Atipici a 400 euro al mese. Giovani e brillanti. Ma precari
di Claudia Russo
Si
legge sul sito internet della casa editrice Voland, con sede a Roma in
Via del Boschetto, cioè in pieno centro storico: «E' stato assegnato
alla casa editrice Voland il Premio 2002 del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali per aver svolto attraverso la pubblicazione di
traduzioni di elevato profilo un importante ruolo di mediazione
culturale». Quello che non c'è scritto, perché nessuno lo deve sapere,
è che la fondamentale operazione di mediazione culturale compiuta dalla
coraggiosa casa editrice è svolta per 9 ore al giorno da una direttrice
e tre zelanti impiegati, pagati 400 euro al mese con contratto a tempo
determinato, strappato dopo uno stage non retribuito di almeno sei mesi.
Se l’editoria è in crisi, chi si impiega in questo settore è
semplicemente “fottuto”. E’ il caso di Gianna, 29 anni e una laurea in
Letteratura francese. Da luglio a dicembre 2005 ha esercitato la
professione di stagista full time presso la Voland. Lo stage è un
“mestiere” che i suoi genitori non hanno mai neppure sentito nominare
quando avevano la sua età, eppure oggi è una forma di lavoro molto
diffusa non solo tra i giovanissimi. Nel 2003 la legge 30 lo definisce
«forma di apprendistato e di tirocinio di impresa al fine del subentro
nell’attività di impresa stessa». La verità? Lo stagista vuole solo una
cosa: essere assunto. Lo desidera così ardentemente che tutte le
energie, i gesti, le parole e i silenzi tendono a questo.
Gianna ha stretto i denti per sei mesi ed è stata puntuale,
professionale e competente finché a gennaio 2006 ha stretto tra le mani
il suo primo contratto. Peccato che fosse un co. co. pro. a 18 mesi: 8
ore al giorno per 400 euro mensili e una scritta che dice “prestazioni
occasionali”. Ma lei è sempre in redazione. Con Gianna c’è un addetto
stampa, alle sue stesse condizioni, e una caporedattrice con un
part-time a tempo indeterminato «che poi si allunga sempre...». Quanto
guadagna esattamente non lo sa. Non c’è comunicazione tra i lavoratori
e non deve esserci: si rischierebbe l’associazionismo!
Marco, 27 anni e una laurea in Scienze delle comunicazioni, ha fatto lo stage presso un service editoriale. Sul sito in tre lingue diverse e
con colonna sonora inclusa di Idra Editing Srl c’è scritto: «Idra
Editing è una società moderna e dinamica che offre servizi per
l’editoria specializzata (tradizionale e online) e più in generale per
le aziende private e per gli enti pubblici. L’apporto, creativo e
professionale, di donne e uomini qualificati, motivati e di grande
esperienza ha fatto di Idra Editing una solida realtà, permettendole di
iniziare proficue collaborazioni».
Anche in questo caso ciò che non c’è scritto è che la società è moderna
perché affetta da tutte le malattie organizzative dei nostri tempi e
dinamica perché basata sulla forza lavoro di una schiera di stagisti
che ruotano nella sua unica stanza a 8 postazioni pc ogni tre mesi.
Saranno loro gli uomini qualificati? E se pur lo fossero, saranno realmente motivati a lavorare sodo, senza riscontri economici? La
storia è semplice. Marco entra alla Idra pieno di speranze. Si occupa
di videogiochi, cinema, fumetti ed effetti speciali. Tutto ciò che lo
ha sempre appassionato. Quelli di Idra sono simpatici e scherzosi e lo
incitano a produrre e a credere in un fantomatico “Idra’s dream”. Marco
però ha un sogno suo. Il contratto e lo stipendio. Passano i tre mesi
di formazione, tutto va per il meglio e arriva finalmente il momento
del colloquio. «Puoi restare qualche minuto in più oltre l’orario di
lavoro?» chiede il proprietario. Lo stagista starebbe lì anche tutta la
notte.
Il service è gestito da tre soci e ci sono due ragazzi fissi che,
dicono, sono assunti con contratti co. co. pro da denucia senza che
loro stessi se ne rendano conto. L’offerta è questa: un aumento di 50
euro ogni mese (geniale trovata dell’incentivo-premio in pieno stile
aziendale) fino ad un massimo mensile di 1000 euro per un full- time.
L’unico “neo” è che il primo mese lo stipendio è fissato a 50 euro, il
che significa che per raggiungere 1000 euro al mese, stipendio
dignitoso per un giovane con famiglia alle spalle, ma non certo
sufficiente per sopravvivere, Marco avrebbe impiegato esattamente 20
mesi, cioè 600 giorni di vita. Il giovane rifiuta ed è fuori. La sua
collega stagista accetta il compromesso ed è una delle prestigiose
firme delle riviste specializzate curate da Idra Editing. Da quel
giorno sono passati circa 10 mesi e lei si è portata a casa 500 euro,
per 8 ore di lavoro dal lunedì al venerdì e nessun benefit o buoni
pasto pagati. Sono piccole storie per piccole realtà. Peccato solo che
siano vere.