[PC] Gabriel Knight – Sins Of The Fathers
Recensione di Gabriel Knight – Sins Of The Fathers
By Sermor
Scheda
Spoiler:
Recensire degnamente quest’avventura grafica può risultare arduo poiché ci troviamo di fronte ad una delle migliori avventure grafiche di sempre, partorite dalla penna e dalla fantasia di quella talentuosa scrittrice che risponde al nome di Jane Jensen.
Sperando di riuscire nell’intento, inizierò con il descrivere le caratteristiche basilari, utili a chi non ha ancora conosciuto il primo capitolo di una saga che ha segnato un’ epoca nel mondo delle avventure grafiche.
Premessa
Innanzi tutto, Gabriel Knight – Sins Of The Fathers (o “Le Colpe Dei Padri” in italiano) è il primo capitolo della saga del “Cacciatore di Ombre” che è diventata un capo saldo del genere insieme a titoli più blasonati come The Secret Of Monkey Island.
E questo capitolo (come anche gli altri del resto), si avvale di raffinati background storico-culturali in cui si muovono alla perfezione i bellissimi personaggi creati dalla Jensen, uniti sapientemente al filone narrativo thriller/horror che contraddistingue la serie.
Trama
Un piccolo esempio della bravura della Jensen come scrittrice e game designer.
I vari elementi della trama di questa avventura grafica (narrativa, sceneggiatura e così via) sono uno dei punti di forza di questo titolo. Infatti l’elemento che eleva a capolavoro Sins Of The Fathers è sicuramente l’aspetto narrativo, che risulta molto curato nei vari aspetti e molto coinvolgente, e che riesce a risaltare quei dettagli che rendono i personaggi più “umani”.
Oltre tutto, l’aspetto narrativo si amalgama molto bene con il comparto storico che è molto curato ed approfondito, il quale si sposa a sua volta benissimo anche con la sceneggiatura, evitando le solite lezioncine di storia ma letteralmente accompagnano per mano il giocatore lungo l’esposizione del passato storico di New Orleans, e della storia del Vodoo con i suoi termini ed oscuri significati, senza risultare mai noioso o scontato. Per cui lasciate da parte il vodoo parodiato nella saga di Monkey Island, poiché in questa avventura il vodoo appare realmente cupo e spaventoso.
Anche la sceneggiatura fa la sua bella figura, poiché ha un ottimo crescendo e vari colpi di scena, con un’atmosfera cupa ed opprimente, degli ottimi dialoghi con un tono generalmente serioso ma che non disdegna un corposo uso d’ironia dissacrante da parte di vari personaggi (cosa che per altro presente anche negli altri capitoli, anche se forse in forma minore), tutti abbastanza caratterizzati e con una propria personalità.
Passando direttamente alla trama, in questa avventura il belloccio Gabriel, aspirante scrittore di successo e proprietario di una libreria di libri antichi a New Orleans, gestita “insieme” alla sua acida ma fedele assistente Grace Nakimura, si ritrova ad indagare su una serie di strani omicidi che stanno avvenendo in città per farne poi il materiale con cui vorrebbe scrivere il suo prossimo libro.
Infatti questi efferati omicidi, sembrano ricondurre alla religione Vodoo, e paiono essere qualcosa di più di un bluff per mascherare faide tra bande criminali che ipotizza la polizia, e quindi Gabriel decide d’indagare sulla faccenda, con l’aiuto inconsapevole del suo amico di vecchia data (e detective) Mosley.
Interfaccia e gameplay
Lo Screen mostra l'interfaccia, con cui si possono svolgere diverse funzioni.
L’interfaccia e il gameplay di Gabriel Knight – Sins Of The Fathers è di stampo classico, anche se presenta alcune differenze “made in Sierra”. Passiamo quindi ad analizzare questi aspetti.
Come da tradizione Sierra infatti, vi sarà un punteggio dei nostri progressi che si alzerà ogni qual volta compiremo un’azione utile (tipo la risoluzione di enigmi), anche quelle azioni atte solo ad arricchire la trama o a ricevere altri indizi avranno un punteggio, che ne aumentano sensibilmente la rigiocabilità.
La storia non si svolge soltanto negli Stati Uniti, ma anche in altre parti del mondo, per cui la varietà di location riesce a rendere quest’avventura grafica ancora più dinamica. E’ possibile girare varie locazioni fin da subito – non preoccupatevi ci si fa presto l’abitudine -, anche se alcune di esse saranno disponibili solo dopo aver risolto enigmi o aver parlato con qualcuno. Oltretutto vi è anche, ad un certo punto della trama, la possibilità di morire.
Il controllo di gioco avviene per mezzo del mouse, che può risultare un po’ macchinoso, e rappresenta uno dei pochi nei di questo gioco: premendo il tasto destro del mouse il cursore varierà di forma a seconda dell’azione che si vorrà far fare a Gabriel, mentre con il sinistro Gabriel la eseguirà.
Portando il cursore alla parte alta dello schermo si accede all’interfaccia classica della Sierra, dove sarà menzionato il punteggio che abbiamo ottenuto e quello massimo, le varie icone che corrispondono alle varie azioni, l’inventario dal quale si potranno “prelevare” gli oggetti per combinarli tra loro o farli interagire con le parti attive della location, e il menù dal quale è possibile anche salvare la partita, con un massimo di 20 slot. Ci sarà anche la possibilità un “registratore di dialoghi” che permetterà di rivedere le conversazioni in qualsiasi momento.
Gli enigmi possono essere risolti nell' ordine che si vuole, e la divisione in “giorni” – una sorta di capitoli - che terminano quando si sono compiuti tutti gli atti necessari, provvede a garantire la giusta linearità narrativa alla trama. Non ci sono aiuti che facilitino la risoluzione degli enigmi o quali oggetti siano presenti in una locazione, bisogna scoprire tutto da soli. Vanno segnalati un paio di enigmi abbastanza ostici, che forse vi faranno bloccare, ma va anche precisato che la loro risoluzione, per quanto difficile, è comunque sensata e logica.
Comparto tecnico
Lo Schloss Ritter in Germania, una delle tante locazioni presenti in Gabriel Knigt 1.
Dopo aver analizzato interfaccia e gameplay, risulta d’obbligo passare a parlare di grafica, sonoro e doppiaggio (nella versione cd).
Cominciamo dalla grafica, oggi sicuramente sarebbe improponibile e risulterebbe alquanto obsoleta una grafica così, ma nonostante siano passati ben 16 anni, fa ancora una certa figura (e suscita bei ricordi a chi vi scrive). Insomma per l’epoca, la grafica è più che dignitosa e adeguata: la vecchia pixel-art si inserisce molto bene all’interno dei fondali; le animazioni sono molte anche se un po’ legnose, e sono ottimi anche i filmati d’intermezzo, il più delle volte realizzati con vignette semi-statiche che ricordano un fumetto.
Passando alle musiche, realizzate da Robert Holmes (marito della Jensen), sono di buona caratura e molto orecchiabili, realizzati nel formato midi. Il doppiaggio (solo in inglese), che è presente solo nella versione cd, è ottimo e sono doppiate da un esemplare cast come Tim Curry (l’alieno in “The Rocky Horror Picture Show”) nel ruolo di Gabriel, Leah Rimini (Carrie nella sit-com “The King of Queens”) nei panni di Grace, e Mark Hamill (l’indimenticabile Luke Skywalker nella trilogia di “Star Wars”) nella parte di Mosely.
Una piccola pecca c’è l’ha la voce narrante (altro clichè Sierra, poi eliminato) che risulta a volte non a tono ed un pò sarcastica: sebbene generalmente svolge bene la funzione di didascalia, avvolte capita che i suoi interventi siano fuori luogo lasciando il giocatore un pò disorientato, ma il problema può essere risolto dal pannello delle opzioni togliendo il doppiaggio alla voce narrante.
Gli effetti sonori invece non eccellono, ed appaiono a malapena sufficienti, e il volume dell’audio a volte sarà calibrato in maniera poco ottimale (tipo le musiche troppo alte rispetto alle voci) e ci costringerà a regolare i volumi nel menù del sonoro, anche se purtroppo il programma non registrerà il nostro settaggio, costringendoci a ripetere l’operazione varie volte.
Conclusioni
Dopo questa lunga recensione, siamo arrivati al rush finale.
E dunque Gabriel Knight – Sins Of The Fathers, così come i suoi seguiti, è un titolo di notevole spessore che fa della narrativa horror seria, intelligente ed adulta il suo punto di forza, e che in termini di qualità di contenuti non ha mai deluso, ne come titolo a se stante ne come trilogia, e non invidiando proprio nulla ad altre produzioni più blasonate.
Dunque, pur essendo un gioco datato, è ancora oggi è un titolo godibilissimo ed interessante, che vale la pena di essere giocato anche in “tempi moderni”.
Voti
Sono presenti i voti parziali, riguardanti i vari aspetti del gioco come grafica, musica e così via, presi singolarmente e valutati nei loro vari aspetti complessivi (ad esempio per il voto alla musica, sarà compreso sia dalle soundtrack che dagli effetti sonori e così via), ed il voto globale non corrisponde alla media aritmetica, ma alla valutazione d’insieme dei vari fattori.
- Grafica: 75/100
- Musica: 75/100
- Gameplay: 60/100
- Longevità: 85/100
- Trama: 85/100
- Enigmi: 80/100
- Voto globale: 90/100