M.P. Spare e l’allegra combriccola degli sporcaccioni
Corsa…
Corsa…
Corsa… Salto! Corsa…
Corsa… Salto! Corsa…
Corsa… Salto! Salto! Corsa…
Corsa… Salto! Salto! Rovinio…
“In verità fu il mantello a tradire il mio incedere.” Avrei voluto parlare così, rialzandomi da terra dopo la caduta col sole tra i capelli. Invece rimango aggrovigliato nel verde telame, reo dello sgambetto.
E come se ciò non bastasse ecco che si erge sul fango la sardonica figura di M.P. Spare (quello stronzo!). E Ride! Se la ride proprio di gusto!
“AAHAHAHHAHA!!! Sei proprio ridicolo, 503001; persino il tuo nome lo è, pezzente! Ma non ti vergogni di rovinare così nel fango? Sei tutto spocco e butti via le donne, ti è pure cresciuta la barba!”
Barba? Mi tocco il volto e attraverso i guanti sento una crespa e folta peluria…
Che io sia… M.P. Spare (quello stronzo!) diceva dunque il vero! Cosa posso fare? Tagliare la barba o tagliare M.P. Spare (quello stronzo!)? La seconda opzione è la più pulita, dunque senza indugio che si recida 'l collo del figuro!
Con un zompo sono presto su di lui e con un’abile kizami yaku stacco la testa dal collo di M.P. Spare (quello stronzo!), che ora non è più da considerarsi moderatore del suo corpo.
“Sei solo cibo per bantha, pezzente!” Gli grido io, sprezzante.
Ma M.P. Spare (quello stronzo!) non può più udirmi e ciò mi rese un panda molto triste. Presi una vanga e cominciai a scavargli una fossa, ma il territorio era contro di me: il fango continuava a scivolare dentro la buca. Più faticavo e più fango scivolava e più fango scivolava più faticavo. Alla fine del servizio mi ritrovavo su di una montagnola di fango e cento metri più in basso c’era il corpo di M.P. Spare (quello stronzo!).
“SPARE!!- gli gridai – questa è la tua ultima puttanata: da me non avrai alcuna tomba!”
E gettai sui suoi resti la vanga. Ebbi ben presto modo di pentirmi di quel gesto: dal corpo di M.P. Spare (quello stronzo!) cominciarono infatti ad uscire miriadi di cavallette che si misero subito a mangiare la montagnola di fango su cui mi trovavo. Essa si rimpiccioliva sempre di più e io temevo per la mia sorte finchè non ebbi una soluzione: mi abbasso i pantaloni e comincio ad emettere feci, così il livello della montagnola comincia a risalire.
Non avevo tuttavia previsto che le cavallette si sarebbero trasformate in topi, così salto al di là del muretto e finii nel nulla.
Il nulla è grigio scuro e se appena ci si entra sembra una piccola stanza, più tempo vi si passa dentro più esso si espande ( o sono io che mi rimpicciolisco?) fino a diventare uno spazio a due dimensioni, così denso che una fetta di quel grigio potrebbe sfamare tre gatti. Così mi adatto e mi muto in pentagono, poi in icosaedro.
Fine.
* Il frequente cabio del tempo del racconto non è da considerare un errore bensì come effetto del momento onirico.