Ho visto A serious man dei fratelli Coen, e m'è sembrato notevole tant'è che ho deciso di rivederlo a breve.
Cattivi fino al midollo e forse anche irriverenti, sapessi qualcosa di cultura ebraica, Torah e Kabbalah, o quel che serve.
Meraviglioso il "a nessun ebreo è stato fatto del male durante le riprese" (o qualcosa di simile) che figura nei titoli di coda.
Mi sarebbe piaciuto di leggere qualche commento, ma mi sembra che non sia attivata la funzione di ricerca del forum.
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ha un grandioso finale peraltro, ho l'immagine del tornado in lontananza in avatar (su msn) da mesi Più che altro l'ho visto parecchio tempo fa, ricordo che trovai divertentissima una scena con uno dei rabbini (quello giovane, che convince il protagonista sul perchè la vita sia bella, o qualcosa del genere), ma non ricordo perchè risi così tanto. Puoi rammentarmela?
Ultima modifica di Enrico IV; 24-11-2010 alle 20:24:39
da qui partono i commenti http://forum.gamesvillage.it/showthr...dei-Coen/page4
ahahah ecco sì, vero, il parcheggio.
Ho visto Harakiri, di Masaki Kobayashi.
Film lento, imponente, simile a un quadro di Ingres per la sua compostezza e grandiosità. Siamo nel Giappone del diciassettesimo secolo, è scoppiata la pace e i samurai di diverse casate cadute in rovina vivono una vita di povertà e stenti, che niente a che vedere ha con le grandi battaglie a cui erano abituati. Alcuni di loro prendono l'abitudine di andare a bussare alla porta di alcune delle casate rimaste per chiedere di fare harakiri nel loro cortile, o di dargli dei soldi per mandarli via. E il film inizia subito con due episodi di Harakiri, uno che va molto, molto male a causa dell'apparente vigliaccheria del samurai protagonsita, l'altro che invece sembra andare spedito sui sentieri dell'onore. Inizia però una serie di flashback che ci fanno capire che non tutto è come sembra, e che spesso l'onore non solo è niente più che una facciata, ma che possiamo trovarlo dove meno ce l'aspettiamo. Non è un film semplice da seguire, non perchè la storia sia complicata ma perchè il ritmo è davvero lento e compassato. Ci sono dei duelli verso la fine, ma a un occhio abituato ai combattimenti dei film di oggi, girati in maniera dinamica e coreografata come se si fosse in mezzo all'azione, potrebbero sembrare posticci. Mi riferisco in particolare all'1 vs parecchi, visto che l'1 vs 1 gode quantomeno di un'ambientazione bellissima, tutta vento e nuvole. Poco importa dei duelli comunque, quello che qui conta è vedere i nostri personaggi, mai come stavolta granitici e distanti, affrontare cose più grandi di loro, disgrazie che piovono dal cielo senza risparmiare nessuno. Le eccezioni a questa glacialità sono poche: verso metà film entra in scena un bambino, e vediamo il samurai più anziano che gli fa le facce stupide e gli canta una ninna nanna, come se fosse il nonno più normale del mondo. E' però solo un attimo, e ben presto la regia torna sui suoi standard, utilizzando primissimi piani del bambino con un'ossessività crudele e volta solo a trasmetterci l'ineluttabilità del destino. Probabilmente a essere orientali il film si apprezza ancora di più. Anche qui abbiamo le nostre figure mitologiche - e i personaggi di Harakiri sono indubbiamente tali - ma riuscire a immergerle nel loro ambiente di appartenenza farebbe cogliere chissà quali altre sfumature. Vedere, alla fine, l'edificio della casata dei samurai con le pareti chiazzate di sangue e il loro idolo a pezzi, a noi fa impressione, ma chissà a un giapponese. Mancava altro a rendere il film ancora più una tragedia nel senso più drammaturgico del genere (grandi personaggi, grandi sciagure)? Massì, mettiamoci anche un bianco e nero asettico, delle interpretazioni, specie da parte del protagonista e del capo della famiglia dei samurai, incredibili e una colonna sonora che in tutto starebbe su un floppy disk (e non in mp3) ma assolutamente perfetta, che pesca a piene mani nella tradizione giapponese e la trasforma in brevissimi e improvvisi interventi laddove la scena è già pregna di tensione. In fondo, a me i film distaccati piacciono davvero tanto, e Kobayashi qui è più che mai in dio freddo e lontano che muove le sue pedine con grande crudeltà. Se anche a voi piace almeno una cosa tra Giappone, samurai e tragedia, vedetelo.
Ho inoltre scoperto che l'harakiri (seppuku) non è come credevo. Non si infilavano la spada per lungo nello stomaco, ma si sventravano prima da sinistra verso destra e poi dall'alto verso il basso. Col tempo però era diventato un rituale solo formale. A volte dopo lo sventramento si concedeva una rapida morte per decapitazione, a volte si decapitava direttamente senza che nemmeno si sventrassero. Ah, i samurai. Harakiri vuol dire "ventre tagliato". Seppuku è il termine più gentile, ecco.
E ho scoperto perchè il duello 1 vs tanti citato sopra sembra un po' strano. L'attore protagonista era terrorizzato perchè tutte le comparse usavano spade e lance vere, in acciaio. Ahaahah, e ci credo allora che piroetta qui e lì con sguardo timoroso1
Ultima modifica di Enrico IV; 25-11-2010 alle 02:01:43
appena terminato di vedere Aliens di James Cameron..
Benvenuti su Pandora, andate e cercate di comprendere i Na'vi...ooops ho sbagliato film, qui siamo sul pianeta LV426..non ancora voglio dire..in effetti la somiglianza di avatar con le scene di preparazione allo sbarco sono incredibili, sembra che l'hangar sia lo stesso...vabbè, torniamo al film.
bastano pochi minuti per capire che cameron ha deciso di cambiare genere, passare dal terrore e dall'incubo "psicologico" alla spettacolarizzazione più assoluta, corredata di esplosioni e parolacce. prima dell'arrivo sul pianeta lv 426 la situazione però era diventata insopportabile per me. marines beceri da tutte le parti, mancavano ice man e maverick indaffarati nel beach volley e stallone con il coltello multiuso per completare il quadretto. non riuscivo a capacitarmene, ma per fortuna la situazione è migliorata con l'arrivo sul pianeta lv426. il film ha proseguito su un buon livello, facendo riassaporare la paura e l'oppressione, la sopravvivenza obbligata. ottima inquadratura nella scena clou del film imho, quando ripley arriva dalla regina. ma poi cameron vuole strafare e il finale mi ha schifato abbastanza.
voto 6 per il buon ritmo del film, che non fa annoiare. ma certe cose non le ho proprio sopportate, altre proprio banali e scontate come la scena finale.
Ultima modifica di Darth Archangel; 25-11-2010 alle 02:37:20
ho visto ieri Harry Potter e i doni della morte - Parte I.
Finalmente un episodio migliore di quello di quella porcata del sesto.
Una cosa è certa, dividere in due parti il film è stata secondo me la soluzione più azzeccata. Certo si può anche dire che è una mera operazione commerciale però ci si rende conto di come alla fine era necessario, ma lo sarebbe stato secondo me anche per i precedenti episodi (forse solo fino al terzo andava bene un solo film).
Il film è decisamente più fedele del sesto seppur mantiene alcuni difetti gravi. Il primo difetto è che molti avvenimenti sono trattati in modo superficiale dando per scontato troppe cose e non spiegando certi passaggi fondamentali. Certo, succede in maniera minore del sesto episodio ma è comunque un difetto che è ancora presente.
Onestamente però c'è anche qualche parte tirata un po' troppo per le lunghe come.Spoiler:
Diciamo che se mi ha soddisfatto è solo perchè mi baso sul sesto episodio ma oggettivamente lo reputo solo discreto.
voto: 6.
«Tu vuoi sapere della Morte. Gli ho lasciato una parola. Questa parola è DICIANNOVE. Se la dici a lui, la sua mente sarà aperta. Ti dirà che cosa c'è oltre. Ti dirà che cosa ha visto. La parola è DICIANNOVE. Sapere ti farà impazzire. Ma presto o tardi chiederai. Non potrai farne a meno. Buona giornata! Walter o'Dim
PS. La parola è DICIANNOVE. Cercherai di dimenticare ma presto o tardi ti uscirà dalla bocca come vomito. DICIANNOVE.»
Grazie mille per il link alla discussione su A serious man. Avrei scommesso che per un film del genere firmato Coen sarebbe finita in bagarre a suon di "voi pseudointellettuali snob" e "se non hai capito nulla non è colpa del film", e non me la volevo perdere per niente al mondo.
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Dal populino, alla borghesia
Romanzo popolare di Mario "il regista che odiarono tutti in cinefourm" Monicelli
-Che tieni? -E cosa tengo...il Milan no!
Ma in Francia arrivò come Feuilleton? Sò terribole. Ci sono tutti gli elementi del romanzone del popolo. Patetismo e sensualismo patetico, intensificazione melodrammatica, la satira sociale, i dialetti, gli stranierismi, i termini sportivi, le metafore, i lavoratori gnurant, la grande città, la passione e il delitto passionale, il vizio. Manca l'elemento denari, ma non importa. Sembra di rivivere la Milano dei Tronconi, Arrighi, De Marchi (il guantificio, Melegnano) eppure siamo 100 anni dopo precisi. L'italiano non cambia mai.
Tognazzi per tutto il film vuole fare il moderno, quello degli anni 70, quello che non se la prende, il nordico democratico, ma quando le cose succedono a lui diventa un medievale, meridionale, furente e retrogrado. Bè a ben ragione anche.
E che attorone accidenti. Il milanese lo fa alla perfezione (è di Cremona), ma il classico milanese. L'operaio di periferia con la parlantina di chi sa tutto. Insieme a lui i giovanissimi Ornella Muti (doppiata e ignuda) e Michele Placido (digeribile) e tante macchiette come Crocitti, Vitali (doppiato) che fanno da sfondo e risalta invece il mitico Pippo Starnazza (millaaaaaaaaaaaannn) doppiato anch'esso un pò da Jannacci un pò da un altro.
I dialoghi, curati da Jannacci e Viola, riescono a creare uno spaccato di quell'italianità anni 70 e le immagini fanno il resto (vedere Milano negli anni passati è semrpe bello). Insomma un monumento alla cultura, un libro di storia. Un ottima commedia.
Il fascino discreto della borghesia di Luis Bunuel
Woh! Che pazziata. L'occhio indiscreto di Bunuel entra nei salotti bene della borghesia tutta apparenza e niente contenuti e la ridicolizza, la dissacra e la uccide letteralmente. Surreale, è un sogno, dentro un sogno, con un sogno e tutto è un altro sogno. E intanto la borghesia vaga in una strada di campagna, senza meta, senza fretta.
Ogni pasto viene interrotto da qualcosa o qualcuno (i militari, la polizia, il clero), come se non servisse loro mangiare (andatelo a dire a Rey ala fine). Discreta questa borghesia che tra un cocktail e l'altro organizza partite di cocaina e si tradisce l'un con l'altro.
Forte dose di umorismo (il rumore che non ci fa sentire nulla delle discussioni importanti)e di genialità (quando si ritrovano davanti a un pubblico di teatro) e un po' autoreferenziale (Bunuel è accreditato come operatore del suono, lui che era sordo e gli scarafaggi che escono dal piano sono la sua firma). Una vera opera d'arte.
Super cast con Audran, Piccoli, Vukotic, Rey
In questi giorni ho infilato una bella 3 x HIT combo di ottimi film.
Il primo è stato L'uomo che non c'era dei Cohen. Sbaglio o non viene nominato spesso quando si parla di loro? Io l'ho trovato divino. Quel bianco e nero che si sposa perfettamente con l'atmosfera della storia, Thornton perfetto per quel personaggio che ho adorato, la vicenda tipica di questi registi in cui i progetti di piccoli uomini vanno a rotoli. Un uomo che cerca di esserci, ma fallisce miseramente.
Poi The Social Network. Mi aspettavo un film non dico pesante, ma perlomeno lentuccio, invece si è rivelata una pellicola dal ritmo molto sostenuto. La sovrapposizione dei piani temporali tiene viva l'attenzione dello spettatore. Il tutto condito da personaggi brillanti e dialoghi mai banali.
E infine Il Marchese del Grillo. Questo l'ho proprio adorato, il marchese è il mio nuovo eroe. Che gran personaggio, in un certo senso rivoluzionario e contro il sistema di cui fa parte, anche se in ogni caso non si impegna mai seriamente, non vuole distruggere, si accontenta semplicemente di ridicolizzarlo e di scherzarci su, mettendo a nudo la corruzione e il marcio dell'arstocrazia. Grande Alberto Sordi.