[1]Un topoc un po' Blues & Surreale - Pag 19
  • In diretta da GamesVillage.it
    • News
    • -
    • In Evidenza
    • -
    • Recensioni
    • -
    • RetroGaming
    • -
    • Anteprime
    • -
    • Video
    • -
    • Cinema

Pag 19 di 34 PrimoPrimo ... 91617181920212229 ... UltimoUltimo
Visualizzazione risultati da 271 a 285 di 509

Discussione: [1]Un topoc un po' Blues & Surreale

Cambio titolo
  1. #271
    Eclisse, seconda venuta. Silenzio e inverno.
    Immagine realizzata da Avatarz
    E –dopo un istante di universo- mi ritrovavo ancora a correre, ma non con le gambe, ma con la testa, per non perdere il passo, per non stare troppo indietro, per non lasciarmi sfuggire i pensieri reali che erano l’unica salvezza per riuscire a fingere e dire “No, non sono folle”, a una qualunque Ragazza rappresentante il gioco-giogo impostomi dal cosmo.
    E no, non vidi una porta che dava sull’universo, non mi priverò della soddisfazione d’averlo detto, ma fingerò di non averla vista.
    Ed entrandovi capii di quanto poco è importante il fatto che l’eternità sia infinita: c’era tutto, non c’era niente, c’ero io, c’era lei, c’eravamo noi ed era quasi mezzanotte.
    Dovetti scappare, per paura di trasformarmi in siringa e perforarla, iniettandole il mio veleno.
    O la mia droga.
    E quindi ero triste, triste per me, felice per lei, tristefelice per noi. Noi? Non esistevamo, o meglio, prima non lo pensavo, adesso lo penso.
    Non starò a descrivere il paesaggio che ho visto poi, perchè non l’ho visto, e aggiungerei particolari inventati, scusatemi, anzi scusami, ma è così.
    Come la Tragica nota di un violino che riecheggia nei vuoti anfratti dello spazio e del tempo. Non è niente, davvero, non siamo niente, davvero.
    E’ bello pensarlo, ma forse non è così.
    Volavo sopra il mondo e sopra i mulini, e non c’era niente sopra a me.
    Mi risvegliai di soprassalto, ero su un letto volante, posto su una nuvola (anch’essa volante) che mi parlava, con voce non troppo baritonale: “Hai visto i confini dello spazio?”
    “Ho visto una Stella”
    “Hai visto la più bella?”
    “Forse. Ma non è impor...”
    E quel ‘forse’ fu un vero e proprio lampo, le cicale frinirono, i petali finirono.
    Sospinto dal vento volavo, e ormai la nuvola baritonale era un ricordo di un inverno passato. Colori foschi all’orizzonte.
    Ma no, non volevo arrendermi, anche perchè non avrebbe avuto senso: non stavo lottando. Stavo e basta.
    E stare da solo, dinnanzi al portone del tempo era cosa Magnifica Terribile Magnifica.
    E quando la porta, che si allungava verso l’alto per lo spazio infinito e verso il basso per l’infinita eternità si aprì, la luce mi accecò, e mi trovai gemente in un mare di placenta primaria.
    Ma ricordai di essere solo un mostro primitivo, raffigurato in un graffito pleistocenico, e la forza del mio non-ricordo fu talmente imponente che mi ritrovai veramente statico in uno statico graffito pleistocenico. E quando ne uscii capii cosa desideravo, ma non lo dirò, dato che non desideravo niente.
    E c’era un eco eterno di gocce d’acqua che si fondevano l’una con l’altra.
    Un signore stava inseguendo il suo cappello, portatogli via dal vento, e in mano teneva un grande ombrello aperto, azzurro. Io correvo più veloce, perchè non avevo gambe, ma solo pensieri, e gli restituii il cappello. Era proprio una persona decentrata, piccolo e pelato, con gli occhietti blu e un sorriso placido.
    “SORNIONE” gli urlai, e si smaterializzò, rimaterializzandosi settemilionieduecento anni dopo, più o meno. Volavo sotto ai ponti, sospeso sul fiume. Ero parte integrante dell’antico ordine delle cose.
    Ed ero morto ma vivevo ancora, perchè una parte di me sempre era vissuta e sempre vivrà, una risata che si espande per l’eternità.
    Presumo.
    Lo dicevo al mio corpo: “Non esisto eppure sono e sarò sempre”.
    E sia.
    E in un giardino la bella ragazza mi si avvicinò, e potevo sentirne il profumo, antico eppur fragrante, e la sfiorai, anche se la paura di perderla era enorme. Ed aveva un vestito bianco, intessuto di Galassie e Comete, e danzammo in un’antica cattedrale barocca che esisteva in uno scenario che era avventato considerare Microcosmo.
    E il cimitero, là fuori, era qualcosa di bello e rilassante, la luna invernale, il cielo astrale, sorriso fatale, alberi tetri e tombe nella nebbia, tutto fuori. E noi dentro, a sfiorarci per tanto, tanto tempo, e solo pensieri e pensieri e sussurri.
    Mi addormentai e mi risvegliai secoli prima, in un mondo a me ignoto, ma subito ci presi la mano, perchè lo conoscevo. Infatti, mi si presentava come volevo. E quindi una supernova esplose e mi ritrovai a piangere non dalla gioia, non dalla tristezza, nel gas freddo e nell’arsura della stella morta.
    E’ bello il freddocaldo. Bello come il cadavere di un neonato.
    Di nuovo. Pensavo a quanto fosse assurda la morte, cioè quando cala il sipario e poi tutti applaudono ed esternano le loro emozioni ma poi inizia un altro atto e così via.
    E il rumore di futuristiche armi laser, cose tipo i film di fantascienza degli anni ’20.
    Ballavo e suonavo Ragtime su una spiaggia di polvere di stella, e le stelle giravano, nascevano e morivano, nell’eclisse solitaria.
    Ero un figurino Vaudeville, con tanto di bastone, ma non inglese, ed ero solo su Plutone, che era triste (quasi) quanto me.
    Ci consolammo a vicenda, ma in realtà ognuno voleva consolare sé stesso. Questo ci aiutò a non perderci e ritrovare la via per il sole, che era pur sempre una stella, offuscata da un disco buio, ma una stella pur era.
    E quindi triste cercavo di suonare il banjo, su un promontorio, la pianura di sotto, le stelle in cielo, la luna enorme, il vento e la sua noncuranza, il vuoto dentro.
    Scritto il 05/01/2007 e revisionato il 06/08/2007
    La pazzia dilagherà... un giorno...

  2. #272
    Utente L'avatar di Uomo Focaccina
    Registrato il
    07-07
    Località
    Fortuito Cavallo Cromato
    Messaggi
    0
    Mi dice Agire, essere, pensare, trovarsi in condizione di entità incorporea ed atemporale.
    Me lo dice soprattutto "ricordai di essere solo un mostro primitivo, raffigurato in un graffito pleistocenico, e la forza del mio non-ricordo fu talmente imponente che mi ritrovai veramente statico in uno statico graffito pleistocenico" ed "Ero parte integrante dell’antico ordine delle cose"
    Più o meno consapevolmente; o miscellaneo. La cosa varia da situazioni che suscitano confusione e disorientamento ad altre in cui regna la spontanea naturalezza che solo una perfetta consapevolezza del tempo e dello spazio correnti possono causare. Sembra che il protagonista si trovi più a suo agio, ma neanche, diciamo più sicuro, in frangenti più terreni e concreti; ma sia infinitamente affascinato dall'astrattezza dell'eterno e dell'interminabile.
    Il finale è triiiste... sembra che lui, loro, si siano rassegnati alla vacuità dell'esistenza terrena, o che la abbiano accettata a malincuore... la figura della supernova deve averli riportati bruscamente alla realtà, da entità eteree ed interminabili quali erano. Secondo me, nella frase "Non esisto eppure sono e sarò sempre" egli cerca un appiglio per mantenersi nella sua effimera concezione di eternità, probabilmente essendo consapevole della momentaneità della sua condizione. Secondo me non ci credeva davvero, quando l'ha detto

    Oppure tutto ciò che ho detto può essere assurdo, trattandosi di una eterea entità atemporale che governa a suo piacimento (o condizione dettata da qualcosa di involontario) le leggi dello spazio e del tempo, garantendosi una infinita esistenza; ma che forse volesse tentare di crogiolarsi nelle vacue emozioni umane, paura dell'ignoto, angoscia per l'improrogabile fine, ma anche legami affettivi con un'altra persona, o altra eterea entità atemporale

    Insomma, questa storia vuol dire tutto e non vuol dire nulla, e lo dice nel miglior modo possibile.
    Like an ol' navy fork stickin' in the sunset

  3. #273
    Eclisse, terzo respiro
    Immagine creata da Avatarz
    Distaccato dal corpo, ero cosparso di nube.
    E volavo a velocità supersonica, probabilmente morto, eppur vivo, più vivo che mai.
    Partecipavo al respiro cosmico, ma era come se non partecipassi, dato che non cambiava niente. Ero un punto sospeso. E continuavo a volare, o navigare, o correre, vestito di nuvola, nel mezzo di altre nubi immense che pulsavano del respiro infinito del cosmo e cambiavano colore ad ogni battito, ad ogni tuono, ad ogni sordo rumore di grancassa.
    Capii di non avere anima, capii che di lì a poco mi sarei dissolto felicemente – diventando parte di quel grandioso insieme.
    Come faccio ad avere un’anima io, che non sono niente? E cubi –con lati di mille colori- piovevano, e cercavo si passarci in mezzo, ma non riuscivo ad evitarli; ma tanto, anche se mi schiacciavano, mi passavano in mezzo; ero nuvola, ero fantasma.
    Nettuno, Dio dei mari, blu e immenso, risplendeva alla fioca luce violacea del sole nascosto, e mi guardava, felice nel constatare che c’ero.
    Una brezza ghiacciata proveniente da un punto senza spazio né tempo, così parevano i suoi occhi.
    Un volteggiare di globi luminosi e piccoli, potentissimi e piccoli, roteavano attorno alla mia testa e-AAAAAHHHHHHHHH, terribili anelli di Saturno fendevano la mia non-anima.
    Due spiriti immensi si univano lontano, sprigionando calore e colore, e fredda consapevolezza del fatto di essere, tutto sommato, la stessa unità.
    Seduto sull’oceano in mezzo all’oceano, vedevo uno zaffiro trasparente pulsare emettendo opaca luce, nella luce opaca di quel luogo, e rimanevo per ore a guardarlo, senza pensieri degni di nota. Il cuore. La potenza del passato svaniva lentamente.
    Presente, adesso.
    VVVVVvviiiaAAAAA, a velocità supersonica, lampi di luce mi sfrecciano sul viso e socchiudo gli occhi, ricercando la stasi perfetta che non ho mai trovato (ma ho trovato l’inverso).
    Una linea nera verticale in mezzo e parole, suoni, immagini che scorrono a velocità supersonica, mischiati assieme, tutta la potenza.
    “Signora maestra, io vorrei sposarla”.
    Si blocca tutto quel Tutto, e c’è silenzio e un’immagine tutto sommato semplice: il cadavere di un alieno sventrato.
    E’ disteso su un lettino, nel bel mezzo di una galleria d’arte.
    Mi fa paura, è una forma di vita che non conosco… magari aveva pensieri, magari provava emozioni. E l’hanno ammazzato, solo perché non era come loro.
    Futuro, anni dopo.
    Ci sarà nuovamente silenzio ed ESPLOSIONE – ripartirò in velocità, come una nuvolatreno supersonica. La linea sarà nera e orizzontale, stavolta, e di nuovo suoni, luce, immagini, emozioni fuse assieme; sarà musica, pensiero, arte, sentimento e annullamento di esso.
    E silenzio.
    Il mio occhio sarà aperto e pieno di riflessi.
    Sarò su un promontorio, sotto ci sarà il mare, o il cielo, sopra ci sarà il cielo, o il mare.
    E tu… tu ci sarai?
    Passato. Di nuovo.
    Guardavo il Sole, sempre più pieno di nero, dell’anima peccatrice e provocante della Luna. Più avanzava, più lo oscurava, più c’era buio, più era brutto, più era bello, più era niente.
    Non era niente. Non è niente. Non sarà niente.
    Un’allucinazione.
    Presente. Vivere nel-
    Tutto nero, esplode uno starnuto spaziale e nascono un miliardo di stelle. Un miliardo per dire un numero, ovvio.
    La cosa strana è che, da lontano, vedo il Sole –accecato dalla Luna- scendere verso il basso della mia visuale, ma non so se è lui che si sta abbassando o se sono io che sto salendo. E salendo dove?
    Sento un tremore proveniente dallo spazio, si espande, è pronto ad espandersi.
    Ed eccomi, di nuovo a volare a velocità supersonica, pochi metri sopra una strada che prosegue per linea retta nel deserto, canyon, montagne. Un tempo qua c’era mare; un tempo qua non c’era niente.
    Futuro. Trasportato nel-
    Le nuvole in alto mi scorreranno sopra e passeranno millenni, mentre supererò canyon e la mia combustione finirà. Inizierò a rallentare, di nuovo, e –dopo un miliardo di anni- sarò fermo. La strada si sarà trasformata in un fiume di magma, ed il cielo sarà scuro, come sempre, dato che l’Eclisse non sarà terminata. Ancora.
    Scritto a Gennaio del 2007 ed ultimato nel mese di Agosto del medesimo anno.
    La pazzia dilagherà... un giorno...

  4. #274
    Oppsynsmann
    Ospite
    Eclisse, secondo respiro:
    Tale parea precipitare in un vortice di sconnessione turbolenta, ma alla fine un saggio ed esperto nostromo ha ripreso in mano il timone conducendo la tua barca in rivi più placidi ed eterni: e il naufragar m’è dolce...
    Eclisse, terzo respiro:
    Nichilistico, un viaggio nichilistico!
    Ti allontani e ti avvicini, esisti e non esisti.
    È tutto e niente allo stesso tempo, un ritorno alle origini... di cosa ancora non so.

  5. #275
    Citazione Uomo Focaccina
    Sembra che il protagonista si trovi più a suo agio, ma neanche, diciamo più sicuro, in frangenti più terreni e concreti; ma sia infinitamente affascinato dall'astrattezza dell'eterno e dell'interminabile.
    Sì, credo che funzioni così per chiunque.

    Il finale è triiiste... sembra che lui, loro, si siano rassegnati alla vacuità dell'esistenza terrena, o che la abbiano accettata a malincuore...
    Vero, non mi piacciono i finali gaudiosi, li lascio ai film americani che fanno su Italia Uno al pomeriggio.

    Oppure tutto ciò che ho detto può essere assurdo, trattandosi di una eterea entità atemporale che governa a suo piacimento (o condizione dettata da qualcosa di involontario) le leggi dello spazio e del tempo, garantendosi una infinita esistenza;
    Beh, questo è vero, ma mi hai fatto sorgere una frase spontanea:
    La nostra esistenza è infinita... fin quando finisce.
    Ahahahahahaha è così, no? Non ci accorgiamo che è infinita non più di quanto ci accorgiamo che terminerà.

    Insomma, questa storia vuol dire tutto e non vuol dire nulla, e lo dice nel miglior modo possibile.
    Like an ol' navy fork stickin' in the sunset
    "But... wait, wait... a fork stikin' in the sunset...?... Oh my..."

    Citazione Oppsynsmann
    Eclisse, terzo respiro:
    Nichilistico, un viaggio nichilistico!
    Ti allontani e ti avvicini, esisti e non esisti.
    È tutto e niente allo stesso tempo, un ritorno alle origini... di cosa ancora non so.
    Mi ha colpito molto questo racconto perchè, a differenza dagli altri non è stato scritto di getto, e in teoria sarebbe uno scarto. Ma, per autentico miracolo, è uscito molto compatto e lucido. Ed ha pure degli ottimi sconvolgimenti, pur non essendo molto progressivo. L'ho rivalutato, tanto che credo sia adatto a chiudere le Eclissi.
    In questi giorni stavo aspettando ispirazione.
    La pazzia dilagherà... un giorno...

  6. #276
    Blueswoman Schizofusa L'avatar di ALad[d]In-sane
    Registrato il
    11-06
    Località
    A un passo da Yog-sototh
    Messaggi
    12
    Mio Dio, l'ho letto quel racconto, è fantastico, sognante, è la creazione, del cosmo, il big bang, l'etereità che si condensa, potenze cosmiche che si abbracciano, ma io ti adoro! E' una delle più belle celebrazioni spaziali mai lette, è più bello di quando venne l'astronauta nella mia città, e firmò autografi a tutti!
    "Magia, la Scienza e l'Arte di causare cambiamenti in conformità con la Volontà."
    We don't need nobody baby,
    we don't need champagne,
    Now we don't need instructions, baby

    we don't need cocaine,,,
    We got a spark in the dark,, yeah, spark in the dark-Alice Cooper



  7. #277
    Aliguetou
    Tutte le esperienze della nostra vita si trasformano in momenti di seria introspezione, specialmente in agosto, perché piove mentre dovrebbe esserci il sole.
    Aliguetou è stata una persona che mi ha colpito. Quando venne da noi aveva sui vent’anni, era molto alta e grossa ed aveva una strana scultura in testa. Non mi piacevano i suoi occhi, chiusi e freddi, e soppesavo il suo sguardo con pessimismo.
    Aluguetou aveva una sorella di nome Rafiatou, e mi ricordo di questo nome perché è in assoluto il nome più orribile che abbia mai sentito. Mi faceva venire in mente un caldo insopportabile, i capelli con dentro i vermi, e la polvere radioattiva che entra nei polmoni. Aveva anche una sorella chiamata Aua.
    Di Aliguetou ricordo alcune cose: l’odore che aveva, di cuoio messo sotto al sole, che mi ricordava la spiaggia, il fatto che quando faceva caldo si pisciava addosso e la voce ovattata.
    L’ultima volta che vidi Aluguetou fu su una corriera. Il giorno dopo mi dissero che era incinta.
    Quando lavoravo in fonderia c’era un tale chiamato Joe; lui conosceva Aliguetou. Mi disse che aveva tanti bambini.
    Conservo di Joe un ricordo bellissimo. Era molto simpatico, sempre disponibile, mangiava un pane con dentro cipolla e cotoletta, mangiava le banane, la sua pelle puzzava di cuoio essiccato al sole.
    Joe mi raccontò come faceva a sedurre le femmine, benché era sposato con una donna lontana. Il suo modo per sedurre una femmina era portarla nel suo appartamento; c’era un divano dove guardavano la televisione. Joe metteva balli folkloristici, molto movimentati, quelli che ti muovono dentro. Ad un certo punto, nella registrazione partiva un filmato porno. Joe mi disse che generalmente le femmine restavano sconcertate, ma lui ammiccava e posava la mano sulle loro cosce. E così Joe colpiva.
    Ma questo non è importante ai fini di chiarire chi era, cosa voleva, cos’era per me Aliguetou.
    Mi sarebbe piaciuto parlare con lei, conoscere i suoi modi di vivere e la sua cultura, ma lei era così chiusa; prendeva tutto come una minaccia, e dopo poco mi stufai. La pazienza non è mai stata una mia virtù nei rapporti personali.
    Una volta Aliguetou picchiò Matteo. Lui le saltò addosso, incalzato da due sardi, e lei lo prese e lo fece volare. Poi bofonchiò in francese qualcosa di strano, del tipo “Sono un dinosauro e sono sceso dal pianeta Venere”. Matteo era un pugliese, e non se lo fece ripetere. Il giorno dopo mangiò un Kinder Cereali e parlò di calcio.
    Con Aliguetou ho fatto uno degli errori più grossi della mia giovinezza. Chiarisco che nella mia giovinezza ho fatto pochi errori grossi, mentre negli ultimi anni ne ho fatti tanti, tanti, tanti.
    L’errore che ho fatto è stato non aver avuto pazienza, non aver tentato di capire la sua cattiveria.
    Questo errore mi causò ripercussioni, venni bollato. Parlando metaforicamente, un dì lei spense una stella con quel suo malvagio sguardo. Io le dissi di riaccenderla, perché era la mia stella (ed era vero, era proprio mia e di nessun altro). Lei non lo fece, appellandosi al “racisme”, cosa impossibile, dato che avrei detto quelle parole a chiunque. Io allora indicai la stella e glielo intimai, e lei mi sfidò con lo sguardo. Mi fece scoppiare e vinse la sfida; le urlai una frase ingiuriosa e finii in esilio a capo chino. Tutta colpa mia, lei uscì vincitrice, la stella rimase spenta, senza un motivo plausibile per cui la spense.
    Aliguetou adesso è un continente, ed ogni giorno miriadi di esseri nascono e muoiono, e tutto viene sconvolto ma rimane uguale, nel cerchio della vita. Aliguetou può essere molte persone, può essere chiunque, magari con un nome che non mi fa ricordare “alligatore”, magari senza pisciare quando c’è caldo.
    Tracotante dico che Aliguetou non mi ha aiutato a crescere, ma mi ha fatto capire quanto questo sia prettamente inutile.
    Ad ogni canto del gallo, Rafiatou sveglia Aliguetou, e questa stacca la testa del gallo a morsi, dicendo poi di essere un dinosauro spaziale, senza meta alcuna, tranne quella di guardare biecamente il possessore della stella.
    Grazie, Aliguetou. Grazie un cazzo, Aliguetou.

    File Audio: http://skoppus.altervista.org/clAudio/Aliguetou.mp3
    La pazzia dilagherà... un giorno...

  8. #278
    Broseph L'avatar di GFSan
    Registrato il
    10-05
    Località
    chiuso in uno SGABUZZELLO
    Messaggi
    3.806
    spettacolo, bellissimo il momento in cui il protagonista esplode. comunque secondo me aliguetou non la sapeva riaccendere.
    Il topic è a rischio censura (citaz.)

  9. #279
    Citazione ALad[d]In-sane
    Mio Dio, l'ho letto quel racconto, è fantastico, sognante, è la creazione, del cosmo, il big bang, l'etereità che si condensa, potenze cosmiche che si abbracciano, ma io ti adoro! E' una delle più belle celebrazioni spaziali mai lette, è più bello di quando venne l'astronauta nella mia città, e firmò autografi a tutti!
    Grazie, se fossi una scolaretta giapponese alle prese coi primi amori adesso sarei sul letto della mia spaziosa camera con le guance rosse a scrivere su un diario profumato che sono 2felice". Ma non lo sono, quindi ho ruttato il pane mentre ascoltavo Owed T'Alex versione Live del Capitano, 1978, domandandomi come potssa esistere un uomo tanto divino.
    Grazie mille del commento. Questa storia era stata scartata ed è stata ripresa solo perchè non avevo altro da scrivere, quindi si può considerare un riempitivo, eppure è uscita molto armonica, mi piace.

    Citazione GFSan
    spettacolo, bellissimo il momento in cui il protagonista esplode. comunque secondo me aliguetou non la sapeva riaccendere.
    E adesso sai chi è Aliguetou. Rafiatou... ma che cazzo di nome, è orribile, non trovi?
    La pazzia dilagherà... un giorno...

  10. #280
    Broseph L'avatar di GFSan
    Registrato il
    10-05
    Località
    chiuso in uno SGABUZZELLO
    Messaggi
    3.806
    Trovo.
    Il topic è a rischio censura (citaz.)

  11. #281
    Futuro
    Ecco, sono uscito da mio laboratorio sotterraneo e mi mostro a te, amico caro, pieno di gioia!
    Haaaaaahahahaahhaha! Ti ricordi quando a scuola ti parlavo del mio progetto? Ti ricordi come fantasticavo, con gli occhi lucenti, lo sguardo proiettato verso un futuro tanto oscuro quanto radioso?
    Eccomi, qui davanti a te, con i capelli lunghi, la barba incolta, ridotto a livelli quasi cadaverici. Sono stato rinchiuso in questo buco per quasi sei mesi, uscendo solo in caso di necessità.
    Ma ce l’ho fatta, questo è un grande giorno per me. Assisti alla mia Vittoria!

    Antonellaaaaaa, vieni a salutare il mio amico!

    Ecco, questa è Antonella, guarda quant’è bella, come una stella!! Il primo esemplare di Donna Cyborg!
    Non fare quella faccia, sapevi che ci sarei riuscito! E lo so, trovi di cattivo gusto il nome, ma l’avevo promesso quel giorno, sul muretto, l’avevo promesso proprio a te, nascosto dietro al fumo della paglia.
    Ricordi? ‘Quando ci riuscirò le darò il suo nome, dell’Unica!’. Ero raggiante ma profondamente disperato. Non ne ho più trovate altre come lei. Anzi, non ne ho più trovate e basta.
    E quindi, cosa dovevo fare? Semplice! Unire la scienza al desiderio di poter essere Dio in persona! Andiamo in sala, cazzo, che qua si sente l’odore di chiuso del laboratorio.

    Cosa ti dicevo? Ah, sì, ti stavo dicendo come ho fatto a crearla. Beh, semplice... un po’ di fibra ottica, qualche circuito elettrico, organi umani rubati non al cimitero, ma all’obitorio. E’ più facile rubarli da lì, basta pagare il guardiano e i due dottori. E poi al cimitero i cadaveri sono già in decomposizione. E poi ho paura del Diavolo!
    Che bella, vero? Sai che non ha un apparato respiratore, digestivo e circolatorio? Dentro c’è solo tessuto spugnoso. E’ comunque tiepida (temperatura di trenta gradi... un essere umano non riuscirebbe a vivere) perché c’è una batteria al plutonio, ricaricabile ad energia solare. La sua pelle è molto ricca di silicio.
    Quindi... niente bisogno di cibo, un risparmio colossale. Ed anche di trucchi dato che non invecchierà mai. E niente pannolini, che puzzano.
    E in più... ricordi che mi piace il pissing? Ecco, c’ha solo la vescica che si riempie con acqua di rose. Ho pensato a tutto... HHAHAHAHAHAHAHA!!!
    Ma il tocco di classe –HAHAHAHAHHAH- sai qual è? Il cervello!
    Lo ha, perforza che lo ha, sennò non potrebbe muoversi o parlare, sarebbe solo un robot, non un cyborg. Ma sai di chi è? Indovina...
    Ahhahahahahaha nono, non di un criminale. Ti ricordi Elisabetta Canalis, quella quarantenne ex velina trovata morta d’overdose nel suo appartamento a Milano? HHAHAAHAHAH LEI!!
    E ti dirò di più: è stato un colpo di genio perché in questo modo non riuscirà mai a fare pensieri coerenti in ogni caso. Che genio, che GENIO!!! GENIOOOOOOO!
    Ops, scusa se ho alzato la voce, l’eccitazione, troppi caffè. No, comunque è geniale, ammettilo, dai!

    Ah, vuoi sapere come funziona? Aspettavo questa domanda, cazzo, sei il mio fottutissimo amico del cuore, dannatissimo idolo!
    Vedi questo telecomando? Ecco, ha sei pulsanti, ognuno con le sue finalità. Te li spiego brevemente.
    Il primo è la modalità “Affari di casa”. La ragazza... hahahahaah ragazza! La cosa inizierà ad ascoltare tutto quello che le ordini. Pulisci la cucina, porta fuori lo sporco, compra questa lista di cose, puliscimi le mutande dalla smerdata, PULISCI IL CESSO CON LO SPAZZOLINO!
    Il secondo è “Coccole”: lei ti rimarrà appiccicata accarezzandoti, per lenire il desiderio materno che neppure gli anni passati da solo in un’aula universitaria riescono a cancellare.
    Terzo... “fuori dai coglioni”. Quando la metti su quella modalità, lei ti sta lontano dieci metri e sta ferma, immobile, in un angolo. Ohhhh, altre che parlarmi delle stronze di amiche o di quelli che l’han trapanata decenni fa. Stepputtane.
    Il quarto logicamente è “sete di sesso”. Non c’è mal di testa che tenga, o le sue cose, ti salta addosso e non ti molla più, gemendo pure come una lurida cagna. Ha una resistenza fuori dal comune, praticamente dieci ore di sesso spinto. Potevo portarla anche a quindici, ma tanto personalmente non duro nemmeno dieci minuti, eh.
    Il quinto è “parlare”. Perché il dialogo è importante in un rapporto di coppia, vero? Sto cazzo! Questa baldracca parla di quello che vuoi tu, dato che l’ho programmata con tutta l’Enciclopedia Encarta ed altri programmi. Ti sa dire la strada giusta per arrivare dappertutto e ti fornisce le condizioni del tempo collegandosi ad internet tramite GPRS.
    Però oh, non sbalordirti ancora, aspetta, aspetta... il sesto. Il sesto programma mi rende un genio in terra, perché è talmente semplice eppure geniale che... guarda, ti bacerei in bocca, brutto porco!
    Ok, smetto di tenerti sulle spine... prima cerca di indovinare però...
    No, niente tostapane nel culo o scaldaletto incorporato. Più semplice, cazzo!
    Dai, te lo dico.... l’ho dotata di una radio stereo incorporata.
    Praticamente le inserisco il CD in una fessura posta all’altezza del seno, sopra la batteria al plutonio. Effettivamente avevo pensato al culo, sarebbe stata una trashata da oscar, ma il buco è troppo piccolo.
    Comunque... te pensa che bello sentire sta femmina che canta le canzoni del Capitano... con tanto di basso, percussioni, eccetera. Tutto il suono le esce dalla bocca e dalle orecchie, creando un effetto assoluto da concerto. ‘Do wah wah do wah! Do wah wah do wah! I told you wha, I told you wha’!!
    Oppure ‘I cry, but I can’t buy your... VETERAN’S DAY POPPY!’.
    Si collega pure alle radio ma alcune non me le trova, sta cagna.

    Non è stupenda? Non è tutto quello che ci si vuole da una femmina? Pensa che la puoi anche picchiare che lei, se è in modalità uno singhiozza dicendo “perché mi fai questo? Ti prego, pulirò meglio, giuro”, se è in modalità “fuori dai coglioni” le prende senza fiatare, mentre in modalità “sesso” ci gode come una vacca.
    Puoi fare qualunque pratica sessuale con lei, qualunque.
    Puoi sborrarle nei capelli, non si incazzerà perché le hai sporcato i suoi “magnifici” capelli, puoi morderla dappertutto e non si allontanerà ansimando, puoi prenderla dal dietro, dal davanti, strozzarla, tanto non respira! AHAAAAA HAHAHHAHAHAHAHA!!!
    Ti ho stupito, vero? Sono o non sono un genio! Son troppo contento, troppo!!!
    E ti dirò... adesso la brevetto, poi ne creerò altre, decine, centinaia, migliaia, le diffonderò dappertutto!
    Sostituiranno le troie vere e proprie, e non si noterà niente, tranne nei comportamenti. Antonella infatti non se la tira. Non pensa di essere importante solo perché c’ha la figa. Fa tutto quello che le dico. Che amore, bacibacibaci. TROIA!
    E non va a farsi scopare dal primo che passa come le altre puttane.

    Ma adesso ti saluto, amico caro, buona vita. Adesso devo farmi una seduta di sesso spinto con questa baldracca, ciao! Ci sentiamo! Sì, sì, salutami anche i tuoi. Ciao!

    Ok, è andato via l’amico. Ma perchè l’ho messa in modalità “fuori dai coglioni”? Perchè sto qua sul divano con la testa china e piango? Perchè?



    Precisazioni:
    Non escludo che qualcuno abbia inteso questo racconto come il classico specchio della misoginia o un’invettiva contro le femmine. E’ il contrario.
    Non escludo che qualcuno non sia arrivato alla fine perché è un po' spinto, non è interessante, è scritto con uno stile strano. Me ne fotte un cazzo.
    Non escludo che qualcuno abbia trovato le stridule risate che talvolta metto d’intermezzo molto noiose e frustranti da leggere. Beh, e perché non dovrebbero esserlo? L’avete mai visto uno scienziato pazzo che passa sei mesi rinchiuso in un laboratorio a creare una donna artificiale? Io no, però immagino.
    Non escludo che certe trovate siano divertenti. Quella della radiolina è massima, me la sono troppo immaginata. A parte che se una dovesse cantare una canzone del Capitano in mia presenza la bacerei subito.
    Le immagini d’intermezzo non hanno un senso: le ho messe così, perché mi garbava e le avevo usate in un altro racconto (dove avevano senso). Usare immagini così belle per un singolo racconto è uno spreco.
    Non escludo che sia uno scritto malato, ma sapete come l’ho pensato?
    Mi sono imposto di ricordare i sogni della nottata e di riformularli l’indomani sera. Ed ho sognato che ero ad un concerto, di notte, con poche persone, in un orribile cortile di cemento. Ad un certo punto è saltata la corrente, e io mi avvicino al cantante, seduto su una panchina e lo riconosco: è Ricardo Olivera, ex attaccante del Milan. Io gli tiro un calcio potente nello stinco sinistro e lui protesta, urlando meccanicamente, senza reagire, solo un lamento. Nel dormiveglia mattiniero mi sono ricordato dell’evento ed è nata l’idea –in verità per nulla originale, chi non ha mai pensato di costruirsi una fidanzata che lo assecondi in tutto- del cyborg.
    Dedico questo scritto a Gabriel Omar Batistuta, perché sa sempre stupirmi e i suoi consigli sono fonti inestinguibili di saggezza.
    La pazzia dilagherà... un giorno...

  12. #282
    Utente L'avatar di Uomo Focaccina
    Registrato il
    07-07
    Località
    Fortuito Cavallo Cromato
    Messaggi
    0
    Ahhahhahhahaha,!

    Ma non è vero! Quelle immagini ce l'hanno il senso, tutte rappresentano lo stato di coscienza dello scienziato perverso in quel momento.
    Io le ho viste così:


    Le stelle. L'uomo si illumina, il suo successo dopo una fatica immensa lo esalta, si vede innanzi miriadi di futuri luminosi, ancora slegati dalla natura stessa del successo; il semplice fatto di essere riuscito in un'impresa del genere lo fa sentire grande, l'avvenire non può che essere costellato di soddisfazioni.


    Rosee prospettive; inoltre inizia a delinearsi la natura dell'opera, col nome "Antonella".


    Contrapposizione del tristo passato alle prospettive del futuro; macchie di nero che si allontanano ai bordi, luce che si espande al centro. Inoltre, immagini e forme confuse e colori estranei iniziano a delineare il pensiero contorto e malato che si sta rivelando via via.


    Il marcio, marcio galoppante che si insinua nella psiche dello scienziato. Anzi no, che si rivela. Perchè già c'era, il marcio ha portato a quelle idee malsane. La corruzione della sua mente mostra già i primi aspetti della donna-oggetto che ha tanto agognato e sviluppato; la mancanza di volontà, le necessità annullate in modo da non doversene occupare. Inoltre emerge come il marcio l'abbia portato a commettere azioni riprovevoli per il suo riprovevole fine, come violare cadaveri.


    Il buio. La sua anima è sprofondata, ha perso ogni legame con l'umanità. In questa situazione di oblio, essa si crogiola nella previsione dei futuri piaceri, perdendo ogni dignità e cadendo nel disprezzo più perverso nei confronti dei sentimenti e delle emozioni.
    Reputa la sua creazione superiore ad un essere umano, e la sua ragione ormai è inabissata nel vuoto; si chiude ermeticamente, nulla ormai sembra poterlo riportarlo alla realtà, poichè non esiste più nessun appiglio.
    Disprezza comunque anche la sua opera, sentendosi egli stesso naturlamente superiore. Come accennato in precedenza, egli si considera Dio.


    Questa ammetto di non averla compresa del tutto.
    Credo possa rappresentare un suo primo tentativo di aggrapparsi alla realtà, ma che viene comunque soppresso dalla sua follia; ciò gli causa contraddizioni.
    Ti ho stupito, vero? Sono o non sono un genio! Qui si vede come cerca un appoggio, ha disperato bisogno di consensi, di complimenti, della fiducia di qualcuno.
    Che amore, bacibacibaci. TROIA! Una bella contraddizione.

    Nell'immagine ciò può essere dato dal distacco tra le due conformazioni: lui e l'umanità.
    Intorno l'oblio che attanaglia comunque, e rende vani i (seppur probabilmente inconsci) tentativi di ricongiungimento.


    E' andato. L'amico lo lascia solo, e così rimarra a lungo. Deve accontentarsi di una compagnia fasulla, e per poco tempo in effetti regge.


    Crolla. E' solo, e se ne rende conto. Tutto ciò che ha fatto non può rimpiazzare un contatto umano, e l'immonda realtà della sua ambizione e della sua opera lo investe in pieno. Egli però è ormai nel vuoto, e difatti non si rende conto del perchè di tutte quelle sensazioni contrastanti. Ciò lo indirizza in un vortice (come nell'immagine) che, sperando, lo condurrà ad una fine prematura.


    Mi sembra difficile che qualcuno prenda il racconto come un inneggiare alle idee del protagonista

    E' in realtà un mirabile esempio di come certi concetti portino, prima o poi, inequivocabilmente all'autodistruzione.

    Do wah wah do wah!
    I told you wha!

    Ahhahhahahaha mi dispiace solo che una mente malata del genere fosse amante del capitano

  13. #283
    Villano L'avatar di Jurambalco
    Registrato il
    03-05
    Località
    Il Bosco
    Messaggi
    7.844
    Quest' ultimo racconto è decisamente carico. Devo leggermi Eclisse.

  14. #284
    Citazione Uomo Focaccina
    Ma non è vero! Quelle immagini ce l'hanno il senso, tutte rappresentano lo stato di coscienza dello scienziato perverso in quel momento.
    No, mi dispiace contraddirti, ma sto viaggio le ho messe proprio a caso. Mi sono solo limitato a non andare estremamente fuori contesto. Al massimo puoi interpretarle a modo tuo, ma il senso non l'avevano proprio. In Nero Mantide invece l'avevano, e ci persi tanto tanto tempo per ricercare le immagini "che volevo".

    Rosee prospettive; inoltre inizia a delinearsi la natura dell'opera, col nome "Antonella".
    Il nome Antonella aveva un preciso senso. Ci ho messo molto di me in quel racconto, anche se non so se sia bene dirlo
    Ma in fondo... zzo mi frega.

    La corruzione della sua mente mostra già i primi aspetti della donna-oggetto che ha tanto agognato e sviluppato; la mancanza di volontà, le necessità annullate in modo da non doversene occupare.
    Sì, è un po' perchè era un vigliacco e non voleva affrontare le sfide della vita (questo sono io), ma anche perchè non gli importa niente delle femmine, lui vuole solo scopare senza doverla mantenere o sorbirsi le lagne che -prima o poi- spunteranno.

    Ti ho stupito, vero? Sono o non sono un genio! Qui si vede come cerca un appoggio, ha disperato bisogno di consensi, di complimenti, della fiducia di qualcuno.
    Ahahahahaha sì, perchè in verità sa di essere un fallito, ma sa anche che ogni tanto riesce a piazzare "il colpo".

    Che amore, bacibacibaci. TROIA! Una bella contraddizione.
    M'ha fatto sbregare. Me lo immagino troppo ... riderei come un pazzo.
    E' come quando dico "sì sì... ci credo ci credo... baioccone" oppure "ahahahahahaa brava brava... ... DEFICIENTE" quando mia sorella combina cose che non dovrebbe fare.

    Mi sembra difficile che qualcuno prenda il racconto come un inneggiare alle idee del protagonista
    Beh, però una femmina che canta il Capitano mi piacerebbe davvero.

    E' in realtà un mirabile esempio di come certi concetti portino, prima o poi, inequivocabilmente all'autodistruzione.
    Ieri (oddio, passata mezzanotte... l'altroieri) sono stato in montagna, ed ho pensato. Ho pensato che tutto porta all'autodistruzione perchè siamo macchine destinate a vivere poco e ad autodistruggerci, mentalfisicamente.

    Ahhahhahahaha mi dispiace solo che una mente malata del genere fosse amante del capitano
    Se non lo fosse stato non avrei scritto io il racconto.

    Citazione Jurambalco
    Quest' ultimo racconto è decisamente carico.
    Mi piace arrivar di botto con queste cose. Il racconto era stato postato originariamente in un forum erotico, assieme a Jeff e ad una confessione che non potrei mettere su GR.
    La pazzia dilagherà... un giorno...

  15. #285
    Utente L'avatar di Uomo Focaccina
    Registrato il
    07-07
    Località
    Fortuito Cavallo Cromato
    Messaggi
    0
    Evvai, ho detto una gigantesca baggianata
    Comunque secondo me, inconsciamente hai piazzato le immagini nei punti dove stavano meglio, non solo limitandoti a non andare troppo fuori tema.
    O forse la convinzione che fosse un ordine voluto mi ha spinto a trovare un'interpretazione.
    Comunque sospettavo che fosse un romanzo vagamente introspettivo, naturalmente esasperato e solo sotto certi aspetti, quelli più profondi e prettamente concettuali.
    Per questo mi sono profuso in insulti e considerazioni varie, ma solo nei confronti delle ideologie più superficiali

    Sì, è un po' perchè era un vigliacco e non voleva affrontare le sfide della vita (questo sono io)
    Secondo me, il fatto stesso di ammettere certe cose le rende un paradosso; già questa è una sfida ed il saperla affrontare ti contraddistingue nettamente dal protagonista del racconto.
    Egli non ammetteva di essere ciò che sapeva di essere, e si rifugiava nelle sue consolazioni/camuffamenti artificiali, sia dagli altri che da sè stesso.

Pag 19 di 34 PrimoPrimo ... 91617181920212229 ... UltimoUltimo

Regole di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •