A retro-inspired brick-breaking game, merging familiar action with a modern-crafted production approach
E questo è il gioco, difatti:
Arkanoid, “ma ora con più divertimento, tanti colori e una colonna sonora da sturbo”. Perché non è vero,
come dice IGN, che “ci sono voluti 23 anni per battere
Arkanoid”, considerato che dopo le prime tre partite era già una mezza palla anche nel 1986, ma nondimeno
Shatter è bello, costa poco e piace alla gente che si diverte con poco.
Il poco è una barra da muovere (opportunamente mascherata da astronave fantaqualcosa), una pallina (o più, a scelta del giocatore) da colpire e blocchini da distruggere. Come
il gioco Taito di cui sopra. La differenza qua sta in quel minimo di profondità regalato dai frammenti: un blocco che si rompe equivale a dei frammenti liberati nello spazio, frammenti risucchiati (tramite l’apposito pulsante che tramuta la barra-astronave in un BeviTuttoMatic) riempiono un indicatore e fanno alzare il moltiplicatore. Quando l’indicatore è pieno come un uovo, si può sfruttare la temibile, leggendaria, achtung achtung!, Tempesta di Schegge. Una pioggia devastante di colpi con cui distruggere tutto. Il gioco finisce davvero tutto qua, o quasi: così come può succhiare, la barra-astronave può anche soffiare, modificando lievemente (ma non inutilmente) il movimento della sfera. Sì, ok, e anche i boss, che spesso sono pure interessanti: ce n’è uno per ognuno dei dieci mondi, costituiti da otto livelli a testa.
Un concetto di gioco ormai essenziale, quindi, ma arricchito quel tanto che basta per non risultare preistorico, velocizzato il giusto per evitare gli attacchi narcolettici e pompato come una discoteca di lusso nel comparto audio-visivo. Visivo: belli i colori, belli gli effetti, bello lo stile in generale, ogni tanto l’esplosione cromatica ti porta via una diottria e quella non la rivedi (ah!) più, ma d’altronde i videogiochi sono per i giovani. Audio: la colonna sonora originale è strepitosa. Una questione elettronica con un sacco di gusto europeo (non Gigi D’Ag, ma piuttosto uno zinzino di vena francese o scandinava). Davvero eclatante, esaltante, ribaltante, si prenota il premio ZAVE (ZAve’s Videogiochi Eccellenza) 2009 IVGA come colonna sonora di pregio massimo.
Piuttosto abile nel creare un clima di gioco e un sistema di punteggio utile a creare dipendenza da Leaderboard e lanciato nella troposfera dal prezzo superpiù (5.99 €),
Shatter è una delle migliori sorprese di quest’anno tra i giochi “download only”. Almeno finora. Anche se magari dopo qualche settimana ti sei dimenticato che esiste. Anche se, come la Wellington (il nome arriva dalla Wellington inglese nel Somerset e il soprannome è “Windy City”, come una certa metropoli sul lago Michigan) dei suoi papà, non dice davvero nulla di nuovo e si limita un po’ a riciclare con classe.
Voto: 8/10