Conte Olaf
Da parte mia invece le prime impressioni sono proprio pessime e a fregarmi sono state alcune recensioni un po' troppo positive che ho letto nei giorni scorsi. Le tesi però mi parevano convincenti, "l'energia ritrovata", "l'orecchiabilità pimpante", "qualche brano un po' diverso dal sound che ci aspettiamo dai Paramore", eccetera... e invece niente, questi elementi non mi hanno colpito (e in parte non li ho proprio trovati) come hanno fatto con quei recensori.
La traccia che mi ha colpito di più è "Future", grazie alla seconda parte che è praticamente un esercizio di post-rock (niente di eccezionale, però quel frangente mi ha piacevolmente colpito più di tutto il resto dell'album, il che è tutto dire).
Tenendo duro nonostante la perdurante tentazione dello skip (dovuta più che altro alla sensazione di ascoltare b-sides dei loro vecchi album), alcuni brani riservano qualche sorpresa (come la briosa seconda parte di "Ain't it fun", con tanto di coro gospel che irrazionalmente mi ha fatto immaginare la cristianissima Hayley nelle vesti di novella Sister Act, che strano trip) ma niente in grado di farmi fretta nel riascoltarlo.
Resta comunque un album leggero e orecchiabile (pur con qualche picco di energia in grado di ricordarmi un po' i paramore pimpanti di qualche anno fa), un cd da bonaria scampagnata in macchina per tamburellare un po' le dita sul volante senza pensarci troppo e non vuoi mettere la radio perché altrimenti ti becchi i Modà, però per ora lo trovo decisamente meno convincente e ispirato rispetto ai precedenti.
Chissà, magari poi mi piacerà di più riascoltandolo...
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