Ho visto La Sottile Linea Rossa, di Terrence Malick.
Ci sono tanti, tantissimi personaggi. C'è quello coscienzioso che non manda i suoi soldati allo sbaraglio, quello che non sa cosa fare dei suoi uomini, quello che pensa solo alle decorazioni, quello che non prova più niente, quello che prova ancora troppo, quello che pensa alla moglie, quello che... Tanti. Ma alla fine sono solo parti di un unico, grande personaggio, l'uomo, un'anima collettiva che si manifesta in tante facce diverse.
Mai film di guerra fu così anti-romantico, così anti-epico, così anti-tutto. I soldati, sia americani che giapponesi, non sono altro che dei ragazzi terrorizzati che se ne fregano della patria. Del resto, come puoi pensare alla patria mentre ti esplodono attorno le bombe? Come si può pensare a qualcosa mentre muori senza alcun motivo? Simbolica di tutto ciò la scena in cui il soldato attiva per sbaglio una granata e si uccide da solo. Morte inutile, ma lo sono anche tutte le morti provocate dai nemici. Le scene di guerra non sono tante, non aspettatevi un film d'azione. Ci sono tali scene, e sono pure girate benissimo, ma sono poche. Importa ben altro, in questo film. Ci sono molti monologhi off-screen dei personaggi, ognuno con le proprie personali riflessioni e i propri personali demoni, ma anche se non ci fossero state sarebbe stato lo stesso. Probabilmente anche se il film fosse stato muto, sarebbe stato lo stesso. Intendiamoci, tutte le battute sono top-class, ma la regia è talmente potente che sarebbe bastata quella. Malick ci vuole mostrare il contrasto fra una natura meravigliosa e l'uomo, contaminato da chissà quale germe che lo porta a rovinarsi la vita. Forse che la terra starebbe meglio se non ci fosse sopra l'uomo?, si chiede uno dei personaggi. E chissà, chissà. Di certo non dipende da noi. Anche nelle scene più drammatiche la mdp accarezza spesso l'erba alta, indugia sulle foglie, si alza verso le cime degli alberi. Cazzo, è tutto così bello lì attorno. Ci sono solo i soldati che non riescono a godersi la bellezza. Il mucchio di ragazzi stanchi, sporchi, tutti uguali, che si ammazzano fra loro mentre tutto il resto va avanti come niente fosse.
C'è poco altro da dire, in realtà. Un film di guerra in cui la guerra diviene pretesto per riflettere sulla natura umana, e nonostante l'immagine finale, lo fa in maniera davvero pessimista. Non che si possa riflettere in altro modo, se si parla di guerra. Solo, è sorprendente sentirlo detto in maniera così esplicita dagli stessi soldati.
Unico appunto, qualche calo di ritmo, specie nel finale. La parte della ricognizione del fiume messa subito dopo la meravigliosa sequenza del breve congedo stona tantissimo. Sarebbe stato meglio metterla in coda alla battaglia, e poi concentrarsi unicamente su un lungo e triste addio ai poveri personaggi di cui abbiamo seguito le gesta per quasi tre ore.