Creo questo topiz al fin di mostrarvi alcuni miei racconti.
La discontinuità che mi caratterizza e la cupezza del mio stile renderà tale topiz difficile da seguire per i più, ma tant'è [un topiz cupo in Dailyrando, proprio così].
Dietro questo topiz non c'è l'idea di una storia a puntate, o di qualsivoglia storia specifica, semplicemente quando scriverò qualcosa e sentirò che è il caso di mostrarvela, la posterò qui [questo comunque non esclude che in futuro possa intraprendere la via di una storia a capitoli].
Cominciamo subito con il primo racconto, che ha annessa un'illustrazione [ho fatto le cose in grande ].
Nuvolette rosa.
Osservo la scena. La poveretta è triste, vorrebbe sfogarsi ma non riesce, vorrebbe dire qualcosa, ma l'unica cosa che sa dire è "Non ho parole". "Le parole non servono, in certi casi" le risponde Gio'. A fianco un suo amico, che evidentemente ha voglia di fare il rompipalle, s'intromette. "E queste non sono parole? O mi sbaglio?". Lui è la classica persona che non capisce quando deve star zitta. Spaccone, spensierato... Un ragazzino. Glielo si legge negli occhi. E nelle movenze.
Gio' gli lancia un'occhiata carica di stizza che lui ovviamente non sa interpretare. Lei sembra ignorarlo. Fa bene, ha altro a cui pensare. Io no invece. Così intervengo. "Sì in effetti ti sbagli."
"Ah, mi sbaglio. E cosa sono?"
"Lacrime finte di una nuvoletta rosa chiaro sempre imbronciata."
Rimane interdetto. Poi bercia un "Che cazzo dici", ma io sto già pensando ad altro. Anche le lacrime finte sanno essere consolanti, in certi momenti. O magari no? Più spesso no, dal mio punto di vista. Ma io non sono una nuvoletta rosa chiaro.
Alle nuvolette rosa chiaro piace riunirsi. Stanno insieme per piangere un po' verso il tramonto, pioggerelle leggere, niente di preoccupante. Cinque minuti di sfogo, e poi via, dopo essersi consolate a vicenda se ne vanno abbracciate dal venticello. Ma il vento non soffia mai abbastanza da disperderle.
Così le nuvolette rosa chiaro stanno ancora assieme e prima o poi piangeranno di nuovo, all'improvviso, e come il pianto è cominciato, cesserà.
Esco un attimo dal mio mondo. L'arrogante si è allontanato, come se la mia risposta l'avesse infastidito. Tanto meglio. Torno a Gio' e alla ragazza. Come si chiama la ragazza? Non la conosco. Cristina? Ha la faccia da Cristina. Non importa.
Lei non è una nuvoletta, e infatti non piange. Non qui, non ora. Glielo si vede nello sguardo. Vuole esser consolata, e nel contempo non vuole che si veda che è triste. Poi si alza. "Vado a prendere un po' d'aria". Gio' fa per seguirla, io lo fermo. Lei va.
"Che c'è?"
"Lasciala stare per un po'."
"Ma.."
"E dammi retta per una volta."
Mi dà retta, malvolentieri. Torno a riflettere guardando il camino. La fiamma dentro al camino... Anche lei è triste. Però nessuna nuvoletta ci fa caso.