Disse a quello che masterizza da quindici anni e ultimamente quasi esclusivamente titoli diceless e/o narrativi. Come disse un nobile dalla indubbia prosa raffinata: "Che fai? Vuoi insegnare il culo a cacare?" .
Ciò detto, in un gioco in cui omarotti menano altri omarotti per il 95% del tempo, non è che parlare di gameplay sia una bestemmia. Anzi.
Comunque, ho appena concluso la campagna. Wow. Un villain dopo tanto tempo finalmente meritevole del titolo; un personaggio tridimensionale i cui fini, per quanto resi sinistri dai mezzi sfruttati, sono sensati e giustificabili, pur rimanendo spaventoso e misterioso e insopportabile.
Tutte le ultime ore, comunque, sono un crescendo di significato, con un Durance da brividi e un picco generale di qualità della scrittura notevole. Ribalta la prospettiva su tantissime cose che ti aspettavi dalla trama, giocando tantissimo sui cliché dell'high fantasy.
L'ultima zona, sotto una prospettiva meramente meccanica (di cui non parlerò, ché non vorrei che uscire dalla Trinità "Skill Check, Scelte e Conseguenze" faccia adirare le divinità minori dei cRpg ), è un po' meh e vuotina, ma quei dieci minuti o poco più di dialoghi, per quanto diluiti nella sua ampiezza, da soli la fanno valere tre volte quella di molti altri giochi costati dieci volte di più.
Il riassunto delle tue scelte, in piena tradizione Infinity Engine, è ovviamente delizioso, con quel taglio dolce-amaro che nell'attuale panorama videoludico, risucchiato dalla manichea dicotomia Buono-Cattivo, non si vede nemmeno di striscio.
Insomma, PoE è stata una straordinaria boccata d'aria fresca. Ironico, perché è la stessa aria che respiravamo tre lustri fa e che qualcuno ha deciso fosse viziata.