Primo contest artistico letterario: Fantasya [terminato] - Pag 6
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Visualizzazione risultati da 76 a 90 di 91

Discussione: Primo contest artistico letterario: Fantasya [terminato]

Cambio titolo
  1. #76
    HERMUS
    Ospite
    scusate ma non c'è l'ho fatta, scusa katy..ma ho avuto iumprevisti che non mi hanno fatto concentrare in quest0ultimo mese:

    ecco l'imm di katy:



    http://img528.imageshack.us/my.php?image=05nottezf0.jpg

  2. #77
    Mvesim
    Ospite


    Ecco qua l'immagine per la mia opera... fatta da nitramsuomi (alias mia sorella).

    Metto il thread al [top] e lo lascio aperto ancora fino a lunedì per eventuali altre opere dopodichè il thread sarà chiuso.


  3. #78
    Mvesim
    Ospite
    Citazione Moris80
    Ecco il lavoro artistico fatto sulla base del racconto "Il piccolo club" di the darkness che senon sbaglio deve aver già postato !
    Sbagli, non ha ancora postato nulla.


  4. #79
    PhotoGuardian Nigga L'avatar di linux29
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    molto belle le immagini di katy e della sorella di mvesim (cavolo 2 artisti in casa..complimenti )

  5. #80
    Mvesim
    Ospite
    Citazione linux29
    molto belle le immagini di katy e della sorella di mvesim (cavolo 2 artisti in casa..complimenti )
    Thanks a lot.
    Io però aspettavo Loto.Nero... soltanto che non si è fatto più vedere.

    Per Moris: Cerca di contattare "the darkness", non ha ancora pubblicato la sua opera, sarebbe un peccato non partecipare se c'è già il racconto pronto.

    Per HERMUS: Ho posticipato, come hai visto la data di due giorni... vedi se riesci a fare qualcosa.

    Per Bunky: Ho modificato il tuo post (nel racconto) per togliere il link dell'immagine e mettere una thumbail... spero che non ti dispiaccia.

    Ultima modifica di Mvesim; 14-07-2007 alle 20:41:59

  6. #81
    lato oscuro della forza L'avatar di the darkness
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    Citazione Mvesim
    Thanks a lot.
    Io però aspettavo Loto.Nero... soltanto che non si è fatto più vedere.

    Per Moris: Cerca di contattare "the darkness", non ha ancora pubblicato la sua opera, sarebbe un peccato partecipare se c'è già il racconto pronto.

    Per HERMUS: Ho posticipato, come hai visto la data di due giorni... vedi se riesci a fare qualcosa.

    Per Bunky: Ho modificato il tuo post (nel racconto) per togliere il link dell'immagine e mettere una thumbail... spero che non ti dispiaccia.


    scusatemi, ho notato che ho fatto più errori di battitura del previsto. sto finendo le correzzioni, lunedì posto tutto.

  7. #82
    Pato FENOMENO L'avatar di Moris80
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    Citazione the darkness
    scusatemi, ho notato che ho fatto più errori di battitura del previsto. sto finendo le correzzioni, lunedì posto tutto.
    Ok perfetto miraccomando però entro le 21

    PATO CAMPIONE !!

  8. #83
    Pato FENOMENO L'avatar di Moris80
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    Mvesim un favore ho visto che con il Link in prima pagina l'immagine si vede piccola potresti mettere il direct link all'immagine che sarebbe questo ?
    Grazie

    PATO CAMPIONE !!

  9. #84
    Mvesim
    Ospite
    Citazione Moris80
    Mvesim un favore ho visto che con il Link in prima pagina l'immagine si vede piccola potresti mettere il direct link all'immagine che sarebbe questo ?
    Grazie
    No problem, sistemato.

    Citazione Moris80
    Ok perfetto miraccomando però entro le 21
    Sarebbe meglio anche prima di quell'ora, non vorrei dover uscire la sera e chiudere il thread anticipatamente.


  10. #85
    Pato FENOMENO L'avatar di Moris80
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    Citazione Mvesim
    No problem, sistemato.



    Sarebbe meglio anche prima di quell'ora, non vorrei dover uscire la sera e chiudere il thread anticipatamente.

    Ok speriamo che si sbrighi

    PATO CAMPIONE !!

  11. #86
    Iterazione esplosiva 47



    "L’estrazione mineraria esaltò fino a oggi la cautela, la pianificazione ed il ritmo efficiente. Noi vogliamo esaltare la picconata casuale, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, il crollo e l’esplosione.”
    Dal manifesto del futurismo di Mastro Avanti, Eco della foresta incantata

    Il crepuscolo si avvicinava.
    L’attesa per il ritorno di Mastro Avanti, eroe di mille scavi audaci, ardito modello per tutta la nanità nuova, il cui piccone non conosceva riposo, aveva infine avuto termine. Egli era emerso dall’oscuro cunicolo a grandi passi, apparentemente non notando, sicuramente non curandosi, del peso dell’attrezzatura, e si stagliava dinamicamente contro il Sole del tramonto; nella mano destra, al termine del braccio teso verso il cielo, un’immensa pepita d’oro, nella sinistra, il fido strumento di scavo.
    Attorno a lui, subito, si radunano i fidi compagni: Progresso, Azione, Impulso, Movimento, Conflitto ed il giovanissimo Veloce.
    Avanti, con voce tersa e parlata veloce, prima di dire ciò che deve, chiede: “In mia assenza, come avete agito?”. Subito Impulso risponde: “Una donna è arrivata. Dicono si chiamasse Biancaneve; ma la guerra sta all'uomo come la maternità alle donne, Azione le ha sparato in mezzo agli occhi non appena ha varcato il confine”. Azione aggiunge, chiamato in causa, fiero:“Mastro, abbiamo detto che noi vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”-recita-“così l’ho uccisa e ho dato lei sepoltura nel pozzo più profondo della miniera abbandonata”.
    Il nano-eroe riprende la parola, ha notizie importanti, ha coscienza dell’importanza del momento, c’è gravitas nella sua voce potente: “Nani!”-apostrofa l’uditorio-“Ora è tempo di scendere in miniera! Ho morso e ferito le viscere della roccia finché non hanno rivelato una nuova vena, di cui ora vi mostro il primo frutto!”. Subito partono.
    La marcia dei sette coraggiosi verso le ostili profondità del suolo non è accompagnata da insulsi canti tradizionali (“Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie”, diceva Avanti), ma da un ritmo guerresco e duro, di ferro sbattuto ritmicamente, di esplosioni e di boati.
    Raggiungono il posto che Avanti aveva indicato, si apprestano a continuare la sua opera, rifulgono d’impeto nel momento dell’atto puro, lo scavo.
    Clang!
    La punta metallica colpisce la roccia.
    Clang!
    Frammenti cadono sul fondo del cunicolo.
    Clang!
    Un bagliore giallo sul piccone di Movimento. Conflitto lo nota: “Presto!”-incita-“Dobbiamo liberare il vivo metallo intrappolato dalle propagini grigie e morte della polvere che lo ghermisce!”.
    Veloce è quello che attacca con più ardore, una parete sottile infine cede, rivelando una vasta cavità sotterranea: ai fini sensi naneschi degli esperti minatori è subito evidente quello che sarebbe sfuggito ad ordinari uomini reificati dalle convenzioni, ossia la presenza di una sacca di gas infiammabili.
    Qui è ancora Avanti che si distingue per novità, coglie l’attimo e dopo aver brevemente recitato frasi dal sapore programmatico (“Nani! Liberiamo noi stessi insieme all’oro. Circoleremo nell’atmosfera!”) trae fulgide scintille dal contrasto tra maglio e piccone.
    Alcuni dei suoi atomi solcano il cosmo verso astri lontani.
    Ultima modifica di Melchior; 17-07-2007 alle 20:25:39
    "Il sonno della ragione genera mostri"

  12. #87
    lato oscuro della forza L'avatar di the darkness
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    il piccolo club

    Ewyn, camminava per strada, a passo rapido per evitare di perdere l’uomo che inseguiva. Era una vecchia zitella, una signora dal naso aquilino e lungo, questo forse spiega il suo innato desiderio di ficcanasare. Vestita di quei vestiti a fiori con quegli orribili merletti correva dietro a un uomo che non conosceva, ma che secondo lei aveva qualcosa di losco. Greenwood era un piccolo paesino, non più di diecimila anime, con quel aspetto coloniale decaduto che non invogliava a passare di là. Lì dominavano un gruppo di signore che Ewyn comandava, che si infervoravano a ogni sua parola. Una sorta di capopopolo sia che si trattasse di fare le solite raccolte di beneficenza, sia che si trattasse di fare i raid di moralità. In un paese limitrofo a un’enorme foresta, lontano dagli echi di città, cosa poteva succedere di tanto scabroso da richiedere il pronto intervento di un gruppo di armate signore? Niente, ma bastava che la moglie del fioraio mettesse una gonna un po’ troppo attillata, una scollatura non approvata da una delle signore, che un’onda di discredito si gettava sui malcapitati.
    L’obbiettivo del mese era un signore come tanti arrivato da lontano che si era stabilito in una pacifica cittadina di campagna. Ewyn però lo considerava un tipo losco e pericoloso, gli contestava l’abbigliamento cupo, e l’aspetto diffidente e il fatto che non fosse riuscita a strappargli niente di bocca. Lì in città, Ewyn sapeva tutto, e se non lo sapeva lei lo sapeva i suoi subalterni, discrete signore che si intrufolavano dappertutto pur di scovare qualunque cosa credessero fosse marcia.
    Il droghiere metteva un fiore sul bancone, due o tre anziane signore dall’aspetto pacifico presidiavano il negozio, finché non si veniva a sapere il mistero della novità.
    Ewyn seguiva quell’uomo, non la convinceva per niente, che ci faceva nella sua città e cosa osava nasconderle. Ogni informazione che non conosceva era qualcosa che le si sottraeva, le rubava qualcosa dal suo controllo e nessuno poteva permettersi un simile affronto.
    Mentre percorreva il corso principale in direzione contraria alla piazza fu fermata dal fioraio con due mazzi di fiori, il povero uomo iniziò di fretta un balbettante discorso, visibilmente sudato aspettava l’approvazione per quei due nuovi bouquet. Tentava di spiegare per quanto forse nel linguaggio dei fiori la frase fosse ardita, gli accoppiamenti erano particolarmente belli e il profumo risultante era delizioso. Il commerciante addusse una serie di altri elementi, Ewyn riuscì a liquidare il fioraio in breve tempo ma abbastanza lungo per aver perso il bersaglio del suo inseguimento.
    Sconsolata tornò al suo piccolo club, una decina di arzille signore l’aspettava.
    - Cosa hai scoperto? – esordì la prima, tutte le altre l’attorniavano pronte a sapere il più possibile.
    - In verità niente, mi è sfuggito a causa del fioraio
    - Oh – fecero in coro deluse.
    Ewyn fece un sorriso maligno – non disperiamo, ho una certa idea –
    Come un generale dispone i suoi uomini sul campo ogni zitella fu sistemata su una zona della città, armata di matterello e ogni possibile arnese necessario. Ognuna era indaffarata a fingere un attività nell’attesa, chi dava da mangiare ai piccioni, chi puliva l’uscio di casa, chi sbatteva i tappeti all’aria.
    Anche in un paesino come Greenwood sulle colline, a ridosso di una grande foresta, agosto aveva avuto il coraggio di portare l’afa. Il sole batteva su tutta la città, anche nell’ombra non si trovava refrigerio. Il vento smuoveva masse calde d’aria che investivano la gente come se si trovasse in un essiccatoio, lo stesso vento faticava a trasportare quella pesante afa. Eppure l’incriminato abitante continuava a vestire con i guanti, lunghi pantaloni neri, giacca e capello.
    Per tutta la città fu seguito dagli occhi dell’ anziane signore che si diedero il cambio a carpire ogni singolo gesto, qualunque suo passo fu mappato.
    Nei giorni a venire, il processo si ripeté, il poveraccio rimase ignaro di essere diventato una preda, e giorno dopo giorno si muoveva sulla tela aspettando che il ragno venisse a prenderlo.
    La mattina si svegliava di buon’ora, usciva di casa e percorreva il lungo corso centrale, appena questo sfociava nella larga piazza centrale, prendeva un lungo vicolo laterale superava le ultime appendici del paese e si inoltrava nella foresta. Nessuna osava seguirlo nella foresta, tutte aspettavo il suo ritorno per continuare a seguire i suoi movimenti.
    Verso lo zenit ritornava dal bosco, sempre ignaro di essere il bersaglio di tutti gli sguardi, continuava nelle sue abitudini, passeggiata la mattina e svolgimento dei suoi affari il pomeriggio.
    Agosto dovette cedere il passo a settembre, una delle fresche mattine il sole era sorto da poco, era nascosto ancora da alcuni dei palazzi.
    L’uomo era appena uscito di casa, percorreva la via principale, un lungo viale costeggiato da grandi villette e da palazzi in stile coloniale, tutti nascosti in parte da due filari di alberi. Non c’era nessuno a quell’ora per le strade, o per lo meno sembrava fosse così.
    Dietro delle verdi persiane due occhi scavati seguivano il passo dell’uomo che si dirigeva verso la piazza centrale. La piazza era deserta era troppo presto perché ci fosse qualcuno, di solito la domenica si ripopolava più tardi del solito.
    Imboccò il vicolo che prendeva sempre, non ci poteva passare più di un carro alla volta, anche lì era deserto a parte una signora che scopava davanti la porta di casa. Mentre cominciava ad avvicinarsi alla fine della strada, l’uomo sentì un dolore sordo alla nuca, davanti ai suoi occhi la strada si sciolse come un quadro di cera sotto una fiamma, e poi divenne tutto buio.
    La signora che a tradimento gli aveva rifilato un colpo di matterello sorrise, il tempo che l’uomo si era afflosciato a terra altre quattro anziane erano uscite, comandate da Ewyn presero l’uomo e lo trasportarono dentro la casa dove aspettavano altre signore.
    Lo sistemarono su uno scolorito divano, una delle signore vedendo l’uomo riverso sul letto esclamò – appena si sveglia, che gli diremo? – un'altra titubante - non è che poi… -
    - Sciocchezze – disse perentoria Ewyn – ora lo perquisiamo, se non ha nulla che non va appena si sveglia gli diremo che gli è caduta una tegola in testa e che l’abbiamo soccorso, gli faremo qualche domanda e la cosa si chiude qui –
    Nelle tasche della giacca non aveva nulla di compromettente, soltanto le chiavi di casa nella tasca destra e un fazzoletto di seta nell’altra. L’esame delle tasche dei pantaloni non rivelò altro che un grazioso orologio da taschino d’oro. Le signore iniziavano a vergognarsi del loro gesto quando una di loro per caso fece cadere il cappello dell’uomo, i capelli erano stranamente rigonfi in due punti simmetrici dietro le tempie. Spostando alcune ciocche di capelli rivelarono essere un paio di piccole corna, non più lunghe di tre o quattro centimetri. Non potevano essere posticce fuoriuscivano dal cuoio capelluto con un motivo a spirale ed erano discretamente appuntite.
    La prima che vide quell’escrescenze con il fiato mozzato esclamò – il diavoloooo –
    Una di loro era andata a prendere dell’acqua santa e un'altra era già venuta con un accetta, Ewyn fermò le sue compagne dicendo – che cosa state facendo? –
    La prima rispose – ammazziamolo, e bruciamone il corpo! –
    - Smettetela, intanto lo leghiamo e poi lo interrogheremo – rispose secca.
    - No, chiamiamo subito il pastore, diciamogli di portarsi tutto ciò che è necessario dal vangelo all’acqua santa –
    - Né pastore né dottore, sono ognuno a modo suo dei ciarlatani, intanto lo interroghiamo noi, poi se necessario li chiameremo – Ewyn concluse la frase con uno sguardo irremovibile, le sue compagne desistettero dal rispondere.
    Gli tolsero i guanti per legarlo meglio, e scoprirono una strana lanugine nerastra, un accozzaglia di peli attorcigliati tra loro. Gli legarono le mani e decisero di legargli anche i piedi. Gli tolsero le scarpe per vedere se aveva anche lì la lanugine, ma inorridite scoprirono che aveva al posto dei piedi degli zoccoli caprini, anche le gambe avevano una fisionomia strana.
    - E’ proprio il diavolo, appena si sveglia ci porterà tutte all’inferno, come possono delle corde fermarlo? – disse una allarmata
    - Basta, se fosse stato il diavolo, sarebbe svenuto con un colpo di matterello? – disse Ewyn – finiamo di legarlo e poi lo interrogheremo –
    Appena finirono di legarlo per bene, con una caraffa d’acqua lo svegliarono. Fu un shock rinvenire in quel modo, all’inizio ebbe una visione confusa di ciò che lo circondava. Un dolore pulsante alla nuca gli impediva di ragionare con cura, quando il mondo esterno gli si schiarì si vede attorniato da una torma di signore che lo squadravano severamente. Non capiva perché ci fosse tanto astio in quegli sguardi, quando riuscì ad alzare un attimo la testa notò con orrore che era senza scarpe e legato.
    Appena fece quel movimento gli piovve addosso una granicola di domande tutte in rapida successione a cui intontito per la botta non seppe rispondere.
    Ewyn riportò la calma tra le fila delle sue truppe – zitte! Faremo una domanda alla volta, lo interrogo prima io e poi ci sarà il vostro turno – nessuno osò obbiettare.
    - Capisci la nostra lingua? – disse Ewyn, l’interrogatorio era iniziato.
    - Si… - disse con sforzo
    - Bene, cominciamo con una domanda semplice: qual è il tuo nome? –
    - Ghyvan – rispose mentre cercava di rizzarsi a sedere, ma un paio di mani lo ributtò disteso
    - Attento a quello che fai, stai sdraiato se non vuoi che usiamo questa – disse mostrando l’accetta, poi proseguì – che cosa sei? –
    - Sono un fauno –
    Un mormorio convulso si sparse come un onda nel lago.
    - Sono un fauno, beh siamo metà… -
    - Sappiamo cosa è un fauno, quello che voglio sapere è cosa ci fa un fauno vestito come un uomo nella mia città – disse con ferocia Ewyn
    Il fauno rimase in silenzio, Ewyn non riuscì a farlo parlare. Dopo svariati tentativi e dopo averlo pure schiaffeggiato, lo fece imbavagliare dopo di che accese un fiammifero e l’accostò alla lanugine che prese fuoco appena vide che il fauno cercava di divincolarsi, appena vide nello sguardo puro terrore e sofferenza, lo spense con l’acqua.
    - Da quando l’uomo sta distruggendo le nostre foreste ci viene impossibile vivere là, siamo costretti a trasferirci nelle città – iniziò subito il fauno appena fu tolto il bavaglio – viviamo in mezzo a voi da quasi centocinquanta anni, non ve ne siete mai accorti. Viviamo esistenze tranquille, in quartieri isolati o in piccole cittadine dove di solito non fanno domande. Ogni tanto torniamo alla foresta per un breve periodo, oppure chi come me è più fortunato vivendo ai margini della foresta può andarci con costanza.
    - E quindi sareste dappertutto in mezzo a noi? –
    - Ormai si, da tempo viviamo con voi, non abbiamo mai fatto nulla di male, abbiamo sempre cercato di vivere soli, isolati e di ridurre al minimo i contatti con voi.
    - E perché mai, perché non avete cercato di prendere contatto con noi?
    - Voi uomini non siete capaci nemmeno di vivere con gli uomini, come potreste essere capaci di vivere con un'altra razza? Discriminate chi è uguale a voi, cosa fareste a noi? Siete divorati dal sospetto, dall’ira e dall’invidia. Non mi conoscevate nemmeno, non avevo mai dato segni di essere nocivo e pure mi avete colpito a tradimento e legato mani e piedi.
    - Potremmo mai fidarci di un caprone?
    - Dovreste fidarvi di più di chi non è come voi –

    Furono tante le congetture, tante le idee, nessuno spezzò una lancia in favore suo. La pioggia autunnale che debolmente ripuliva la strada si portò via un ultimo belato.
    Questa storia morì con chi alzò il coltello, l’uomo perse una grande occasione per conoscere di chi con loro condivideva il mondo.



  13. #88
    Mvesim
    Ospite
    Darkness... se puoi metti l'immagine di Moris'80 dentro al tuo post, almeno non devo fare doppi link nel primo post.


  14. #89
    el Bunkyo L'avatar di Bunky
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    Citazione Mvesim
    Thanks a lot.


    Per Bunky: Ho modificato il tuo post (nel racconto) per togliere il link dell'immagine e mettere una thumbail... spero che non ti dispiaccia.

    Nulla, figurati!

  15. #90
    Pato FENOMENO L'avatar di Moris80
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    Il piccolo Club
    DISEGNO DI ...::Moris80::...
    TESTO DI ...::thedarkness::...
    Immagine :
    http://img150.imageshack.us/img150/4...oloclubhs3.jpg
    Testo :
    IL PICCOLO CLUB
    Ewyn, camminava per strada, a passo rapido per evitare di perdere l’uomo che inseguiva. Era una vecchia zitella, una signora dal naso aquilino e lungo, questo forse spiega il suo innato desiderio di ficcanasare. Vestita di quei vestiti a fiori con quegli orribili merletti correva dietro a un uomo che non conosceva, ma che secondo lei aveva qualcosa di losco. Greenwood era un piccolo paesino, non più di diecimila anime, con quel aspetto coloniale decaduto che non invogliava a passare di là. Lì dominavano un gruppo di signore che Ewyn comandava, che si infervoravano a ogni sua parola. Una sorta di capopopolo sia che si trattasse di fare le solite raccolte di beneficenza, sia che si trattasse di fare i raid di moralità. In un paese limitrofo a un’enorme foresta, lontano dagli echi di città, cosa poteva succedere di tanto scabroso da richiedere il pronto intervento di un gruppo di armate signore? Niente, ma bastava che la moglie del fioraio mettesse una gonna un po’ troppo attillata, una scollatura non approvata da una delle signore, che un’onda di discredito si gettava sui malcapitati.
    L’obbiettivo del mese era un signore come tanti arrivato da lontano che si era stabilito in una pacifica cittadina di campagna. Ewyn però lo considerava un tipo losco e pericoloso, gli contestava l’abbigliamento cupo, e l’aspetto diffidente e il fatto che non fosse riuscita a strappargli niente di bocca. Lì in città, Ewyn sapeva tutto, e se non lo sapeva lei lo sapeva i suoi subalterni, discrete signore che si intrufolavano dappertutto pur di scovare qualunque cosa credessero fosse marcia.

    Il droghiere metteva un fiore sul bancone, due o tre anziane signore dall’aspetto pacifico presidiavano il negozio, finché non si veniva a sapere il mistero della novità.
    Ewyn seguiva quell’uomo, non la convinceva per niente, che ci faceva nella sua città e cosa osava nasconderle. Ogni informazione che non conosceva era qualcosa che le si sottraeva, le rubava qualcosa dal suo controllo e nessuno poteva permettersi un simile affronto.
    Mentre percorreva il corso principale in direzione contraria alla piazza fu fermata dal fioraio con due mazzi di fiori, il povero uomo iniziò di fretta un balbettante discorso, visibilmente sudato aspettava l’approvazione per quei due nuovi bouquet. Tentava di spiegare per quanto forse nel linguaggio dei fiori la frase fosse ardita, gli accoppiamenti erano particolarmente belli e il profumo risultante era delizioso. Il commerciante addusse una serie di altri elementi, Ewyn riuscì a liquidare il fioraio in breve tempo ma abbastanza lungo per aver perso il bersaglio del suo inseguimento.
    Sconsolata tornò al suo piccolo club, una decina di arzille signore l’aspettava.
    - Cosa hai scoperto? – esordì la prima, tutte le altre l’attorniavano pronte a sapere il più possibile.
    - In verità niente, mi è sfuggito a causa del fioraio
    - Oh – fecero in coro deluse.
    Ewyn fece un sorriso maligno – non disperiamo, ho una certa idea –
    Come un generale dispone i suoi uomini sul campo ogni zitella fu sistemata su una zona della città, armata di matterello e ogni possibile arnese necessario. Ognuna era indaffarata a fingere un attività nell’attesa, chi dava da mangiare ai piccioni, chi puliva l’uscio di casa, chi sbatteva i tappeti all’aria.
    Anche in un paesino come Greenwood sulle colline, a ridosso di una grande foresta, agosto aveva avuto il coraggio di portare l’afa. Il sole batteva su tutta la città, anche nell’ombra non si trovava refrigerio. Il vento smuoveva masse calde d’aria che investivano la gente come se si trovasse in un essiccatoio, lo stesso vento faticava a trasportare quella pesante afa. Eppure l’incriminato abitante continuava a vestire con i guanti, lunghi pantaloni neri, giacca e capello.
    Per tutta la città fu seguito dagli occhi dell’ anziane signore che si diedero il cambio a carpire ogni singolo gesto, qualunque suo passo fu mappato.
    Nei giorni a venire, il processo si ripeté, il poveraccio rimase ignaro di essere diventato una preda, e giorno dopo giorno si muoveva sulla tela aspettando che il ragno venisse a prenderlo.
    La mattina si svegliava di buon’ora, usciva di casa e percorreva il lungo corso centrale, appena questo sfociava nella larga piazza centrale, prendeva un lungo vicolo laterale superava le ultime appendici del paese e si inoltrava nella foresta. Nessuna osava seguirlo nella foresta, tutte aspettavo il suo ritorno per continuare a seguire i suoi movimenti.
    Verso lo zenit ritornava dal bosco, sempre ignaro di essere il bersaglio di tutti gli sguardi, continuava nelle sue abitudini, passeggiata la mattina e svolgimento dei suoi affari il pomeriggio.
    Agosto dovette cedere il passo a settembre, una delle fresche mattine il sole era sorto da poco, era nascosto ancora da alcuni dei palazzi.
    L’uomo era appena uscito di casa, percorreva la via principale, un lungo viale costeggiato da grandi villette e da palazzi in stile coloniale, tutti nascosti in parte da due filari di alberi. Non c’era nessuno a quell’ora per le strade, o per lo meno sembrava fosse così.
    Dietro delle verdi persiane due occhi scavati seguivano il passo dell’uomo che si dirigeva verso la piazza centrale. La piazza era deserta era troppo presto perché ci fosse qualcuno, di solito la domenica si ripopolava più tardi del solito.
    Imboccò il vicolo che prendeva sempre, non ci poteva passare più di un carro alla volta, anche lì era deserto a parte una signora che scopava davanti la porta di casa. Mentre cominciava ad avvicinarsi alla fine della strada, l’uomo sentì un dolore sordo alla nuca, davanti ai suoi occhi la strada si sciolse come un quadro di cera sotto una fiamma, e poi divenne tutto buio.
    La signora che a tradimento gli aveva rifilato un colpo di matterello sorrise, il tempo che l’uomo si era afflosciato a terra altre quattro anziane erano uscite, comandate da Ewyn presero l’uomo e lo trasportarono dentro la casa dove aspettavano altre signore.
    Lo sistemarono su uno scolorito divano, una delle signore vedendo l’uomo riverso sul letto esclamò – appena si sveglia, che gli diremo? – un'altra titubante - non è che poi… -
    - Sciocchezze – disse perentoria Ewyn – ora lo perquisiamo, se non ha nulla che non va appena si sveglia gli diremo che gli è caduta una tegola in testa e che l’abbiamo soccorso, gli faremo qualche domanda e la cosa si chiude qui –
    Nelle tasche della giacca non aveva nulla di compromettente, soltanto le chiavi di casa nella tasca destra e un fazzoletto di seta nell’altra. L’esame delle tasche dei pantaloni non rivelò altro che un grazioso orologio da taschino d’oro. Le signore iniziavano a vergognarsi del loro gesto quando una di loro per caso fece cadere il cappello dell’uomo, i capelli erano stranamente rigonfi in due punti simmetrici dietro le tempie. Spostando alcune ciocche di capelli rivelarono essere un paio di piccole corna, non più lunghe di tre o quattro centimetri. Non potevano essere posticce fuoriuscivano dal cuoio capelluto con un motivo a spirale ed erano discretamente appuntite.
    La prima che vide quell’escrescenze con il fiato mozzato esclamò – il diavoloooo –
    Una di loro era andata a prendere dell’acqua santa e un'altra era già venuta con un accetta, Ewyn fermò le sue compagne dicendo – che cosa state facendo? –
    La prima rispose – ammazziamolo, e bruciamone il corpo! –
    - Smettetela, intanto lo leghiamo e poi lo interrogheremo – rispose secca.
    - No, chiamiamo subito il pastore, diciamogli di portarsi tutto ciò che è necessario dal vangelo all’acqua santa –
    - Né pastore né dottore, sono ognuno a modo suo dei ciarlatani, intanto lo interroghiamo noi, poi se necessario li chiameremo – Ewyn concluse la frase con uno sguardo irremovibile, le sue compagne desistettero dal rispondere.
    Gli tolsero i guanti per legarlo meglio, e scoprirono una strana lanugine nerastra, un accozzaglia di peli attorcigliati tra loro. Gli legarono le mani e decisero di legargli anche i piedi. Gli tolsero le scarpe per vedere se aveva anche lì la lanugine, ma inorridite scoprirono che aveva al posto dei piedi degli zoccoli caprini, anche le gambe avevano una fisionomia strana.
    - E’ proprio il diavolo, appena si sveglia ci porterà tutte all’inferno, come possono delle corde fermarlo? – disse una allarmata
    - Basta, se fosse stato il diavolo, sarebbe svenuto con un colpo di matterello? – disse Ewyn – finiamo di legarlo e poi lo interrogheremo –
    Appena finirono di legarlo per bene, con una caraffa d’acqua lo svegliarono. Fu un shock rinvenire in quel modo, all’inizio ebbe una visione confusa di ciò che lo circondava. Un dolore pulsante alla nuca gli impediva di ragionare con cura, quando il mondo esterno gli si schiarì si vede attorniato da una torma di signore che lo squadravano severamente. Non capiva perché ci fosse tanto astio in quegli sguardi, quando riuscì ad alzare un attimo la testa notò con orrore che era senza scarpe e legato.
    Appena fece quel movimento gli piovve addosso una granicola di domande tutte in rapida successione a cui intontito per la botta non seppe rispondere.
    Ewyn riportò la calma tra le fila delle sue truppe – zitte! Faremo una domanda alla volta, lo interrogo prima io e poi ci sarà il vostro turno – nessuno osò obbiettare.
    - Capisci la nostra lingua? – disse Ewyn, l’interrogatorio era iniziato.
    - Si… - disse con sforzo
    - Bene, cominciamo con una domanda semplice: qual è il tuo nome? –
    - Ghyvan – rispose mentre cercava di rizzarsi a sedere, ma un paio di mani lo ributtò disteso
    - Attento a quello che fai, stai sdraiato se non vuoi che usiamo questa – disse mostrando l’accetta, poi proseguì – che cosa sei? –
    - Sono un fauno –
    Un mormorio convulso si sparse come un onda nel lago.
    - Sono un fauno, beh siamo metà… -
    - Sappiamo cosa è un fauno, quello che voglio sapere è cosa ci fa un fauno vestito come un uomo nella mia città – disse con ferocia Ewyn
    Il fauno rimase in silenzio, Ewyn non riuscì a farlo parlare. Dopo svariati tentativi e dopo averlo pure schiaffeggiato, lo fece imbavagliare dopo di che accese un fiammifero e l’accostò alla lanugine che prese fuoco appena vide che il fauno cercava di divincolarsi, appena vide nello sguardo puro terrore e sofferenza, lo spense con l’acqua.
    - Da quando l’uomo sta distruggendo le nostre foreste ci viene impossibile vivere là, siamo costretti a trasferirci nelle città – iniziò subito il fauno appena fu tolto il bavaglio – viviamo in mezzo a voi da quasi centocinquanta anni, non ve ne siete mai accorti. Viviamo esistenze tranquille, in quartieri isolati o in piccole cittadine dove di solito non fanno domande. Ogni tanto torniamo alla foresta per un breve periodo, oppure chi come me è più fortunato vivendo ai margini della foresta può andarci con costanza.
    - E quindi sareste dappertutto in mezzo a noi? –
    - Ormai si, da tempo viviamo con voi, non abbiamo mai fatto nulla di male, abbiamo sempre cercato di vivere soli, isolati e di ridurre al minimo i contatti con voi.
    - E perché mai, perché non avete cercato di prendere contatto con noi?
    - Voi uomini non siete capaci nemmeno di vivere con gli uomini, come potreste essere capaci di vivere con un'altra razza? Discriminate chi è uguale a voi, cosa fareste a noi? Siete divorati dal sospetto, dall’ira e dall’invidia. Non mi conoscevate nemmeno, non avevo mai dato segni di essere nocivo e pure mi avete colpito a tradimento e legato mani e piedi.
    - Potremmo mai fidarci di un caprone?
    - Dovreste fidarvi di più di chi non è come voi –

    Furono tante le congetture, tante le idee, nessuno spezzò una lancia in favore suo. La pioggia autunnale che debolmente ripuliva la strada si portò via un ultimo belato.
    Questa storia morì con chi alzò il coltello, l’uomo perse una grande occasione per conoscere di chi con loro condivideva il mondo.

    PATO CAMPIONE !!

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