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Discussione: - Retro Games Museum -

Cambio titolo
  1. #256
    ヴァレンス L'avatar di >V@len$<
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    Titolo: Zelda II: The Adventure of Link

    Produttore: Nintendo

    Anno: 1987

    Piattaforma: Famicom Disk System - NES

    Genere: RPG - Action Adventure

    Giocatori: 1

    Screens:



    Video:1-2-3

    Descrizione:
    In seguito al successo del primo The Legend of Zelda, Nintendo rilascò nel 1987 l'atteso seguito, destinato a diventare il titolo più controverso e criticato dai fan. Con questo capitolo, infatti, il team EAD (all'epoca noto come Joho Kaihatsu) cambiò totalmente la struttura del primo episodio, dando vita ad un curioso ibrido tra i GDR alla Final Fantasy e gli Action - Adventure alla Metroid.
    La vicenda ha luogo alcuni anni dopo la fine del precedente episodio: nel giorno del suo sedicesimo compleanno, sul dorso della mano di Link appare il simbolo della Triforza. La vecchia Impa riconoscerà in lui l'Eroe Leggendario destinato a domare la Triforza per spezzare l'incantesimo che tiene prigioniera Zelda. Quest'ultima infatti, essendosi rifiutata di rivelare al fratello la locazione della Triforza del Coraggio, è caduta in un sonno profondo causato da un malvagio mago convocato dal parente. Il nostro eroe dovrà trovare il sacro artefatto, esplorando la vasta terra di Hyrule e facendosi strada negli otto tetri labirinti pieni di nemici (che tra l'altro intendono sacrificare Link per far tornare in vita Ganon).
    Come già detto, la struttura di gioco ha subito notevoli modifiche. Nel corso dell'avventura si alternano due differenti sezioni: le une esplorative, che godono di una visuale a volo d'uccello, le altre d'azione o di dialogo, nelle quali la visuale si avvicina e segue il protagonista di fianco (come nei Platform). Nelle prime potremo muoverci liberamente per Hyrule e farci strada lungo fitte foreste ed alte montagne. Durante le nostre peregrinazioni verremo spesso attaccati dai nemici, che si manifestano in forma di ombra. Se saremo toccati da essa, entrerà in gioco la fase Action: avvalendoci della visuale laterale, avremo la possibilità di menare fendenti con la spada, saltare ed abbassarci, nonchè usare gli strumenti e gli incantesimi che abbiamo raccolto nel corso dell'avventura. Queste fasi si attiveranno anche quando entriamo in una grotta o nei dungeon e nei paesi. Infatti, durante il viaggio potremo anche ristorarci in diversi villaggi, nei quali avremo la possibilità di parlare con i PnG, che si riveleranno essere utili anche per imparare nuove tecniche di spada e nuove magie.
    Il cambiamento della struttura di gioco originale è evidente soprattutto nello svolgimento dei dungeon: anche qui il giocatore gode di una visuale in stile Jump 'n Run, che rende i combattimenti l'elemento principale dei labirinti (e del gioco stesso). L'influenza di Metroid è davvero palese: anche qui dovremo muoverci su più piani tramite ascensori e recuperare le chiavi che apriranno le porte necessarie per proseguire, affrontando diversi nemici e miniboss. Alla fine di ogni dungeon Link dovrà sconfiggere il boss per poi recuperare un nuovo oggetto, essenziale per proseguire.
    Per la prima volta nella serie, avremo a disposizione una barra di magia, che ci permette di effettuare incantesimi e che va ricaricata e incrementata con delle apposite pozioni.
    Zelda II non è al livello degli altri episodi della serie (anche per quel che riguarda il comparto tecnico), ma resta comunque un buon gioco, nonostante la difficoltà davvero alta ed aggravata dal fatto di dover sempre ricominciare dal medesimo punto ogni volta che si spegne o si fa Game Over. Imperdibile per i fan della serie, un discreto gioco (ma ampiamente evitabile) per tutti gli altri.

    Note e curiosità:
    -Il gioco è disponibile nella sua versione originale e nella collana "Classic NES" per Game Boy Advance. E' presente anche nella "Zelda Collector's Disk" per Gamecube e sul servizio Virtual Console del Wii.

    -Zelda II è l'unico episodio della saga principale di Zelda in cui Ganon non è presente. O quasi: seppur non specificato esplicitamente nel gioco, i nemici intendono cospargere del sangue di Link le ossa di Ganon in segno di sacrificio per farlo risorgere. Il malvagio stregone appare solo nella schermata di Game Over, accompagnato da una minacciosa risata e dall'inquietante scritta "Return of Ganon".

    -Vi sono numerosi punti di contatto con The Legend of Zelda: Ocarina of Time. Per prima cosa la troviamo in entrambi la presenza di un Link "adulto", mentre negli altri capitoli è un bambino. Inoltre, i nomi dei villaggi sono gli stessi dei Sei Saggi del gioco per N64. Altra analogia è la presenza del dragone rosso Volvagia, boss del Three Eye Rock Palace e di Dark Link, boss finale.
    Ironico, se si considera che i due giochi sono comunemente considerati rispettivamente come il peggiore ed il miglior episodio della saga.
    Ultima modifica di >V@len$<; 25-05-2009 alle 15:26:11

  2. #257
    ヴァレンス L'avatar di >V@len$<
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    Titolo: The Legend of Zelda: A Link to the Past

    Produttore: Nintendo

    Anno: 1991

    Piattaforma: SNES

    Genere: Action RPG

    Giocatori: 1

    Screens:




    Video: 1-2-3

    Descrizione:
    Fu nel 1991 che uscì per SNES il terzo episodio di Zelda, che si rivelò essere uno dei titoli più importanti e meravigliosi dell'era 16 bit. La saga di Zelda trova in A Link to the Past la sua massima espressione nell'ambito delle due dimensioni ed un capitolo fondamentale per la genesi della serie. E' proprio qui che esordiscono la maggior parte degli elementi tipici della saga, come la Master Sword, l'Hookshot ed la presenza di due mondi paralleli.
    Link, nel bel mezzo di una tempesta notturna, viene svegliato da un messaggio telepatico di aiuto di una certa Zelda, imprigionata nelle segrete del castello di Hyrule. Nonostante gli ammonimenti dello zio, il nostro eroe si introduce nelle segrete del castello e libera Zelda. Ben presto scoprirà che il mago Aghanim ha assassinato il re di Hyrule e controlla le guardie del castello per mettere in atto il suo misterioso piano. Il prode Link dovrà sventare la minaccia di Aghanim e fare in modo che la pace torni sovrana ad Hyrule.
    Con questo episodio si torna alla visuale a volo d'uccello ed ai dungeon basati su engmi del primo. Il gioco sembra essere una versione estesa e aggiornata di The Legend of Zelda, poichè ne riprende gran parte delle meccaniche.
    Il giocatore è libero di muoversi in una gigantesca Hyrule ed affrontare in successione i ben dodici dungeon che costituiscono il gioco. La struttura di essi è più o meno la medesima: trovare il modo di raggiungere la stanza del boss aprendosi la strada attraverso enigmi e recuperando piccole chiavi per aprire le porte, avvalendoci anche dell'aiuto di una mappa da trovare insieme agli altri tesori. All'interno di ogni dungeon troveremo nuove armi o nuovi strumenti, essenziali per risolvere gli enigmi (e sconfiggere particolari nemici). I dungeon sono ottimamente realizzati, forti di una splendida e coerente struttura e pieni di enigmi geniali ed intriganti.
    Ma non trascorrerete tutto il tempo nei dungeon: buona parte del gioco è costituita da sezioni adventure, in cui il giocatore dovrà aggirarsi nell'Hyrule Field per ottenere nuovi upgrade ed abilità (anche qui saremo infatti dotati una barra di energia magica), oltre che dedicarsi a minigiochi e subquest. La terra di Hyrule, splendida sia dal punto di vista morfologico che stilistico, è popolata da un gran numero di PnG con cui poter interagire. E' proprio qui che si manifesta la grande novità del gioco: la presenza di un mondo parallelo. Quella del Dark World, una versione tetra, arida, cupa e distorta (nonchè speculare) del verdeggiante Light World, è una trovata a dir poco geniale. Link, infatti, dovrà viaggiare attraverso questi due mondi per proseguire, sfruttando appositi portali che gli consentono di passare da una dimensione all'altra immediatamente.
    Nonostante la conformazione territoriale dei due mondi sia la stessa, avremo sempre e comunque la sensazione di avere a disposizione una mappa ancora più grande.
    La grafica è davvero stupenda: ogni personaggio, ogni ambientazione, ogni dungeon è caratterizzato alla perfezione, con colori vividi e buone animazioni. Lo stesso vale per la colonna sonora, ricca di temi ormai entrati nella storia e onnipresenti nella serie.
    The Legend of Zelda: A Link to the Past è un titolo davvero entusiasmante, epico, coinvolgente. Passare dal verde e lieto Mondo della Luce al grigio e spaventoso Mondo delle Tenebre è una delle più grandi avventure che un gioco abbia mai creato. Assolutamente da avere.

    Note e curiosità:
    -Il gioco è stato riprodotto in un'edizione riveduta e corretta per Game Boy Advance. E' inoltre disponibile sulla Virutal Console del Wii.

    -Le vicende cui il gioco fa spesso riferimento, come l'imprigionamento di Ganondorf nel Dark World da parte dei Saggi sono narrate nell'episodio per N64 The Legend of Zelda: Ocarina of Time, vero e proprio "prequel". Quest'ultimo sembra quasi essere una versione tridimensionale di A Link to the Past, in quanto ne riprende la struttura e gran parte delle ambientazioni. E' sempre stato problematico dare una successione precisa dei capitoli di Zelda, poichè gli episodi sembrano essere sconnessi dal punto di vista cronologico. E' tuttavia possibile, come in questo caso, identificare i rapporti tra diversi titoli della serie, servendosi delle diverse declinazioni della trama e delle dichiarazioni degli sviluppatori. Un consistente gruppo di fan, tuttavia, non riconosce questa teoria in quanto tra gli eventi del passato narrati in A Link to the Past e la trama dell'episodio per Nintendo 64 vi sono alcune incongruenze. Tuttavia, gran parte di esse sono dovute ad un'errata interpretazione della versione Giapponese dei traduttori Occidentali, in parte rettificata nel porting per Game Boy Advance.
    Ultima modifica di >V@len$<; 25-05-2009 alle 14:44:10

  3. #258
    ヴァレンス L'avatar di >V@len$<
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    Titolo: Mario Kart 64

    Produttore: Nintendo

    Anno: 1996

    Piattaforma: Nintendo 64

    Genere: Racing Game

    Giocatori: 1-4 (contemporaneamente)

    Screens:



    Video: 1-2-3

    Descrizione:
    Uno dei titoli di lancio del Nintendo 64 fu il seguito di Super Mario Kart per SNES, divenuto oramai un'istituzione tra i fan nonchè un grande successo di pubblico. Mario Kart 64 mostrò al mondo le capacità della nuova console Nintendo, in particolare la grafica tridimensionale e la possibilità di giocare in quattro contemporaneamente e quindi sfruttare le ben quattro uscite per i joypad (caratteristica molto innovativa per l'epoca).
    Il gioco può a ragione considerarsi di una versione aggiornata del predecessore, in quanto ne conserva tutte le caratteristiche: il giocatore potrà scegliere tra otto personaggi, ognuno con delle proprie peculiarità.
    Durante le gare dovremo raccogliere vari oggetti (gli stessi dell'episodio per SNES, con diverse aggiunte) che ci permetteranno di ostacolare i nemici e di dominare la gara. Ma per vincere, chiaramente, non è sufficiente utilizzare le armi ed i potenziamenti: l'abilità del giocatore sta tutta nel suo modo di guidare e di utilizzare le cosiddette "derapate", che in questo episodio hanno grande rilevanza.
    Anche stavolta avremo a che fare con diverse modalità per il giocatore singolo, che vanno dal classico Mario Gran Prix (una serie di tornei in stile Formula 1) al Time Trial (in cui potremo cimentarci in gare a tempo).
    Ma è in multiplayer che il gioco da il meglio di sè: come accennato, fino a quattro giocatori possono sfidarsi contemporaneamente, ognuno godendo di un proprio schermo. Anche il multiplayer conta diverse modalità, tra cui una versione in multi del Mario Gran Prix, le classiche gare e le famose "Balloon Battles". L'opzione multiplayer conferisce al gioco una longevità eterna, garante di ore ed ore di divertimento (soprattutto se affrontata in quattro).
    Il gioco gode inoltre di un'ottima e varia tracklist, che conta un gran numero di circuiti.
    Lo stile grafico, come è lecito aspettarsi, è davvero splendido: personaggi, oggetti, ambientazioni presi direttamente dalla serie principale di Mario, così come le musiche.
    Mario Kart 64 è uno dei migliori titoli per Nintendo 64, ma non è esente da difetti. Il gioco non sfrutta affatto l'hardware della console su cui gira: i personaggi e gli oggetti sono sprites 2D prerenderizzati in 3D e le piste, nonostante siano ben strutturate, non si avvalgono della piena tridimensionalità e si limitano ad essere poligonali. Tuttavia, ciò non intacca più di tanto un capolavoro assoluto, divertente oggi come un tempo. Immancabile.

    Note e curiosità:
    -Il gioco è stato pubblicato nella console cinese iQue ed è disponibile nella Virtual Console del Wii.

    -In una delle schermate pre-relase che Nintendo diffuse all'annuncio del Nintendo 64, veniva mostrato il menu di selezione dei personaggi. Tra i personaggi utilizzabili vi era Magikoopa, poi sostituito da Donkey Kong.

    -Il nome iniziale del gioco era "Mario Kart R". Successivamente Nintendo fu costretta a cambiarlo per le rivendicazioni di copyright di SEGA, che accusava la rivale di aver copiato il titolo da Sonic R per Sega Saturn.

    -Come il predecessore, il gioco fu un grande successo di pubblico e divenne molto popolare. Furono sviluppati molti cloni più o meno riusciti, tra i quali spiccano Diddy Kong Racing (per la stessa console) Crash Team Racing per Playstation.
    Ultima modifica di >V@len$<; 25-05-2009 alle 11:31:49

  4. #259
    loading... L'avatar di juanpablo87
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    Titolo: Super Castlevania IV

    Produttore: Konami

    Anno: 1991

    Piattaforma: SNES

    Genere: Piattaforme

    Giocatori: 1

    Screens:





    Video: 1 - 2 - 3

    Descrizione:

    Super Castlevania IV, quarto capitolo della famosa serie "Castlevania" della Konami, ripropone le avventure del giovane Simon Belmont nella lotta contro Dracula e le sue forze oscure. Il gioco si snoda su diversi livelli, nei quali dovremo prima sconfiggere i mostri che ci ostacoleranno la strada (scheletri, meduse, pipistrelli, fantasmi, armature viventi, etc...) fino ad arrivare al boss di ogni fine livello. Tecnicamente usa un engine grafico sorprendente, capace di sfruttare appieno le potenzialità dello SNES, introducendo nuovi effetti grafici e migliorando notevolmente la giocabilità con più libertà di movimento, pemettendo al giocatore di schioccare la frusta (unica arma principale) in ben otto direzioni, nonchè usarla a mò di liana agganciandosi a degli appigli per superare precipizi e burroni e introducendo la possibilità di cambiare direzione mentre stiamo saltando per meglio schivare i colpi dei nemici.
    Le armi secondarie (potenziabili fino a tre livelli per permettere di effettuare diversi colpi contemporaneamente) sono: l' ascia, il crocifisso, l' acqua santa, i pugnali e l' orologio ferma tempo; queste armi secondarie richiedono dei cuori per poter essere usate, i quali possono esseri raccolti distruggendo le candele, le statue o alcuni nemici.
    SCIV ha una colonna sonora da primato, includendo i remix delle più famose musiche della serie, tra cui "Vampire Killer" (da Castlevania), la mitica "Bloody Tears" (da Simon' s Quest) e "Beginning", la musica del primo livello Castlevania III: Dracula' s Curse. Si sente invece per la prima volta "Theme of Simon Belmont", che troveremo poi in alcuni capitoli successivi della saga.

    Note e Curiosità:

    - E' stato il primo gioco della serie Castlevania per SNES;
    - Il 29 dicembre 2006 la Nintendo ha reso disponibile in Europa il download del gioco sul canale Virtual Console del Nintendo Wii, mentre in America era già disponibile dal 25 dicembre;
    - Nella versione Giapponese, vi è una croce posta sulla tomba nell'introduzione del gioco. Questa croce è stata rimossa in occidente per evitare controversie di tipo religioso. Inoltre, sempre nella versione Giapponese, sulla tomba si legge il nome "Dracura", mentre in quella occidentale il nome è stato rimpiazzato da una scritta illeggibile.
    - Le statue del sesto livello, originariamente senza reggiseno, sono state ridisegnate con una toga addosso. Il sangue grondante dal soffitto, così come le pozze di sangue, sono elementi presenti nell'ottavo livello. Nella versione occidentale, il sangue è stato ricolorato di verde, in modo da farlo diventare acido.
    Ultima modifica di juanpablo87; 6-07-2009 alle 14:49:19

  5. #260
    loading... L'avatar di juanpablo87
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    Titolo: Mortal Kombat 3 Ultimate

    Produttore: Midway Games

    Anno: 1996

    Piattaforma: SNES, Sega Mega Drive, Sega Saturn

    Genere: Picchiaduro

    Giocatori: Singolo giocatore, doppio, fino a 8 alternati in modalità torneo (2 alla volta)

    Screens:





    Video: 1

    Descrizione:

    Mortal Kombat 3 Ultimate rappresenta un' evoluzione di Mortal Kombat 3.
    Le modalità di gioco sono varie: potremo batterci sia contro l' IA in tornei (con diverse difficoltà...) sfidando una serie di personaggi (gli stessi che il giocatore ha a sua disposizione...) fino ad arrivare ai due boss finali (l' ultimo è Shao Kahn, Imperatore Illegittimo di Outworld); in modalità "doppio" potremo sfidarci con un altro giocatore in divertenti rounds (ne sono massimo 3) oppure addirittura in 8...
    Le mosse a disposizione sono varie e ben realizzate sia funzionalmente che stilisticamente e con la pressione giusta di una serie di pulsanti potremo sbloccare delle combo, spettacolari e diverse a seconda del personaggio che abbiamo al nostro comando.
    Vinti due rounds, sarà possibile inoltre far partire delle "combo-animazioni" (alcune davvero molto macabre e raccapriccianti, ma sempre ben fatte...) divise in tre categorie: le "Fatality", le "Brutality", le "Bability".

    Note e Curiosità:

    - Dalla lista dei personaggi giocabili scompare invece Sheeva e le Animality, soprattutto nelle versioni a 16 bit del gioco, vengono ridotte o in alcuni casi eliminate;
    - Aumentati, invece, gli effetti e i bonus sbloccabili tramite i Kombat Kodes delle schermate dei VS;
    - Fra le versioni esistenti, quella meglio riuscita risulta essere quella per Super Nintendo. Questa versione presentava caricamenti pressoché nulli (cosa in cui peccava sensibilmente la versione Saturn - anche a causa del lento supporto CD-ROM) e colori e animazioni all'altezza (punti deboli, invece, della versione Mega Drive).
    Ultima modifica di juanpablo87; 28-07-2008 alle 21:57:52

  6. #261
    Bannato L'avatar di Rex Lozuresky
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    Titolo: Banjo-Kazooie

    Produttore: Rareware

    Anno: 1998

    Piattaforma: Nintendo 64

    Genere: platform

    Giocatori: 1

    Video: 1 2 3

    Screen:



    Descrizione:
    Banjo-Kazooie uscì nell’ormai lontano 1998 ed ha la nomina di essere uno di quei pochi titoli capace di rivaleggiare con Super Mario 64, ritenuto il padre di tutti i platform. Un gran peso da portare sulle spalle, ma che la coppia riuscì a sostenere con successo. Banjo-Kazooie è senza troppi giri di parole uno dei platform migliori del Nintendo 64 e di tutti i tempi in generale, se non il migliore. Questo grazie a personaggi carismatici e a un level design veramente pazzesco e geniale. Dal punto di vista grafico Banjo-Kazooie offriva praticamente il massimo che poteva dare la console: non solo per quanto riguarda il lato tecnico ma anche quanto concerne lo stile. Il gioco offriva livelli che viaggiavano da deserti desolati ad alti picchi ghiacciati pur mantenendo uno stile pressoché identico. Il tutto unito ad un controllo perfetto che sapeva sfruttare sapientemente tutti i tasti del caro vecchio tricorno. Da questo punto di vista Banjo-Kazooie era decisamente meno semplicistico del suo amico-rivale Super Mario, il che lo rendeva più profondo nell’esplorazione dei livelli. Livelli che, come già detto, erano dannatamente vari e assurdamente simpatici, anche grazie ad una colonna sonora che ancora oggi ha pochissimi rivali. E poi come dimenticare le grandiose trasformazioni di Mumbo Jumbo? Insomma, Banjo-Kazooie è un titolo quasi esente da difetti, un capolavoro che va giocato più e più volte. Un peccato che la difficoltà sia la maggior parte delle volte settata troppo verso il basso e le azioni da svolgere alla fin fine non siano sempre troppo varie, ma questo è un problema che è stato ampiamente risolto col seguito, Banjo-Tooie, pubblicato sulla stessa console. Per il resto, l'atmosfera e il carisma rendono questo gioco uno dei migliori platform mai esistiti.

    Note e curiosità:
    - Per il titolo erano stati ideati altri tre livelli. Il primo, Fungus Forest, è stato in seguito utilizzato per Donkey Kong 64, altro titolo Rare. Il secondo, Hammerhead Beach, è stato del tutto cancellato. Il terzo, chiamato Mount Fire Eyes, è diventato nel Tooie Hailfire Peaks, ovvero il livello del monte suddiviso a metà, tra vulcano e ghiacciaio.
    - Ogni tanto Mumbo Jumbo erra una delle sue trasformazioni, rendendo Banjo una lavatrice. Subito dopo rimediava, ma la lavatrice è comunque utilizzabile come codice (ottenuto nel minigioco di Bottles), o nel seguito, nel livello della fabbrica di Gruntilda.
    Ultima modifica di Rex Lozuresky; 31-07-2008 alle 12:07:58

  7. #262
    Retrogamer Ducatista L'avatar di Mad Max'78
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    Titolo: Al-Qadim: The Genie's Curse

    Produttore:Cyberlore Studios, Inc. (distribuito da SSI)

    Anno: 1994

    Piattaforma: Dos

    Genere: gioco di Ruolo

    Giocatori: 1

    Screen:




    Video: -

    Descrizione:
    The Genie’s Curse è un ottimo gioco di ruolo con elementi action con visuale a volo d’uccello ambientato nel mondo di Al-Qadim, famosa ambientazione tratta da Dungeons & Dragons con ispirazione classica da mille e una notte.
    Nei panni di un giovane ragazzo di famiglia nobile dovremo cercare di svelare il complotto che ha portato al decadimento della propria famiglia e cercare di svelare il mistero della maledizione del genio.
    Il gioco mischia sapientemente elementi sia action che da gioco di ruolo, il nostro personaggio acquisirà esperienza e maggiori poteri nel corso dell’avventura, dovrà esplorare le terre circostanti e acquisire informazioni dai personaggi non giocanti e soprattutto risolvere e sopravvivere ai numerosi dungeon ricchi di trabocchetti ed enigmi, per la risoluzione dei quali oltre all’uso della materia grigia sarà necessaria anche una certa dose di riflessi e abilità nel controllo del nostro personaggio, il tutto viene gestito sapientemente dal solo uso del mouse che controlla i movimenti e le azioni del nostro giovane eroe.
    Tecnicamente ci troviamo di fronte ad un gioco più che dignitoso che fa certamente dell’affascinante ambientazione utilizzata e dell’ottima trama ricca di intriganti situazioni e dell’immediatezza il suo punto forte.
    Un gioco consigliato per chi ama le ambientazioni esotiche e per chi non pensa solo al lancio del dado.
    Ultima modifica di Mad Max'78; 7-05-2009 alle 16:53:00

  8. #263
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    Titolo: Donkey Kong Country

    Produttore: Rareware

    Anno: 1994

    Piattaforma: SNES (versione esaminata), Game Boy Color, Game Boy Advance

    Genere: platform

    Giocatori: 1-2

    Screen:




    Descrizione: Donkey Kong Country altri non &#232; che uno dei tanti capolavori della britannica Rareware, la software house fondata dai fratelli Stamper, conosciuta dapprima come Ultimate. La storia che fa da sfondo allo scimmione pi&#249; amato dei videogiochi &#232; semplice ma efficace quanto basta; il perfido capitano K. Rool, il comandante delle orde di Kremling che hanno invaso l'isola dei Kong, si &#232; impossessato dell'unica riserva di cibo di questi ultimi, le banane. Una notte alquanto buia e tempestosa, Donkey lasci&#242; al cugino Diddy il compito di sorvegliare la caverna che conservava i succulenti frutti, ma questi fu vittima di un attacco a sorpresa da parte dei temibili Kremling. La mattina seguente Donkey scopr&#236; l'orribile tragedia, tuttavia sent&#236; dei lamenti provenire da un barile che si muoveva a destra e a manca senza sosta: il povero Diddy era stato imprigionato l&#236; affinch&#232; i Kremling potessero arraffare indisturbati il loro prezioso bottino. I due tuttavia non demorsero e decisero di riprendersi ci&#242; che prima era loro, dando vita ad una delle pi&#249; grandi avventure platform mai create. La lunga marcia dei Kong li port&#242; ad attraversare ben sette mondi divisi svariati livelli, visitando cos&#236; gli angoli pi&#249; remoti e inesplorati della loro fantastica isola: dalle impenetrabili giungle alle rovine di chiss&#224; quale civilt&#224; perduta, dalle fantastiche miniere ghiacciate ai laghi colmi di piranha affamati. Una menzione particolare va in primis alla grafica, realizzata mediante una particolare tecnica che permetteva di visualizzare oggetti e animazioni tridimensionali, e in secondo luogo al comparto sonoro, impeccabile come in ogni altro gioco Rareware. Un level design senza pecche di alcuna sorta e un gameplay pressoch&#232; infinito, furono gli elementi che fecero entrare di diritto questo gioco nel novero dei grandi capolavori della storia videoludica.

    Note e curiosit&#224;:
    - La tecnica impiegata nella realizzazione grafica rimase praticamente invariata nei due seguiti di questa celebre saga;
    - La consueta lista dei credits, visualizzabile a gioco finito, fu senza dubbio una delle meno noiose mai create, infatti i vari personaggi del gioco si prestavano a vari sketch molto divertenti;
    - Il personaggio di Donkey Kong non fu pi&#249; giocabile nei due episodi che seguirono, costui infatti fu molto pi&#249; sfortunato in questi ultimi.
    Ultima modifica di Bigbutt; 31-07-2008 alle 15:28:46

  9. #264
    Bannato L'avatar di Rex Lozuresky
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    Titolo: Banjo – Tooie

    Produttore: Rareware

    Anno: 2000 (JAP e USA), 2001 (EU)

    Piattaforma: Nintendo 64

    Genere: platform

    Giocatori: 1

    Video: 1 2 3 4

    Screen:




    Descrizione:
    Banjo – Tooie, come facilmente intuibile dal titolo, è il secondo capitolo dedicato all’orso e alla gallina partoriti dalla RARE sotto supervisione di Nintendo, ma cronologicamente rispetto all’intera saga si pone al terzo posto (visto che il titolo per GBA, anche grazie a strani viaggi temporali nella trama, è un prequel). Dopo due anni la sconfitta della malvagia strega Gruntilda infatti, le sue due sorelle (le comiche Blobbelda e Mingella) la riportano in vita per poter attuare la sua vendetta. Dopo l’efferato assassinio di Bottles infatti, Banjo e Kazooie sono costretti a tornare in azione in svariati mondi per recuperare i famosi pezzi di puzzle e sconfiggere definitivamente la megera. Anche se la base è rimasta la stessa, Tooie pone differenze abissali rispetto al capitolo precedente in praticamente tutti i campi. Anche se lo stile è rimasto invariato, è facile notare una drammaticità di fondo più severa rispetto al primo titolo, cosa che comunque non mina assolutamente il lato demenziale del gioco. Inoltre, il parco mosse della strana coppia è stato decisamente ampliato introducendo svariate combinazioni, tra cui la possibilità di dividere i due partner e guidarli singolarmente! Tutto il lato concettuale del gioco è stato profondamente migliorato e approfondito, ma al contempo l’ha reso un gioco molto più complicato. In varie occasioni dovremo continuamente spostarci da un membro all’altro per attivare svariati pulsanti e scatenare così reazioni a catena e sbloccare qualche oggetto importante. I livelli sono vari e belli come nel precedente, ma la differenza sta nella loro enormità. Enormità che, grazie anche all’aiuto di un comparto tecnico di ottimo livello (la grafica di Banjo – Tooie è sicuramente la migliore apparsa su Nintendo 64), appesantisce però il gioco di qualche rallentamento (vedasi Hailfire Peaks, livello martoriato da questa lacuna). Un difetto che mina talvolta la giocabilità altrimenti ottima del prodotto. Come scritto poco sopra, lo stile non propriamente felicissimo di Banjo – Tooie potrebbe far preferire a qualcuno il capitolo originale, ma la qualità resta comunque allo stesso livello anche grazie ad un sonoro vario e ampio. La longevità è molto elevata anche grazie alla possibilità di fare qualche minigioco in più giocatori, una novità in effetti nella categoria platform dell’epoca. Insomma, il secondo capitolo della saga di Banjo migliora praticamente ogni parametro, tranne forse quello dello stile appunto. Qualche rallentamento di troppo non gli permette di raggiungere la perfezione assoluta, ma si tratta comunque di un capolavoro da giocare assolutamente se si possiede un Nintendo 64.

    Note e curiosità:
    - Stranamente il gioco è lambito, come il predecessore, da svariati riferimenti (a volte nascosti, ma altre volte palesemente mostrati) alla sessualità. Il gioco non è stato comunque ritenuto tale da doverne vietare la vendita ai minorenni.
    - La Rare ama sempre inserire cammeo nei suoi giochi, e in questo non è da meno. Nel livello Jolly Roger’s Lagoon infatti possiamo facilmente notare un quadro di Treasure Trove Cove, un mondo del primo capitolo, oppure la presenza di TipTup, la piccola tartaruga apparsa in Diddy Kong Racing. Inoltre è possibile intravedere i figli della talpa Bottles giocare con un pupazzo di Donkey Kong, mentre alle loro spalle vi si trova un poster recante un’immagine dei personaggi di Jet Force Gemini.
    - In questo capitolo Mumbo Jumbo non è più una spalla ma un personaggio giocabile, capace di eseguire magie particolari in ogni livello con la sua relativa pedana. Il ruolo di “trasformatore” è di contro affidato a Humba Wumba, acerrima nemica dello shamano.
    Ultima modifica di Rex Lozuresky; 31-07-2008 alle 12:09:08

  10. #265
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    Titolo: Donkey Kong Country 2: Diddy's Kong Quest

    Produttore: Rareware

    Anno: 1995

    Piattaforma: SNES (versione esaminata), Game Boy Advance

    Genere: platform

    Giocatori: 1-2

    Screen:



    Descrizione: il secondo episodio della saga di Donkey Kong Country fu certamente il pi&#249; tetro e forse anche il pi&#249; avvincente. Dopo aver sconfitto il malvagio capitan K. Rool e tutte le sue orde di Kremling, la famiglia Kong si godeva la meritata pace ritrovata all'ombra delle migliaia di palme che costellavano la loro fantastica isola, non curanti del fatto che quella quiete era destinata a durare ancora ben poco. Non molto tempo dopo, infatti, una lettera avvertiva la famiglia che Donkey era stato rapito e trasportato con la forza presso la minacciosa isola dei Kremling; non l'avrebbero mai pi&#249; rivisto se non avessero consegnato la loro intera riserva di banane al redivivo capitano. Se i nemici erano i medesimi, lo stesso non si poteva certo dire per i protagonisti della vicenda (pi&#249; o meno): all'ingenuo Diddy si affiancava questa volta un'intrepida e temeraria femme fatal d'eccezione, Dixie, la cui lunga coda se fatta roteare permetteva di raggiungere aree altrimenti inaccessibili. L'avventura cominci&#242; cos&#236; laddove era finita la prima, a bordo dell'immenso galeone che avrebbe portato le due bertucce presso l'inospitale Kremling's Island. Ad affiancare i due personaggi principali, come nel primo episodio, vi erano degli amici animali che prestavano volentieri le loro abilit&#224; speciali per aiutare a proseguire l'avventura superando ostacoli di ogni sorta, al fine di giungere sino alla sommit&#224; dell'isola, dove K. Rool teneva prigioniero Donkey, attorniato dagli ultimi ritrovati della sua tecnologia. C'&#232; da dire che l'atmosfera piratesca che gi&#224; si respirava nel primo capitolo qui fu ancora pi&#249; palpabile, tanto che i Kremling sfoggiavano ora un look nettamente pi&#249; tetro, indossando bandane, abiti stazzonati con minacciosi teschi ricamati e, taluni, armati persino di grandi spade affilate alla meglio. Il viaggio ascensionale dei Kong li port&#242; ad attraversare ben sette minacciosi mondi: aree vulcaniche ancora attive, alveari pullulanti di api assassine, parchi giochi colmi di sadiche attrazioni e lande desolate abitate da spettri dispettosi. Una gradevole novit&#224; di questo episodio fu un mondo segreto, chiamato The Lost World, costantemente sorvegliato dal gigantesco quanto avido Klubba, la cui immensa mazza chiodata era sempre pronta a percuotere i Kong pi&#249; incauti; una volta completati tutti i livelli di questo mondo aggiuntivo si poteva visualizzare un finale alternativo. In ultima analisi questo Donkey Kong Country 2: Diddy Kong's Quest fu certamente un grandissimo capolavoro, forse migliore del primo episodio della serie, dimostrando che i seguiti non devono essere per forza di cose peggiori dei lavori precedenti; il gioco valse ogni centesimo speso, di certo non potette mancare presso la libreria di chiunque si considerasse un collezionista.

    Note e curiosit&#224;:
    - Il sottotitolo del gioco doveva essere originariamente "Diddy Kong's Quest", ma venne ben presto rimpiazzato da "Diddy's Kong Quest", prima del rilascio, per creare il gioco di parole "conquest";
    - Nel gioco c'erano alcune monete disseminate nei livelli che se raccolte permettevano di poter accedere al podio di Cranky, uno dei membri della famiglia Kong. Il podio vedeva in terza posizione Link, in seconda Yoshi e in prima Mario. Accanto al podio vi era un bidone della spazzatura con la scritta "No Hopers", all'interno del quale era possibile intravedere le scarpe rosse di Sonic e la pistola di Earthworm Jim;
    - Sempre nello studio di Cranky erano presenti sullo sfondo svariati easter egg, che mostravano alcuni precedenti lavori di Rareware: la rana Winky del primo episodio di Donkey Kong Country, un poster raffigurante Chief Thunder e un cabinato da sala giochi di Killer Instict (1994).
    Ultima modifica di Bigbutt; 31-07-2008 alle 15:28:30

  11. #266
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    Titolo: Paper Mario

    Produttore: Nintendo

    Anno: 2000

    Piattaforma: Nintendo 64

    Genere: JRPG

    Giocatori: 1

    Screens:


    Video: 1-2-3

    Descrizione:
    Altra creazione del talentuoso team Intelligent System, altro capolavoro. Il secondo episodio della serie Super Mario RPG (e primo della saga di Paper Mario) è un prodotto davvero singolare, ottimamente realizzato e pieno di idee geniali.
    Anche stavolta ci ritroveremo a sventare i piani del malvagio Bowser, che si è impossessato del castello di Peach per mezzo della Star Rod, oggetto magico che gli elargisce poteri illimitati. Mario dovrà liberare i sette Star Spirits, che gli conferiranno i poteri necessari per sconfiggere Bowser e salvare il Mushroom Kingdom.
    Il gioco ha tutte le caratteristiche tradizionali dei giochi di ruolo nipponici: saranno presenti i classici combattimenti a turni, la possibilità di crescere di livello (accumulando i punti esperienza) e di collezionare numerosi potenziamenti (sotto forma di speciali tessere) ed oggetti d'ogni sorta. Mario potrà contare anche sul proprio party (oltre che i numerosi PnG che popolano il mondo di gioco), che avrà modo di ampliare nel corso del viaggio. Gli amici che incontreremo non solo ci forniranno aiuto in battaglia, ma con le loro abilità ci aiuteranno a proseguire nel gioco: l'esplosiva Bombette può sfondare i muri con le crepe per aprire dei varchi, mentre Parakarry può farci volare per un breve periodo di tempo e raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. Pur rispettando le convenzioni dei JRPG classici, Paper Mario conta un gran numero di elementi action, che vanno dalle fasi adventure (in cui dovremo risolvere gli enigmi per poter proseguire) ai pulsanti di comando dei combattimenti: premendo dei determinati tasti al punto giusto durante le battaglie, avremo modo di aumentare i punti danno inflitti ai nemici durante un nostro attacco, così come difenderci "meglio" in caso di attacco dai nemici. Grazie ai Flower Points, potremo compiere diverse mosse speciali (le classiche "magie"), basate su sequenze di tasti.
    Ma la peculiarità più distintiva di Paper Mario è senza dubbio la natura "cartacea" di tutti gli elementi del gioco: i personaggi (rigorosamente in 2D) non sono altro che fogli di carta "ritagliati" ad hoc, così come gli scenari, giganteschi origami di cartone. Vedremo Mario-foglio "rovesciarsi" letteralmente quando cambia direzione e le abitazioni "smontarsi" (per permetterci di vederne l'interno) qualora vi entrassimo. Il tutto è palesemente ispirato ai libri tridimensionali destinati ai bambini, come testimoniano anche l'intro del gioco e la divisione in capitoli. Oltre a conferire uno splendido comparto grafico, questa scelta influenza pesantemente la struttura di gioco (e degli enigmi in particolare): capiterà di dover rimuovere dei fogli che "coprono" interruttori nascosti o di colpire un blocco che si aprirà e formerà una scala. Tutti gli enigmi sono divertenti e ben congegnati.
    Terminato uno dei sette capitolo che compongono il gioco, dovremo affrontare semplici e divertenti sezioni nei panni di Peach, atte a spezzare un po' il ritmo.
    Colmo di idee assolutamente brillanti, raccontato per mezzo di dialoghi divertentissimi e situazioni grottesche ed accompagnato da uno splendido comparto grafico (che chiaramente riprende lo stile tipico di Mario, così come la deliziosa colonna sonora), Paper Mario è davvero uno splendido gioco, divertente e originale. Da giocare almeno una volta.

    Note e curiosità:
    -Il gioco è disponibile nell'edizione originale e nel servizio Virtual Console del Wii.

    -Il gioco ed sarebbe dovuto uscire per il 64 DD con il titolo "Super Mario RPG 2".

    -La saga di Paper Mario conta al momento tre capitoli.

    -Molti personaggi apparsi per la prima volta in Paper Mario ricompariranno in altri episodi della saga, come King Goomba.
    Ultima modifica di >V@len$<; 25-05-2009 alle 11:38:05

  12. #267
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    Titolo: Lylat Wars

    Produttore: Nintendo

    Anno: 27/04/97 (JAP), 01/07/97 (USA), 20/10/97 (EU)

    Piattaforma: Nintendo 64

    Genere: sparatutto su binari

    Giocatori: 1/4

    Screens:




    Video: 1 2 3 4

    Descrizione:

    Lylat Wars è il terzo capitolo della saga della volpe corneriana (se contiamo il fantomatico StarFox 2) e a differenza del successore Adventures mantiene tutte le meccaniche base della serie risultando a volte un semplice miglioramento grafico. Infatti come nel primo Starfox (o StarWing in Europa), tutto il gioco si basava sul guidare un’astronave chiamata Arwing su dei livelli a binari sparando a tutto ciò che si incontrava, raccogliendo potenziamenti e talvolta affrontando un boss alla fine del percorso. Il gameplay in tal senso era puro e semplice, nulla di innovativo: con la levetta analogica si cambiava l’asse del veicolo, il pulsante A permetteva di sparare dei raggi laser, e B invece era adibito allo sgancio di bombe più potenti. Alcuni livelli avevano una doppia uscita che permetteva di cambiare il corso della storia (nulla di trascendentale a dir la verità, il vero cambiamento risiedeva nella difficoltà), ma di base il primo pianeta visitabile era sempre Corneria, mentre l’ultimo Venom, la base del malvagio scienziato pazzo Andross, il quale ha dato inizio alla guerra nel sistema Lylat. Oltre l’arwing in alcuni livelli speciali erano utilizzabili anche altri due veicoli differenti: il Landmaster Tank, mezzo da ricognizione cingolato, oppure il sottomarino, che appare solamente nel livello Aquas. Parlando dei pianeti bisogna assolutamente premiare la varietà e il lato grafico degli ambienti. Dal bollente Solar al gelido Ficina, ogni massa stellare proponeva sempre sfide divertenti e a volte molto difficili. Compito del giocatore era durante il tragitto quello di difendere i suoi alleati da bombardamenti nemici: del team StarFox infatti erano presenti tutti i personaggi peculiari, da Falco Lombardi a Peppy Hare, da Slippy Toad a ROB64. Inoltre in alcuni pianeti degli improbabili alleati (come Bill), si sarebbero uniti alle missioni. Grazie ad una grafica veramente stupefacente e a un sonoro ancora oggi ottimo (pregevole la theme music dello StarWolf che appariva infatti nei combattimenti con esso), Lylat Wars è senza ombra di dubbio il miglior gioco nel suo genere presente su Nintendo 64. L’unica pecca riscontrabile è una longevità veramente effimera (una sessione di gioco di un’ora basta per finirlo la prima volta), ma se vorrete affrontare tutti i livelli dovrete rigiocarlo aumentando così di molto la lunghezza e ponendo fine all’unica grande pecca di questo prodotto. È inoltre presente una basilare modalità in multiplayer purtroppo non esageratamente entusiasmante. Comunque stiamo parlando dell’ultimo capolavoro della saga StarFox, per nulla subissato dai seguenti (tolto forse l’ottimo Command per DS), un must per ogni possessore del Nintendo 64.

    Curiosità:
    - Il boss finale, Andross, ha subito sin dalla prima versione del gioco un cambiamento di nome. Infatti in originale doveva essere Andolf (o Andorf, seguendo l’idioma giapponese), nome che secondo Nintendo era fin troppo simile a quello di Adolf Hitler.
    - In Lylat Wars sono presenti svariati omaggi alla cultura fantascientifica in generale: il più lampante è certamente quello che concerne il livello di Katina, dove avviene una scena praticamente identica a una del film Independence Day, uscito nelle sale pressappoco in quel periodo. Inoltre, molte sequenze (come quella in cui la Great Fox, astronave madre dello StarFox Team, entra in un fascio d’asteroidi, oppure quando Fox fugge dall’ultimo pianeta inseguito da un’esplosione), sono chiaramente riconducibili alla saga di Guerre Stellari. Lo stesso ROB 64 potrebbe essere la versione “nintendosa” di C-3PO.
    Ultima modifica di Rex Lozuresky; 7-08-2008 alle 17:46:34

  13. #268
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    Titolo: Diddy Kong Racing

    Produttore: Rareware

    Anno: 1997

    Piattaforma: Nintendo 64

    Genere: Racing Game

    Giocatori: 1-4 (contemporaneamente)

    Screens:



    Video: 1-2-3

    Descrizione:
    Il successo di Super Mario Kart (e del suo seguito Mario Kart 64) inaugur&#242; sia il filone dei Kart Racing Game, sia quello degli spin off sportivi delle pi&#249; popolari saghe di videogiochi. Gli sviluppatori dettero vita a moltissimi cloni del classico Nintendo, imitandone sia il concept sia la struttura di gioco.
    Se la maggior parte di essi furono delle banali imitazioni piuttosto scontate e mal riuscite, alcune eccezioni si rivelarono non semplici cloni, ma delle vere e proprie perle. Una di queste &#232; senza dubbio Diddy Kong Racing, gioco di corse ambientato nel mondo di Donkey Kong Country che non solo emul&#242; con successo la formula originale, ma introdusse nuove caratteristiche, tra le quali spicca un vero e proprio Story Mode.
    Il malvagio mago Wizpig ha occupato la pacifica Timber's Island, stregando i quattro custodi dell'isola. L'unico modo per far tornare la pace &#232; battere Wizpig in una serie di gare di Go-Kart, che si terranno in ogni circuito dell'isola utilizzando tre diversi veicoli (Kart, Hovercraft ed Aeroplani).
    Ricevuta una lettera di aiuto da parte dell'amico Tiger, Diddy Kong decide di accettare la sfida di Wizpig e di riportare la pace in Timber's Island.
    La struttura di gioco riprende para para quella dei due Mario Kart aggiungendo per&#242; un'interessante novit&#224;: la possibilit&#224; di scegliere tra i gi&#224; citati veicoli (non in tutti i circuiti), che si differenziano in velocit&#224;, sterzata e pesantezza. Il tutto conferisce una grande variet&#224;.
    Altra novit&#224; fondamentale &#232; la presenza di un Adventure Mode assai articolato: ci troveremo a guidare liberamente nel grosso hub, dal quale si pu&#242; accedere alle quattro diverse zone dell'isola. In ognuna di esse vi sono diversi stage (che consistono in gare in cui dovremo tagliare il traguardo per primi), ai quali potremo accedere solo se possediamo il numero di palloncini necessari: similmente a quanto accade in Super Mario 64, ogni livello ha un numero minimo di palloncini richiesti per poter entrare, che si ottengono superando gli altri stage. Nonostante ci&#242; fornisca un minimo di linearit&#224;, il giocatore non &#232; obbligato ad affrontare le gare nella sequenza prestabilita, ma &#232; libero di scegliere l'ordine che preferisce. Questa modalit&#224; destinata al giocatore singolo, &#232; realizzata molto bene, anche se alla lunga pu&#242; risultare noiosa e ripetitiva.
    La grafica &#232; davvero ben fatta, come impone la tradizione dei giochi Rare: le piste sono molto vaste e sfruttano appieno la tridimensionalit&#224;, a differenza di Mario Kart 64, mentre le musiche sono gradevoli.
    Diddy Kong Racing &#232; un gioco davvero ottimo, che replica con successo la formula dell'originale ed aggiunge nuove features. Tuttavia, il gioco difetta di uno dei pregi principali di Mario Kart: &#232; per certi versi privo d'identit&#224;. Al posto dei gusci verdi e delle bucce di banana troviamo dei ben pi&#249; banali razzi e delle macchie d'olio. Le piste, pur realizzate molto bene, sono quasi tutte simili tra loro e piuttosto anonime, contrariamente alla variet&#224; e allo stile di paesaggi che caratterizza Mario Kart. Inoltre, le meccaniche sono state leggermente semplificate e pi&#249; banali.
    In definitiva, Diddy Kong Racing &#232; un titolo molto godibile, pur rimanendo lontano dall'eleganza di Mario Kart 64 e rappresenta la migliore alternativa al classico Nintendo, specie grazie all'Adventure Mode. Da avere, ma solo se affiancato a Mario Kart 64.

    Note e curiosit&#224;:
    -Diddy Kong Racing &#232; disponibile per Nintendo 64 e in un remake per Nintendo DS, che conta alcune piccole differenze per adattarsi alle peculiarit&#224; della console.

    -Pur rifacendosi allo stile della serie Donkey Kong Country, il gorillone protagonista non &#232; presente nel gioco, probabilmente perch&#232; l'unico personaggio a non esser stato ideato da Rareware. Di fatti, l'unico personaggio non originale presente nel gioco &#232; proprio Diddy Kong, mentre il resto del cast &#232; formato da personaggi nuovi.

    -In Diddy Kong Racing debuttano l'orso Banjo e lo scoiattolo Conker, che successivamente daranno vita a delle saghe proprie.

    -Erano previsti due seguiti del gioco: Diddy Kong Pilot per Game Boy Advance e Donkey Kong Racing per Gamecube. Il primo usc&#236; col nome di Banjo Pilot, basato sull'universo di Banjo-Kazooie, mentre il secondo progetto fu cancellato in seguito all'acquisizione di Rareware da parte di Microsoft.

    -La modalit&#224; Adventure non fu mai inserita nei capitoli della serie Mario Kart, mentre &#232; presente in veste piuttosto simile in Crash Team Racing per Playstation.
    Ultima modifica di >V@len$<; 25-05-2009 alle 10:55:54

  14. #269
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    Titolo: Rocket: Robot On Wheels

    Produttore: Ubisoft

    Anno: 1999

    Piattaforma: Nintendo 64

    Genere: platform

    Giocatori: 1

    Screen:



    Video: 1 2 3 4


    Descrizione:

    Che il Nintendo 64 sia la patria incontrastata dei platform in 3D ne eravamo certi da tempo, ma non bastavano capolavori del calibro di Banjo-Kazooie o di Super Mario 64, no, ci voleva dell’altro, qualcosa di sicuramente atipico ma non per questo peggiore. Questa retrospettiva è dedicata a un gioco ingiustamente dimenticato nei tetri meandri del tempo, uno dei più grandi capolavori Ubisoft (che all’epoca aveva anche elargito Rayman 2, per prendere un “titoletto” a caso), Rocket: Robot On Wheels. Pochi hanno avuto la fortuna e la benedizione di assaporare le avventure di un simpatico e gentile robot intento a salvare un parco giochi dalle nefandezze di un tanto crudele quanto trash nemico: Jojo il procione. Ma procediamo con ordine. Il Dr. Gavin, uno stimato uomo d’affari, è in procinto di aprire il Woopie World, un gigantesco luna park la cui star e mascotte non è altri che Woopie stesso, un tozzo tricheco viola che probabilmente non sa di essere al mondo. Ma proprio il giorno prima dell’inaugurazione Gavin si dirige a un party per festeggiare l’evento lasciando il piccolo Rocket, un robot della manutenzione, da solo con Woopie e Jojo. È qui che il malefico piano di quest’ultimo ha inizio: tramortendo Rocket infatti, Jojo s’impossessa di tutti i ticket (necessari per entrare nel parco) e rapisce con fatica Whoopie per creare il suo luna park: il Jojo World! Il nostro eroe ha quindi solo una notte per poter recuperare tutti i ticket e sventare il piano di Jojo. Come in ogni platform classico, Rocket si dovrà aggirare in un grosso HUB per dirigersi in tutte le zone del parco per recuperare i ticket (= stelle di Mario = Jiggy di Banjo) affrontando divertentissime prove e sconfiggendo il boss finale. Lo stile però è antitetico rispetto ai due giochi con cui lo paragoniamo, molto gaio e felice anche questo, ma in alcuni anfratti decisamente malato, tanto da risultare quasi… “sporco”. Tra livelli quasi basilari come una giungla o un vulcano, ci si ritrova a vagare in sporche miniere (Glitter Gulch Mine?) o peggio, in un mondo tutto dedicato al cibo, nel quale si passa da una distesa di gustosa cioccolata a un nefando lago di succhi gastrici nel quale dimorano ambigue creature. La difficoltà, soprattutto se lo si vuole completare del tutto, è pericolosamente settata verso l’alto (molto più difficile della media dei platform 3D), ma lascia spunti veramente interessanti e purtroppo non approfonditi da un seguito, che avrebbe potuto forse sputare in testa ai suoi rivali, scusatemi il termine non proprio signorile. Senza citare mosse facilmente immaginabili, il tutto ruotava intorno al raggio prensile emesso dagli occhi del robottino, capace ci raccogliere oggetti e trasportarli (Nuts & Bolts ha spudoratamente copiato!), ma soprattutto di aggrapparsi a delle maniglie per spettacolari fasi sviluppate in verticale. Inoltre ogni livello proponeva l’utilizzo di un mezzo di trasporto, che variano da una macchina hot-dog, a un delfino, fino ad arrivare a un tappeto volante o a una moto con delle ali da pipistrello! Insomma, veramente un gran gioco, che spero di aver fatto venir la voglia di recuperare con questa esigua retrospettiva. L’unico rammarico è proprio il fatto che non sia riuscito a ritagliarsi il giusto spazio tra il pubblico, quando la critica lo lodò spesso.

    Note e curiosità:
    - Rocket ottenne la nomina di 18° miglior gioco per Nintendo 64 dalla rivista Nintendo Power.
    - In Sly 2: Band Of Thieves, Rocket fa un piccolo cammeo nel quinto livello.
    Ultima modifica di Rex Lozuresky; 14-08-2008 alle 20:57:37

  15. #270
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    Titolo: Clay Fighter 63 1/3

    Produttore: Interplay

    Anno: 1997

    Piattaforma: Nintendo 64

    Genere: Picchiaduro

    Giocatori: 1-2

    Screen:



    Video: 1 2 3

    Descrizione:

    Clay Fighter, come facilmente intuibile dal titolo, &#232; un simpatico picchiaduro a incontri di stampo particolarmente parodistico. Si tratta di un seguito di un vecchio gioco per Super Nintendo Entertainment System (dallo stesso titolo, infatti) e si potrebbe proprio definire la versione demenziale di un qualsiasi Mortal Kombat. Dal punto di vista del gameplay non offre alcuna innovazione, si tratta di semplici combo con tasti adibiti a speciali mosse (calcio potente, pugno debole, pugno potente, calcio debole ecc…), e addirittura permette di eseguire le cos&#236; dette “Claytality” (vi ricorda qualcosa?), la vera e propria mossa finale del personaggio. Lo spirito trash si evince immediatamente da una trama a dir poco ridicola ma non per questo orrenda. Sull’isola di Klaymodo, uno scienziato pazzo, tale Dr. Kiln, sta per utilizzare le speciali propriet&#224; di Bessie, una meteora porpora da poco schiantata sull’isola, per creare il mutagen, un folle esperimento per conquistare il mondo. Un vuduista, Happy Harry Houngan (sembra la versione horror di Mumbo Jumbo), lo scopre e non contento lo attacca buttando il terribile liquido sulla mano dello scienziato, che prende vita da sola. Kiln si ritrova costretto ad amputare ormai l’arto incontrollabile, che fugge inseguito da Houngan. Il liquido ha inoltre portato alla creazione di Bonker, un pagliaccio crudele e sadico (IT?), e Icky Bod Clay, una specie di zucca di halloween con un mantello. Nel mentre, come se non bastasse, una nave da crociera si ribalta e altri lottatori (tutti utilizzabili nel gioco) si uniscono al gruppo, tra cui Taffyman (un uomo di pastafrolla, per l’appunto), Kung Pow, un cuoco cinese, Bad Mr. Frosty, un pupazzo di neve grosso e cattivo, e Blob (s&#236;, &#232; proprio ci&#242; che pensate). Nel roster completo dei personaggi utilizzabili figurano anche Earthworm Jim (s&#236;, proprio lui) e T-Hoppy, un coniglio culturista decisamente cruento e tutt’altro che tenero. Il gioco in effetti, non offrendo molto di pi&#249; degli altri picchiaduro, trae tutta la sua essenza dal carisma esagerato dei lottatori, senza contare quelli sbloccabili (nei quali vi erano un Babbo Natale versione lottatore di sumo, chiamato appunto Sumo Santa, e un supereroe che combatte con loffe e digestioni intestinali rumorose), e anche dalle ambientazioni in cui avevano luogo gli incontri, alcune veramente ispirate, ed esplorabili. Se infatti nel corso del match un lottatore veniva poderosamente schiantato su una porta, diveniva accessibile un’area segreta. Insomma, forse non &#232; paragonabile al gioco cui si riferisce scherzosamente (Mortal Kombat, ma anche Killer Instinct), n&#233; tantomeno raggiunge i fasti di divertimento di un Super Smash Bros. a caso, ma Clay Fighter 63 1/3 promette comunque un’adeguata e sana dose di risate, anche se con una bassissima longevit&#224;. Dal punto di vista grafico e sonoro va premiato soprattutto lo stile (i lottatori infatti, come dice il titolo, sono tutti fatti di creta), ma tecnicamente parlando non &#232; il non plus ultra. Comunque consigliato ai puristi del genere.

    Note e curiosit&#224;:
    - In seguito &#232; stata rilasciata sullo stesso Nintendo 64 una versione rinnovata, chiamata Clay Fighter 63 1/3: Sculptor’s Cut, nella quale si trovavano ben 4 personaggi del tutto nuovi.
    - Clay Fighter era stato progettato anche per la prima Playstation, ma &#232; stato in seguito cancellato per la perdita ormai totale degli appassionati.
    Ultima modifica di Rex Lozuresky; 18-08-2008 alle 21:32:10

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