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Lo scorso capitolo terminava con le parole
Riusciranno i Battle Rollers e il Sacro Sciamano ad abbattere il regime di Frigidibido?
Lo saprete nel prossimo capitolo de "THE GODBROTHER: il rospino"
la risposta che avete atteso per quasi un anno, è questa:
no.
Ma ci sono comunque molte altre cose carine che sono successe, nel frattempo.
Per esempio, potrei raccontarvi di quella volta che Frederich Joe Palomar andò in un cimitero e disseppellì una donna. Una vera donna, con le curve tutte al posto giusto. Una bella sorca fredda. Mentre la guardava sbavava e intanto là sotto gli s'indrizzava. Poi Joe si fece quella carogna formosa e mentre ci dava dentro, quella si svegliò. Si svegliò, cazzo, non era morta! Fred l'aveva resuscitata con la sua fava magica? A quel punto il custode del cimitero lo beccò che aveva ancora l'uccello dentro e Fred venne arrestato. Ma la donna, viva, lo guardava mentre veniva portato via. Lo guardava, e non sapeva cosa provare. Era immobile e muta. Lo guardava e lo amava. Fred venne assassinato in carcere da un albino di due metri, e la gnocca di ghiaccio non aprì mai più la bocca per il resto della sua vita.
Ma questo, effettivamente, non c'entra proprio nulla con il secondo capitolo de The Godbrother : Il Rospino.
Potrei raccontarvi di quella volta in cui Frigidibido aveva attuato norme proibizioniste all'interno della Grande Capitale, ma vi stufereste, non c'è né una scopata né un morto.
A pensarci bene, penso che riprenderò la storia da dove l'avevo lasciata. A pensarci bene, è quello che avrei dovuto fare dall'inizio.
Be', c'è poco da dire su come sono andate a finire le cose con lo sciamano e i Battle Rollers. I Battle Rollers erano tutti esaltati per il colpo di stato che avrebbero dovuto compiere a breve. Talmente esaltati entrarono in un bar, ordinarono un caffè e si dissero
"oh, diamine, Pteromordax"
"che CAVOLO c'è, King Kong?
"Sono talmente infervorato che.. oh, credo che esploderò, baby"
"Non dirlo neanche per scherzo, amico"
"Oh sì sì sì, esploderò, baby"
"Ehi, Pteromordax, digli di darci un taglio"
"Ci ho provato, Ferociraptors, ma questo NON LA FINISCE"
"Ptero, ti dico che sono talmente eccitato che esplodo! Uh, baby! Esplodo! Oh sì sì sì!"
"Cazzo King Kong, vuoi darci un taglio, MINCHIA?"
"Ti dico che esplodo,"
..e senza nemmeno aver toccato i caffè, King Kong esplose.
Una brutta fine, indubbiamente. L'ultimo pensiero di Velociraptors fu "Maledizione, questo caffè è stato il peggior acquisto della mia vita.".
Lo sciamano dal canto suo, si ritirò a vita privata. Dicono che passi il tempo accendendo fiammiferi e buttandoli via. Quando trova un fiammifero difettoso s'incazza, fa causa alla ditta che produce quei fiammiferi e così si guadagna da vivere.
Ma dopo l'esplosione nel bar della Grande Capitale, Frigidibido non era stato più lo stesso. Continuava a tenere i suoi comizi una volta la settimana, certo, ma c'era qualcosa di strano. Ora concediamoci una modesta analessi su questi Comizi, o "..." come li chiamava L'Immortale.
Ogni Frigidibiday (giorno della settimana che il Dictator Maximus aveva posto tra la domenica il lunedì ritenendo che il passaggio dalla domenica e il lunedì dovesse essere più graduale per permettere una ripresa dei propri oneri più serena e conseguentemente produttiva), sul Palco nel parco, l'Eccellentissimo teneva un "..." di dodici ore, durante il quale faceva un rapido elenco del suo operato e delle statistiche sul benestare e stronzate simili, a cui però la gente non poteva fare a meno di dare ascolto poiché accanto al Dictator c'era un simpaticissimo barbagianni che attirava l'attenzione di tutti ammiccando e ballando la polka. In realtà aveva solo dei tic ed un parkinson piuttosto critico. Ma riusciva comunque a sollazzare i presenti per mezza giornata, e questo era un motivo piu' che sufficiente per tenerlo agonizzante là sul trespolo ad ogni comizio. E insomma, e settimane e mesi ed anni, alla fine Frigidibido e il barbagianni si erano affezionati. Tanto che L'Immortale un giorno aveva interrotto il proprio silenzio per sentenziare:
Mi sei simpatico, ti chiamerò Gianni. Gianni il Barbagianni.
Veramente, aveva risposto il barbagianni, io mi chiamo Giampiero
e Frigidibido non l'aveva ascoltato e s'era allontanato sussurrando "Gianni il Barbagianni!, Gianni il Barbagianni!, ma come m'è venuto?". A volte era un po' infantile.
Da allora erano diventati amici per la pelle, anzi: per le penne! Ah ah ah, "per le penne!", ma come m'è venuto?
Insomma, erano inseparabili. Più o meno.
Fine dell'analessi o flash-back che dir si voglia.
Be', si diceva, il buon vecchio Frigidibido negli ultimi mesi sembrava diverso. La realtà era che qualcuno lo aveva rapito, e lo aveva sostituito con dei sosia.
E se il sosia per il primo comizio contraffatto non era per niente male,
era anche vero che si faceva pagare una cifra spropositata. Pertanto il rapitore dovette ingaggiare un sosia di minore qualità.
Nessuno se ne accorse. Ma anche il secondo sosia richiedeva troppo. Il rapitore allora decise che, spacciandola per una mossa sovversiva mentre al contrario voleva solo fare un golpe a buon mercato, avrebbe sostituito gradualmente l'immagine del Dictator in modo che nessuno se ne accorgesse. E così la settimana dopo ingaggiò un nuovo e piu' economico sosia.
I sosia erano davvero a buon mercato, e si vedeva. Ma nessuno ci fece caso. La settimana dopo il livello di somiglianza tra sosia e Frigidibido arrivò a livelli a dir poco imbarazzanti.
Ma fu solo la settimana successiva che il rapitore si tradì, proponendo un sosia che di Frigidibidesco aveva ben poco. Forse il segno zodiacale.
Quando quel Frigidibiday il sosia salì sul palco, Gianni si accorse quasi subito dell'inganno. Al che puntò la zampa contro il presunto Dictator e cadde a terra perché con una zampa sola non riusciva a reggersi sul trespolo. Svenne. Quando tornò in sé, il comizio era finito, ma Gianni aveva capito che c'era qualcosa di strano. Entrò nel camerino del falso Frigidibido e lo trattò come fosse l'originale. E mentre faceva il disinvolto, ispezionava il camerino in cerca di indizi. Ravanò un po' ovunque, sotto il letto, nell'armadio, nei cassetti, nel gabinetto.. e proprio qui trovò un foglietto di carta spiegazzato che diceva:
Beppe Romualdo l'Alce Pelosa
Occupazione: Sosia a pagamento
Altre informazioni: La mia specialità è imitare le Rane, nonostante alcuni ritengano che il mio fisico sia un handicap.. ma io dico al diavolo, in barba al loro conformismo iconologico!
Proprio come Gianni aveva pensato: quello non era il vero Frigidibido, e qualcuno l'aveva ingaggiato per fingersi tale. Gianni intascò il bigliettino e avvicinò alla porta del bagno l'orecchio. Sentì l'Alce parlare,
"Sì capo, tutto a posto capo, o.k. capo"
a Gianni s'illuminarono gli occhi
"O.k. capo, giuro che riuscirò nel mio intento, quanto è vero che lavoro per lei, Mister Panda, e giuro che lo farò nel migliore dei modi, quant'è vero che lei abita nella 5th Avenue di Orsopolis. Cristo santo."
Gianni annotò il tutto su un blocchetto, poi uscì dal bagno con fare malizioso e un poco provocante. O forse erano solo i tic. Fatto sta che l'Alce credette che quella strizzatina d'occhio fosse ben più che l'espressione massima dell'usuale cameratismo fallocratico: credette a ragione che Gianni sapesse. Non si può essere delle alci che imitano delle rane senza un minimo di sospettosità, oh no no no. Quando Gianni fu uscito, l'Alce chiamò Panda e gli disse che Gianni sapeva. "Cosa?", chiese Panda. L'Alce spiegò e Panda avvertì subito i suoi picciotti.
Il buon Gianni si accorse che gli stavano alle calcagna, non mi dilungo sul dir come perché è una storia lunga e non ci sono né morti né scopate. Quando Gianni se ne accorse, restò comunque dell'idea di scovare Panda ed ottenere informazioni, ma dovette prendere delle precauzioni.
Si camuffò per passare inosservato all'autonoleggio (ormai avrete capito che non ci vuole molto per ingannare gli abitanti della Grande Capitale..), riuscì nel suo intento. Ora doveva solo scegliere la macchina. Si dovette porre un arduo quesito..
Incapace di scegliere, decise di andare ad Orsopolis a cavallo!
Si trovava ad OrsopoliS, la città degli orsi. Non sarebbe stato difficile scovare il Panda. Tutti lo conoscevano, là. Bastava dire "Panda?" ed ecco che tutti, dai neonati agli ultrapensionati, ti puntavano una pistola contro e BANG! SPARAVANO E POI TI SCOPAVANO LI', SUL POSTO! COME DEGLI ANIMALI!
No, non è vero. Un clima di questo tipo si poteva trovare piuttosto nella cittadina di Lungofallo, non certo là. Non nella pacifica OrsopoliS.
Ma trovare il Panda fu ugualmente facile. Gianni entrò in una cabina telefonica, aprì l'elenco et voilas!, trovò "Panda" al primo tentativo.
C'era il numero di telefono, pensò a come avrebbe potuto arrivare all'indirizzo dal numero. Poi si ricordò del taccuino e si accorse che tutta la sua ricerca era stata fondamentalmente inutile. Sul taccuino aveva infatti annotato l'indirizzo di Panda quando l'Alce l'aveva urlato nella cornetta. Uscì dalla cabina telefonica pensando ma che diavolo ci stavo a fare là dentro e raggiunse la 5th Avenue, che paradossalmente si trovava prima della 4th Avenue e dopo la 6th Avenue. (Gianni si accorse piu' tardi che stava tenendo la cartina al contrario.)
Non che le informazioni sul Panda gli fossero poi state utili più di un tanto, dato che alla fin fine Panda lo conoscevano davvero tutti. Era infatti l'uomo che stava dietro alla catena di Fast Foods "McKeddiavle", il cui slogan recitava "Mangia il tuo futuro!". Era Panda il multimiliardario creatore dei famosissimi Panini Unununctio e dei McMeitnerio. Era panda la faccia di culo sui pacchetti di patatine di gomma che venivano rifilate ad ogni benedetto cliente del McKeddiavle. Ed era Panda l'artefice della congiura alle spalle di Frigidibido. Ma Gianni gliel'avrebbe fatta pagare cara. Forse. O forse sarebbe tornato a casa con una fornitura annuale di McMeitnerio? No, non era il tipo. Non Gianni. Gianni avrebbe optato per le patatine.
Arrivato davanti al portone della magione di Panda, Gianni non si fece scrupoli ed entrò sfondando la porta e gridando
"Sono Giampiero!"
e ammiccando e ballando la polka.
Panda finì di suggere dal suo McMeitnerio e proferì un enigmatico
"Ti aspettavo, Gianni."
[continua nel secondo post]