Contest letterario #2 - Fede e misticismo
  • In diretta da GamesVillage.it
    • News
    • -
    • In Evidenza
    • -
    • Recensioni
    • -
    • RetroGaming
    • -
    • Anteprime
    • -
    • Video
    • -
    • Cinema

Pag 1 di 4 1234 UltimoUltimo
Visualizzazione risultati da 1 a 15 di 59

Discussione: Contest letterario #2 - Fede e misticismo

Cambio titolo
  1. #1
    Mvesim
    Ospite

    Contest letterario #2 - Fede e misticismo


    Si ringrazia Spettro di Sabbia per il logo.

    Contest precedenti:
    - Amore


    Il primo contest è stato un grande successo: 15 partecipanti con delle storie una più interessante e intrigante dell'altra.
    Un contest fatto con ordine e curata attenzione dei particolari; spero, logicamente, che questo contest, sia simile al precedente e si riveli una nuova fabbrica di buoni racconti.
    Il tema di questo contest è "Fede e misticismo": un tema non molto semplice, ma ricco d'argomenti.


    Poche regole abbastanza semplici...

    - usate un italiano corretto e ricordate di mettere un titolo alle vostre opere;
    - la lunghezza minima di un racconto è di almeno mezza pagina word (in Times New Roman a grandezza carattere 12); la lunghezza massima di dieci pagine;
    - la scadenza del contest è fissata fra due settimane: il 25 maggio alle ore 15:00;
    - i racconti dovranno essere postati in questo thread (nel primo post saranno inseriti dei collegamenti ipertestuali);
    - NON è consentito inserire immagini nei racconti;
    - tutte le tipologie di racconti sono tutte ben accette (es: piccoli racconti, virtuosismi narrativi di vario genere, prosa poetica... );
    - non è consentito partecipare a questo contest con racconti già postati in contest precedenti.

    NB: Al contrario del contest precedente ogni partecipante può partecipante anche con più di un racconto e le poesie sono ammesse secondo regolamento.

    Alla conclusione del contest, questo thread sarà chiuso e sarà aperto un thread per le votazioni dove chiunque potrà dare la propria preferenza (maggiori dettagli sulle votazioni saranno riferite a tempo debito).

    Buon contest a tutti!!!

    OPERE POSTATE SINORA
    - "La bambina di ceramica e l'imprevedibile copiosità" di fdp82
    - "L'ultima scelta" di Naruto
    - "Conversione" di WolfandKing
    - "Figli del paradosso" di Melchior
    - "L'uomo" di Assurbanipal
    - "Riflettendo lungo un'assolata strada primaverile" di Imago Storm
    - "Inferno dantesco" di Bandicot1
    - "Un giorno di dolore. Un'acqua misteriosa. Il tocco di un angelo." di francescoboomboom
    - "Bianco, nero e rosso" di Mvesim
    - "La fede del gatto" di Jurambalco
    - "Slash7" di Ren
    - "Diventare Dio" di L33T
    - "Galleria d'echi" di Lynn
    - "The judge" di $more$
    - "Lysios" di Stateira

    Ultima modifica di Mvesim; 25-05-2007 alle 10:37:21

  2. #2
    con la mia balotta L'avatar di Bandicot1
    Registrato il
    10-02
    Località
    Misano A. (RN)
    Messaggi
    5.368
    Ah eccolo. Sarei tentato di postare il racconto con cui vinsi il contest per racconti brevi, il tema della storia era quello; ma visto che non si può, sarò costretto a inventarmi qualcosa...

    p.s: da ieri sono +17
    Ultima modifica di Bandicot1; 9-05-2007 alle 15:39:40


    Il talento non esiste! Esistono soltanto l'ispirazione e l'ambizione, e le mie sono roventi!

  3. #3
    Utente Didier L'avatar di WolfandKing
    Registrato il
    02-07
    Località
    A casa
    Messaggi
    7.718
    Parteciperò a questo contest. Questo è poco ma sicuro.
    Occhio per occhio, ed il mondo diventa cieco.

  4. #4
    La bambina di ceramica e l'imprevedibile copiosità

    cade una pioggia d'oro ed è cosi che le certezze crollano
    che il valore si perde nella vastità
    e si rimane come se nulla fosse...


    Esistono azioni inspiegabili, comportamenti incoerenti e ricerche impossibili.
    Esiste la fede e quello che ne consegue.
    Ho assistito con i miei occhi ad eventi cosi straordinariamente buffi da rendere tutto il resto grigio , d'una strana sfumatura, come il cielo dopo il viola.
    Se un giorno dio decidesse di mostrarsi, esso smetterebbe di essere dio e probabilmente si trasformerebbe in un icona, come il re lucertola o che ne so,il padrino...

    Era un paese tranquillissimo, d'una dozzina di famiglie, con i suoi campi e i suoi paesaggi dall'orizzonte libero. Esistevano delle tradizioni. Tradizioni un po strane per un piccolo paese.
    Tutti venivano rasati sin dalla nascita ed ogni giorno, sia uomini che donne venivano truccati di bianco, cosicchè sparissero i lineamenti. Gli uomini e le donne difficilmente si riconoscevano, se non per la voce, o la delicatezza nel muoversi. Era un espediente per creare timore, forse, o forse un mezzo per annullare le differenze, per evitare scomode nano gerarchie.
    L'armonia scorreva limpida a sfiorare le vite di ognuno. Poi un giorno si interruppe, fu l'armonia a tradire se stessa...


    Ho smesso d'esserne certo qualche anno fa, quando ho scoperto cos'era la perfezione, quando, aprendo gli occhi ho intuito che la perfezione è una cosa immobile. Nessuno, nemmeno il creatore ha il diritto o il potere di cambiare gli eventi, se li muovesse, negherebbe il suo operato, o ancor prima il suo modo d'operare...L'immobilità...

    I suoi occhi sembravano due tondi neri, ed era l'abitante più curioso del paese, viveva li da circa sedici anni, ed ancora non sapeva rispondere alle domande più complesse. Quel giorno andò al recinto delle pecore, ne scelse una a caso e iniziò il suo monologo sull'impertinenza degli animali. Dapprima evidenziò l'arroganza nell'andarsene sempre coperti da pelliccie, e poi non contento, sottolineò quanto fosse indelicato macchiare una cosi impensabilmente verde distesa di morbida e delicata erba. La pecora sembrò non dare ascolto ad un discorso, a detta sua, cosi poco ragionevole.
    L'erbivoro si fece scudo affermando che alcune ricchezze vanno mostrate e non nascoste. Si difese lodando la fertilità della propria opera e accennò qualcosa rispetto all'ambiguità degli abitanti del paese. Quando una spiegazione diventò inevitabile, mosse il capo verso la fattoria abbandonata. Ed è li che l'accusatore si diresse...


    Esistono talmente tante coincidenze, che l'intervento di una forza superiore potrebbe definirsi addirittura fuori luogo, perchè ognuna di queste sarebbe forza e debolezza della propria causa.
    Salvare un uomo in equilibrio sul sottile filo della propria esistenza è un bene. Ma se questo stesso uomo, senza alcuna intenzione fosse artefice del dolore o della scomparsa di un altro uomo?
    Se un incidente fortuito facesse che la salvezza di un uomo portasse disgrazia ad un altro...
    Come definire tutta questa ironia? lontano dall'immobilità questo intrico d'eventi...

    Se non l'avesse vista con i propri occhi non ci avrebbe mai creduto...Una interminabile distesa di fili d'oro, tutto attraverso quel taglio nel legno, corde a vederli tutti assieme, con l'origine a forma di un innocenza perduta, con le lacrime come cornici di occhi troppo vuoti per essere cosi reali...
    Ed una presa di coscienza, il motivo di tutto quel piattume... La ragione di un insensata banalità.
    In un luogo dove ogni persona diventa ricca di se, che senso avrebbe la ricchezza, se non la ricerca di equilibri ben descritti?
    Fu cosi che l'accusatore decise di partire, per dimostrare l'origine di una menzogna...


    Ho deciso di non credere, ho scelto solo di avere fede, fiducia, speranza, ho iniziato a sognare... che i sogni non possono tradirti, i sogni sono speranze, sono desiderio privo d'ambizione...e se un sogno finisce, allora ci si sveglia, e la vita continua...

    La rivide quindici anni dopo, in una notte spoglia di sguardi, questa volta povera, senza fili sulla testa, a capo della fattoria non più abbandonata...Lei lo osservò attentamente, guardò i suoi occhi neri e profondi...lo vide sciogliere le bende che coprivano il suo capo. Guardo la chioma di luce toccare per terra...solo allora le tornò tutto in mente...

    Se un sogno finisce non ne esclude un altro...credere nell'impossibile...ecco il senso di ogni sogno...

    Come posseduta da un satanasso lo trafisse, e strappo vià tutta quella copiosità... forse per un capriccio, forse per ripicca...o forse per non vanificare quello sforzo...Lo uccise per dare un valore ad una vita immolata alla salvezza...


    Il dolore è indispensabile, è l'equilibrio di ogni esistenza.
    La fine di un sogno è indispensabile per rinascere.
    Rinascere è il segreto di un esistenza che ha il coraggio di non tramontare.
    Non c'è bisogno di un dio per sfuggire il tramonto.
    Perchè sono i sogni a renderci immortali.
    Loro ad ucciderci, proprio come un creatore contraddittorio...
    Perchè una lunga chioma dorata è la dimostrazione che un dio sognato non ha bisogno di essere perfetto...
    Ultima modifica di fdp82; 13-05-2007 alle 12:12:53

  5. #5
    Ocelot L'avatar di Assurbanipal
    Registrato il
    12-04
    Località
    Outer Heaven
    Messaggi
    4.163
    uhuhu...
    parteciperò.
    anzi, potrei farlo subito.
    fdp82, i nostri racconti, credo si somiglino molto.
    Simon Pietro disse loro: <<Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della vita>>.
    Gesù disse: <<Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Poiché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei Cieli>>.

    Vangelo di Tomaso, loghion 114

  6. #6
    Blues man L'avatar di Naruto
    Registrato il
    09-04
    Messaggi
    4.947
    il racconto l'ho scritto adesso, ma voglio prima analizzarlo razionalmente e a mente fresca, quindi credo proprio lo posterò domani dopo un'attenta rianalisi ed eventuale correzione di "punti deboli".
    Siamo quello che pensiamo. Siamo quello che scriviamo. Siamo quello che suoniamo. -Ignoto-

  7. #7
    con la mia balotta L'avatar di Bandicot1
    Registrato il
    10-02
    Località
    Misano A. (RN)
    Messaggi
    5.368
    Vorrei fare una domanda...il tema concerne anche l'oggetto delle varie fedi, come, per esempio, l'esistenza o meno di inferno e paradiso?
    Non vorrei interpretare male la consegna...


    Il talento non esiste! Esistono soltanto l'ispirazione e l'ambizione, e le mie sono roventi!

  8. #8
    (un po' meno) cattivo L'avatar di L33T
    Registrato il
    10-02
    Località
    Ovunque e in nessun luogo
    Messaggi
    3.908
    Insisto anch'io: si deve scrivere del contenuto della fede, dell'esperienza della fede o vanno bene entrambe le cose?
    Es ist nichts schrecklicher als eine tätige Unwissenheit.

  9. #9
    Da come &#232; posto, credo che si possa scrivere qualunque cosa che possa essere ragionevolmente collegata ad un'aspetto qualsiasi del tema.
    "Il sonno della ragione genera mostri"

  10. #10
    Utente Didier L'avatar di WolfandKing
    Registrato il
    02-07
    Località
    A casa
    Messaggi
    7.718
    Citazione Melchior
    Da come &#232; posto, credo che si possa scrivere qualunque cosa che possa essere ragionevolmente collegata ad un'aspetto qualsiasi del tema.
    Io ho quasi terminato un racconto sulla fede religiosa, speriamo di non essere fuori tema.
    Occhio per occhio, ed il mondo diventa cieco.

  11. #11
    Blues man L'avatar di Naruto
    Registrato il
    09-04
    Messaggi
    4.947
    L’ultima scelta



    Un lungo corridoio, luce di fiaccole, quattro ombre proiettate sulle pareti, una pi&#249; flebile e terribili le altre tre. Una voce tremante risuon&#242; tra i muri rocciosi: “Ehi un momento! Cosa significa tutto questo? Chi siete voi? Io ero m-”, “Taci” lo interruppe profonda una seconda voce. Il corpo della prima, apparentemente quello di un uomo mortale, insanguinato sul volto e sul torace, venne sbattuto in una stanza pi&#249; piccola da una porta di legno, piccola s&#236; ma traboccante di libri, tutti rilegati in volumi di pelle rossa, numerati e disposti in ordine su grandi scaffali di legno. L’uomo ebbe appena il tempo di rialzarsi quando vide entrare nella stanza una delle tre figure ammantate che l’avevano trascinato fin l&#224; da quando aveva ripreso coscienza. Questa prese un libro in alto nella libreria e lo pose su un tavolino nel centro della stanza, poi fissando l’uomo dall’oscurit&#224; del suo cappuccio indic&#242; con la mano destra la sedia dall’altra parte del tavolo. L’uomo allora nonostante fosse ferito, poich&#233; in quel momento temeva lo sguardo gelido seppur invisibile della figura pi&#249; di ogni altra cosa, si alz&#242; non senza lasciarsi scappare un gemito e si sedette sulla sedia indicata. La figura allung&#242; la mano gelida verso il libro rosso e lo apr&#236;, “Leggi” disse e per la seconda volta la sua profonda voce fu accompagnata da un brivido lungo la schiena dell’uomo. Quest’ultimo quindi abbass&#242; gli occhi verso le pagine del libro: bianche. Uno, due, tre secondi e gli parve di intravedere qualcosa, chiare linee di inchiostro andavano danzando a comporre lo scritto scurendosi, linee di calligrafia antica ma ancora ben comprensibile:


    --- REGISTRO RECLUTE ---


    Introduzione

    Fin dalla sua nascita l’uomo crede. Crede in dei, spiriti, esseri ultrasensibili et entit&#224; mistiche. Questo non &#232; sintomo dell’intrinseca et genetica pazzia dell’uomo congenita alla sua creazione, affatto. Bens&#236; &#232; frutto di un preciso et organizzato lavoro di agenti incaricati assolutamente infallibili perch&#233; adeguatamente addestrati. Ma prima di arrivare a ci&#242;, &#232; necessario innanzitutto prendere in considerazione alcune note di vitale importanza. L’uomo, come sovrascritto, crede in cose della cui esistenza non &#232; certo, et &#232; importantissimo che la situazione rimanga tale affinch&#233; tutto continui ad essere in perfetto equilibrio. Dopo la sua creazione infatti, il comportamento deviato et innato dell’uomo, il cosiddetto peccato originale, lo avrebbe portato ad un’acquisizione di sapere all’interno dell’universo (vedi Volumen III) del tutto sproporzionata e inagibile da lui stesso in quanto di genere mortale, facendo sprofondare l’ago della Bilancia dell’Ordine nel Caos Onnipresente (vedi Volumen VII). Considerando tale pericolo, per mantenere l’ago della Bilancia in equilibrio et consentire a tutte le creature naturali et sovrannaturali la vita, &#232; stato deciso non potendo in alcun modo annullare et ripetere la creazione dell’uomo comunque necessario a bilanciare l’esistenza divina, di porgli un limite. L’uomo deve conoscere tale limite ma non come o perch&#233; gli viene imposto. Non potendo agire esplicitamente quindi ci &#232; dato di creare agenti che agiscano nell’ombra affinch&#233; l’uomo tema e continui a temere tale limite, perch&#233; non v’&#232; strumento migliore della paura per tenere l’uomo lontano da qualcosa, cos&#236; com’&#232; il fuoco per gli altri animali. Tuttavia per alimentare tale paura &#232; necessario qualcos’altro et anche in questo tale sentimento si rivela simile al fuoco, vedremo infatti pi&#249; avanti che ogni sentimento rispecchia una delle forze della natura (l’odio et il fulmine isterici che abbagliano et bruciano, il dolore et l’acqua che tutto sommergono et nei quali talvolta si affoga, l’amore et //in quel punto una sbavatura rendeva il testo illeggibile// et cetera, vedi Volumen X). Quel qualcosa necessario all’esistenza della paura umana dell’ultrasensibile, che da ora sar&#224; chiamata Misticismo, &#232; chiamata Fede. Fede e Misticismo necessitano l’una dell’altro per sopravvivere nella mente umana come ad esempio Luce e Ombra: senza l’una l’uomo non riuscirebbe a concepire l’altra. Et ugualmente senza l’accettazione incondizionata delle essenze di cui non si &#232; certi da parte dell’uomo risulterebbe impossibile insinuargli la paura delle stesse. Gli agenti sovracitati quindi, una volta completato l’addestramento, avranno il compito di essere la causa di tutti i fenomeni terreni umanamente inspiegabili, di quelli positivi per aumentare il livello di fede (vedi “Miracoli”, Volumen XII) et di quelli negativi per aumentare quello del misticismo (vedi “Misteri”, Volumen XIII). Tali livelli, presta bene attenzione, dovranno sempre essere in equilibrio senza che l'uno superi mai l'altro. Infine coloro che fino ad ora sono stati chiamati "agenti" , dal momento in cui agiranno saranno detti Angeli. Se stai leggendo questo testo allora ti trovi in uno stadio di morte intermedia, successivo a quello della morte fisica (di cui probabilmente conservi ancora le ferite) e precedente quello della morte spirituale. Sei stato sorteggiato per poter diventare un Semiangelo, pochissimi hanno questa possibilit&#224; e coloro che accettano vengano premiati con una parziale rimozione della loro componente umana, istruiti su conoscenze altrimenti inaccessibili et assegnati ad un Angelo per lavorarvi in coppia fino a che sar&#224; di gradimento divino. Al contrario colui che rifiuta non solo dimenticher&#224; tutto ci&#242; che ha provato nello stadio di morte intermedia in cui ti trovi ora ma proceder&#224; a quello successivo et sar&#224; gettato nell’inferno con pene dieci volte peggiori rispetto a quelle di tutti i peccatori.


    Firma di seguito per esprimere il tuo assenso, chiudi il libro per negarlo.


    Seguiva una lunghissima serie di nomi lungo le pagine che costituivano il libro, in fondo, poco prima della fine rimaneva un po’ di spazio pronto ad essere riempito da un nuovo nome, intanto penna ed inchiostro erano comparsi sul tavolino. L’uomo sconvolto dalla lettura tremava al solo pensiero di parlare ma trov&#242; comunque il coraggio di rivolgersi alla figura nera e dire: “Ho bisogno di un momento” per poi sentire per la terza volta quella terribile voce dire: “Concesso”. Contemporaneamente, all’esterno della stanza, le altre due figure, una vestita di nero come quella all’interno e l’altra pi&#249; piccola di grigio, parlavano sottovoce tra di loro senza esser sentite: “Accetter&#224;, in fondo non ha mai rifiutato nessuno” diceva quella grigia, la nera le rispondeva: “Oh ma uno una volta ha rifiutato, il primo che scegliemmo, fu perch&#233; lesse il significato dell’amore, da quel momento l’abbiamo reso illeggibile e nessuno ha pi&#249; rifiutato”. La figura grigia avrebbe voluto arrabbiarsi come per un torto subito ma la sua anima originaria era ormai troppo consumata per farlo. Fu allora che l’uomo all’interno si mosse di nuovo: prese un lato del libro rosso con la mano destra, lo avvicin&#242; all’altro e lo sollev&#242; in aria, per poi rivolgersi alle tre figure stupite dal suo gesto e non pi&#249; sicure della sua prossima scelta: “Che c’&#232;? Sono mancino…e ho deciso di diventare Semiangelo” disse, mentre riapriva il libro reggendolo con la destra e scrivendovi il suo nome con la penna impugnata dalla sinistra. Fatto ci&#242; chiuse il libro e lo lasci&#242; cadere sul tavolo, poteva sentire il sorriso della figura nera sola davanti a lui. Un mantello apparso dal nulla gli avvolse la schiena e il resto del corpo non lasciando uscire nemmeno un lineamento del suo viso, tale manto era grigio. Volto e nome…ormai non li aveva pi&#249;, pian piano anche la memoria della sua vita passata sarebbe svanita, aveva un altro ruolo da interpretare ora, un compito divino cui adempiere. La sua voce era cambiata, i suoi occhi ghiacciati. Un addestramento lo aspettava ma gi&#224; il suo corpo non tremava pi&#249; al risuonar di quella voce che ora familiare gli parlava dicendo: “Salve, sono il tuo Angelo, vogliamo andare?”


    FINE
    Ultima modifica di Naruto; 10-05-2007 alle 16:49:32
    Siamo quello che pensiamo. Siamo quello che scriviamo. Siamo quello che suoniamo. -Ignoto-

  12. #12
    Utente Didier L'avatar di WolfandKing
    Registrato il
    02-07
    Località
    A casa
    Messaggi
    7.718

    Conversione

    Premessa: questo è un racconto di fantasia.


    8 e 30 del mattino, suona la sveglia. Tendendo il braccio destro verso destra, cerco a tastoni la sveglia rotonda. La trovo, la spengo, me ne frego. O, per meglio dire, vorrei: oggi è giorno di riposo, ma devo fare un sacco di commissioni. Mi alzo, mi lavo, mi preparo, mangio qualche fetta biscottata e bevo un’abbondante tazza di te, dopo di chè esco. La città intorno a me è già piena di vita: come sempre. Mentre cammino percorrendo la stessa strada di tutti giorni per andare al lavoro, anche se oggi non devo, mi ritrovo davanti alla chiesa. Già, alla chiesa. Quella in cui, da bambino, andavo ogni domenica, e non solo, a pregare il Signore con tanti amici, dei quali ho perso le tracce, e di alcuni quasi il ricordo. Mi viene nostalgia però, a ripensare a quei bei momenti trascorsi all’interno di quell’edificio con i miei amici, divertendoci insieme, sullo sfondo di una generale contemplazione di una divinità che ora non riesco più a identificare. Entro nella Chiesa e cerco il parroco: devo confessarmi. Non ho una motivazione valida: di certo non per confessare i miei peccati. Probabilmente per dare una risposta, per trovare una risposta alle domande che mi attanagliano ormai da diverse notti, notti estive fantastiche, anche se un po’ troppo calde. Trovo finalmente il parroco: un settantenne, credo, dal volto simpatico e solare. L’età è stata clemente con il suo corpo.
    <<Salve, Don Fabio, si ricorda di me?>>
    <<Mmmm…Francesco, quanto tempo? Qual buon vento ti porta in questa umile dimora del Signore?>>
    Menomale, mi aveva riconosciuto subito. Gli chiesi gentilmente se potevo confessarmi. Don Fabio accettò volentieri, ma dovetti aspettare qualche minuto poiché doveva sistemare un paio di cose.
    Andammo nel confessionale: sobrio, ma appena vi entrai provai un brivido che mi percosse lungo tutta la schiena. Chissà come mai. Prima di partire, ci facemmo il segno della croce.
    “Dimmi tutto, Francesco”
    “Fabio, sa, da notti un dubbio mi attanaglia da ormai diverse notti. Non riesco più a credere nel Signore: lo scorrere del tempo e l’acquisizione di nuove conoscenze, hanno fatto sì che la mia idea cambiasse. Sono venuto da lei per cercare di capire come mai e perché credete: ripensando a quando ero un ragazzino, non riesco a trovare una ragione”
    Il parroco sorrise.
    “Figliolo, è necessario che tu entri in possesso della fede: solo grazie ad essa tutto ti sarà chiaro.”
    Quella risposta non mi soddisfava. Controbattei con il mio pensiero, anche se con un tono un poco perfido.
    “Credo che la fede sia solo una semplice maschera, con la quale diventa lecito credere in qualcosa di MAI dimostrato: anch’io potrei credere nel manichino vicino a casa mia, se avessi la fede tale da impormi nella mente il pensiero che, prima o poi, mi condurrà alla salvezza.”
    “Ragazzo mio, il tuo è un ragionamento del tutto illogico: Dio ha mandato a noi Gesù, il Salvatore, fautore di numerosi miracoli. Ti consiglierei di leggere i vangeli.”
    Ero allibito. Dentro di me una curiosità latente stava prendendo piede.
    “Un altro dei punti che non capisco. Lei parla di ragionamento illogico, ed ha ragione: ma il suo? Chi ci dice dell’esistenza del Signore, migliaia di anni fa? Io stesso ci credo,e ne sono fermamente convinto. Inoltre ha appena detto che dovrei leggere i vangeli: se non mi sbaglio furono selezionati a tavolino tanti anni fa: infatti, esistono diversi vangeli, ma quelli in cui si crede sono i famosi vangeli di Matteo, Marco, Giovanni e Luca.”
    Sorrisi, forse sadicamente. Come avrebbe controbattuto?
    “La tua barriera mentale è notevole. Ti rifiuti anche solo di pensare nell’esistenza di un Dio, un’entità superiore: fino a chè non riuscirai a realizzare questa idea, non potrò mai convincerti. Prendi i miracoli, ad esempio, i miracoli recenti: come li spieghi?”
    “Furbacchioni, gente che si diverte con immagini religiose creando un generale scompiglio nella zona del presunto miracolo, e non solo.”
    Il parroco sorrise nuovamente: il suo tono era pacato, anche se cominciava ad essere infastidito.
    “La tua barriera mentale è appena stata confermata. Non ho altro da dirti”
    Vabbè, avevo vinto. Ci facemmo il segno della croce e me ne andai, salutando Don Fabio.
    Dal cortile della parrocchia, posto sul retro, nel frattempo, si sentivano molte voci. Dato che, comunque sia, non avevo niente da fare, mi diressi là.
    C’era un disabile. Non riusciva a camminare da tempo, ed era costretto su una carrozzella, comme seppi più tardi. Intorno si stava svolgendo una pseudofesta, con palloncini, decorazioni, coriandoli.
    “Auguri, Mario!” esclamò una signora…sarà stata sulla settantina. Tutto intorno c’era festa, ma vedevo negli occhi di Mario una velata malinconia, probabilmente tristezza. Mi avvicinai. Un calore improvviso mi pervase. Ero pieno di calore, ma che non accaldava: una sensazione bellissima. Protesi in avanti la mano. Mario mi guardò perplesso. Con un gesto di fiducia, mi strinse la mano. Tirai, e sollevai, a fatica, Mario. Gesto di pura pazzia, un gesto stupido, un gesto idiota. Non sapendo invece che Mario cominciò a sostenersi sulle sue gambe, e, lentamente, tornare a camminare. Non vi racconto l’incredulità dei presenti, un vortice denso di emozioni gioiose e festose.
    “Cosa avevo fatto? Come, perché?”
    Me ne resi conto. Andai incontro a Mario, le lacrime agli occhi. Non ero stato solo io a salvare lui: era stato soprattutto lui a salvare me.

    Spesso un piccolo gesto cambia la vita, e non è necessario
    dare sempre una spiegazione logica e scientifica di ciò che ci è attorno.
    Ci sono cose, fatti, entità, che saranno sempre al di fuori della nostra portata.
    Chissà, magari un giorno tutte le domande avranno
    delle risposte. Ma non importa. Io ho vissuto la mia vita
    con la certezza che esiste qualcosa sopra a noi, qualcosa. Qualcuno.
    Occhio per occhio, ed il mondo diventa cieco.

  13. #13
    Figli del paradosso

    Si accendono le luci. Il palcoscenico è illuminato solo ai lati, il centro è in penombra.

    [Lugalbanda*1 è colto dalle luci al centro del palcoscenico]

    Lugalbanda (arringando una folla invisibile): ...e sono io a dirlo! Nemmeno da generale ho combattuto, e sono io a dirlo. Limbo ontologico, lo chiamate voi filosofi obsoleti, ma l’opinione di un pensatore che si trova qui ha ben poca forza!
    Folla:(rumori di approvazione)

    [Dalla folla avanza un personaggio con un elmo dotato di corna]

    Lugalbanda (visibilmente irritato): Sei già qui? Tu non sei nemmeno più una figura storica, Utu*2, cosa vuoi insegnarci, oggi?
    Utu (ignorandolo): ...così questo è stato il nostro errore. Non avevamo capito, ecco. Come avremmo potuto sapere che sarebbero stati disposti a seguirci senza averne motivo, anzi, perché non ne avevano motivo? E certo non abbiamo capito molto di più, da allora... come dimostra tutto questo.

    [Utu si allontana lentamente]

    Le luci si abbassano fino a spegnersi, non si distingue niente; risalgono, poi, tutta la scena, vuota, è pervasa da una luce soffusa.

    [Dialogo tra voci fuori campo]

    Prima voce: Perché il mondo è plastica, capisci? La sua superficie, liscia! Ma di durezza diversa da quella dei metalli. Il mondo è plastica, questo spiega tutto.
    Seconda voce: No. Il mondo è un setaccio; gli eventi il vomito amaro di una divinità ctonia avvelenata... noi... noi siamo i nodi sciolti, i fili sostituiti.
    Terza voce: (la terza voce tace, ma è presente dietro le quinte)
    Quarta voce: E il nostro mondo? Anzi, il mio. Voi... voi non vi conosco. Personaggio personaggio dimenticato due volte; di me che resta?
    Prima voce: Resta il guscio.
    Seconda voce: Resta il segno.
    Terza voce (in silenzio): Non resta niente.

    L’illuminazione diventa intensa.

    [Entra un uomo, è un manifesto]

    Uomo: Cimiteri metafisici! Discariche intellettuali! Allegorie decrepite! La soffitta della civiltà! Visita anche tu...

    [Entra un uomo, strappa il manifesto]

    Uomo*3: La peste... non esiste!
    Uomo (non è più lo stesso): Tuttavia ne sei morto. La realtà non ascolta più; l’avrà mai fatto?
    Uomo (ancora un altro, anzi, molti): No, mai; quando non ascoltavo, però, era facile credere che lo facesse.

    [L’uomo si allontana]

    La luce copre completamente la scena, non si distingue niente.

    [Qualcosa entra]

    Entità: Illusione o illusi?
    Altra entità: Natura.

    *1-Padre di Gilgamesh, secondo la lista dei re sumeri (non interamente affidabile)
    *2-Nome sumero della dività mesopotamica del Sole e dell’implementazione della legge
    *3-Sapete chi era costui, vero?
    Ultima modifica di Melchior; 28-05-2007 alle 14:50:07
    "Il sonno della ragione genera mostri"

  14. #14
    Mvesim
    Ospite
    Citazione L33T
    Insisto anch'io: si deve scrivere del contenuto della fede, dell'esperienza della fede o vanno bene entrambe le cose?
    Vanno bene entrambe le cose (come ha ben specificato Melchior).
    Teoricamente l'argomento &#232; anche pi&#249; ampio di cosi in quanto per "fede" si pu&#242; intedere anche qualcosa a cui si crede disperatamente come gli UFO o similia... l'argomento serve quindi, pi&#249; che altro, a fare in modo che i racconti non raccontino di tutto e di pi&#249; ma si restringano cmq in una qualche categoria e dia a tutti un possibile spunto di partenza.

    Ultima modifica di Mvesim; 11-05-2007 alle 18:16:20

  15. #15
    Ocelot L'avatar di Assurbanipal
    Registrato il
    12-04
    Località
    Outer Heaven
    Messaggi
    4.163
    Come per il contest precedente, ho avuto la fortuna di avere un racconto inerente gi&#224; pronto da postare. buona lettura.

    L'UOMO


    Era piccola. Si divertiva, con poco, come tutti i bambini.
    Non giocava con le bambole come le sue amiche. Preferiva correre via per i prati con i maschietti.
    Scese i gradini dell’uscio velocemente, inciampando, rischiando di cadere, continu&#242; a correre, incessantemente, e la madre, alle sue spalle, nel vano tentativo di raggiungerla e fermarla le gridava dietro il suo nome. Non le interessava, il suo nome. Voleva solo correre, quel giorno pi&#249; di altri. Una corsa formidabile, portentosa, velocissima. Sapeva che c’erano gli amici ad attenderla. Si infil&#242; in uno di quei vicoli stretti, puzzolenti, del quartiere accanto alla sua casa. Scritte e gomme da masticare imbrattavano grigie pareti umide. Un barbone la guarda via correre, piccola e carnosa, chiss&#224; quali pensieri. Il barbone prese a piangere non appena la bambina volt&#242; l’angolo. Gli ricordava la sua vita, la sua infanzia, e ci&#242; che ormai non potr&#224; pi&#249; avere.
    La madre a casa era furibonda. Pensava alla sua bambina gi&#224; lontano, senza pensare a quando lo sar&#224; davvero. Il marito gi&#224; stanco di esserlo indossa la sua maschera e rincuora la madre addolorata.
    Ma non &#232; dolore, &#232; timore, e questo, il marito non lo capisce. C’&#232; poca luce in casa, le tende del soggiorno sono molto spesse. Il freddo abbraccio di un duo di cantanti stonati &#232; siluette appena accennata al calar del sole.
    Ma lei correva. Correva, corre, correva ancora, a perdifiato, senza mai fermarsi. Ma lei sapeva dove andare. Per la strada un cane inseguiva una bicicletta. Il divenire eterno tentato dalle fauci del moloch che mai troveranno affondo. Un divenire ciclico, ripetitivo, scaltro e ingannevole, solo la bestia lo pu&#242; fermare. Il mendicante arabo, foriero di terrore occidentale, nascondeva una bomba d’amore e cuscus per i propri fratelli sotto il cappotto. Ma questo la bambina lo sapeva.
    Non il padre. Il padre dal colletto azzurro passava davanti la chiesa e lanciava una santa moneta ad un ricco poveraccio che faceva la carit&#224;. Il padre dal colletto azzurro era alto, bello, intelligente. Il padre dal colletto azzurro mentiva di professione, viveva di menzogna, era felice. Ma guardava il ricco poveraccio con sguardo di superiorit&#224;, che vuol dire “io sono ricco, tu sei povero, io sono bravo, tu no, io ho il colletto azzuro, tu la sciarpa sporca”. E mentre pensava questo la sciarpa sporca lo avvolse, lo stritol&#242;, lo uccise. Il suo cadavere a terra, spillava sangue e acqua. Il mendicante arabo si avvicin&#242;, tir&#242; fuori dalla tasca un mazzo di fiori azzurri e lo guard&#242; negli occhi. La sciarpa sporca si insinu&#242; tra i due, li strinse a se nacque: l’uomo.
    La bambina non vide nulla, ma tutto cap&#236;, e smise di correre. Davanti la chiesa c’era l’uomo. Era piccolo, povero, ricco, grande, bello e brutto. La bambina lo guardava dal basso verso l’alto e poi dall’alto verso il basso. Quell’uomo aveva una maschera. La maschera del marito, la maschera della verit&#224;. L’uomo si avvicin&#242; alla bambina; era bella, piccola e carnosa. La bambina disse: “chi sei?”.
    L’uomo non disse nulla, ma la maschera tuon&#242;: “io sono l’ UOMO”.
    A quelle parole la bambina ebbe paura. Ebbe voglia di correre, di andare dai suoi amici, ma non poteva. Forse non voleva. Sentiva qualcosa in seno, qualcosa di nuovo, di inaspettato. L’uomo cominci&#242; a vestirsi di abiti di chiesa. Cominci&#242; a pregare un dio che avrebbe salvato lui e il mondo intero. Cominci&#242; a chiamare il mondo dio, a chiamare la chiesa dio e la bambina peccato. La bambina chiese allora: “chi &#232; dio?”
    L’uomo la prese per mano, e la condusse in chiesa. L’uomo aveva ora una maschera rossa e bianca e un lungo abito nero. L’uomo in nero spieg&#242; alla bambina di dio che crea e di uomo che distrugge di cose buone e di peccati, di mondi e persone.
    La bambina capiva, ma sembrava non ascoltare. L’uomo allora si stanc&#242;, lasci&#242; la mano della piccola e cominci&#242; ad andare verso l’altare. Dall’altare un prete dal colletto bianco predicava pace, amore e fratellanza, parlava di un uomo morto in croce per aver detto cose che a lui parvero giuste. La bambina si commosse quando l’uomo si lev&#242; la maschera, per asciugarsi le lacrime. Il vestito nero scomparve, la maschera anche, come risucchiate nel crocifisso, la terra si squarci&#242; e il prete fu travolto dal peso della sua croce. L’uomo sal&#236; al cielo, e dalle sue mani il fuoco. Ora poteva tutto.
    La bambina aveva paura, mai aveva sentito tanto, mai aveva provato cose tanto forti. Il suo cuore correva.
    L’uomo guard&#242; la bambina e disse: “piccola, ho capito, ho trovato! Ho distrutto tutte le mie illusioni, le mie paure, ho trovato il potere di creare”.
    L’uomo poteva ora creare la vita, la morte, la materia e lo spirito. La bambina cercava invano di salvare il prete dal peso dei suoi peccati di sudore e sangue, ma un medico arriv&#242;. Era bello, intelligente e parlava un linguaggio strano, che lei non capiva. Il prete neppure capiva cosa diceva il medico e cominci&#242; a pregare. Ma il medico non capiva cosa stesse facendo il prete con le mani giunte ed in mano uno strano strumento. Il medico s’allontan&#242; spaventato, il prete mor&#236; spaventato. Ma l’uomo osservava. La sciarpa sporca stritol&#242; il medico, il prete si alz&#242; e pos&#242; sui di lui un rosario di grani azzurri, mentre ancora grondava sangue ed acqua. La bambina era terrorizzata.
    L’uomo si chin&#242;, spalanc&#242; il ventre e mangi&#242; il medico.
    L’uomo allora cominci&#242; a parlare una lingua strana e difficile, fatta di parole lunghe e composte, di sillabe infinte e di numeri e calcoli incomprensibili. La bambina lo guardava stupefatta e impaurita, e con voce tremante chiese: “UOMO, cosa dici?”
    L’uomo prese allora la bambina per mano e la condusse in un macello, dove carni straziate venivano lavorate e mangiate. Poi la fece entrare nelle profondit&#224; della terra, per capire come fosse. Poi la port&#242; negli abissi del mare, per capire come fossero. Poi la port&#242; nello spazio siderale per capire di che colore sono veramente le stelle. Ma la bambina non capiva, non riusciva a capire; sentiva solo quella cosa dentro, sempre pi&#249; grande, sempre pi&#249; difficile.
    L’uomo si ferm&#242; in un centro commerciale e compr&#242; abiti nuovi. E una nuova maschera. Come quella del marito, ma pi&#249; grande e pi&#249; scura. Ora indossava un lunghissimo abito chiaro e guanti alle mani.
    La bambina si spavent&#242; e cerc&#242; di scappare. Aveva visto animali morti e mangiati, bestie uccidersi fra loro, piccoli insetti condannare a morte milioni di persone e aveva scoperto che le stelle non hanno colore e non sanno di nulla, bruciano e fanno male. Aveva scoperto la natura cattiva e violenta. Aveva scoperto che anche lei era cos&#236;. E anche l’uomo. Ma l’uomo era ormai altissimo, enorme e potente.
    La madre in prigione non sapeva che fare. Il marito era nel suo letto con un'altra maschera nera che lei non voleva conoscere. La notte era ormai calata e non tornava la sua cara bambina. Allora usc&#236; di casa, corse, corse, corse ancora, veloce e sempre pi&#249;. Incontr&#242; il barbone, il mendicante, il padre, il prete, il medico e percorse terra, cielo, mare, chiesa, stelle per la sua bambina.
    Tutti le dissero bene quel che doveva fare, ma lei non ascolt&#242; quelle parole. Voleva ascoltare solo quelle di sua figlia.
    L’uomo intanto era con la bambina tra le mani, cercando di capire come funzionassero le sue gambe per correre cos&#236; tanto, e come mai fossero tanto rosse le sue gote. L’uomo disse allora: “piccola, io ho il fuoco, la fede, dio in cielo e dio in terra, posso creare, distruggere, volare, nuotare, credere, vivere e morire. Ma perch&#233; quando guardo te piccola e grandissima, sento qualcosa che non posso spiegare con le mie parole e con i miei numeri”?
    La bambina rispose: “io non sono nessuna, non posso fare nulla di quello dici, non capisco le tue parole e le tue azioni, ma sento anch’io qualcosa che non riesco a capire, quando vedo te”.
    La maschera dell’uomo cominci&#242; a sgretolarsi. Dal suo ventre vennero fuori il medico, il padre, il prete, il mendicante. Ed arriv&#242; allora la madre. Grid&#242; il nome della bambina, forte.
    L’uomo si volt&#242; e lasci&#242; andare la bambina. La bambina corse tra le braccia della madre e si abbracciarono di un abbraccio vero e sincero.
    L’uomo cap&#236;. La sua maschera si sgretol&#242; e i vestiti si lacerarono; divenne sempre pi&#249; piccolo, sempre pi&#249; debole, sempre pi&#249; bambino. Vomit&#242; il rosario e sulla sua fronte apparve il crocifisso.
    L’uomo guard&#242; il medico, il padre, il mendicante, il marito e li perdon&#242;. Li perdon&#242; di essere stati la sua rovina, di aver insegnato lui la scienza, la religione, l’odio e l’indifferenza e li perdon&#242;.
    Loro chiesero scusa e scomparvero per sempre.
    L’uomo si era perdonato.
    Simon Pietro disse loro: <<Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della vita>>.
    Gesù disse: <<Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Poiché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei Cieli>>.

    Vangelo di Tomaso, loghion 114

Pag 1 di 4 1234 UltimoUltimo

Regole di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •