Ma cosa c’è da indagare? Perché un pezzo di aereo dalla storia apparentemente “banale”
finisce per far intervenire addirittura Palazzo Chigi? Perché è addirittura il Ministero dei
Trasporti a “scomodarsi” per raccontare la presunta storia di questo relitto? La risposta è
ovvia: non solo per l’esistenza di un collegamento “geografico” con la strage di Ustica (non
molto lontana), ma anche e soprattutto per il possibile collegamento (del frammento) con
lo scenario di “guerra aerea” responsabile della caduta del DC-9 Itavia.]
Secondo ricerche d’archivio, confermate anche da qualche quotidiano, il 23 ottobre 1974 è
effettivamente precipitato un caccia Phantom F-4 USA, ma uno solo e non in mare, bensì
in località Colle Sant’Anna, a circa 30 km da Campobasso (vedi “il Mattino” del 24 ottobre
1974, pag. 9). Eppure, il comunicato dell’ambasciata USA omette di citare l’incidente
aereo di Campobasso. Questo vorrebbe dire che il giorno 23 ottobre 1974 sarebbero
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precipitati ben tre caccia Phantom F-4, il che, certamente, non sarebbe passato
“inosservato” ai mass-media, quanto meno per la sua singolarità.
Quest’ultimo episodio è interessante non solo per il suo possibile collegamento con la
strage di Ustica, ma - anche se così non fosse - per il fatto, altrettanto interessante, di
essere accaduto in un periodo in cui furono registrati numerosi avvistamenti di UFOs in
Sardegna, uno in Campania, alcuni in Piemonte e nella vicina Francia, ecc.[19] Si è
trattato solo di una “coincidenza”, oppure esiste un nesso di qualche genere tra la caduta
dei tre caccia Phantom F-4 USA (che un successivo comunicato ufficiale americano
stabilirà essere solo due) e i numerosi avvistamenti di UFOs registrati in quel periodo
nell’area del Triangolo del Tirreno?
Il cover-up imposto sulla “caduta” dei due caccia al largo di Gaeta, motivato (solo ora) con
il fatto che l’incidente in questione era avvenuto nell’ambito di un’esercitazione militare topsecret,
non corrisponde al comportamento tenuto in occasioni analoghe, nel caso di
incidenti aerei nello stesso scacchiere e nell’ambito di manovre militari, per le quali, difatti,
è stata sempre diffusa una nota informativa relativa all’episodio.
Oltre ciò, restano aperti altri interrogativi e cioè:
a) Ammesso che uno dei due caccia Phantom F-4, in seguito a sopravvenuti problemi
tecnici, non potendo raggiungere l’aeroporto di Napoli, fosse stato costretto ad un
atterraggio d’emergenza nei pressi di Colle Sant’Anna, perché il pilota del secondo caccia
che “scortava” quello in difficoltà, nonostante fosse a corto di carburante, sarebbe tornato
indietro “alla ricerca della Saratoga”, invece di proseguire verso il più vicino aeroporto
quale quello di Roma Ciampino o Napoli Capodichino (quest’ultimo, peraltro, distante solo
80 km circa da Campobasso)?
b) Per quanto riguarda, poi, il fatto che il caccia precipitato in mare sia restato senza
carburante in seguito al mancato appuntamento con l’aereo cisterna nel cielo di Gaeta, c’è
da dire che nelle esercitazioni e missioni di routine, il rifornimento in volo avviene quando il
serbatoio dell’aereo è pieno ancora per un terzo. Ciò assicura all’aereo, nel caso il
rifornimento non avvenga per qualche ragione (come in questa circostanza), un’autonomia
di volo sufficiente a raggiungere un aeroporto alternativo. In questo caso ciò non è
avvenuto. Perché?
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c) Dopo che il caccia era precipitato in mare, in una zona dove la profondità è intorno ai
cento metri, perché non procedere al suo recupero, ma lasciare che una macchina del
valore di svariati milioni di dollari si corrodesse in fondo al mare?
Al momento attuale, noi possiamo fornire una possibile risposta solo a quest’ultima
domanda.
Vuoi vedere che proprio per evitare che venisse fatto un collegamento tra le apparizioni
degli UFOs e la caduta di ben due caccia, è stato decretato il cover-up sull’incidente aereo
in questione e che, per evitare domande fin troppo “imbarazzanti” al riguardo, gli organismi
militari statunitensi abbiano rinunciato di proposito al recupero del relitto del Phantom
precipitato al largo di Gaeta?
Peraltro questo non sarebbe l’unico incidente aereo verificatosi nell’area del cosiddetto
Triangolo del mar Tirreno in concomitanza con l’avvistamento di presunti UFOs. Un
secondo caso noto del genere, difatti, è quello di un altro caccia, tipo F-104-S
(appartenente al 9° Stormo Francesco Baracca dislocato presso la base aerea di
Grazzanise, in provincia di Caserta), decollato dalla base alle ore 21:30 di giovedì 10
maggio 1984 insieme ad altri due caccia, questi ultimi rientrati regolarmente alle ore 22:30,
e scomparso alle ore 22:45 di quello stesso giorno nell’area tra Formia, Gaeta e
l’immediato entroterra, al limite tra le province di Latina e di Caserta. L’ultimo messaggio
radio del pilota, il sottotenente Pasquale Pezzullo, era stato “Abbiamo…”, poi non venne
ricevuto più nessun segnale su alcuna frequenza radio, mentre, contemporaneamente, la
traccia del caccia era scomparsa da ogni schermo radar. Scattato l’allarme, altri due aerei
da caccia si levarono in volo di ricognizione senza, però, ottenere alcun risultato; nel
contempo, venivano allertati i Carabinieri e la Protezione Civile. Poco dopo, venivano
raccolte due segnalazioni da Formia.
La prima era relativa ad un pescatore che segnalava un “corpo luminoso” inabissarsi in
mare presso la località di Maranola di Formia mentre la seconda era relativa ad un altro
pescatore che segnalava una fiammata su di una collina della catena dei monti Aurunci,
presso Gaeta. Il giorno seguente, i resti del caccia (impattatosi ed esploso contro uno
sperone roccioso del monte Viola, a circa 700 mt. s.l.m. tra Itri e Formia) e dello sfortunato
pilota vennero ritrovati – effettivamente – nella zona dove era stata segnalata la
“fiammata”. Pertanto, se la seconda segnalazione si riferiva, senza ombra di dubbio, al sito
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dell’esplosione del caccia, quella relativa al “corpo luminoso” inabissatosi in mare, a cosa
si riferiva?
(Fonti: “il Tempo” del 12 maggio 1984, pag. 27;
“il Mattino” del 13 maggio 1984, pag. 17, cronaca regionale)