Ho visto
A Serbian Film, di Srdjan Spasojevic.
Mi infastidisce molto bypassare la lista di film solo perchè un film ha dato "scandalo" e mi incuriosisce, anche perchè spesso tali film si rivelano nient'altro che grandi cazzate. Non è questo il caso, però.
La trama è semplice: una stella del porno ormai in semi-pensionamento, accetta un ultimo grande lavoro, senza però sapere nulla su di esso. Ovviamente si troverà immerso in uno snuff-movie di quelli pesanti.
Il film parte lento. Per la prima mezz'ora non vediamo praticamente niente, e abbiamo il tempo per familiarizzare col protagonista e con la sua famiglia, sua moglie e il suo bambino. Nel frattempo iniziamo anche a capire quelle che sono le intenzioni del regista, ovvero quelle di denunciare i difetti della società Serba. A questo proposito è magnifica una delle ultime scene, la più cruda e terribile, quando il regista dello snuff movie esclama "ecco, la perfetta famiglia Serba".
. Poi si inizia a girare lo snuff movie. E ne vediamo davvero di terribili. Si inizia con cose che disturbano, ma non ti fanno proprio chiudere gli occhi. Sai che c'è qualcosa di malatissimo, ma sei ancora al limite della sopportazione. Una bambina vestita come Alice che seduta su una seggiola guarda una donna umiliata che pratica del sesso orale a un uomo non è il massimo della vita, per intenderci. Poi il tutto precipita. Il regista dello snuff movie dice che lo scopo del suo film non è la pornografia, ma è mostrare la vita, e soprattutto le vittime. Non c'è niente di meglio delle vittime. Ed ecco che parte una delle scene più scoinvolgenti che sia mai capitato di vedere, e che probabilmente abbatte l'ultimo dei tabù possibili. Spoilero non perchè rivela qualcosa sulla trama ma perchè...va...
. Visto questo, penserete di aver visto tutto. E invece nelle scene successive si innesta anche la violenza psicologica. Il finale è pazzesco. La scena già citata nel primo spoiler è già terribile, e come se non bastasse c'è di peggio. Alla fine
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Già. Eppure eppure il film non dà l'impressione di essere girato solo per far parlare di sè, e il regista pare avere davvero qualcosa da dire. Lo squallore, la malattia, l'ossessione, la perversione, sono ritratti in maniera forse eccessiva, ma dannatamente coraggiosa. Lo scopo non è suscitare un ribrezzo fine a se stesso allo spettatore, ma suscitare un ribrezzo ragionato, che faccia riflettere. Tutto questo è aiutato da una regia buona (anche se a volte ci sono delle cadute di stile), da un'ottima prova dell'attore protagonista e da una fotografia efficace nel ritrarre lo squallore degli ambienti. Non lo rivedrei, ma son lieto di averlo visto.