#1 {Contest Letterario} Angoscia - Pag 2
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Discussione: #1 {Contest Letterario} Angoscia

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  1. #16
    Fr4nk
    Ospite
    Citazione the darkness Visualizza Messaggio
    sì, nel caso di accettazione della morta previsto come un evento ineluttabile, es. il caso di morte per malattia, si può essere abbastanza razionali, ma nell'avvicinarsi degli ultimi momenti penso che comunque una parte della nostra lucidità ci abbandoni lo stesso.
    Io penso che quella della follia sia una fase transitoria.. Insomma anch'io quando penso alla morte, nel mio divertissement quotidiano, non posso che avere dei momenti in cui la lucidità sovviene. Ovvio che se il soggetto non ha il tempo di razionalizzare questo evento che lo coinvolge emotivamente o comunque non ne ha la forza e/o capacità questa fase sarà permanente; tuttavia non è da escludere che si possa giungere a somatizzare la situazione ed accettarla lucidamente.

    Mi viene in mente un episodio dei Simpson in cui ad Homer viene diagnosticata una malattia terminale ed affronta le varie fasi di convivenza con la stessa a distanza di pochi secondi; purtroppo mi è difficile ricordare i dettagli della puntata e ripescarla è quasi impossibile.

  2. #17
    Ocelot L'avatar di Assurbanipal
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    ma, ci provo, anche perché mi è venuto ora come ora 'sto racconto.
    credo possa essere "in tema"
    Canali.

    La luce.
    Non c’è.
    La cerco, disperatamente. Ma non c’è.
    Annaspo in quella che potrebbe essere polvere, terriccio, scavo, cerco una via d’uscita, di fuga.
    Le unghie si riempiono, di graffiano, si spaccano. Fruscii. Mi volto, di scatto, smetto di scavare.
    Non è nulla.
    Non c’è luce.
    Continuo a scavare. Le mie gambe. Non riesco a muoverle, sono come bloccate da qualcosa.
    Ma non c’è luce.
    Scavo, di più, con tutte e due le mani, assieme, all’unisono, ancora e ancora e ancora.
    Basta, la stanchezza ha preso il sopravvento.
    Cerco di tastare attorno, come un cieco, non vedo ciò che mi circonda.
    È una stanza?
    Non c’è luce.
    Cerco le risposte rimuginando inutilmente, cercando una soluzione ad un problema che non c’è, che non vedo.
    Non c’è luce.
    Un suono. Quel fruscio, di nuovo. Sembra una radio, un suono statico.
    Cerco di allungare il capo alla ricerca di qualcosa, di un bagliore, di una luce. Solo un suono. Ripetuto, assillante, come di statica.
    Cerco di spostare la gamba destra, ma non la sento. Forse è bloccata, forse è addormentata.
    Uno stato di torpore mi pervade. Sento come tutti gli arti senza vita. Temo il peggio, urlo, con quanta voce ho in gola, cercando, invano, aiuto.
    Ecco, ci sono.
    Alla mia sinistra, una parete, con dei mattoni, si, li sento sotto le dita, mattoni in tufo. Sono sporgenti, ruvidi, porosi. Sono umidi.
    Questa è una stanza. Forse un vecchio casolare. Un indizio.
    Potrebbe essere una prigione, un palazzo di giustizia.
    Non è casa e non c’è luce.
    Il suono, continua, si ripete, un loop infinito di stridente fastidio.
    Immagini nel buio, mi suscita immagini. Il suono, si, il suono, mi richiama immagini sopite.
    Casa mia. La camera da letto. La luce è fioca forse è notte. Mi avvicino alla porta. Sono solo, a piedi nudi, nel corridoio. Cammino, piano. I piedi scalzi si esprimono in lievi tonfi sul pavimento lastricato di mattonelle appena lucidate. La finestra semiaperta del bagno filtra la luce dei lampioni del cortile. Dietro le mie spalle, la mia stanza da letto, vuota, la finestra serrata. La televisione spenta.
    Sono sull’uscio. Mia madre dorme, dandomi le spalle. Sta ansimando.
    Mi avvicino piano. Più piano. Mi fermo davanti a lei. La osservo in silenzio, per paura di svegliarla.
    Ma lei ansima, sospira, forse, soffre. Mio padre non è nel letto. Non c’è, è assente.
    Mi sporgo, piano, per guardarla in volto. Per vedere se soffre davvero.
    Pura curiosità.
    Si volta.
    Di scatto.
    Non c’è luce. Il suono si è fermato.
    Sono spaventato. Non riesco a capire cosa mi succede. Riprendo a scavare, cercando, ancora, un modo per venire via. Cerco di sollevare le gambe con le braccia, ma non riesco a sentirle.
    La parete, forse, la via d’uscita.
    Comincio a impugnare le sporgenze dei mattoni, tento di strapparli via dalla parete, di trovare un punto debole, una crepa. E colpisco, colpisco, tentando di buttarlo giù, quel muro, di uscire dall’oscurità. Le dita sanguinano, si feriscono, le unghie saltano. Ma sono disperato, e piango, urlo, mi dimeno. Addento un mattone, un dente si scardina. Il dolore è atroce.
    Ma il suono, eccolo, di nuovo.
    Lo sento, ancora.
    È lieve. Non voglio ascoltarlo.
    Smetto di battere la parete, di scavare, di urlare e porto le mani sulle orecchie.
    Non devo sentire, non voglio vedere quelle cose.
    Ricordi, forse.
    Urlo, con le mani strette sulle orecchie. Il suono cresce, cresce sempre di più.
    È buio, non c’è luce.
    Infilo le dita ben dentro le orecchie, più in profondità, fino a farmi male e urlo, urlo sempre di più con tutta la voce che ho.
    C’è il sole. Sono seduto sul divano di casa, davanti a me, la televisione.
    È estate, la luce filtra dalla persiana morbida e accogliente. I quadri sono quelli di sempre.
    Quelli a cui non pensi, perché sono di casa. Sulla sedia, davanti al tavolo, mia madre.
    È di spalle, i lunghi capelli ricci, neri le coprono la schiena. È bella.
    Intravedo degli orecchini. Mio fratello gioca nell’altra stanza, è piccolo.
    Devo esserlo anch’io.
    Suono di uccelli, dal salone. Li sento, chiari, squillanti. Sono belli.
    Poi, la voce di mio padre.
    Mia madre, chiama mia madre.
    Lei si volta.
    Di scatto.
    Non c’è luce.
    Il suono si è fermato.
    Mi tolgo le dita da dentro le orecchie e mi accascio a terra. Le mie labbra toccano il suolo polveroso.
    È odore di terra bagnata.
    Ma non è acqua questa.
    L’odore è inconfondibile, ora lo sento chiaramente.
    È piscio.
    Sollevo immediatamente il capo, tenendomi sulle mani, piantate in quella pozza oscena di polvere, terriccio e piscio.
    Tossisco, contorco le labbra e tiro fuori la lingua per scostare via la polvere umida attaccata alla mia faccia.
    Ho paura, tanta paura.
    Piango, forte, fortissimo.
    Non piangevo da anni.
    Non c’è luce.
    Adesso fa freddo.
    Ma sento le gambe, si, ora riesco a sentirle! Cerco di muoverle, ma è ancora molto difficile. Mi aiuto con le mani. Tiro fuori la gamba destra. È integra, intatta. Mi sento sollevato.
    Tiro fuori anche l’altra gamba, ma non riesco ad alzarmi.
    Il suono, no, non ancora…non voglio più, non voglio!
    Mi premo le orecchie, di più, sempre di più, gli indici sempre più dentro le orecchie. Ma sento ancora, il suono è forte, penetra, direttamente, arriva al mio cervello.
    Cerco di alzarmi, non ce la faccio, le gambe non reggono. Non posso resistere.
    Piove. È notte. Lampi solcano il cielo. Guardo dalla finestra. Aspetto che torni mio padre. Come al solito.
    Mio fratello non c’è. Mia madre non c’è.
    Aspetto che torni papà, che mi porti il giocattolo, ma è tardi. E piove. Le pozzanghere riflettono i bagliori dei fulmini. I tuoni fanno vibrare la finestra.
    Ma c’è una vecchia. Si, è dietro di me. Mi volto.
    Le si avvicina, piano, claudicante, pesante.
    Pochi i capelli bianchi filtrano la luce del salone che è dietro di lei.
    Sono sempre a casa. Nella stanza non c’è luce.
    I capelli della vecchia sono luminosi. Sembrano finti.
    Sono spaventato a morte, ho molta paura. Non posso muovermi.
    Mi schiaccio contro il vetro della finestra, mi guardo intorno, ma non c’è via di fuga.
    Non ho mai visto quella donna, quella vecchia, brutta, schifosa, fetida, schifosa, cattiva, puttana.
    Mai vista.
    Un cavo della corrente. Una spina. La prendo, mi lancio contro la vecchia e le infilo quella maledetta presa negli occhi, ancora e ancora e ancora. E il sangue sporca le mie mani e il suo orrendo viso vecchio e putrido, e bagna il pavimento appena lucidato e le sue scarpe e i miei vestiti.
    Le strappo il crocefisso dal collo, quel dannato rosario, e prendo a strangolarla, con tutta la forza che ho. Tiro i grani, tiro ancora, ancora e ancora.
    È a terra, in un bagno di sangue.
    La porta si apre. Arriva mio padre.
    Mi volto.
    Di scatto.
    Il suono non c’è più.
    Ora c’è una luce però.
    A carponi, lentamente, mi muovo verso la luce come una falena in cerca di salvezza.
    La puzza aumenta, il dolore aumenta.
    Ma c’è una flebile luce.
    E un suono di statica.
    Qualcosa, c’è qualcosa. una porta, forse. Cerco con le dita ancora sporche di sangue un pomello, una maniglia, una serratura.
    La porta si apre, lentamente, da sola.
    Una stanza.
    È la mia stanza da letto. È vuota. La finestra è serrata, c’è poca luce.
    Una poltrona. E la televisione è accesa.
    Il suono viene da lì.
    La televisione, accesa, emette solo una statica, bianca, nera e grigia.
    La stanza è illuminata dalla televisione.
    Cerco qualcosa.
    Si, è qui, lo so.
    Ora sono in piedi, riesco a stare sulle mie gambe.
    Con sicurezza metto la mano in tasca.
    Un telecomando.
    È quello che ci vuole.
    Mi siedo sulla poltrona, mi accomodo, dolcemente.
    Assumo la posizione, con le gambe accavallate, il braccio destro con il telecomando in mano.
    Appoggio la testa allo schienale, piano, senza sforzo. Non mi fanno più male le gambe e i graffi delle orecchie e delle dita si stanno rimarginando.
    Non voglio più quelle scene. Voglio dimenticare.
    Punto il telecomando verso il televisore, contro quella orribile statica.
    E cambio canale.


    Zapp.
    Simon Pietro disse loro: <<Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della vita>>.
    Gesù disse: <<Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Poiché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei Cieli>>.

    Vangelo di Tomaso, loghion 114

  3. #18
    lato oscuro della forza L'avatar di the darkness
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    Citazione Fr4nk Visualizza Messaggio
    Io penso che quella della follia sia una fase transitoria.. Insomma anch'io quando penso alla morte, nel mio divertissement quotidiano, non posso che avere dei momenti in cui la lucidità sovviene. Ovvio che se il soggetto non ha il tempo di razionalizzare questo evento che lo coinvolge emotivamente o comunque non ne ha la forza e/o capacità questa fase sarà permanente; tuttavia non è da escludere che si possa giungere a somatizzare la situazione ed accettarla lucidamente.

    Mi viene in mente un episodio dei Simpson in cui ad Homer viene diagnosticata una malattia terminale ed affronta le varie fasi di convivenza con la stessa a distanza di pochi secondi; purtroppo mi è difficile ricordare i dettagli della puntata e ripescarla è quasi impossibile.
    statisticamente parlando, la maggior parte delle persone non è capace di accettare ciò in breve tempo, spesso i malati terminali o comunque gente che è malata di cancro si fa aiutare da un psicologo. pensare la morte come un evento distante è diverso da vedersela parare davanti. nel caso di un cancro, di una malattia l'accettazzione è più facile, ma considerando una morte violenta, rapida, o comunque costretta dall'esterno, la lucidità è minata anche da rancori e altri forti sentimenti.

  4. #19
    Utente L'avatar di Guo Jia
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    Parigi, 1794.
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    Bio - happening

    Queste penne, questi fogli, questi compassi, questa grafite polverizzata che riempie i polmoni come carbone di miniera, questi appunti e questi progetti, la mia vita, il mio lavoro, tutto questo ormai non &#232; che un capitolo della Storia, della scienza. Ho contribuito al progresso dell'uomo, dall'alto di quest'ufficio dalle mille finestre. Sembrano scrutare, con me, le arterie cittadine, instancabili come il golem. Indistruttibili, come il logos, e la sua tirannia.
    La porta &#232; chiusa a chiave. Tripla mandata. Un armadio davanti, a sbarrare la strada, uno scaffale in latta accanto ad esso, il contenuto degli archivi trasferito faticosamente dopo mille viaggi. E il cestino della spazzatura, semivuoto.
    So che non ho molto tempo, arriver&#224;. Sono anni che ne ascolto i passi, che scruto in lontananza il suo ghigno bifronte. E finalmente ho ricevuto il dono: conosco gli estremi della vita umana. Il mio &#232; ad un passo.

    Il logos. Devo pensarci, non ho ancora finito. Ho esplorato l'intera vita psichica dell'Homo Sapiens, ne ho sezionato il cervello, ne ho stimolato ne sinapsi fino a spremerle, distillandone il senso della vita.
    Non mi sono mai fatto illusioni, in merito. Ho sempre creduto che tra noi figli dell'Eva africana e la pi&#249; insignificante delle prede non ci fosse la minima differenza. Come un animale braccato, sento pulsare dentro di me l'istinto alla vita, l'autoconservazione domina le mie azioni, divide la mia mente. Innalzo barricate, carico il fucile e sparo, fendendo l'aria. Colpisco me stesso, mi lecco le ferite, la schizofrenia scinde il mio cervello in mille staterelli bellicosi e io rifiuto la mia miseria.

    [...]

    Gli effetti dei sedativi sembrano causare, nella mia persona, degli interessanti effetti collaterali. In particolare, ho notato un aumento della libido e la comparsa di curiosi arrossamenti, al tatto simili a vesciche, sulla fronte e sulle guance. Dolorosi, come uno spillo -

    Il logos. Quale inganno. Eva si sbagliava, non erano i mitocondri, i parassiti... no, sono i nostri geni stessi. Le catene del DNA, da cui cerco disperatamente di liberarmi, mi stringono in maglie troppo strette. Il fatto stesso che io abbia scoperto tutto ci&#242;, e che sia qui a tremare grondando sangue, non significa niente, non ha nulla a che vedere con quello che vorrei fosse la mia persona, con la mia - come dire? - anima. Flatus vocis, e null'altro.

    Il libero arbitrio &#232; il pi&#249; crudele dei feticci, e in questo non &#232; diverso dalla cultura, e l'arte, e l'Uomo... scrivo senza motivo, e ci&#242; mi distrugge, mi -

    Prego Dio e il divino Architetto - oh, magari esistesse Matrix, una divinit&#224; meccanica! - o il demiurgo, invoco la reincarnazione e l'immolazione di Ahriman, senza scopo, senza ragione... se solo esistesse la cultura, se avesse senso parlare di prodotti dell'uomo, potrei parlare di redenzione. Potrei andarmene sereno, rassegnato alle necessit&#224; e ingannato dalle droghe.
    Vorrei... dovremmo tornare ci&#242; che ogni uomo dovrebbe essere, animali inconsapevoli ed ignari.
    Vorrei avere la dignit&#224; di uno schiavo, piuttosto che la follia di un martire. La ribellione &#232; inutile masochismo, un banale gioco di fili per marionette sgraziate.

    Contenitori di geni autoreplicantisi - &#232; questo che siamo. Un bovino indirizzato al macello, dopotutto, &#232; felice, ha ancora in bocca la fragranza di quell'ultimo, tenero germoglio.

    No, non lo posso accettare... questo parassita, dentro di me, costitutivo della mia esistenza, della mia identit&#224;. Non voglio essere umano. Sentire il bisogno di avere dei figli, provare rabbia, sentire le lacrime sulla pelle diafana - il mio cuore ormai non batte pi&#249; - fare l'amore, cosa c'&#232; di pi&#249; tremendo!?

    [...]

    Chiedo scusa ai miei figli per averli costretti alla vita, allo stupro degli inganni che dovranno subire. Se solo avesse un senso, tutto ci&#242;. Un senso. E' mio nemico, il senso: la maschera del boia. Eppure non riesco ad allontanarmene, come succede talvolta al condannato che si lega al suo carnefice. La questione non &#232; priva di interesse. Un inestinguibile istinto alla vita, noto, porta lo
    specimen a sviluppare legami di attaccamento con il proprio nemico, al fine di sopperire alle carenze affettive con il pi&#249; adeguato tra i surrogati disponibili nella propria nicchia ecologica:; ci&#242; esplica in modo evidente le conseguenze sul piano psichico della mancanza di stimoli per la secrezione di sostanze fondamentali per il mantenimento di stati interni compatibili con le necessit&#224; di sopravvivenza -

    sviluppare ulteriormente l'argomento della ghiandola pineale*

    Voglio perdere la memoria, non sopravviver&#224; nulla alla mia morte. Non voglio esistere, non sono mai esistito. Le mie ceneri dovranno sparire. Come quelle della storia. Sono colpevole, la mia debolezza mi impedisce di essere caritatevole, di salvare l'umanit&#224;! Sono un inutile profeta, non ho il potere di distruggere il male, di dirottare l'Apocalisse su questo disgraziato pianeta! Morte, redenzione...
    Werther, dammi la tua lucidit&#224;... la forza del contabile che chiude i conti e salda i debiti con il mondo prima di partire per il suo ultimo viaggio - o almeno dammi, te ne prego, un attimo di beatitudine, divelli queste erbacce dalla mia testa prima che si sazino e disperdano al vento i loro perversi semi!
    Salva almeno il mio sangue, mia moglie


    *Nota del curatore: come gi&#224; sottolineato di cui sopra, abbiamo avuto notevoli difficolt&#224; nel corso della ricostruzione delle ultime parole vergate dal dott. prof. emerito Zefiri. Questo ne &#232;, probabilmente, il caso pi&#249; emblematico. Senza voler peccare della tipica superbia che rappresenta forse il pi&#249; detestabile dei morbi di curatori e critici, ci azzardiamo ad ipotizzare che l'autore, evidentemente e comprensibilmente confuso dalla sofferenza fisica e psicologica di una morte imminente e di una dolorosa febbre cerebrale, abbia attraversato fasi alterne di lucidit&#224; e di instabilit&#224; mentale. In particolare, crediamo che abbia perso la capacit&#224; di discretizzare il flusso temporale e di gestire il flusso della propria memoria, con prevedibili conseguenze sul piano identitario. Ci&#242; ha portato, nel testo qui riportato, ad una curiosa, per quanto tragica dal punto di vista umano, sovrapposizione tra il piano stilistico del flusso di coscienza, quello del registro testamentario e quello della saggistica scientifica, di cui il compianto professore fu uno dei pi&#249; lucidi e illuminati interpreti. (cfr. nota n&#176;12)
    Ultima modifica di Guo Jia; 13-11-2007 alle 20:29:48
    "Quanti gioielli dormono sepolti nell'oblio e nelle tenebre, lontano dalle zappe e dalle sonde; quanti fiori effondono il profumo, dolce come un segreto, con rimpianto, nelle solitudini profonde." - Charles Baudelaire

    "Bonaire preferisce concentrarsi sull'ondeggiare delle onde piuttosto che su quello delle mie tette." - The legend of Alundra

    http://www.youtube.com/user/heita3 - ecco un genio.

  5. #20
    Fr4nk
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    Due giorni alla chiusura. Per chi avesse ancora intenzione di partecipare, s'affretti (:

  6. #21
    Intellettuale del cazzo L'avatar di Elray
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    Titolo:nessuno
    nottataccia d'inferno con quelle maledette mosche
    La riprova che Dio non esiste,di sicuro quest'infido e putrido animale mangiacadaveri,sento di non aver mai odiato nessuna creatura non conseziente come queste cazzo di mosche
    ma siamo poi sicuri che non siano consenzienti?Cosa ci convince che in realt&#224; non siano subdole entit&#224; con il preciso scopo di infastidire e riprodursi selvaggiamente e defecare ovunque?
    Non mi meraviglierei pi&#249; di tanto,molti esseri umani(esseri pi&#249; che umani a dirla tutta)seguono il medesimo stile di vita,indugiando nelle loro gozzoviglie e guadagnando un fottio di soldi
    si,un fottio...parliamo dei calciatori,ma quanti calciatori hanno letto Dostoevskij o letto una poesia del Leopardi?!Eppure io l'ho fatto,studio lavoro studio lavoro STUDIO LAVORO,e mi ritrovo a percorrere una strada sorda,lastricata di sterile cemento senza capire nulla di nulla
    Avete mai avuto l'impressione che non stiate vivendo voi,ma &#232; la vita che vi vive addosso??
    Scusate lo sfogo di uno psicolabile vigliacco,ammetto io stesso di esserlo e non provo vergogna,godo nell'essere uno psicolabile vigliacco centomila volte meglio del sistema che mi circonda.Sistema,non una visione di questo mostro amorfo che ingurgita e ci sputa fuori,ma consapevole che il sistema &#232; fatto dalle persone!
    tu che leggi questo "coso"(3d,post,romanzo breve,chiamalo come cazzo vuoi)probabilmente sei un tassello della mia infelicit&#224;,e forse io sono un tassello della tua infelicit&#224;.Buttiamoci gi&#249;,spariamoci,tagliamoci le vene,forse un'altra persona percepir&#224; un senso di sollievo
    di certo non mi reputo cos&#236; importante da considerare la mia morte una fonte di gioia per un povero cristiano,ma forse potrei evitare sofferenze a lui..
    ma cosa cazzo dico,oh mio Dio,sto scrivendo solo inutilit&#224;.La mia morte che aiuta qualcun altro?!Forse &#232; vero che sono un presuntuoso figlio di puttana(meglio di loro,e va a quel paese se mi reputi presuntuoso,lettore ignorante)forse dovrei farlo un figlio con una puttana,almeno avrei fatto qualcosa nella mia insulsa vita
    scrivo,scrivo,scrivo,metto punti uno dopo l'altro,esclamative e interrogative per penetrare questo schermo anonimo con un urlo.Che mi bannino pure,io lo ripeto ancora,un URLO
    eppure non &#232; questa la cosa pi&#249; meschina e triste in assoluto(e qui rido,vi assicuro che non piango);io psicolabile vigliacco che cerco di ottenere l'attenzione di questi lettori ignoranti che mi disprezzano,e che io disprezzo
    ora potete anche ridere,potete anche cambiar pagina e fare altro,a me poco importa
    vi assicuro che non parler&#242; della mia angoscia(voi siete pi&#249; angosciati di me);non parler&#242; dei miei problemi(voi ne avete pi&#249; di me);non parler&#242; della vita o la morte(voi ne godrete pi&#249; di me)
    noi siamo soli,ed &#232; questo che conta
    grazie
    Ultima modifica di Elray; 13-11-2007 alle 14:11:08

  7. #22
    Utente L'avatar di Guo Jia
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    Parigi, 1794.
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    Fr4nk, dato che il contest non &#232; ancora concluso c'&#232; qualche problema se aggiusto un paio di imprecisioni al mio scritto? Pare che rileggere i propri brani in preda al sonno non sia stata del tutto una buona idea
    "Quanti gioielli dormono sepolti nell'oblio e nelle tenebre, lontano dalle zappe e dalle sonde; quanti fiori effondono il profumo, dolce come un segreto, con rimpianto, nelle solitudini profonde." - Charles Baudelaire

    "Bonaire preferisce concentrarsi sull'ondeggiare delle onde piuttosto che su quello delle mie tette." - The legend of Alundra

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  8. #23
    Fr4nk
    Ospite
    Citazione Guo Jia Visualizza Messaggio
    Fr4nk, dato che il contest non è ancora concluso c'è qualche problema se aggiusto un paio di imprecisioni al mio scritto? Pare che rileggere i propri brani in preda al sonno non sia stata del tutto una buona idea
    No problem, fino al 15 piena libertà.

  9. #24
    Intellettuale del cazzo L'avatar di Elray
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    rileggendo i testi degli altri partecipanti,devo dire che trovo tutti molto belli ed originali
    pertanto faccio i miei complimenti a tutti

  10. #25
    Fr4nk
    Ospite
    Citazione Elray Visualizza Messaggio
    rileggendo i testi degli altri partecipanti,devo dire che trovo tutti molto belli ed originali
    pertanto faccio i miei complimenti a tutti
    Sì sono daccordo. Sono tutti abbastanza belli, tranne il tuo. No, scherzo! Ho dato un'occhiata veloce, li leggerò attentamente a contest chiuso. Fra l'altro, chi bandisce il contest può partecipare?

  11. #26
    Intellettuale del cazzo L'avatar di Elray
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    Citazione Fr4nk Visualizza Messaggio
    Sì sono daccordo. Sono tutti abbastanza belli, tranne il tuo. No, scherzo! Ho dato un'occhiata veloce, li leggerò attentamente a contest chiuso. Fra l'altro, chi bandisce il contest può partecipare?
    sono curioso di leggere il tuo
    comunque il mio è veramente brutto,perciò vincerà sicuramente

  12. #27
    Fr4nk
    Ospite
    Oggi chiude il contest: chi ha da fare dei ritocchi s'affretti; se qualcuno vuole ancora partecipare mi avvisi altrimenti inizio gi&#224; a preparare il topic delle votazioni.

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