Il Monco
Due film visti. La fotografia del secondo è molto bella, ma quella del primo è imbattibile.
I giorni del cielo di Terrence Malick
Wow, meraviglioso. Seconda opera del regista più irrintracciabile sul pianeta e ultima prima di una pausetta di 20 anni. Con solo 4 film, Malick, è a pieno titolo uno dei migliori registi viventi.
I giorni del cielo è piuttosto trascurabile come trama, un pò Via col vento un pò Uomini e topi, vede Bill (un giovane e piacente Richard Gere) operaio di Chicago, fuggire dopo aver ucciso un uomo per finire nel profondo Texas. Porta con se la sorellina piccola e la fidanzata, fatta passare anch'essa come sorella, perchè la gente chiacchiera. Qui lavorano tutti e 3 come braccianti. Si spaccano la schiena per 10 ore al giorno. Poi il padrone della tenuta, vede la ragazza e si innamora. La sposa pure e Bill rimane li attorno, a vivere agiatamente e amando ancora la sua donna. Al padrone mancano pochi mesi di vita, poi Bill passerà a riscuotere tutto. Ma le cose non saranno semplici, e ci se metterà di mezzo persino una piaga biblica (le cavallette).
Insomma, niente di che, se non per alcune considerazioni sul senso della vita, sulle nostre scelte e sullo spazio che condividiamo con gli altri. Ma dal lato tecnico è uno dei più bei film mai visti. Una fotografia immensa che ritrae un paesaggio idilliaco, bucolico, immerso in una natura incontaminata e sterminata (non è il Texas, le riprese le fecero in Canada), con una fauna molto varia. Non solo veduti o panorami, solo quadri veri e propri. E quella casa del padrone, la in cima, isolata, non può non far venire in mente le tele di Edward Hopper e che non sia stata messa li, quindi, per caso.
Ogni particolare, una cavalletta, un tavolino con una bevanda, un gazebo in mezzo al grano, è ripreso con una bellezza dell'immagine che toglie il fiato. E la regia non è da meno, difatti vince a Cannes. Colonna sonora di Morricone, anche qui eccellente, e scopro ora da dove vieen questo famoso motivo