Quando non si sa cosa fare, si gira per la città senza meta. Io lo faccio sempre. In realtà la mia “città” è un paesino di poco più di 1500 persone. Che ridere. Quando giri per la “città” poi, ti capita di fare degli incontri. Strani, surreali… la storia che vi racconto ora potrà sembrarvi strana…ma vi assicuro che non è assolutamente vera. O forse lo è, ma non voglio ammetterlo.
Comunque, girando per la “città”, mi imbatto in una casupola, che aveva più o meno questo aspetto:
“Orco Diavolo Tranviere!” dico io vedendola, davvero bizzarra. Mi avvicino e scorgo una figura alla finestra, che mi fissa. Fissa me. Non fissa il cielo, i gatti, o un pianoforte, fissa me. Codesta figura aveva anch’essa uno strano aspetto:
Io un po’ spaesato, vedendo che la figura continua a fissarmi, dico: “Salve! Sera tranquilla, vero?”. La figura continua a guardarmi, poi alzando la mano a mo di saluto proferisce la seguente frase: “Salve? Non “salve”! Ciccia!”. Io rimango un po’ stranito. “In che senso scusi?” chiedo io. “Nel senso che non devi dire “salve”… devi dire “ciccia”!” mi risponde la strana figura. Io non capisco: “Perché? Di solito si saluta con “salve”! Fin da piccolo mi hanno insegnato che si dice così!”. La figura mi fissa di nuovo. “Non capisci proprio niente! Dai, entra, che ti offro da bere…” e chiude la finestra. Io non so che fare… ma sì, entro! La casa dentro era come una casa normale. Pulita. Come una casa normale. Vedo che la figura ha preparato un tè. “Grazie, del tè” dico sedendomi. “Lei si chiama?” chiedo io. “Dammi del tu. E chiamami Fridman” mi risponde lui. Beviamo il tè, poi mi prende per mano e mi fa: “Vieni! Adesso io e te andiamo a prendere l’autobus!” e mi trascina fuori dalla casa. “Non ci sono autobus a quest’ora” replico io mentre Fridman mi trascina fuori di casa. “E’ vero” ribatte lui “Vorrà dire che prenderemo qualcos’altro”. Prendiamo nell’ordine: Un sandwich, una pozzanghera, un escremento di cane sul marciapiedi, un pacchetto di Marlboro morbide senza filtro, due biglietti per un concerto di Pavarotti alla scala. Ci rendiamo presto conto che nessuno di questi oggetti ci permette di spostarci e ci ritroviamo di nuovo davanti alla casa di Fridman. “Che balle!” dice lui “Non ci siamo spostati di una virgola” continua “Dovremo andare a piedi! Niente autobus” sbraita facendo “no” con la testa e muovendo le morbidose orecchie conigliche. Si incammina. Io lo seguo. Pochi minuti dopo, all’angolo di una strada, incontriamo un bambino, seduto su un marciapiede, che piange. “Perché piangi, bimbo?” chiede Fridman. “Non so tornare a casa” risponde il bambino. “Ma come? Davvero non riesci a tornare a casa? Se vuoi ti insegno un metodo. Lo ha inventato l’esimio Professor Martaposki. Vai sul palazzo più alto del posto dove abiti e gettati nel vuoto!” consiglia allora Fridman. “Ma così non morirò?” chiede il bimbo. “Puo’ darsi…” dice Fridman facendo spallucce. Dopodichè si incammina, seguito da me, lasciando il bambino seduto sul marciapiede. Per la cronaca, ecco una foto dell’esimio Professor Martaposki:
Arriviamo così ad un vicolo cieco. “Chiuso, che si fa?” chiedo io. “Si aspetta” dice Fridman, sedendosi su un bidone della spazzatura. Decido di sedermi accanto a lui. “Si aspetta cosa?” domando. “Ma l’autobus, ovviamente!” risponde lui, sorridendo con quei suoi dentoni da divoracarote. “Ancora? Ti ripeto che non ci sono autobus a quest’ora!” gli ricordo io. “E poi cosa cavolo serve aspettare un autobus qui, in un vicolo cieco?”. Davvero non comprendo. “Non capisci niente davvero” mi dice lui. “Devi capire che gli autobus sono la chiave di tutto. Ma proprio di tutto! Sono la chiave per attraversare i muri, persino” E ride. Ad un tratto, un forte rumore! Un veicolo non ben identificato arriva verso di noi. Io mi scanso all’ultimo, ma per Fridman, è troppo tardi…investito. Si è scoperto poi che l’autista del veicolo (poi identificato come questo)
è un tale che di nomeo fa Ovidio O’Razio, noto ubriacone portoricano (qui una foto).
Prima che l’ambulanza porti via il corpo ormai esanime di Fridman, riesco a prendere dalla su giacchetta a quadrotti un piccolo diario. Pare che contenga tutta la vita di questo bizzarro essere.
Ti prometto, Fridman, che pubblicherò su questo forum, tutto il tuo diario, per far conoscere ai suoi utenti la tua vita. Perchè, anche se per poco, sei stato per me un vero amico ed esempio di vita. Per ora ti saluto…dovunque tu sia, ora e per sempre, “ciccia”…
LA VITA DI FRIDMAN
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X