Sulla satira e la risata fascistoide (wall of text di Daniele Luttazzi)
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Discussione: Sulla satira e la risata fascistoide (wall of text di Daniele Luttazzi)

Cambio titolo
  1. #1
    Shub Niggurath
    Ospite

    Sulla satira e la risata fascistoide (wall of text di Daniele Luttazzi)

    Beh, direi che ci sono alcuni spunti di discussione interessanti: leggete e poi dite cosa ne pensate

    ----------------------------------------------------------------------------

    Fonte: http://www.ilmanifesto.it/il-manifes.../pezzo/258916/

    • APERTURA | di Daniele Luttazzi
      Mentana a Elm Street
      Tempi duri, tempi dunque assai propizi per la satira che non c'è. Tempi in cui i manganelli di carta si abbattono su stampa e televisione per cancellare la critica al potere dell'imperatore della propaganda. Tempi in cui il dileggio della vittima è diventato linguaggio corrente. Ecco una guida per sfuggire alle trappole della risata fascistoide.
      La satira è nobile perché il suo bersaglio (il potere e le sue declinazioni oppressive) merita di essere attaccato. E' questo principio a rendere disgustoso e fascistoide, invece, il ridicolo a scopo di tortura (le foto di Abu Grahib); il dileggio verso chi ha subito un torto (le foto di Veronica Lario a seno nudo pubblicate da Libero); e lo sfottò continuo contro chi osa opporsi all'illegalità berlusconiana (gli editoriali di Renato Farina su Panorama prima che venisse scoperta la sua attività spionistica per conto del Sismi; i corsivi di Marcenaro sul Foglio; gli attacchi del Giornale; i fondi di Feltri; lo scherno di Ghedini contro la Bonino ad Annozero).
      Il potere usa il ridicolo, il dileggio e lo sfottò per aumentare il conformismo generale. È una tecnica di oppressione. Nelle sue memorie («The sunflower», 1970) Simon Wiesenthal racconta degli ebrei impiccati dai nazisti nella piazza di Lemberg. «Un buontempone... attaccò a ogni corpo un pezzo di carta con su scritto 'carne kosher'» dopodiché, per giorni, i cittadini di Lemberg risero dei prigionieri dei campi di concentramento che i nazisti portavano a lavorare in città perché «vedevano in quegli ebrei altra carne kosher a passeggio».
      Il dileggio invita la massa a prendere le distanze dalla vittima e a partecipare del divertimento sadico del violento.
      Shakespeare attribuisce ai suoi cattivi (Iago, Shylock) questo humor crudele proprio per definire la loro immoralità: uno stratagemma narrativo che ritroviamo nel Joker di Batman, nelle gag da incubo di Freddy Kruger e nella comicità assassina di Hannibal Lecter. Il potere è sovraumano in quanto disumano. Ti illude che, unendoti a lui, diventerai predatore: ecco spiegati i sondaggi sulla popolarità del premier. E tu, non ridi alle sue barzellette?
      Un disagio del genere ha finalmente aperto gli occhi a Mentana. Conosco la sensazione. E' come sniffare wasabi.
      * * *
      DA QUANDO ho aperto sul mio blog una Palestra di satira (www.luttazzi.it) questa riflessione sul dileggio fascistoide si è approfondita grazie al contributo di molti. Ogni giorno arrivano in Palestra circa duemila battute satiriche sull'attualità. Scelgo solo quelle che mi fanno ridere. Fra quelle scartate, alcune partecipano del clima fascistoide imperante. Si tratta di battute in cui si deride una vittima: se ne banalizza la tragedia vera, schierandosi coi carnefici. Esempi:
      Venduto il costume originale di Superman. In omaggio una sedia a rotelle e una macchina per respirare.
      Tumore seno: una vittima ogni 45'. A rischio i campionati di calcio femminile.
      Qualcuno ha obiettato: «E allora la tua battuta sul feto abortito che sa di pollo crudo»? Come se l'argomento fosse il buon gusto. L'umorismo è sospensione del sentimento e può arrivare fino al grottesco più cinico; ma se sei cinico a spese di una vittima e ne prendi in giro la sofferenza, fai umorismo fascistoide, cioè eserciti una violenza. La battuta del feto abortito, invece, prende in giro me e l'idea che io, per esprimere quel giudizio, ne abbia assaggiato uno.
      Mattia ha elaborato una variazione non fascistoide della battuta sul tumore al seno:
      Sempre più vittime per il tumore al seno. Per ovviare ai tagli sulla ricerca, sospeso il rimpatrio delle immigrate clandestine. (Mattia Manica)
      Lo stesso accadrebbe (si tratterebbe cioè di satira, non di violenza) se a fare la battuta sul tumore al seno fosse una donna colpita da tumore al seno. Mai sottovalutare il valore del contesto: Richard Pryor può fare tutte le battute che vuole sui «niggers»; le stesse battute in bocca a Woody Allen diventerebbero razziste.
      A questo proposito, va ricordato che la deontologia del comico consiste nel proporre solo battute che lo facciano ridere. E' proprio il criterio della «risata del comico» a far sì che egli possa essere giudicato per quello che è. Se fai battute razziste perchè ti divertono le battute razziste, sei un razzista.
      Il punto non è se una battuta fa ridere o meno. Si ride infatti per il meccanismo comico e l'abilità consiste nell'imparare la tecnica migliore per scatenare il riflesso della risata; ma se questa abilità ti serve a veicolare un'idea razzista, sei un razzista.
      Ecco un esempio di comicità nazista trovata da Ska:
      http://www.czeta.it/wp-content/uploa.../annefrank.jpg
      Il meccanismo di questa gag, nell'immediato, potrebbe farti ridere (per riflesso); se però poi ti compiaci della tua risata, e non te ne vergogni, sei un nazista. E' il riso di scherno su una vittima vera, non ipotetica, della cui tragedia vera ci si fa beffa.
      ***
      GIORGIO E MATTEO mi scrivono di una scena dei «Griffin» nella quale Peter mangia patatine in modo molto rumoroso nel rifugio di Anna Frank mentre soldati nazisti si trovano a portata d´orecchio:
      http://www.youtube.com/watch?v=RTBDpyVyET8
      Giorgio: «Una battuta anche sacrilega su certi orrori può rendere ovvio l'orrore che resta reale anche quando il tabù viene infranto. Non è ragionevole supporre che certe battute rinforzino il senso critico del pubblico e lo responsabilizzino?»
      Quell'esempio dei Griffin calza a pennello. E' proprio il tipo di banalizzazione della violenza sulla vittima (comicità fascistoide) cui mi riferivo. Tv e internet la stanno diffondendo nel mondo da diversi decenni attraverso la spensieratezza apparentemente innocua dei cartoon Usa, non a caso mentre quel governo si rendeva responsabile di massacri reali e criminali, stampa propagandistica appresso.
      Questo tipo di comicità è insidiosa: funziona infatti per tutta una serie di motivi sociologici e culturali che ne inducono l'esigenza. Cresce l'ansia sul tuo futuro, minacce vere incombono, i problemi sembrano irrisolvibili, e tu senti il bisogno di una fuga nella deresponsabilizzazione e nella forza muscolare che l'idea fascistoide può fornirti a buon mercato: «Ti lamenti che non hai più diritti e che abbiamo ridotto la tua vita uno schifo? Guarda, c'è gente che sta ancora peggio di te: a loro abbiamo tolto anche lo status di esseri umani».
      Occorre fare attenzione perché la regressione culturale è già oltre il livello di guardia, specie qua in Italia. Se uno ride di quella gag dei Griffin, deve porsi una domanda: fino a che punto la mia scala di valori, in questi anni, senza che neanche me ne accorgessi, si è corrotta?
      «Una battuta anche sacrilega su certi orrori può insomma rendere ovvio l'orrore che resta reale anche quando il tabù viene infranto», scrive Giorgio.
      No. L'analisi dev'essere meno approssimativa: la violenza sulla vittima non è un tabù che si può infrangere come niente fosse. Ne va della democrazia. E della civiltà. Infatti è comicità fascistoide. C'è un solo caso in cui si verifica quello che Giorgio auspica. Ne parlo in «Bollito misto con mostarda». E' il caso della «risata verde» dei cabaret di Berlino degli anni '30. Gli artisti si ribellavano alla violenza nazista esagerando la provocazione dell'orrore. «Su Hitler non mi viene in mente nulla» di Karl Kraus è un capolavoro di satira perché oppone orrore a orrore. E' satira, però, perché Karl Kraus sa come si fa e perché sappiamo chi è Karl Kraus. La stessa frase detta da Himmler o da Borghezio sarebbe una boutade nazista. (Valore del contesto e e della tecnica.)
      Nell'intrattenimento passano sempre più spesso contenuti fascistoidi perché «funzionano» e funzionano per tutta una serie di motivi bio-politici (là dove la politica si intreccia al biologico e al senso morale) che rendono appetibile la fuga nel disumano che il fascismo e il leghismo offrono.
      E' un attimo caderci, se non si sta attenti. Paolo ad esempio mi ricorda il caso recente del comico Michael Richards, il Kramer di Seinfeld:
      http://www.youtube.com/watch?v=amjUNF_R_PY
      L'attenzione dev'essere collettiva. E' uno dei sensi della Palestra. Fino a ieri nessuno si poneva il problema. Da oggi, almeno qualche migliaio di persone in Italia sanno che il problema c'è. E' un inizio.
      ***
      MATTEO REPLICA: «So distinguere il bene dal male e non faccio dei Griffin il mio stile di vita, ma una volta a settimana mi piace ridere disumanamente. Ciò non fa di me un essere disumano. (...) Il contesto, come dici tu, conta molto: si tratta di un cartone animato. Americano. Del 2009. La tragedia dell'olocausto è di anni fa e trovo la libertà di riderne, nei limiti (contesti), una cosa positiva. Mi pare di averlo sentito da te "Se non trovi niente che ti offenda, non vivi in una società libera"».
      Caro Matteo, una società libera ammette tutte le idee, anche le più trasgressive, ma non può ammettere l'idea violenta (quella fascista o nazista o stalinista). L'idea violenta è già stata giudicata dalla storia. E' un'idea che, quando va al potere, cancella i diritti umani e la democrazia. La trasgressione culturale dei tabù e dei pregiudizi («ciò che ti offende in una società libera») è legittima, ma non puoi paragonarla a un'idea violenta quale lo scherno della vittima. E' un equivoco tragico, AGGRAVATO dal fatto di venir banalizzato da un cartone animato: una superficialità che non solo tu, ma nessuno può permettersi, soprattuto in tempi reazionari come questi.
      ***
      SCRIVE R.G.: «La scena dei Griffin non è scherno della vittima. Credo che lo scopo fosse quello di mostrare fino a che punto Peter sia incapace di trattenersi dal continuare a mangiare patatine, mettendolo nella situazione in cui l'importanza di fare silenzio è la più grande che lo sceneggiatore sia riuscito ad immaginare. Quindi l'oggetto della presa in giro è Peter, non gli ebrei».
      No. Lo sceneggiatore usa l'olocausto per far ridere sulla fame di patatine di un cartoon. E' una banalizzazione nazista. La violenza non può essere eufemizzata. Anna Frank è una martire realmente esistita della persecuzione razzista nazista. Quella gag dei Griffin è una bestemmia. E' una catarsi comica blasfema. Non si può. Se la fai, sei dalla parte dei nazisti: non c'è modo di usare una vittima compiacendosene, e uscirne puliti.
      Silvius nota: «La gag di Peter poteva essere riproposta in qualsiasi altra situazione. Si ride di rimando e paradossalmente senza neanche accorgersi del contesto. Questo è subdolo. Personalmente ho sempre mostrato parecchie critiche sulla struttura comica dei Griffin, critiche che sono state qualche tempo fa esposte in due puntate di South park».
      Giusto. Quella gag dei Griffin è blasfema non perchè può venire fraintesa (come può capitare per altre gags) ma sempre. E' blasfemo che l'autore non si renda conto che NON SI PUO' usare Anna Frank per un anticlimax comico. Addirittura in un cartone animato. Dopodiché, il meccanismo comico funziona e tu ridi. ( La risata è un riflesso: scatta per il meccanismo, non per il contenuto come tutti credono ingenuamente. Il contenuto contribuisce alla salienza della battuta, ma da solo non ti fa ridere. Infatti quando un giornalista fa la parafrasi di una battuta o descrive una gag, la risata non scatta. ) Ma se subito dopo aver riso non te ne vergogni, la banalizzazione blasfema ha avuto il suo effetto. Hai riso da nazista senza sentirtene in colpa.
      Un altro esempio fascistoide, sempre dai Griffin, lo ricorda Francesco: il figlio Stewie sta seviziando in garage un bulletto che gli aveva rubato la bicicletta. Entra la madre Lois.
      Lois: -Che sta succedendo qui?-
      Stewie: -Stiamo giocando...alla famiglia...-
      Lois: -Ma quel bambino è legato!-
      Stewie: -Ehm...è...la famiglia di Roman Polanski.-
      Marco suggerisce, per contro, un esempio tratto da «Get Your War On» di David Rees:
      http://mnftiu.cc/blog/images/war.002.gif
      Questa striscia è satira pura alla Karl Kraus. Risata verde. Non schernisce le vittime. Oppone all'orrore della violenza l'orrore delle conseguenze di quella violenza.
      Qualunque battuta, su qualunque argomento cui uno è sensibile, provocherà disapprovazione e non riso. Il caso dello humor cinico o noir lo dimostra; ma, ripeto, non è questo il punto. Il punto è: se rido della violenza su una vittima reale; se mi compiaccio dello scherno su di lei; se la battuta si pone dalla parte del carnefice; la gag e la risata sono fascistoidi. E lo sono anche quando banalizzano l'atto del carnefice (scena dei Griffin). Appropriato anche l'esempio di Mario: il Male, durante il rapimento di Aldo Moro, pubblicò la foto inviata dalle brigate rosse con sotto la scritta «Scusate, di solito vesto Marzotto». Sfottò fascistoide.
      Duccio allora mi chiede con quali meccanismi si stabilisca da quale parte una battuta stia. Trae un esempio dal mio «Adenoidi», l'intervista di Marzullo a Hitler:
      MARZULLO: Mi tolga una curiosità, dottor Hitler, farebbe mai all'amore con una ragazza ebrea malata di AIDS?
      HITLER: Solo dopo averla cremata.
      Come si stabilisce da che parte sta la battuta? Nello stesso modo con cui è evidente che la battuta di Kraus è contro il nazismo e non a favore: quando la battuta si assume il carico del dolore, invece di banalizzarlo. La satira ha gli strumenti semantici per farlo. E lo fa.
      Quello scambio è satira alla Kraus: attacca sia Hitler che Marzullo opponendo all'orrore del primo l'orrore più grande di quella domanda orribile, con effetto artistico di grottesco. (Sul grottesco, rimando a «Lepidezze postribolari», pagg. 330-333)
      ***
      IL VALORE DEL CONTESTO. Entuan fa un altro esempio: nei giorni in cui Arafat lottava tra la vita e la morte, Letterman disse la battuta seguente: «Notizie dal mondo: Yasser Arafat aggrappato alla morte». Questa è satira o ha connotati fascistoidi?
      Quella battuta di Letterman rivela il valore del contesto, in questo caso ideologico. Per chi considera Arafat uno che lottava per la liberazione della Palestina (buona parte dell'Europa e il mondo arabo), la battuta si pone dalla parte dello scherno ed è fascistoide. Per chi considera Arafat un terrorista (Letterman, Bush) la battuta attacca un bersaglio meritevole. Una battuta satirica rivela il tuo mondo di valori e ti giudica di fronte alla storia. Quella fotogag su Anna Frank è legittima, per un nazista. Quando si fa satira, l'ideologico è un contesto fondamentale.
      Altro esempio di contesto: quello temporale. Angelo propone questo esempio, relativo a una notizia vera: «USA. Aereo si schianta su cimitero: 100.000 morti». Questa battuta, inopportuna se detta nei giorni della tragedia, a distanza di tempo diventa generica e si decanta in humor nero. Per questo motivo Lenny Bruce diceva: «La comicità è uguale a tragedia + tempo».
      La regola di Bruce andrebbe integrata con la variabile «spazio», che è analoga a quella «tempo». Comicità = tragedia + spazio/tempo. A Tabloid feci una battuta su un disastro aereo alle isole Comore appena 4 giorni dopo il fatto. Il riferimento «isole Comore» lo spostava molto più in là nello «spazio/tempo», rendendola accettabile.
      Faiv chiede perciò spiegazioni: «La comicità è uguale a tragedia + tempo. Allora un semplice lasso di tempo distingue humor nero da battuta fascistoide?».
      No. «Tragedia + tempo» riguarda i temi nella loro genericità. Oggi, per esempio, puoi far ridere sul nazismo in senso generico o sulla tragedia dell'11 settembre. Quando però il comico americano Gilbert Gottfried fece in tv una battuta sull'11 settembre UNA SETTIMANA DOPO il fatto, la reazione del pubblico fu giustamente di angoscia e disgusto. Qualcuno fra i presenti urlò: «Troppo presto!»
      Capitò anche a Lenny Bruce quando, subito dopo l'assassinio di Kennedy, in un nightclub di New York commentò il fatto con la battuta «Vaughn Meader è fottuto!» Meader era un comico che aveva riscosso grande successo con l'imitazione di John Kennedy. Bruce trasgredì alla regola «tragedia+tempo»: una regola relativa, non assoluta, che dipende dalla sensibilità del comico e del pubblico. Adesso, dopo tanto tempo, quella battuta non si capisce neppure, se non spieghi chi era Vaughn Meader. E' passato troppo tempo. Fra il troppo presto e il troppo tardi si situa la sensibilità dell'artista satirico. Con vari effetti di risata verde come corollario.
      Su riferimenti generici al nazismo, Mel Brooks è riuscito a farci su un musical! (30 anni dopo la fine del nazismo = tragedia + tempo.) Perché non ha messo in scena Anna Frank? Perché diventava un dileggio della vittima: la regola «tragedia+ tempo» non vale MAI quando si strumentalizza una vittima REALE (Anna Frank). Qui non c'è tempo o contesto o variabile interpretativa che tengano: resterà SEMPRE una gag fascistoide. L'errore è trattare come «elemento del repertorio culturale» (cui si applica la regola di Bruce) una tragedia personale specifica (cui non si applica la regola di Bruce). In quella gag dei Griffin, la presa di distanza dal carnefice non c'è. L'autore ha preso l'episodio vero della vita di Anna Frank e lo ha usato come anticlimax. Roba da matti.
      Va notato come, dopo l'oscar al film di Benigni, la comunità intellettuale ebraica di New York abbia deplorato la catarsi bizzarra di quel film e la strumentalizzazione dell'olocausto, usato solo come sfondo drammatico per la narrazione. Strumentalizzazione che invece è del tutto assente in un film sull'olocausto dai toni comici perfetti e struggenti, «Train de vie». Dopo la guerra, non a caso, Chaplin dichiarò che se avesse saputo dei campi di concentramento, non avrebbe girato Il grande dittatore. (Questo argomento fa crollare il castello sulla comicità edificato da Zizek di recente.) La tragedia non puoi affrontarla col comico, ma solo col grottesco.
      ***
      LETTO QUESTO post, finalmente qualcuno (Lory86) apprezza la vera differenza fra quella mia battuta su Ferrara nella vasca da bagno (satira grottesca) e il monologo di Bill Hicks (Limbaugh nella vasca da bagno) cui si riferiva. Hicks schernisce Limbaugh usando in senso negativo l'epiteto «gay». La sua è una gag fascistoide.
      Molte battute di Hicks lo sono: lasciandosi trasportare dal gusto per la provocazione, non sempre Hicks riesce a giustificare in modo satirico le enormità. Il risultato è che spesso cerca di far ridere a spese delle vittime. Altro esempio di Hicks, il pezzo sui due ragazzi morti suicidi perché fan di un gruppo metal. (Prima di tutto, riflettete un attimo, sono morti due fan dei XXX - non ricordo il nome della band - ... due benzinai di meno. Sicuramente non abbiamo perso la cura per il cancro). Qui Hicks si compiace della morte di due ragazzi. E' fascistoide. Sarebbe lo stesso se uno scrivesse questa battuta: «Il comico Bill Hicks è morto. Un comico in meno. Be', non è che abbiamo perso la cura per il cancro».
      Altri scoprono l'acqua calda e mi fanno gli esempi delle battute finto-razziste di Sarah Silverman e Andy Kaufman. Il loro procedimento ironico, però, è evidente: non si schierano coi razzisti. Rilancio allora con un caso molto più ambiguo (scivoloni frequenti): quello di Borat (Sacha Baron Cohen). Cohen vorrebbe servirsi dello stesso stratagemma di Kaufman (incarnare la stupidità razzista, ironia), ma lo fa in candid camera con persone reali, che se lo meritino (razzisti) o no (femministe). Infatti Borat, negli Usa, è stato adorato dal pubblico di destra. Pericolosissima eterogenesi dei fini! Che non dipende dalla variabilità delle interpretazioni possibili, ma da una defaillance nella tecnica satirica. Le polemiche sul nuovo film, «Bruno», non mi hanno sorpreso.
      ***
      IN MOLTI mi hanno chiesto se, in Rai, quella a Vauro fu censura giusta, visto che era passato poco tempo dalla tragedia abruzzese. Non facciamo confusione: il bersaglio della vignetta di Vauro non erano le vittime, ma il governo Berlusconi. Era satira. La propaganda berlusconiana allora ha montato ad arte il caso, strumentalizzando contro Vauro il dolore della tragedia per tappargli la bocca. L'operazione squallida è la loro.
      Altri desiderano che spieghi il mio racconto su Moro. Si tratta di satira grottesca che non si schiera coi carnefici, ma con la vittima. E non evoca la risata spensierata, ma la riflessione amara. Il grottesco («risata verde») è l'unico genere artistico in grado di esprimere il dolore per una tragedia. Occorre competenza anche da parte del pubblico (e dei critici). Il gusto comico uno deve educarlo.
      Altri, infine, citano la mia frase «La satira informa deforma e fa quel cazzo che le pare» intendendola come un lasciapassare per ogni nefandezza. Al contrario, quella frase indica una assunzione di responsabilità: la tua satira è, innanzitutto, un giudizio su di te.

  2. #2
    DeepDown
    Ospite
    non sapevo nulla della palestra...
    davvero una bella idea.
    per quanto riguarda gli spunti, ce ne sono pure troppi eh

  3. #3
    Utente L'avatar di -Urasawa-
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    Un riassuntino?


  4. #4
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    Citazione -Urasawa- Visualizza Messaggio
    Un riassuntino?
    Investi una ventina di minuti e leggilo tutto. Riassumendolo perderesti molto.

    Ora è tardi, domani, se ho voglia di discutere, ripasso.


  5. #5
    Storia di un mod L'avatar di Falco Bianco
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    Molto interessante. Soprattutto perché molto attuale. Penso che lo rileggerò, più avanti, perché offre molti spunti di studio, oltre che di riflessione.

    Citazione -Urasawa- Visualizza Messaggio
    Un riassuntino?
    Luttazzi parla della differenza tra satira e comicità fascistoide (quella che si schiera dalla parte del carnefice, non della vittima). Leggilo tutto, perché merita. Fare un riassunto è complicato, perché il testo è molto fitto di informazioni ed esempi.
    Acclamazioni, adulazioni, servitù volontarie, spergiuri, rapide conversioni di accesi democratici, che sarebbero state comiche se non fossero state umilianti, restrizioni mentali, accomodamenti, e timori e terrori e abbandoni di amici e viltà di denunzia, insensibilità per la violata giustizia e pei quotidiani soprusi, infingimenti di non vedere e non sapere quel che ben si vedeva e si sapeva per acchetare così i rimproveri della coscienza, ignoranza circa l'andamento dei pubblici affari con congiunto e incessante bisbigliare di scandali, supino plauso di ogni detto o asserzione che venisse dall'alto e insieme incredulità per ogni notizia di carattere ufficiale; e, in mezzo a questo generale tremore, audacia degli audaci nel dare l'assalto alla fortuna, e prontezza a cogliere privati vantaggi o a soddisfare odi privati con sembianze di politico zelo, senza che alcuno osasse opporsi o protestare; tutte queste cose, insomma, che, praticate talvolta anche da uomini ai quali la società non rifiuta la sua stima, fecero esclamare al romanziere che dipinse quei tempi: "Che canaglia, la gente onesta". B. Croce
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  6. #6
    Utente L'avatar di -Urasawa-
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    Citazione Falco Bianco Visualizza Messaggio
    Molto interessante. Soprattutto perché molto attuale. Penso che lo rileggerò, più avanti, perché offre molti spunti di studio, oltre che di riflessione.



    Luttazzi parla della differenza tra satira e comicità fascistoide (quella che si schiera dalla parte del carnefice, non della vittima). Leggilo tutto, perché merita. Fare un riassunto è complicato, perché il testo è molto fitto di informazioni ed esempi.
    Ok, domanimattina lo leggo, a quest'ora i miei occhi cominciano a soffrire...


  7. #7
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    Citazione -Urasawa- Visualizza Messaggio
    Ok, domanimattina lo leggo, a quest'ora i miei occhi cominciano a soffrire...
    già direi tl;dr per ora. domani ne riparliamo

  8. #8
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    eh no, caro luttazzi, già ne abbiamo piene le tasche dell'intellettuale organico pasoliniano, figuriamoci del satirista organico. Carlin e Hicks non si sono mai fatti di questi problemi, e anche per questo sono comici di gran lunga migliori di luttazzi (che peraltro tende a copiarli spudoratamente qui e la, io sto guardando in questi giorni gli spettacoli). Quel pezzo sui "due benzinai in meno" è splendido, caustico, distruttivo, geniale. Ma non offensivo, perché non è un attacco, è oltre. è nel regno dell'irrilevanza cui pertiene la satira, la gioia aliena del giullare. La satira, prima che demistificare il potere, demistifica il sacro - che è uno dei pilastri dell'autorità, peraltro. Se ci si deve fermare di fronte alla sacralità del dolore, allora la satira è monca, castrata, è una satira da educande. Non è satira, è propaganda arguta, se non alle dipendenze di un partito, alle dipendenze di un ordine morale. C'è qualcosa di decisamente bigotto in questa visione delle cose, una pretesa di cattedra etica che poteva andar bene per Giovenale, ma non sul fronte estremo del relativismo. Il termine fascistoide, peraltro, la dice lunga sul bias politico di luttazzi. Non mi è piaciuto per niente.
    Ultima modifica di Phlebas; 4-09-2009 alle 01:49:11

  9. #9
    Bannato L'avatar di famedoro
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    Citazione Phlebas Visualizza Messaggio
    eh no, caro luttazzi, già ne abbiamo piene le tasche dell'intellettuale organico pasoliniano, figuriamoci del satirista organico. Carlin e Hicks non si sono mai fatti di questi problemi. La satira, prima che demistificare il potere, demistifica il sacro - che è uno dei pilastri dell'autorità, peraltro. Se ci si deve fermare di fronte alla sacralità del dolore, allora la satira è monca, castrata, è una satira da educande. Non è satira, è propaganda arguta, se non alle dipendenze di un partito, alle dipendenze di un ordine morale. C'è qualcosa di decisamente bigotto in questa visione delle cose, una pretesa di cattedra etica che poteva andar bene per Giovenale, ma non sul fronte estremo del relativismo. Il termine fascistoide, peraltro, la dice lunga sul bias politico di luttazzi. Non mi è piaciuto per niente.
    Però vedi che il suo discorso travalica i confini del politico.
    Parla di vittima in senso generale che, in alcuni casi come con Arafat, può essere definita dall'ideologia di appartenenza, ma in altri come Polanski, c'è poco da sindacare.
    Più che un attacco a frattini sembra un attacco a 4chan, se mai ne sapesse l'esistenza.

    Edit:
    dell'intellettuale organico pasoliniano
    Non era gramsci?
    Ultima modifica di famedoro; 4-09-2009 alle 01:48:50

  10. #10
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    Però vedi che il suo discorso travalica i confini del politico.
    Parla di vittima in senso generale che, in alcuni casi come con Arafat, può essere definita dall'ideologia di appartenenza, ma in altri come Polanski, c'è poco da sindacare.
    Più che un attacco a frattini sembra un attacco a 4chan, se mai ne sapesse l'esistenza.
    appunto. è proprio l'introduzione del dilemma morale a declassare la satira, secondo me.

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    Non era gramsci?
    beh, anche. Ma Pasolini non è mica poco organico a una certa ideologia, eh.

  11. #11
    Bannato L'avatar di famedoro
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    appunto. è proprio l'introduzione del dilemma morale a declassare la satira, secondo me.
    Io non so. Sono combattuto. Da un lato considero l'humor nero, anche quello che luttazzi chiama fascistoide, al pari dell'animale totemico che viene mangiato il giorno in cui si infrange il tabù.
    Una cosa sana e rituale che non preclude l'osservanza normale del divieto.
    Dall'altro però mi chiedo quanto una certa comicità possa farci abituare alla violenza al punto di non sentirla più al punto giusto.
    Eliminare la tragicità del dolore non come eccezione, ma come regola.

    beh, anche. Ma Pasolini non è mica poco organico a una certa ideologia, eh.
    Vabbè, definire organico quello che ha inferto il più forte colpo alla coscienza collettiva della sinistra giovanile negli ultimi 50 anni, mi sembra eccessivo.
    E' certamente il marxista più eccentrico che conosco (scritto così pare un amico mio).

  12. #12
    Citazione Phlebas Visualizza Messaggio
    eh no, caro luttazzi, già ne abbiamo piene le tasche dell'intellettuale organico pasoliniano, figuriamoci del satirista organico. Carlin e Hicks non si sono mai fatti di questi problemi, e anche per questo sono comici di gran lunga migliori di luttazzi (che peraltro tende a copiarli spudoratamente qui e la, io sto guardando in questi giorni gli spettacoli). Quel pezzo sui "due benzinai in meno" è splendido, caustico, distruttivo, geniale. Ma non offensivo, perché non è un attacco, è oltre. è nel regno dell'irrilevanza cui pertiene la satira, la gioia aliena del giullare. La satira, prima che demistificare il potere, demistifica il sacro - che è uno dei pilastri dell'autorità, peraltro. Se ci si deve fermare di fronte alla sacralità del dolore, allora la satira è monca, castrata, è una satira da educande. Non è satira, è propaganda arguta, se non alle dipendenze di un partito, alle dipendenze di un ordine morale. C'è qualcosa di decisamente bigotto in questa visione delle cose, una pretesa di cattedra etica che poteva andar bene per Giovenale, ma non sul fronte estremo del relativismo. Il termine fascistoide, peraltro, la dice lunga sul bias politico di luttazzi. Non mi è piaciuto per niente.
    Sono daccordo con lui, intanto non mi è piaciuto il ricorso al termine "fascistoide" bastava scriversi è sbagliato, è violenza o chessò io.
    Inoltre dalla particolarità data dagli esempi si capisce che quelle che vorrebbe fossero riconosciute come "regole generali" sono l'unico frutto della sua interpretazione.
    La chiusura poi, cosa dobbiamo fare ? distinguere fra satira morale e satira immorale?
    Per come la vedo io satira immorale è un controsenso linguistico.

  13. #13
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    Vabbè, definire organico quello che ha inferto il più forte colpo alla coscienza collettiva della sinistra giovanile negli ultimi 50 anni, mi sembra eccessivo.
    E' certamente il marxista più eccentrico che conosco (scritto così pare un amico mio).
    ti riferisci all'articolo sui poliziotti, immagino. Ed è pur vero che è eccentrico rispetto all'ortodossia marxista. Ma non rispetto all'idea di letteratura organica, socialista, strumentale. Almeno per quanto lo conosco - non conosco benissimo pasolini, onestamente.

  14. #14
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    Citazione Phlebas Visualizza Messaggio
    ti riferisci all'articolo sui poliziotti, immagino. Ed è pur vero che è eccentrico rispetto all'ortodossia marxista. Ma non rispetto all'idea di letteratura organica, socialista, strumentale. Almeno per quanto lo conosco - non conosco benissimo pasolini, onestamente.
    Sì, mi riferisco a quello.
    Neanche io, considerato l'ampio raggio delle produzioni pasoliniane, posso dirmi uno suo conoscitore. Ma da quello che conosco è il marxista meno organico di tutti. Non è eccentrico rispetto all'ortodossia marxista (che basta davvero poco per esserlo), ma rispetto a tutta l'area di sinistra in generale.
    Sempre che ci intendiamo sul significato di organico. Se è organico chiunque dichiari chiaramente la propria parte, allora un pò tutti sono organici.
    Ma i peggiori, secondo me, sono quelli che non te lo dicono da che parte stanno.

    Comunque siamo molto OT.

  15. #15
    Hail to the Prophet L'avatar di Asriel
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    Mi sembra che luttazzi sia andando fuori dal proprio campo. Si è messo a scrivere di psicologia e sociologia senza essere esperto di nessuno dei due. Questo è il risultato. Non che non si possa scrivere queste cose senza essere laureato, ma allora non disponendo di una autoritas adatta, si deve dimostrare le proprie tesi in modo ancora più rigoroso, cosa che luttazzi non fa.

    Si fosse fermato alla banalizzazione dell'orrore sarei anche stato d'accordo, è anche un discorso vecchio. E' anche quello che mi viene spontaneamente in mente su 4chan, quanto siano btards a scrivere, e quanto siano tizi che non stanno recitando un ruolo, semmai lo recitano nella vita reale.

    Ma quelle elucubrazioni sui nazisti... è un discorso che non regge da nessuna parte, perchè se pensi a ciò lo devi portare a tutti i livelli, nessuno escluso: allora devi cominciare a sostenere che la violanza vista rende violenti e tutte quelle banalizzazioni della psiche umana che si sentono di continuo. La mente non è uno specchio.

    Quello di luttazzi mi sembra lo sfogo di un infervorato: va contro le sue stesse batture d'altronde. Se a chi fa ridere la battuta sui nazisti è un nazista, allora lui è un coprofago, spermafogo (o come si dice) e altre cose. Non che ci sia qualcosa di male in sè, solo per mettere le cose in chiaro e vedere se gli sta bene la cosa.

    Tra l'altro, a giudicare dalla frase "in un cartoon poi", dimostra anche che luttazzi non sta facendo una analisi oggettiva, ma pregiudizievole. Perchè non è certo un dettaglio, come dice lui stesso, il contesto.

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