(postato il 27-03-07)
Joe Catramoso stava seduto su una seggiola verniciata di rosso in mezzo ad altre seggiole verniciate di rosso sulle quali sedevano altri giocatori di Spilucco.
Di fronte al corteo di spettatori, a non più di un metro e mezzo, un omone di centoventotto chili e mezzo accompagnava un arzigogolato discorso con instancabili turbini gesticolari e salivose docce delle quali si lamentava a mezza voce la prima fila di seggiole rosse, opportunamente concessa dai veterani dello Spilucco alle matricole, che oramai conoscevano anche troppo bene il sapore degli sputi del Coach.
Joe Catramoso era una matricola, e si stava beccando la pioggia ptialinosa già da una buona mezzora.
La pioggia ptialinosa era la cosa più viscosa che avesse mai toccato la sua lurida faccia, anche più del catarro che gli sputava in faccia sua nonna quando non riposizionava bene sui trecento tavoli che le arredavano la casa i centrini che gli faceva rilavare ogni maledetto venerdì.
Quei venerdì erano infernali, ma lui continuava imperterrito a lavorare per la vecchiaccia decrepita.
No, non lo faceva per spirito filantropico, lui da quel lavoro poteva guadagnare due penny. DUE PENNY!
Il prezzo di uno Spilucco. L'unico modo che aveva di coltivare la sua passione.
Uno di quei venerdì, dopo l'orario di lavoro, Joe era riuscito a sguazzare via dal catarro della nonna fino a raggiungere un negozietto sulla ventitreesima: il Spiluccomania. Entrato nel negozio s'era inebriato del profumo delle centinaia di Spilucchi esposti. Ah, Spilucchi! Meravigliosi Spilucchi! Agognatissimi Spilucchi!
Si avvicinò al banco, che gli pareva altissimo, e s'arrampicò su di questo per chiedere al negoziante di vendergli uno Spilucco. Quello sorrise bonariamente, poi tirò un pugno in pieno volto al ragazzino. Poi un altro. E un altro ancora. E, cosa ancor peggiore, mentre riempiva di botte il disgraziato, il pugilatore sbavava bestialmente sul suo volto.. Il bambino fu portato all'ospedale con una dozzina di fratture, e il negoziante fu messo in gattabuia.
Mentre Joe stava sdraiato sul lettino collegato a svariate flebo, si chiedeva
"Perché..? Perché..?"
Poi ogni giorno alle sedicimpunto arrivava un clown che per dilettare i ragazzini batteva la testa per terra fino a che non dovevano ricoverarlo nel reparto accanto. I clown per questo spettacolo erano diversi ogni volta, e ormai il reparto accanto era saturo di pagliacci.
Joe stette per due settimane in ospedale, era tutto bianco: il muro, il letto, le lenzuola, le infermiere, i dottori...tutto! Era come vivere immersi in una nuv..."Ciao, sono Asbrubala!"
Una voce femminile molto aggraziata lo richiamò alla realtà dai ricordi di gioventù.
Dalla sedia verniciata di rosso accanto alla sua faceva capolino il volto di un essere enorme, era alto almeno tre volte Joe. Era color verde vomito, aveva il corpo villoso, un cappellino multicolore con un elica di ridotte dimensioni perennemente in movimento sulla testa e due bocche. Stava parlando -sempre aggraziatamente- con quella sopra: "Sei carino! ^^ Come ti chiami?"
Joe era un po' sorpreso nel vedere un essere del genere proprio lì, allo Spilucco Junior Camp. Ma era ancora più sorpreso nel vedere che aveva due bocche. Era in uno stato di rincoglionimento totale. Non riusciva a dire niente. Dopo qualche secondo di esitazione disse: "Ehm...ehmm...a cosa ti servono due bocche?"
SPLOT!
Si ritrovò pieno di catarro alieno. "Questo è il modo che usiamo noi Bnoolp per salutare, la seconda bocca e adibita agli sputi affettuosi! ^^"
"Ehi voi!" L'omone di centoventotto chili era furioso, quelle due insulse matricole gli avevano interrotto il discorso.
Joe e Asdrubala risposero in coro: "Noi?"
"Sì, dico a voi luridi pezzi di merda! Venite qui, ora vi faccio vedere io come si deve comportare un vero spiluccatore!"
(postato il 28-03-07)
L'uomo di centoventotto chili si tirò su le maniche, ghignando. Fece scricchiolare le nocche premendo il pugno destro sul palmo sinistro e poi scoppiò in una grassa risata del genere Mahahaha-hahahahà-hahahuà-halahà. Un gatto randagio entrò dalla finestra e cominciò a ridere tipo Miahaha-hahahahà-miahahahà-miao. L'uomo di centoventotto chili interruppe la risata in contemporanea col gatto, poi si strappò i capelli gridando "
Sancte Michaël Arcangele, defende nos in proelio!
Ut non pereamus in tremendo iudicio!"
Una volta terminata la frase, ci fu un attimo di silenzio. Poi il gatto sgranò gli occhi, fece un balletto tippetì tippetà e abbaiando saltò dentro l'ombelico dell'uomo di centoventotto chili - che era scoperto poiché il ciccione indossava una maglietta troppo piccola, del resto a vederlo si sarebbe pensato che qualsiasi maglietta gli sarebbe stata troppo piccola. Insomma questo gatto gli era rimasto col muso conficcato dentro all'ombelico e continuava a muoversi e pian piano s'avvitava dentro. Il grassone, dal canto suo, restava in silenzio. Joe ed Asdrubala guardavano attoniti la scena insieme ai clown che erano ancora all'ospedale e che riuscivano a guardare dentro al Campus poiché una vecchia bidella aveva lasciato il tetto della baracca in cui c'erano le matricole aperto per cambiare aria e l'ospedale si trovava nello stesso isolato. Erano ammutoliti di fronte allo stomachevole avvitamento del gatto.
Una volta che il gatto fu entrato completamente nel corpo del lardoso, seguì un'altra manciata di secondi. Poi l'uomo contrasse tutti i muscoli facciali, avvicinò gli indici alle tempie e cominciò a colpirsi delicatamente, spostando la testa a destra se veniva colpito dall'indice sinistro e viceversa. Joe e Asdrubala, con le tre bocche spalancate, si scambiarono un'occhiata perplessa. Quando tornarono a posare gli occhi sul grassone, quello emanava un policromo ed accecante bagliore. Inoltre un nuovo grido, stridulo e penetrante, aveva rotto il tombale silenzio ospedaliere: "SPILUCCOH, diceva, SPILUCCOH!"
Continua qui e qui e qua e quo la-la-laralà. Continua in modo pessimo qui.