Brutalmente vero. Però ci sono anche modi per fotterla un poco la cosa. Insomma, fintanto che non si fa un po' pace col cervello e si prende a vivere una situazione più equilibrata. Come veicolare il cazzeggio in cose costruttive e alla fine anche se ci si spende più tempo del voluto, ne esce qualcosa di buono. Ma vabbè poi a fare 'ste ramificazioni del discorso non se ne esce più.
Io invece credo che si possa essere perfettamente infelici senza essere né malati né nerd
A meno che tu con malato intenda includere automaticamente tutti coloro che per qualsiasi motivo diverso dall'essere nerd non riescono a seguire la propria "impostazione biologica" (?) al benessere
Ultima modifica di D@rK-SePHiRoTH-; 29-08-2012 alle 22:47:23
ringrazio l'avidità dei webmaster di tanti siti per avermi spinto a usare *******
ah, boh, di più non so. So che il problema è trattato con la massima serietà in giappone, però, e sono certo che la faccenda tentacoli sia stata presa in considerazione. Personalmente non credo che sia l'hentai (in senso semantico, la porcheria) ad avere avuto un ruolo, quanto la tempesta perfetta scatenatasi dall'incontro fra l'enorme senso estetico giapponese e le aspettative irrealistiche sulla perfezione venute da occidente (non intendo dire che vengono tutte da lì, intendo dire che mi riferisco proprio a quelle di stampo occidentale). La cultura moderna giapponese è interessantissima perchè è rimasta così riconoscibile pur essendo stata contaminata (trasformata) al 100% dall'invasione occidentale.
non so quanti anni tu abbia (e non intendo accennare a nulla in particolare con questo appunto), ma da come ti esprimi mi sembri abbastanza articolato e non scemo. La mia teoria è che ti dai delle giustificazioni ("mi piace" e grazie al cazzo che ti piace, ci mancherebbe ti facesse pure schifo) per continuare a nasconderti il fatto che ti dedichi a cose che in fondo in fondo reputi cretine. Se è così ci sarà un senso di disagio crescente che ti farà dare un taglio alle cazzate quando supererà il disagio che provi verso qualunque cosa ti impedisca di fare una vita normale.
L'assioma è che la melancolia, la tristezza, il disagio e il senso di impotenza/inutilità non sono proprio proprio stati d'animo come gli altri. Infatti sono gli unici stati d'animo legati a doppio filo ad alterazioni biochimiche (e quindi di natura completamente scientifica, e in teoria identificabile e curabile) che chiamiamo comunemente depressioni o simili.
L'essere umano funziona a obbiettivi: ha una intera corteccia associativa dedicata (non esclusivamente) alla gestione degli obbiettivi a lungo termine. Siamo venuti fuori con uno stato d'animo standard di vaga insoddisfazione (che non significa tristezza o tanto meno infelicità) che ci permette di fissare obbiettivi da raggiungere. Una volta raggiunti, la felicità dura poco e si ritorna alla vaga insoddisfazione.
Tutto questo è ovviamente molto semplicistico.
dipende cosa tu intenda per "infelice". Se intendi dire insoddisfatto è un conto. Tutte le altre infelicità sono componenti portanti (ovviamente non esclusive di, ma PORTANTI) di alterazioni eccetera quello che ho detto prima, e allora qualche dubbio sulla loro, per così dire, legittimità potrebbe anche venire.
La ritengo una stronzata sta dipendenza, cosa cambia dal buttarsi fuori a un bar senza fare un cazzo tutta la giornata?
"Il piacere della vittoria si attenua man mano che la lista si allunga, ma la vittoria resta importante. E lo resterebbe anche se essa non causasse più nessun piacere. Per contro la nozione di vittoria si allarga man mano che si avanza». «Agli inizi non si conosce che la vittoria ufficiale; non si vuol conoscere che questa. Più tardi, quando si è in grado di distinguere il merito dal risultato, e quando ci si rende conto che non sempre essi coincidono, si arriva velocemente a preferire il primo al secondo». «È d’altra parte semplice da spiegare: la vittoria che si è meritata senza ottenerla è più autentica di quella che si è ottenuta senza meritarla. È dunque semplicemente logico che accada ad un pilota cosciente di essere contento, e contento di se stesso, un giorno in cui non ha vinto. Si tratta semplicemente di un’altra espressione dello stesso desiderio di vincere" _Jacky Ickx