La Megera guida Zio Orru fino al cosciotto di Giorgia Gazzola, di anni ventuno. «C’è lo sconto, qua ci mangiamo due settimane», dice girando la faccia famelica, solcata da rughe. Zio Orru è schifato: «Non vorrai mica mangiare carne umana?». «Sì, Jeff, lo faceva, mio caro». «Ma lui è un miserabile, spero che MUORRE»; l’ultima parola è carica della rabbia dell’ex partigiano. «Ma lui è già morto, gli è caduto un mattone in testa, così ha detto nella rappresentazione. Ma ora basta, stacca quella coscia che voglio assaggiarla».
Zio Orru non si muove, non vuole assecondare la vecchia. «Cosa ti prende, fallo!». «Perché dovrei?». «Perché non te lo ordino solo io, ma anche Concetta e Marceddu». «Lo zio Marceddu forse, ma Concetta non direbbe mai di fare una cosa simile, vecchia», dice il Sardo sospettosamente. «Insomma, adesso le cose sono cambiate! Io ti
ORDINO!».
Le mani di Zio Orru iniziano a muoversi contro la sua volontà e staccano la coscia della ventunenne Giorgia Gazzola, di chiare origini venete, portandola alla bocca della Megera, che inizia a mangiare voracemente. Fa molto rumore nel masticare e la carne, ancora piena di sangue, cade talvolta a terra: ad ogni caduta si leva un rumore tremendo, davvero aberrante anche per gli standard, non propriamente signorili, di Zio Orru. Ad un certo punto egli raccoglie tutte le sue forze e getta lontano il cosciotto, con manifesto stupore della Megera.
«Come osi screanzato!», la coscia lascia una chiazza nella polvere, «ma non sai quanto può valere? Quella ragazza era bellissima e aveva venduto il suo corpo per noi, aveva sacrificato la sua essenza per essere riverita ed osannata. Questo è il loro compito! Noi le consumiamo, venendo consumati. La mercificazione non è irriverente, sta nell’ordine delle cose, lei è contenta di donarsi a noi, in quanto noi le doniamo la nostra fede. Cos’è la sua bellezza se non viene a noi donata, se noi non possiamo assorbirla, acclamandola come regina delle tenebre della nostra solitudine?». Zio Orru capisce chiaramente l’invettiva della Megera, anche perché in realtà proviene tutto dalla sua mente. Tuttavia la sua coscienza inizia a prendere il sopravvento, dato che l’istinto si trova in difficoltà. Orru si ribella e arretra, allontanandosi dalla bancarella, trascinandosi la Megera, che lotta per tornare a consumare la carne delle ancelle della mercificazione. Eppure Orru si rende conto di riuscire a dominare la Megera ed anche il proprio istinto, Zio Orru, anche se si è già inibito da solo. Felice di questo, Orru inizia ad insultare la vecchia: «Ma tu chi sei, cosa sei?». «Sono l’anima di Concetta!». «Bucciarda! Mistificatrice! Lestofanta e pusillanima! Chi sei?». «Coglione, solo una tua allucinazione che ha preso vita, tutte le tue allucinazioni e i tuoi incubi stanno invadendo il mondo».
Improvvisamente, Orru e Zio Orru si rendono conto della verità. La Megera dice un sacco di stronzate, ma si sa che nelle menzogne c’è sempre traccia di verità (e viceversa). “Lei è una allucinazione, eya! Ma allora Gucumatz e Ixtab … ?”.