “Noi due invece desideriamo la vostra benedizione per poter incontrare i DadaStronzi”
    “Saremo rapide e chiare e non desideriamo alcuna replica da parte vostra, intesi?”
    “Assolutamente si”
    “Bene, allora Iate u mu pigghiate ‘nto culu[21.2]

    Sapevamo di dover mantenere un patto, ossia di non rispondere in alcun modo alla loro frase, così ci avviammo fuori da quella casa, senza salutare, senza neanche chiedere il numero di cellulare: scendemmo giù dalla montagna, con un sentimento di speranza misto a quello di rassegnazione.


    Era una benedizione oppure un rifiuto di tale? Ero stressato, molto stressato: tanto che cominciai a masticare le imbottiture degli interni della carrozza. Il sole di mezzanotte se ne andò, e scesero le tenebre.[21.3]

    [21.1] Fortuna che se l'è cavata con qualche escoriazione
    [21.2] Frase di buon augurio in calabrese
    [21.3] Ho fatto questo capitolo con un sonno pesante
    *

  12. #312
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    Capitolo 22 (Apocalisse[22.1])



    Arrivai così, verso le prime ore della mattinata, al tempio, come sempre pieno di dubbi e scarso di certezze: le streghe del monte avevano emesso una (male)benedizione sibillina che non ero in grado di decifrare: altro non mi restava che riferire tutto ad Assurbanipal.


    “Ah, siete tornati!”
    “E abbiamo parlato con le streghe”.
    “Bene, allora vi avranno anche benedetto presumo! Che cosa vi hanno detto di preciso?”
    Il mio battito iniziò ad accelerare, tremavo dalla paura di essere rifiutato, di essere rimandato nella mia casa, senza alcun tornaconto di questo viaggio, senza aver in alcun modo incontrato i DadaStronzi.
    “Ci hanno detto….”
    “Si?”
    “Ci hanno detto….”
    “Su dai, sputa il rospo!”
    “Ci hanno detto le contestuali parole: iate u mu pigghiate ‘nto culu”.

    Assurbanipal rimase immobile, inquadrava me, GFSan, Meteor1 e Frank che erano intenti a scacciare delle mosche fastidiose ma immaginarie: aspettavo e temevo.
    “AHAHAAHAHAHAHAHAHAHAH!!!”
    Intuii che non mi era stata data la risposta sperata e attesi il suo invito a congedarmi.
    AHAHAHAH!... Umh, notevole, davvero! BWAHAHAHAHAH!
    “Che cosa è notevole?” chiesi, con un accento di rabbia.
    “Mai, e dico mai quelle streghe hanno dato una benedizione! E vi dico che dovreste ritenervi fortunati ad essere ancora vivi e vegeti perché nessuno è uscito vivo dalla loro casa in quanto è stato trasformato in un biscotto di marzapane!”
    “OmmiozioCarlo, quindi questo vuol dire…”[22.2]
    “Che avete la mia autorizzazione ad entrare e a prender simposio con i DadaStronzi!”
    Quasi mi veniva da piangere, la mia ricerca era ora completa!
    “Oh, Assurbanipal, come non potrò mai ringraziarti?”
    “Ringraziarmi? Ringrazia la tua bramosia di seguire le orme di tali personaggi, perché proprio per il fatto che vi siete rivolti alle streghe non per cose banali esse vi hanno risparmiato la vita, e la cottura in forno. E ancora questa bramosia tanto intensa vi ha portato a vedere esaudito tale aspirazione, prego entrate e gioite!”

    Assurbanipal aprì la tenda e io e GFSan entrammo, prima di vedermi chiudere il telo dietro di me mi voltai verso Meteor1 e Frank Drummer dicendo:
    “Ehi, voi non venite?”
    “No, aspetteremo qua fuori a rimirar lo cielo”
    “E io vado anche a farmi frate”
    “Fate come meglio credete”

    Potete provare a immaginare l’eccitazione che avevo in quell’anticamera oscura, ma non ci riuscireste in alcun modo.
    Sentivo un silenzio, un grande e pensante silenzio: mi aspettavo un Deus ex Machina, come le commedie greche, ma non ero in Grecia e questa non è una commedia, sono in un sogno, in Norvegia.


    Poi la tela si aprì come un sipario, su una grande stanza circolare al centro della quale vi era un cipresso decapitato alla sommità del quale vi era un braciere che ardeva di un fuoco perpetuo che illuminava la sala di un arancione scuro. Ma non era l’unica fonte di luce: infatti vi erano 23 torce al bordo della sala, ma di queste solo una era accesa, mentre che un’altra era in procinto di spegnersi; vorrei provare ad azzeccare le dimensioni di questo posto, penso che avesse un raggio di 25.81 metri, strano considerando che da fuori sembrava un complesso molto più piccolo. All’apparenza non vi era nessuno così cominciai a girare attorno a questo cerchio e notai nel punto dall’altra parte all’entrata uno spiraglio di luce molto più forte, era infatti la luce del sole: una finestra! Mi voltai verso GFSan, ma non c’era più: probabilmente aveva preferito rimanere fuori dalla sala, non so per quale motivo preciso ma penso, ora come ora, che avesse deciso di fare il modo che ormai da quel momento in poi avrei dovuto cavarmela da solo: niente di più facile dopotutto.


    Notavo da quella distanza che c’era qualcosa innanzi alla finestra, avvicinandomi sempre di più delineai una figura umana seduta a una scrivania posta in modo tale da essere illuminata dalla luce proveniente dalla finestra.
    Una rozza rappresentazione della sala:
    Spoiler:



    DadaStronzI, io cercavo i DadaStronzi, ma dentro quell’ambiente a parte me c’era solo quel misterioso personaggio che era intento a scrivere.
    Più mi accostavo alla scrivania e più potevo intravedere gli oggetti posti sul tavolo: un globo terrestre, un calamaio, dei fogli, una clessidra, una conchiglia, un teschio umano e un ramo di alloro.


    La figura in questione era avvolta da un mantello con annesso copricapo, di colore arancione: era intenta a scrivere in maniera rapida.



    Appena giunsi a circa 10 metri da essa, alzò il capo, si era infatti accorta della mia presenza: quindi voltò la testa e il torso verso di me e cominciò ad osservarmi. Io non sapendo che fare le andai incontro.
    Ormai anche se ero vicinissimo a lui (o lei), ancora non sapevo chi fosse, non riuscivo a distinguere i tratti dal suo cappuccio. Mi fissò per un'altra decina di secondi, poi si rivolse verso il tavolo, si grattò la testa e tornò a sgranarmi.


    Poi prese fiato e disse:
    “Ah aaaaah! Adesso si che ricordo!”
    “Ricordi cosa?”
    “Tu sei *******87!”
    “No, invero ti sbagli, io sono Domenico, ma tutti mi chiamano Oppsynsmann”
    “Fidati mio caro, tu sei Go*******!”
    “No, io sono Oppsynsmann!”
    “Bene, caro **thi****. Ricordi la tua promessa? Di passare a LummezAngeles?”
    Si tolse il copricapo e vidi il suo volto: era lui! L’unico, l’onniscente, il Sommo, il genio!

    Lord Skop’s!

    Ero sorpreso, a momenti traumatizzato di gioia, non feci altro che dire: “Laguna…..”
    “No, *o**i*o** tu vai più indietro di ciò che fosti! Non dire cose che non sai e che non puoi capire.”
    “Ma, allora… i DadaStronzi? Chi sono? Sono o sei?”
    “Sony, 626 Beghelli”
    “Ho le idee un po’ confuse al momento”
    “Tu al momento? Sapessi…”
    “Avrei dovuto immaginarlo che dietro ciò ti nascondessi tu”
    “Dietro al cipresso decapitato? Cribbio hai un gran bell’intuito! Prego siediti accanto a me”
    “Ma non c’è alcuna sedia”
    Skop si alzò dalla sua, la prese e ne fece uscire un’altra i-den-ti-ca.
    “Ma come hai fatto?”
    “Con le mani, ovvio”
    “No, intendo a duplicare la sedia”
    “Ah io mi siedo sempre sopra due sedie di plastica, perché poi la struttura diventa instabile e mi piace dondolare”
    “Che cos’è la plastica?”
    “Hai scritto che questa storia è ambientata in gran parte prima del ‘900, capirai al risveglio” [22.3]
    “Dove sono?”
    “Chi?”
    “I DadaStronzi!”
    “Ah… quelli. Ancora osi dire che non li hai trovati?”
    “No, non li ho trovati”
    “Che cosa deve essere per te un DadaStronzo, o almeno ciò che tu identifichi per DadaStronzo?”
    “Da ciò che ho appreso, uno che pensa e parla in maniera libera, che non è un futile granello di sabbia, che rimane impresso nella memoria”
    “E chi fino ad ora ti è rimasto impresso?”
    “Tutti coloro che sono apparsi e hanno influito chi più chi meno, anche chi è solo apparso senza fare un cazzo in questa peripezia”
    “Cos’è la femmina del prepuzio?”
    “No, è tutto ciò che ho affrontato da quando sono uscito dalla mia stanza”
    “Hai affrontato una cazza”
    “No, ho ricercato”
    “Buff! Stiamo andando fuori strada… quindi secondo te non hai ancora incontrato un DadaStronzo?”
    “…”
    “Percezione incompleta”
    “Quindi vuoi forse dire…”
    “Che li hai sempre avuti sotto il naso, sei un deficente”
    “Questo lo so, lo sono sempre stato, un tempo. Ma perché? Perché tutto ciò?”
    “Questo lo sai solo tu, *********”
    “Ma io non sono *********… o almeno non più.”
    “Allora lo fosti! Perché non lo sei più?”
    “Gran bella domanda: potrei semplicemente rispondere che ho semplicemente cambiato nome”
    “Ma potresti… anzi devi dirmi molto di più”
    “Tutto questo mondo irreale, non volevo più esistere. Da tutto, ovunque mi sono eliminato. Non era più la felicità di un tempo”.
    “Il motivo è mero: percezione incompleta, dimenticavi forse posti quali le allegre e costruttive discussioni tra i veri utenti e non tanto dei bimbominkia che tanto detesti? Perché non frequentavi mai quei luoghi tanto ameni e spensierati? Perché ti sei lasciato deprimere da solo una realtà? Perché ti sei SUICIDATO per una stronzata?”
    “Perché ero.... un deficiente”
    “E ti è toccato morire per capire tutto”
    “Ci si rende conto della presenza di qualcosa o qualcuno solo quando essa vien meno: ho letto le tue opere e mi sono reso conto di che cosa avevo perso, di che cosa stavo lasciando”
    “E poi?”
    “E poi rinacqui, per esplorare quei posti che sempre evitai per un senso di inadeguatezza”
    “Tu sei inadeguato?”
    “Secondo te?”
    [22.4]
    [22.5]
    “E ora sei contento?”
    “Non lo sono mai stato, ma senza dubbio sono meno rassegnato, ora sento di avere un appoggio, non so quanto esso possa sorreggermi, ma so di averlo. Ho perso una certa pseudo-rinomanza che possedevo, ma poco importa: ciò che conta non è la quantità di conoscenze, ma la qualità di tali: non so se sono apprezzato, ma io apprezzo i DadaStronzi, questo è certo”
    “Bene, sei arrivato alla fine del tuo viaggio: sei sicuro che fosse proprio una ricerca dei DadaStronzi?”
    “In parte si, ma ora mi rendo conto che tale viaggio mi ha riportato una conoscenza ulteriore, quella di me stesso in questo spazio”
    “Benissimo, credo che possiamo avviarmi verso l’uscita, Oppsynsmann” disse alzandosi dalla sua sedia. Ci avviammo così al di fuori di tale edificio.

    [22.1] Da intendersi nel suo reale significato biblico di Rivelazione

    [22.2] Ero tentato a scrivere che inzuppavano i biscotti di marzapane, ma mi sono trattenuto
    [22.3] Ma ancora non sapevo di essere addormentato
    [22.4] La risposta la sa solo Skop
    [22.5] La contro-risposta dovrebbe essere adeguata alla risposta di Skop
    [22.5] Nota per me stesso che spero di ricordarmi di non inserire su Dayli: quando ho scritto questo capitolo ero profondamente depresso.
    *

  13. #313
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    Capitolo 23


    Guardavo il mio orologio da taschino e notai che ero stato la’ dentro per due giorni interi, nonostante mi sembrava fosse passata solo una mezz’ora.
    Era pomeriggio e un’aria fresca mi accarezzava il volto, ogni tanto mi arrivava qualche schiaffo: la’ fuori c’era GFSan, Assurbanipal, Frank Drummer e Meteor1.
    GFSan era soddisfatto, sapeva ciò che mi ero detto con Skop; Frank Drummer stava cercando di cacciare dei inesistenti cinghiali che gli davano fastidio, Assurbanipal cercava di dargli una mano di plastica, mentre che Meteor1 fischiettava senza motivo un allegro motivetto.
    “Meteor1! Ma ieri non dovevi farti frate?”
    “Sono dovuto andare dal dentista, e poi domani devo sparare ai gatti”
    Mi voltai verso Skop per cercare di avviare discorsi più sereni, ma ormai era impegnato a conversare in strane lingue con GFSan [23.1].

    In tal scena sentii delle urla spropositate provenire dal mare, vidi una galea sbarcare un gruppo di guerrieri celtici armati di spade e pugnali, che si posero subito sopra un piccolo colle accanto a me, che ero posto alla base di tale: al capo di quel gruppo c’era una suora con i baffi e la barba.
    “Stefano Lucchi?”
    “Tu, maledetto! Non solo mi hai lasciato a Lourdes facendomi credere che fosse Fatima, ma mi hai anche fatto diventare suora! Adesso io e i miei amici te la faremo pagare!”
    I guerrieri highlander avevano la faccia dipinta di blu e indossavano dei kilt; si misero a percuotere le spade sugli scudi e a fare delle urla intimidatrici, io stavo fermo, senza smuovermi più di tanto.
    “Ah aah! Il piccolo poser non ha paura! Dai Dente Blu mostragli la tua rabbia”
    Si fece avanti dalla fila di guerrieri un tizio alto forse due metri, massiccio e armato di una spada, si mise a fare delle mostruose urla e smorfie, ma io ancora stavo fermo a pensare tra me e me:
    “Tze... principiante”

    Alchè, di fronte alla mia assenza di reazioni il gigante si fece passare la spada sulla gola tutta tesa e con i vasi sanguigni gonfi, pensando di avere sul lato a contatto con il collo la parte non affilata, ma poi si rese conto che la propria spada possedeva la lama su entrambi i lati, il sangue iniziò a colare dalla sua gola recisa nel suo petto e dentro i polmoni: cadde a terra morto. [23.2]
    Tutti i celtici videro il loro campione morto suicida in maniera assurda e ci rimasero male ma Lucchi-suora disse:
    “Che diamine fate lì impalati?[23.3] Prendetelo e sacrificatelo al metallo!”
    E l’armata di guerrieri iniziò a seguirmi, io giustamente iniziai a correre e dissi a Skop, GFSan, Assurbanipal, Meteor1 e Frank Drummer: “Ragazzi, adesso ho una certa fretta, spero di rivedervi in futuro!”
    “Arrivederci Oppsynsmann!”
    Continuai così nella mia folle corsa, inseguito da una mandria di guerrieri celtici e da una suora squilibrata… ma questa è un’altra storia… o un altro sogno? [23.4]




    Ringraziamenti:
    A Lord Skop’s, per il suoi inestimabili interventi, su MSN purtroppo ci sentiamo poco, ma mi ha fatto sempre un immenso piacere leggere i segni del suo passaggio, nonostante abbia mille e più cose più importanti a cui badare.

    A GFSan, per i suoi continui apprezzamenti, perché ho iniziato a conoscerlo più sotto il nome di Oppsynsmann. Per il suo uso spropositato del rotfl.
    A Jurambalco, per i suoi apprezzamenti e interesse, che continua a fare comparse in questo topic nonostante io ancora non abbia fatto la recensione di “Vedo gabbiani volare in un cielo di cartapesta”.
    A Edoardo Falchi, perché ha tollerato una descrizione anticonformista sul suo conto.

    A Ornitorinco, perché nonostante lo abbia inserito solo un paio di volte ha avuto comunque l’interesse di leggere la storia.
    A Dexter89, che ha citato questa banale operetta nel topic “La setta del Pane
    Ad Abandon91 e Davide91, per il loro intervento
    A Breznev, che è stato il primo a postare
    A Stefano Lucchi, che ha fatto i compitini per casa leggendo e si è messo alla pari della trama prima che finissi il racconto, si merita la medaglia di ferro: è per il metallo.
    A burzumhelvete, perché non ha dato fuoco al topic
    A Gispette il Goloso, perchè non mi ha linciato nel vedersi descritto come ciò contro cui esso va contro.

    A Ssj4paolo, per i suoi apprezzamenti e rotlf
    A Piercamelo perché è stato l’unico a postare nella Novella del Contadino Campanellino
    A chi ha letto ma non ha postato
    Ai moderatori di sezione perché non hanno chiuso
    A Gothico87, perché mi ha plasmato anche se era fatto di ben altra sostanza.

    [23.1] Quante volte nella mia vita mi è capitata questa sensazione di esclusione
    [23.2] Tale divagazione prende spunto da uno dei miei tanti sogni di malato: ero in una brughiera inglese, ai piedi di una collinetta sulla quale c’erano dei guerrieri highlander che cercavano di intimidirmi. Finisce con il guerriero campione che si uccide, sgozzandosi per sbaglio, e con me che faccio un espressione del tipo: “Che banale”
    [23.3] L’avesse detto Vlad l’Impalatore avrebbe avuto certamente più effetto
    [23.4] Vedi nota [22.5]

    Terminato di scrivere alle 3:11 dell’ 11 luglio 2007

    Spero che abbiate realmente apprezzato.

    Sipario



    [Fine]


    *

  14. #314
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    Storia del pinguino e della lemming che gli insegnò a volare
    Di Jeff

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    Era una ventosa giornata d'inverno, ad Harstad. Lemò osservava la scogliera, pensierosa, cercando le forze per il fatidico gesto. Guardava in basso, le ampie onde che si frangevano sulle rocce e le foglie trasportate dai venti. Ma la sua concentrazione fu interrotta da strani movimenti, distanti. Una barca si avvicinava dal grande mare, diroccata, e lei ne era incuriosita. Chiamò i suoi due unici amici, Masìn e Vasco, e corsero insieme a vederla. La videro colare a picco davanti ai loro piccoli occhi, ma qualcosa si era salvato. Madre pinguino nuotò ansimante a riva, assieme ad un uovo, e raccontò la sua triste storia.

    "Oh piccoli esseri a me sconosciuti, ascoltate la mia triste storia, *coff*, partita dal nord io sono, per cercare lavoro e sfamare i miei piccoli; ma il barcone su cui viaggiavo insieme agli altri immigrati è affondato, e gli altri sono morti di stenti; solo io e questo uovo rimaniamo, ed è ormai giunta la mia ora, *coff*; vi affido il mio uovo, ma vi chiedo di mantenere tre promesse:
    Di non mangiare questo uovo.
    Di averne cura finchè non nascerà il piccolo.
    Di insegnargli a v...*coff*"

    E morì, prima di esclamare le ultime parole. Ai lemmings tutto ciò ricordava un romanzo letto tempo addietro, e pensarono che volesse che gli insegnassero a volare.
    In realtà voleva che gli insegnassero a vivere, ma questo i lemmings non lo sapevano. Ma continuamo.
    I lemmings, commossi da tanta bontà, decisero di aiutarla. Avrebbero anche voluto spiegargli che era difficile mangiare un uovo alto il doppio di te, ma purtroppo non ne ebbero il tempo. Trasportarono l'uovo con l'ausilio di rudimentali carrucole, cinghie e un cane di passaggio, per portarlo fino alla loro tana. Allargando un po' l'entrata riuscirono a farci passare anche l'uovo, e tutto pareva risolto.
    Ma l'uovo andava covato.
    Se si fosse trattato di un gatto e di una gabbianella sarebbe stato semplice. Ma covare un uovo più grande di te, be, è tutta un altra cosa. Ma i lemmings sono animali intelligenti, e trovarono una soluzione.
    In particolare, la soluzione consisteva nell'ausilio di bastoni chiodati e nel supporto coatto del cane di passaggio di cui sopra. E dopo un po' di tempo, finalmente, l'uovo si schiuse. Documentandosi, riuscirono anche a capire cosa dargli da mangiare. E così, mentre Lemò accudiva il piccolo pinguino e teneva in ostaggio i cuccioli del cane, Vasco e Masìn rubavano i pesci dai mercanti mentre il cane li distraeva.
    La vita proseguiva, povera ma felice, per quasi tutti (il cane è escluso, ovviamente). Il piccolo pinguino cresceva, e ormai era troppo grande per la tana. Trovarono una caverna li vicino abitata da alcuni lupi, barattarono i cuccioli del cane per la caverna e portarono li il pinguino, legando il cane in modo che stesse a guardia del piccolo.
    Arrivò infine la primavera. Lemò e gli altri amici decisero che era il momento di onorare l'ultima promessa, quello di farlo volare. Masin aveva qualche dubbio sulla frase, ma non gli diedero peso. Tuttavia rimaneva un problema, visto che loro non sapevano volare. Dunque, come insegnargli a farlo?
    Dopo aver letto alcuni libri sulla psicologia e l'istinto di sopravvivenza, arrivarono alla conclusione che avrebbe imparato al volo. Letteralmente, visto che intendevano gettarsi da una scogliera, in groppa a lui. Spinto dalla necessità, avrebbe imparato a volare.
    E così, in una ventosa giornata, tornarono alla scogliera dove tutto era iniziato. Lemò e gli altri salirono in groppa al pinguino e lo fecero cadere dalla scogliera. Tutti e quattro erano inebriati dall'esperienza. Ah, la sensazione del vento tra i capelli. Questo brivido eccitante, questa indescrib/

    SPLAT!

    I lemmings e il pinguino finirono all'oltretomba, dove incontrarono mamma pinguino. Essa, dopo molti meritati insulti alle piccole creature appena defunte, riprese il suo cucciolo e se ne andò al paradiso, mentre le tre piccole creaturine finirono all'inferno per l'eternità a soffrire le pene più atroci.

    Tuttavia il cane si liberò e visse felice e contento per il resto della sua vita.
    Io Sono Merenda!
    Di
    Jeff
    Citazione Jeff Visualizza Messaggio
    Gennaio 1979. E' quasi l'ora della mia esecuzione, ormai. Io sono Robert Biscuit, vivo a Los Crepès e sono probabilmente l'ultimo omino di marzapane su questo mondo. Questa è la mia storia.

    Era il gennaio del 1976 quando l'Apocalisse si abbattè su queste lande. Un virus, o forse un batterio, cominciò a diffondersi con inaudita velocità per tutto il mondo, portando morte e distruzione.
    Dopo pochi giorni, il 90% della popolazione mondiale era morta. Del 10% rimanente, solo lo 0.1% possedeva una immunità naturale al virus, come la mia. Tutti i rimanenti sono degenerati in esseri grassi e primitivi, selvaggi e affamati, e probabilmente pieni di vergogna per le loro attuali condizioni tanto da nascondersi durante il giorno. Questi...bimbiminkia, ecco come si chiamano tra loro, hanno sterminato quasi tutta la nostra specie, portandoci quasi all'estinzione. E le loro fila continuavano ad aumentare.
    Ho perso la mia famiglia durante la tentata evacuazione della città. L'elicottero che doveva portarli in salvo era stato danneggiato dai bambini pacioccosi e dopo un breve volo sono caduti nel fiume Chocolat. E' stata una dolce morte, perlomeno.

    Ho passato mesi nel tentativo di trovare una cura per la malattia. Ho tentato con cacao amaro, creme alla gianduia, persino lo zabaione. Perfino il miele. Ma non avevano effetto alcuno. Detestavano i boero, questo l'ho scoperto subito, e li utilizzavo per tenerli lontano da me. Durante le notti assediavano la mia casa, ma con quelli alle pareti non riuscivano ad avvicinarsi. Mi volevano eliminare e solo ora capisco il perchè. Dal canto mio passavo le giornate a cercare queste bestie per ucciderle, impalandole con bastoncini di zucchero, o a catturarle per gli esperimenti sulle cure. Ero spesso anche alla ricerca di provviste, magari un po' di buona vaniglia o dei tronchetti di liquirizia, e qualche boero per rafforzare le difese della casa.

    Ma la solitudine si faceva sentire. Mi ero ridotto a parlare col vecchio porcellino salvadanaio. Conversazioni monotone, mai un cenno di assenso o disapprovazione da parte sua. Chi tace acconsente, mi dicevo, e continuavo a discutere. Un giorno, però, trovai un cucciolo per le strade. Un piccolo orsetto di gomma, chissà come sopravvissuto alla distruzione che imperversava. Decisi di soccorrerlo. Rispondeva bene alle cure, e decisi di tenerlo con me. Sembrava andare tutto bene. Ma il fato, si sa, è maligno. Si ammalò poco dopo, e dovetti ucciderlo mentre tentava di aggredirmi.

    Durante i giorni continuavo le mie ricerche, avvalendomi dei libri di medicina del nonno Casa (pace all'anima sua). E' da quei libri che ho colto l'origine della mutazione, ed è con quelli che ho tentato di trovare delle cure. Senza risultati.
    Col passare dei giorni, qualcosa cambiò in quegli esseri. I bimbiminkia cominciarono a farsi vedere anche alla luce del giorno. Credevo che si fossero abituati alla loro bruttezza, ma non era quello il motivo. Lo scoprì presto a mie spese.
    Subì un attacco imprevisto. Contrariamente alle mie previsioni, nemmeno i boero furono in grado di fermarli. Distrussero velocemente la mia casa e lavoro di tre anni. Solo contro un esercito di bestie, non potei che arrendermi.
    Solo ora, in mezzo a loro, capisco cosa stavano facendo. Questi sono diversi da tutti gli altri bimbiminkia, anzi, li temono e li cacciano. Stanno tentando di ricostruire una società, malgrado le disgrazie capitate. Per loro sono io la bestia, il predatore che li sterminava. Ancora per poco.

    Sento l'odore, il latte è pronto, caldo, bollente. E' tempo di andare. Accetto la realtà. Non sono più l'ultimo essere umano di questa terra.

    Io Sono Merenda!
    SPLASH



    E pare che l'abbiano gradita.

  15. #315
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    Citazione Pier P@ZZO!!!
    Nella puntata precedente viene presentato in generale l'Impero di Games Radar. Gorman è un imperatore in crisi e non sa più di chi fidarsi. Lex è un admin al servizio dell'imperatore, ma si pensa che voglia tramare qualcosa contro l'imperatore stesso. Mvesim è un moderatore come gli altri, molto fedele a Gorman. Le città dell'Impero conosciute all'essere umano sono Mondo Computer, Di Che Sony Sei, Piccolo è Bello, Vox For The Box, Agorà e Dailyrando. Mondo Computer è sotto il controllo dei Nerd, in lotta contro i Noob e i Lamer che si trovano nascosti all'interno della città stessa. I PlayOmani si trovano nella città Di Che Sony Sei, i Cubisti si trovano all'interno di Piccolo è Bello e i Boxari all'interno di Vox For The Box. All'interno di queste tre città ci sn delle sette (in Mondo Computer, invece non esiste nessuna setta ufficiale...), e inoltre (sempre tra queste tre citt&#224 ci sono spesso degli scontri (soprattutto tra PlayOmani e Cubisti) voluti dagli estremisti religiosi delle varie città (fanboy). Agorà è la città della scienza e della filosofia, mentre Dailyrando è la città della criminalità e della povertà. Sono stati inoltre accennati un certo *Matty* (di lui si sa ke fa il mestiere + vekkio del mondo...) Lord Skop's, venditore di felicità, e un altro tizio di nome Mamma Mia Superbros (nella puntata precedente si accenna che l'avventura sarà piena di Mamma Mia Superbros...MA COSA AVRA' VOLUTO DIRE?!?)


    Games Radar Empire:
    Puntata n°2 - Uno strano pomeriggio di Novembre

    ...
    27 Novembre 2010
    Dailyrando. Ora di pranzo. Non c'è nessuno per le strade della città: sono tutti a mangiare sbobba nelle proprie baracche. Nella piazza centrale un uomo impreca in aramaico antico semplificato e si dirige verso casa a testa bassa.
    Ora non c'è veramente nessuno per la città. Tutto sembra tranquillo e nemmeno il passare di quella palla di fieno far-west style sembra rovinare una così silenziosa atmosfera. Ma non tutti sono a casa a mangiare...
    In un vicolo, seduto in mezzo a delle casse di frutta, c'è Pier P@ZZO, un giovane quattordicenne che sta riposando pacificatamente...

    "Sogna un mondo fantastico...un mondo senza guerre...un mondo tutto colorato...un mondo senza Pokémon, senza Teletubbies e senza nemmeno Berlusconi...sta volando nel cielo azzurro...la sua mente è libera...in lontananza intravede una montagna...la montagna si sta facendo sempre più vicina...sempre più vicina...sempre più...."
    BAM!

    Pier P@ZZO!!!: MA MANNAGGIA A CAPPUCCETTO ROSSO E AL LUPO CATTIVO...MAMMA MIA SUPERBROS?! SI PUO' SAPERE CHE CA**O STAI FACENDO?!?!??

    Pier P@ZZO si ritrova sraiato per terra, con un aria da ebete semi-addormentato, circondato da un mucchio di mele.
    D'avanti a lui c'è un ragazzo più o meno della sua età con un espressione da deficente cronico (no che Pier P@ZZO sia da meno) che fissa Pier P@ZZO con un ghigno sul volto.

    Ragazzo con un espressione da deficente cronico :
    Buon giorno Pier P@ZZO!Sono le due meno un quarto e tu ti sei svegliato solo adesso! Anzi...se non era per me tu satvi ancora sognando la ragazza che abbiamo incontrato l'altro giorno ad Agorà...ma è inutile! Tanto non te la da! E poi che bisogno c'è di bestemmiare*?
    Pier P@ZZO: (ancora confuso)...e che bisogno c'era di rompermi una cassa di frutta in testa, Mamma mia Superbros?!

    *= Dicendo "MA MANNAGGIA A CAPPUCCETTO ROSSO E AL LUPO CATTVO", Pier P@ZZO ha appena bestemmiato, avendo nominato invano il nome degli dei più importanti della religione Dailyrandese...

    A quanto pare Mamma mia Superbros è il nome del ragazzo che ha svegliato Pier P@ZZO (lol ho fatto pure la rima, CA**O!...l'ho fatta di nuovo!)

    Mamma mia Superbros: Dai svegliati! E' pronto da mangiare...
    Pier P@ZZO: (sta volta pienamente coscente) Che si mangia?
    Mamma mia Superbros: Sbobba...
    Pier P@ZZO: Ma sono 3 mesi che mangiamo questa roba!
    Mamma mia Superbros: Cosa vuoi? E' l'unica cosa che sono riuscito a incularmi all'emporio...
    Pier P@ZZO: Già...anche in senso concreto l'unica cosa che riusciresti a "incularti" sarebbe un piatto di sbobba...
    Mamma mia Superbros: Dai mangia! Che oggi c'è anche l'acqua...
    Pier P@ZZO: (sorseggiando un bicchiere d'acqua) Uhm...buona...come hai fatto a rimediare l'acqua?
    Mamma mia Superbros: Beh...ti ricordi ke domani avevo l'esame delle urine? Per sbaglio ho messo la provetta in quel coso che usiamo come frigo, è rimasta tutta la notte lì e stamattina andando ad aprire il frigo l'ho ritrovata...avrà subito una strana mutazione chimica...se non fosse per quel retrogusto di cerume saprebbe quasi di olio per motore...

    Lasciamo per un attimo i nostri due amici e torniamo all'uomo accennato all'inizio della puntata...

    Uomo: PERDINCIBACCO! Quei fottuti Moguri mi hanno rubato un'altra volta la Marija...ora come farò a campare? E che cosa userò stanotte x l'infuso prima di andare a dormire?! Li ammazzo tutti...TUTTI!!

    BAM! BAM!
    Uomo: Oh no...è arrivato prima del previsto...ora cosa gli dico?
    BAM! BAM!
    Uomo: Ehm...AVANTI!

    La porta si aprì con un grande SLAM! e nella casupola dello spacciatore entrò una losca figura...era un tizio incappucciato...era vestito come se non volesse farsi riconoscere...

    Tizio sospetto: Lord Skop's! Sono arrivato troppo presto?
    Stavi mangiando?
    Uomo: OH VECCHIO MIO! Che piacere vederti mio caro L..
    Tizio sospetto: ZITTO, STOLTO! Potrebbero sentirci...piutoosto...dove sono i soldi? Quanto hai venduto oggi?
    Uomo: (in lacrime) Ehm...ecco...I MOGURI MI HANNO RUBATO L'ERBA!!!
    TI PREGO!!!! NON BANNARMI!!!! SONO ANCORA GIOVANE!!!!
    Tizio sospetto: CHE COSA?! TI SEI FATTO FREGARE DA UN GRUPPO DI MAIALI CON LE ALI??!?! SEI UNO STUPIDO, SKOP'S!!! QUELLA ERA LA MIA ERBA!
    Uomo: (piangendo)TI PREGO MIO SIGNORE!!! DAMMI UN'ALTRA POSSIBILITA'!!! LI AMMAZZERO' TUTTI QUEI PORCI ALATI...TUTTI!!!! MA TI PREGO!!!! NON FARMI NIENTE!!!!!!
    Tizio sospetto:...e va bene! Niente ban...ma il lock non te lo toglie nessuno!
    Uomo: Cosa? NON VORRAI CHIUDERE LA MIA ATTIVITA'?!?! COME FARO' A CAMPARE??!!? ODDIO....
    Tizio sospetto: Lord Skop's...da questo momento non spaccerai mai più l'erba per me...ah!...E abbandona questa baracca! Sono stanco di dover aspettare ancora i tuoi tre mesi di arretrati di affitto! Questa sera passerà qualcuno per conto mio...se verrai trovato ancora quì...
    Uomo: MA TU NON PUOI FARMI QUESTO! ERAVAMO D'ACCORDO!
    Tizio sospetto: Skop's...sei un idiota...
    Uomo: Sì, questo lo so, ma...EHI! ASPETTA!!
    Tizio sospetto: Mi dispiace Skop's...ora devo andare...ho un affare ke mi aspetta...addio....

    Il tizio sospetto uscì dalla baracca e sbattè la porta. Si ruppero 2 finestre e un quadro impolverato si storse...

    Lord Skop's: (inginocchiandosi)...........NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
    (ripresa di fiato)...........NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
    BUUM!!!
    Seguì un tuono...cominciò a piovere....

    Mamma mia Superbros: Merd.a...ha cominciato a piovere! Oh no! Si sta bagnando tutto il piatto!
    Pier P@ZZO: Meglio! Almeno non si sente il sapore dei tuoi piedi...poi mi spieghi come mai l'hai cucinata con i piedi....
    Mamma mia Superbros: Ah scemo! E' un modo di dire! Vuol dire ke nel cucinarla non ci ho messo impegno...
    Pier P@ZZO: Sì...non è che quando ti ci impegni viene meglio, eh?
    Mamma mia Superbros: Dai, finiamo che *NOS*, pablo e malto18 ci aspettano alla base...
    Pier P@ZZO: E dove sono The Beast, The Sorrow e Danny991?
    Mamma mia Superbros: Certo che sei proprio stupido...ma se gliel'hai detto tu di andare all'Università di Agorà per informarsi su "quella cosa"...
    Pier P@ZZO: Quale cosa?
    Mamma mia Superbros: Dai..."quella cosa"...lo sai cosa intendo, no?
    Pier P@ZZO: No...cosa?
    Mamma mia Superbros: "Quella cosa"...
    Pier P@ZZO: Non capisco di cosa tu stia parlando...
    Mamma mia Superbros: Ah Pierpà...certo che sei prorpio deficen...
    Voce: AIUTOOO!!!
    Mamma mia Superbros e Pier P@ZZO: CAZ*O ERA?!?!

    I due ragazzi balzarono in piedi e si guardarono dritti negli occhi...
    Pier P@ZZO: (a bassa voce) Ehi...Mamma mia!
    Mamma mia Superbros: (a bassa voce pure lui) Che c'è?
    Pier P@ZZO: ...ma lo sai che sei proprio brutto?
    Mamma mia Superbros: DAI! NON E' QUESTO IL MOMENTO DI FARE IL COIJONE! Andiamo a vedere che succede...
    Pier P@ZZO: Ok...xò quando il coijone lo fai tu (sempre)?

    Mamma mia superbros non diede ascolto all'ultima frase di Pier P@ZZO e si mise a correre nella direzione da cui proveniva la voce...

    Pier P@ZZO: Aspè!...Fuuu...Aho! Io c'ho pure na certa età...
    Mamma mia Superbros: Ma se hai un anno meno di me??

    Pioveva a dirotto. I due arrivarono al centro della piazza dove li attendeva un uomo inginocchiato su un cadavere...



    Pier P@ZZO: Ehi tu! Cosa succede?
    Uomo inginocchiato su un cadavere: VI PREGO AIUTATEMI! E' IN FIN DI VITA!!!
    Mamma mia Superbros: Allora non è morto!
    Uomo inginocchiato su un cadavere: NO...MA SE NON LO PORTIAMO DA QUALCHE PARTE NON PENSO CHE CE LA FARA'...
    Mamma mia Superbros: Presto Pier! Portiamolo alla base...così malto18 potrà curarlo con la sua magia bianca!
    Pier P@ZZO: Ok...ehi tu! Come ti chiami?
    Uomo in piedi: Mi chiamo FalcoNero...lui è Stifler...siamo fratelli...abitiamo nella baracca oltre la dimore di deviz...PRESTO! NON C'E' UN MINUTO DA PERDERE!

    I tre si incamminarono verso la cosìdetta "base"...

    Da tutt'altra parte...
    Gorman: Allora Lex...cosa dovevi dirmi? Lo sai ke in questi giorni sono impegnato...arriviamo al dunque!
    Lex: Sicuro che dobbiamo arrivare subito al dunque?
    Gorman: Sì Lex. Parla.
    Lex: Sicuro sicuro?
    Gorman: Dai Lex. Ho da fare. Che c'è?
    Lex: Ma proprio sicuro sicuro sicuro?
    Gorman: Lex...lo sai che non fai ridere...dimmi che c'è!
    Lex: Insomma Gorman, sei sicuro?
    Gorman: Perdinci Lex, SI'!
    Lex: E vabbene...

    Lex tirò fuori una 47magnum dalla giacca e la puntò addosso all'imperatore

    Gorman:LEX! COSA VUOL DIRE QUESTO???
    Lex: Vuol dire che è finita la tua era, Gorman! Ora inizierà una nuova era...l'era di Lex! BWHUA BWHUA BWHUA!!! LOL! QUOTO...
    Gorman:NO LEX...NON FARLO!!!
    Lex: Addio Gorman. Salutami ekaf!

    BANG!

    ...
    DRINN.....DRIIINNNN!!!
    Mvesim: Chi è?
    Voce: Mvesim sono io...
    Mvesim: Ah ciao. Tutto apposto?
    Voce: Sì...ma ho una brutta notizia, Mvesim...
    Mvesim: Cosa?...
    Voce: ...Chiamo per conto di Gorman...sei licenziato....
    Mvesim: ...Ma?....

    TU-TU-TU-TU-TU-TU......................

    ...
    FINE SECONDA PUNTATA
    Have you ever seen a one trick pony in the field so happy and free?
    If you've ever seen a one trick pony then you've seen me
    Have you ever seen a one-legged dog making its way down the street?
    If you've ever seen a one-legged dog then you've seen me

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